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Autore: SayOvolollo    02/01/2013    0 recensioni
Questa è la storia di due ragazzi, due ragazzi che per caso, si sono ritrovati insieme. Questa storia parla della loro vita, delle loro avventure, delle piccole cose di ogni giorno, ma soprattutto è una storia reale. Non ho in mente cosa succederà alla fine della storia. Forse questa storia non avrà fine e rimarrà incompleta.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio in aereo fu molto tranquillo: aveva disattivato la funzione radio per la ricezione dati del suo Blackberry e aveva ascoltato per un po' la musica, poi aveva fatto un delizioso spuntino, poi un sonnellino di dieci minuti circa, e poi, al risveglio, socializzò un po' con la gente dell'aereo. C'era una simpatica coppia di giovani italiani che erano andati ad abitare a Parigi per lavoro e adesso tornavano per un po' a Roma dalle loro famiglie. Si fece un mucchio di risate con una comitiva di ragazzi della sua età di Roma che erano andati ad un campo estivo a Parigi e adesso stavano tornando a casa, erano abbastanza meravigliati da come parlava bene l'italiano, ma la imitavano comunque per il suo accento facendosi un bel po' di risate tutti assieme. Ed ecco che l'aereo atterrò, e lei aveva già un bel po' di numeri, indirizzi, e-mail di nuovi amici.. e non era ancora arrivata a casa! Un'altra hostess l'accompagnò al secondo aereo. Salì a bordo, ma decise di cominciare a socializzare fin da subito, quindi adocchiò un altro gruppo di boy scouts. Tutta la gente italiana aveva l'aria simpatica, socievole e accogliente. In poco tempo tutti i passeggeri avevano socializzato tra loro. Trovarsi in mezzo a quella gente la fece sentire a casa. In Francia, gli estranei erano estranei, e di certo non offrivano torte ricoperte di.. ricotta? A gente che non conoscevano, come stava facendo la vecchietta che sedeva accanto a lei, e che in seguito le diede una scatolina con dei biscotti al cioccolato fatti da lei. Che dolce nonnina! Uno scout le chiese qual era il suo nome. Lei rispose e gli chiese il suo. Riccardo. Che nome strano! “Sicuramente questo nome sarà tipico d'Italia”, pensò. Cominciarono a ridere e a scherzare come se si fossero conosciuti mesi, anni prima. E di nuovo il suo cellulare si riempì di numeri, indirizzi ed e-mail nuovi. Che gente simpatica! All'aeroporto l'hostess l'accompagnò in sala d'attesa, dove l'aspettavano i suoi nonni.
“Nonni!” esclamò correndo quel che poteva verso di loro, trascinandosi dietro il pesante carrello. A guardarli, anche i suoi nonni avevano l'aria simpatica. Andava fiera di loro. Adorava vantarsi con gli amici di avere dei nonni italiani. Corse ad abbracciare la nonna e il nonno, che prese il suo carrello. Salutò cortesemente l'hostess con un “Arrivederscì”, che fece ridere i suoi nonni. Chissà perchè. Caricarono in macchina i bagagli e Leila mostrò la sua iguana alla nonna e le chiese perchè ancora non tornavano a casa.
“Stiamo aspettando una persona! Comincerà il Liceo come te, l'ospitiamo per tutto il tempo in cui frequenterà il Liceo, lo stesso tempo in cui tu starai con noi, ed è una persona davvero speciale, lo scoprirai presto! Ecco guarda: arriva!”
Leila guardò il punto che la nonna indicava: una grande porta a vetri con scritto 'ARRIVI', la stessa da cui era passata lei. La porta si aprì, e spuntò un ragazzo alto più o meno come lei, circa 1.68/70, con dei bellissimi riccioli biondi, rasati ai lati, e gli occhi azzurro cielo, vestito esattamente come suo fratello James quando l'aveva accompagnata all'aeroporto, solo che i pantaloni erano bianchi, aveva delle All Star bianche, e la camicia a quadretti era celeste. Il ragazzo aveva l'aria spaventata, dai lineamenti del viso sembrava avesse la sua stessa età, ovvero quattordici anni. Il nonno gli fece cenno di avvicinarsi e lui trascinò la sua valigia verso di loro. Aveva solo una valigia, uno zaino e una chitarra sulla spalla, al contrario di lei, che invece aveva una valigia enorme, il suo Jambè, una teca grande con un'iguana dentro, e uno zaino. Il nonno gli prese delicatamente i bagagli e li portò verso la macchina.
“Francesco?” Disse dolcemente la nonna. Il ragazzo annuì, balbettando un “S-si..”, la nonna lo abbracciò.
“Benvenuto! Per tutto il tempo in cui frequenterai il Liceo vivrai con noi, lei è l'altra studentessa con cui dovrai dividere la casa oltre a noi: è nostra nipote e viene dalla Francia.”
Leila tese prontamente la mano verso di lui. “Piacere, io mi chiamo Leila!” Gli disse facendogli un sorriso. Lui guardò la sua mano, poi la strinse lievemente.
