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Autore: franceschina94    01/01/2013    1 recensioni
In un mondo di oggi una ragazza e la sua vita che vita più non è. Una storia che parla di droga, dipendenza, eccedenza e violazione.
Sofia è fragile e vorrebbe uscire da tutto questo.
I suoi "amici" a cui non gliene frega niente di lei.
Il suo lavoro e le uniche due persone che la fanno sentire importante. Ma forse ne arriverà una terza che la farà catapultare in un altro mondo. Quel mondo buono da cui Sofia sembrava essersi allontanata per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Specchio Specchio


 


- Ste, raccontami un po' di te -.

Erano passete circa otto settimane e la situazione era migliorata decisamente rispetto ai primi giorni. La notte Sofia non aveva più quegli attacchi improvvisi, si era abituata alla mancanza, pure se la voglia era ancora forte. Aveva ancora paura di ricadere,di crollare all'istante, ma con il tempo questa sensazione stava diminuendo. Non toccava più quella roba ormai da tre mesi, e quegli stessi mesi sono stati i più difficili della sua vita tra incubi, pianti e dolori improvvisi. Tutto così maledettamente
sofferente e difficile..
Il pensiero di arrendersi c'era sempre, aveva sempre quel desiderio di ricascarci, di uscire e procurarsene un po'.. Sarebbe stato tutto piú semplice. Ma c'era lui. Stefano le impediva di autodistruggersi di nuovo, la faceva ragionare davvero, le parlava col cuore in mano fino a quando Sofia  non ritornava sui suoi passi. Lui era lì e gli dava speranza. La speranza che Silvia dava a Leopardi, così come muore Silvia, muoiono le speranze..
Ed erano anche otto settimane che non usciva di casa. Stefano glielo impediva, le diceva che ancora era debole per sostenere
quello che c'era fuori e Sofia aveva paura. Finchè la sicurezza non si fosse radicata in lei, non avrebbe messo nemmeno un
piede fuori di casa.
Erano sdraiati sul solito letto.
- Cosa vuoi sapere? -. Disse lui voltandosi verso di lei.
- Parlami di tua madre -. Disse lei con un piccolo sorriso.
Lui la guardó stranito e comprensivo. Aveva scoperto il legame cinico e scontroso di Sofia con la madre.
- Okk, solo se mi prometti di mangiare quello che cucineró a cena -.
Già, Sofia non aveva mangiato niente e questo succedeva molto spesso ormai. Era dimagrita moltissimo e se non fosse per
quelle persone che la forzavano, a quest'ora di lei sarebbero rimaste solo ossa. E questo fatto influiva non poco: era sempre
spossata e stremata.
Lei sorrise e annuì. - Ricattatore -.
La bocca di Stefano si distese in un sorrido divertito.
- Beh, da figlio mammone penso non esista una donna più meravigliosa di mia madre. Lei è.. Una mamma completa. Non le si
puó dire niente su questo punto di vista e in un certo senso penso di essere stato molto fortunato -.
- Come si chiama? -. Interruppe lei.
- Michela ed ha i capelli biondo platino, lisci. Mi ricordo che quando ero piccolo e lei mi prendeva in braccio, mi piaceva
immergere le mie mani nella sua folta chioma vellutata. E poi immergevo il mio viso nel suo collo e sentivo sempre il solito
profumo, quello che la contraddistingue. I miei occhi sono simili ai suoi, solo che i miei sono pìù chiari -.
Sofia ascoltava ammaliata la sua descrizione e poteva immaginare quella donna così gentile e dolce col figlio. Ció che lei non
aveva mai avuto da parte della sua, dolcezza.
- Che bella descrizione che ne hai fatto Ste. Sembrava che le tue parole venissero direttamente da qui -. Sofia mise la sua esile
mano sul petto di lui, all'altezza del cuore. Dopo venne raggiunta da quella di Stefano, che la strinse.
- È così infatti. Te la faró conoscere un giorno -. Lei desiderava ardentemente che accadesse. Voleva avere la conferma reale
dell'esistenza di una madre diversa dalla sua, di una mamma reale.
Poi lei si accorse di un braccialetto attaccato al polso di Stefano, proprio quel braccialetto che lei gli aveva regalato al compleanno. Lo toccò e se lo rigirò tra le dita osservado se quella frase incisa c'era ancora o era sparita.
-Pensavo non lo portassi al polso -. Lo guardò negli occhi, felice per quella scoperta.
- Perchè non avrei dovuto? E' bellissimo e quella frase è stupenda Sofia -.
Stefano la trascinò sul suo petto e la strinse. A lei piaceva quel corpo perfetto e caldo di lui, quel porto sicuro e forte. La
protezione era di casa.
-  Tra un' ora si mangia. Che facciamo intanto? -.
- Io ho sonno Ste, tanto sonno. Perchè non stiamo qui e dormiamo!? -.
Lui prese ad accarezzarle i capelli lunghi e ricci.
- D'accordo piccoletta -.
Così, nel silenzio della stanza, in pochi secondi Sofia cadde nel mondo dei sogni, cullata dalle mani di Stefano. Il suo corpo era
spossato dal troppo affaticamento, ed era prevedibile che sarebbe crollata.
Stefano invece era rimasto lì a coccolarla, fissando il solito e monotono soffitto bianco, e stranamente un sorriso gli comparve
senza un senso. Era felice della chiacchierata appena avuta. Era felice perchè finalmente lei aveva voluto evadere un po' più a
lungo da quella vita, prendendo un po' di ricordi felici da quella degli altri.
Secondo lui questo era un passo avanti. Era un atto di volontà, pur se debole.
La osservava e, come sempre, dovette ammettere che era davvero splendida pur con la sua pelle diafana e gli occhi
infossati. Solo la sua magrezza non era normale e lui doveva assolutamente trovare un rimedio.
Si alzó, cercando di non svegliarla e andò in cucina. Aveva deciso di ordinare la pizza per quella sera, così da essere sicuro che
Sofia l'avrebbe mangiata. Chiamò e chiese due pizze con patatine. Sapeva che era la sua preferita.
Per passare il tempo accese la televisione  lasciandola sintonizzata su un canale, senza guardarlo davvero.
Il giorno dopo sarebbe venuta Federica a sostituirlo. Era da un po' di tempo che si davano i cambi, come due vere guardie del
corpo. Al mattino c'era Fede e alla sera ritornava lui dopo il suo turno di lavoro.
Stefano sapeva che era indispensabile non lasciarla mai sola. Doveva distrarsi e quello era il modo più usuale.
Suonarono al campanello. Era il fattorino. Pagò le pizze e si chiuse la porta alle spalle.
Entrò di nuovo in quella camera per svegliare Sofia. La vedeva lì, inerme e in quel momento gli dispiaceva interrompere il suo
sonno, ma doveva mangiare!
- Eii, piccoletta, svegliati. C'è una fantastica pizza alle patatine che ti aspetta -.
Lei mugolò qualcosa di incomprensibile e poi riaprì gli occhi, alzandosi con la schiena.
- Arrivo subito Ste, vado solo a sciacquarmi il viso -.
Entrata in bagno si fermò davanti al grande specchio appeso al muro e si osservó intensamente, per la prima volta davvero. Ma quella non era lei. Non riconosceva più le sue esili gambe tutte raggrinzite; non sembravano appartenere a lei quelle braccia e quelle mani sopra cui si vedevano chiaramente le nocche, come se gli fossero uscite dalla pelle; ma soprattutto non era sua quella faccia pallida, magra e con due occhiaie enormi. Quella non era lei, o se lo era allora in 23 anni non si era mai specchiata veramente.
Si sentì morire davanti a quella scoperta. Non era mai caduta così in basso e quel trascurarsi non le piaceva affatto. Doveva
riprendere ad essere se stessa a tutti i costi. Quella nuova e brutta Lei non le piaceva per niente e sperava che scomparisse al
più presto.
Si lavò la faccia e scese al piano inferiore dove sul tavolo trovò la sua amata pizza con le patatine.
Iniziò ad addentarla con avidità: quella sera aveva più fame del solito.
- Ti piace? -. Chiese lui, parlando in un modo buffo con la bocca aperta.
Sofia scoppiò a ridere, vedendo lui con le guance bombate e la sua faccia da pesce lesso.
- Dovresti vederti. Sembri un adulto con la faccia di un bambino! E poi maiale! Non si parla con la bocca aperta! -.
Lei aveva smesso di ridere e aveva addentato un altra porzione della sua pizza.
- Eiei.. Attenta a come parli. Non offendere -.
- Idiota che sei Ste! Comunque mi piace -. Gli disse con un sorriso.
Dopo un quarto d'ora tutti e due finirono la loro cena.
Stefano era davvero soddisfatto. Aveva mangiato tutto e questo non succedeva da moltissimo tempo. I suoi pranzi e le sue cene erano mini razioni di tutto quello che lui cucinava. Invece quella sera c'era qualcosa di diverso.
"Meglio così" pensò.
Quella sera Sofia era davvero stanca. E mentre lei era accoccolata sul petto di Stefano, lui guardava la partita che trasmettevano in televisione.
 
- Fede, dimmi la verità, sono troppo magra vero? -.
Federica era arrivata da circa un'oretta. Quel giorno ci aveva messo più del previsto a raggiungere quella casa: le strade erano
piene di neve e il traffico era davvero troppo.
Adesso stavano sfogliando una rivista di moda e Sofia se ne era uscita con quella domanda. Era da un po' di giorni che ci stava
pensando, da quando si vide davvero in quello specchio. E in quel momento, sfogliando pagine in cui erano stampate ragazze
bellissime, il suo pensiero si era fatto sempre più acceso.
- Sofia è normale che sia così, è da un bel po' di tempo che non mangi come si deve -.
- Già, ma che cosa posso fare? Non mi piaccio più così -. Voleva sul serio migliorare. Quel corpo così piccolo non era mai stato
suo.
- Ei non preoccuparti. Ste ha detto che in questi cinque giorni sei molto più attiva. E poi guardati.. Ti stai riprendendo -. Disse
Federica con un sorriso.
A lei quella risposta non convinceva per niente, ma lasciò perdere e cambiò argomento.
- Ele e Giò come stanno? E da una vita che non li vedo -.
- Oh ti salutano, ormai lo sai, ogni giorno mi dicono di salutarti -. Risero tutte e due. - Comunque stanno bene, pure se gli manchi Sofy. Ci hanno sempre trattato come figlie -.
- Si. Per me sono sempre stati i genitori che non ho mai avuto -. E pensò a Giò, quell'omone con la barba bianca, gli occhi infossati e un nasone enorme a incorniciargli il volto. Era un grande Chef e con sua moglie riusciva a fare dei piatti eccezionali. Ele era una donna bassina ma piena di vita. Aveva delle guanciotte enormi e i suoi occhi erano quelli di una mamma protettiva e premurosa. Ma ciò che accomunava queste due persone era sicuramente l'amore che non li aveva mai abbandonati. Anzi, li univa ogni giorno di più, come la prima volta.
Nella testa della ragazza balenò un idea.
- Fede, non potremmo andare a trovarli? -.
Quella domanda spiazzò l'amica che la guardò con sguardo sorpreso. Sofia non usciva da un tempo infinito e Federica non
voleva avere quella responsabilità enorme. Non di sentiva all'altezza.
Sofia invece non vedeva l'ora. Quel giorno ci aveva pensato moltissimo e si accorse di essere pronta. Voleva fare un passo in più di tutti quelli che aveva fatto fino ad allora. Uscire da casa sarebbe stato forse difficile, ma voleva farlo, non da sola, ma comunque era un passo in più. In compagnia è tutto un altra cosa perchè se non sai dove aggrapparti, hai sempre l'amico affianco che ti salva dalla caduta. Per questo motivo voleva uno dei suoi amici. Forse però questo passo avrebbe tanto voluto farlo con Stefano che l'aveva aiutata fino a quel momento. Voleva lui al suo fianco. Intanto si era accorta dello sguardo terrorizzato dell'amica e la comprese.
- Non preoccuparti, andrò stasera -. Le disse con un sorriso.
Sofia non vedeva l'ora che arrivasse Stefano. Voleva evadere e soprattutto voleva finalmente rivedere Ele e Giò.
Si mise a leggere per far passare il tempo.
 
Quando Stefano arrivò, anche lui in ritardo, Sofia si accorse della sua espressione triste. Non era il solito, mancava il sorriso dal suo volto.  
- Ciao Ste! -. Rispose velocemente Fede. - scusami ma sono in ritardassimo -. Gli scoccò un bacio sulla guancia e uscì di casa.
Gli occhi di lui incontrarono quelli di Lei e cambiarono espressione. Nascondevano la loro tristezza.
- Piccoletta! Come stai? -.
Sofia non ci cascava. Lo conosceva fin troppo bene ormai. Si alzò dal divano e gli andò incontro.
- Io bene Ste, ma tu? -. Gli chiese, accarezzandogli una guancia.
Stefano rimase sorpreso da quella domanda e alzò un sopracciglio stupito come suo solito. Non le si poteva nascondere niente
a quella piccoletta!
- Io tutto bene, perchè? - mentì lui con un sorriso.
- Non ti credo Ste! -.
Lui la prese di slancio e l'abbracciò stretta, affondando il suo viso nei capelli di lei. Sofia rimase immobile, senza parole. Lo
abbracciò anche Lei e rimasero così per un paio di minuti.
Era davvero strano, ma se non voleva raccontarle niente non l'avrebbe di certo obbligato.
Si staccarono e lui evitò di guardarla negli occhi.
- Ste, se non vuoi parlarne non fa nulla. Ma devo dirti una cosa importante -. Lui alzò il viso e la guardò. Come sempre l'aveva
capito. Era incredibile l'abilità che aveva di comprendere le persone.
- Dimmi -. Tagliò.
- Vorrei tanto uscire e andare da Giò e Ele -.
Lui stranamente fece un sorriso, una reazione inaspettata.
- Non so perchè ma avevo questa sensazione. Lo sapevo già -. Disse guardandola. - Se ne sei convinta, per me va benissimo -. Le
accarezzò una guancia.
Sofia era convintissima. Voleva rivedere quelle due splendide persone che le erano tanto mancate e voleva uscire nel freddo
gelido di gennaio e sentire, dopo tanto tempo, il vento freddo sulla sua pelle e tutto ciò che c'era.
Annuì a Stefano e così, contenta, si andò a preparare.
Aprì l'armadio e iniziò a scandagliare tutti i suoi angoli alla ricerca di qualcosa.
Optò per un jeans e una maglia di lana.
Si svestì e si guardò per l'ennesima volta allo specchio. Chissà cosa avrebbero pensato Ele e Giò a vederla così; in fondo era tanto più magra, pure se un po' era migliorata rispetto ai primi giorni. Rimase così per qualche minuto quando decise di vestirsi. Indossò i suoi stivali e scese giù.
- Stee, io sono pronta! -.
- Arrivo -.
Quando si trovarono tutti e due davanti all'entrata si imbacuccarono per bene con sciarpa, guanti e cappello e spalancarono la
porta.
Sofia fu la prima a mettere piede fuori casa. Era da tanto che non succedeva ed era emozionata come una bambina davanti al
suo regalo.
- Sofy, vuoi rimanere lì impalata per tutta la serata? -. Lei sorrise, lo prese sotto braccio e lo seguì.
 - Mi sembra una vita che non prendo la metro! -.
Per Sofia era come se in quel momento stesse riprendendo sempre di più nelle sue mani la propria vita, quella che aveva
mollato per un lungo periodo.
Era passato un lunghissimo tempo dall'ultima volta che era andata al ristorante in cui lavorava, e adesso le sembrava tanto
strano. Mentre percorreva quel grande viale di New York, osservava tutte le bellissime vetrine e i vestiti che la affascinavano.
- Ste, guarda quello. È bellissimo, marrone col pizzo! -.
- Entriamo, così te lo provi -. Lei lo guardò stranita, ma lo seguì.
Chiese alla commessa il vestito della sua taglia e se lo infilò. Ma solo allora si accorse che forse era meglio non infilarlo. Adesso la sua magrezza era molto più evidente. Si, aveva messo su qualche chilo, ma ancora non bastava assolutamente.
- Sofia, esci da quel camerino?! Quanto ci metti. Le donne..! -. Stefano borbottava.
Lei mise la testa fuori dal camerino.
- Ste, non mi piace più. Meglio che non lo vedi -.
Lei si vergognava pure a farsi vedere in quelle condizioni da lui. Ci teneva a Stefano, più di quanto volesse credere.
- Ma se non ti sei guardata nemmeno allo specchio. Come fai a dirlo! -.
- Fidati, una donne certe cose le capisce -.
Lui mise fine alla discussione prendendo Sofia per un braccio e trascinandola fuori. La guardò. Era bellissima. Il colore contrastava in un modo elegante con i suoi occhi verde smeraldo e il suo corpicino era perfettamente cinto dalla stoffa.
"Stupenda davvero", pensò.
- Guardati allo specchio, testona -.
Lei si specchiò e osservò attentamente il suo corpo riflesso. Ormai gli specchi erano diventati i suoi incubi, non si piaceva più di tanto.  Si, il vestito era bellissimo, ma se solo lei fosse un po' più in carne!
Si rattristò tutto a un tratto, come succedeva spesso ultimamente.
- Ste, te lo ho detto. Non mi piace! -. Disse, tornando verso il camerino.
Lui la bloccò. - Ma chi vuoi prendere in giro. Lo so che ogni giorno ti preoccupi di chiedere a Federica se sei troppo magra, se
sei ingrassata. Insomma.. L'ho capito il tuo problema. Ma cosa ti aspettavi dopo tutto quello che hai passato? -.
- Non di non piacermi e di non piacere nemmeno a te -.
" A me"? Questa gli era nuova. Ma chi le aveva detto una sciocchezza del genere?
- Sofia, devi capire che sei bellissima comunque, questo problema si può risolvere. Ma è inutile che ti nascondi dietro maglie
enormi e pantaloni della tuta. E poi non ti devi preoccupare. Per me sei bellissima -.
Lei, che era rimasta immobile ad ascoltarlo, gli sorrise dopo aver sentito quel " bellissima ". Per lei le sue parole e opinioni
erano davvero importanti. Di slancio lo abbracciò.
La commessa arrivò proprio in quell'istante.
- Le sta benissimo signorina. Lo prendete allora? -.
-Non ..-. Stava rispondendo Sofia, ma venne subito interrotta da lui.
- Certo -.
- D'accordo allora vi aspetto alla cassa -. Disse, incamminandosi.
- Grazie Ste -. Lui le sorrise.
- Vatti a cambiate scema.
Così uscirono dal negozio.
 
- O Dio Sofia! -.
Il ristorante era proprio come Sofia  lo ricordava, pure se era passato più di due mesi.
All'improvviso si sentì stringere dalle braccia di Ele.
- Quanto mi sei mancata! -.
- Anche tu Ele. Sono passata per un saluto. Come va?-.
- Bene, tutto okk-.
La donna la guardò con occhi lucidi.
- Ancora non ci credo! Tu piuttosto come va? Fede ci porta notizie su di te ogni giorno -.
- Beh, va meglio Ele. Non sto benissimo ma meglio di prima -.
- Si ti vedo. Sei un po' magruccia ma sei sempre bella -.
 - Già, E questo è anche merito suo -. Disse, indicando Stefano che parlava con Federica.
- Si, quel ragazzo è una salvezza. Tienitelo stretto Sofìa perché ho visto come gli sei attaccata! -.
Lei abbassò gli occhi un po' ' imbarazzata cambiando discorso all'istante.
- Dov'è Giò? -.
- Mi dispiace piccola ma oggi non c'è. Aveva un po' di influenza e quindi gli ho ordinato di stare a casa -.
- Ah, allora salutamelo -.
Per la restante ora Elena chiuse il tistorante un'ora prima e tutti e quattro si presero un caffè in santa pace, tra chiacchiere
sorrisi e pensieri.
- Sofy, adesso andiamo. Per oggi può bastare -.
Lei annuì. - Vado a prendere i giubbotti -.
-  Ste, come va la situazione?-.
- Bene Ele, non ti preoccupare. I miglioramenti ci sono se penso ai primi giorni. Mi vengono i brividi. Poi questa uscita è andata bene. Non ero sicuro di come potesse reagire, ma per adesso sembra tutto ok -.
- Meno male. Ste non l'abbandonare, mi raccomando. Sono sicura che lei si sta aggrappando a te, sei tu la sua cura. La sua via
d'uscita -.
- Non ho intenzione di farlo -. Disse seriamente.

_______

Buonasera a tutti voi! Tantissimi auguri di Buon Anno. Spero che sia un anno ricco di cose belle e di felicità prima di tutto.


Fra
  
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