“Io sono Francesco..”
“Bene, direi che il nonno ha finito di caricare i bagagli, possiamo avviarci!” disse la nonna, facendo cenno a entrambi di seguirla. Salirono entrambi in macchina e nessuno dei due fiatò per tutto il viaggio dall'aeroporto a casa dei nonni, un po' per imbarazzo, un po' per timidezza. Ma Leila notò un paio di volte che Francesco era notevolmente interessato alla sua iguana.
“Si chiama Louis.” disse, all'improvviso, guardandolo. Lui quasi sobbalzò, sorpreso.
“E' un bel nome..” farfugliò guardandosi le mani.
Aveva dimenticato di attivare la funzione radio per la ricezione dati del suo telefono, perciò non appena l'attivò, le arrivarono circa una ventina di messaggi, tutti dai ragazzi che aveva conosciuto sui due aerei. La SIM italiana non era tanto diversa da quella che usava in Francia. Anzi, era uguale, solo che quella italiana era più economica. Sorrise guardando il cellulare e rispondendo a tutti i messaggi, ma questa volta fu lei a sobbalzare.
“Abbiamo lo stesso telefono.” disse Francesco.
“Oh.. ehm, davvero? Posso vederlo?”
Francesco annuì e uscì dalla tasca un Blackberry completamente uguale al suo.
“Curve 9300. Sono identici.”
“Hey.. è vero!”
Lui le sorrise. Per la prima volta. Restò a guardarlo per un po'. Era un sorriso bellissimo, ed era certa che non l'avrebbe rivisto molte volte.
Arrivarono a casa. Era una casa veramente stupenda: una villetta con un giardinetto ben curato, con un piccolo orticello e tanti fiori. Il vialetto era in pietra e la casa era ben curata. Lei e Francesco si guardarono attorno meravigliati: era una casa davvero splendida! La nonna prese le chiavi dalla borsetta, e aprì la porta.
“Su, andate in camera e disfate le valigie mentre io preparo la cena. Leila, sali le scale ed entra nella prima a destra. Tu Francesco sali le scale ed entra nella prima a sinistra. Avete entrambi il bagno in camera, così la mattina non ci saranno seccature!”
I due ragazzi annuirono, salirono assieme le scale in legno e si guardarono prima di aprire la porta.
“Hey, apriamola tutti e due assieme, okay?” disse Leila. Francesco annuì.
“Uno.. due.. tre!” Al tre, entrambi aprirono le porte. Leila rimase a bocca aperta con gli occhi che le brillavano per l'emozione. Una parete era completamente occupata da un ampio balcone che dava sul lato sinistro del giardinetto, in un'altra parete stava l'armadio, un grande cassettone, entrambi in legno, e la porta in legno che portava al bagno. C'erano due tavoli: uno sul balcone, completamente in ferro battuto con tanto di sedie abbinate, e un altro accanto al letto a due piazze. Nella parete sopra la scrivania c'era un enorme tabellone di sughero, e tanti spilli attaccati in un angolo, dove avrebbe potuto appendere tutto ciò che voleva. Non appena entrò posò le valigie e tutto il resto, e si andò a buttare sopra il letto, quando sentì bussare dalla porta aperta. Si voltò a guardare da dove provenisse quel rumore: sulla soglia della porta, con un'aria timida e imbarazzata, stava Francesco.
“Ehm.. volevo vedere.. com'era la tua camera, scusa.”
“Oh, certo, entra!” Gli sorrise, spostando l'enorme valigia dall'ingresso della sua stanza e trascinandola al centro della sua stanza, sul morbido tappeto. Francesco entrò, e provò a sedersi sul letto.
“Oh.. è morbido!” constatò, dondolandosi appena. Leila si voltò a guardarlo e annuì.
“Si.. sarà davvero magnifico dormire qui. E guarda com'è grande! Si ci può dormire anche in tre!”
“Già.. oh, anche tu hai il mazzo di chiavi..” disse Francesco, alzandosi dal letto e avvicinandosi lentamente allo scrittoio, da cui sollevò un mazzetto di chiavi. Leila non l'aveva notato, perciò si alzò e lo raggiunse a bocca aperta.
“Devono essere le chiavi di casa..” disse lui. Leila annuì alle sue parole, prendendo tra le mani il mazzetto di chiavi e guardando il portachiavi: c'era scritto il suo nome.
“Anche nel mio mazzetto c'è il mio nome.. guarda” le disse Francesco estraendo dalla tasca dei pantaloni un mazzetto di chiavi per mostrarle il portachiavi.
“Cavolo, la nonna si è ben attrezzata!”
“E n-non hai ancora visto niente!” disse Francesco, e gli occhi cominciarono a brillargli “Guarda qua!” esclamò aprendo un cassetto dello scrittoio abbastanza grande, dove c'erano numerosi libri di testo scolastici. Poi aprì un altro cassetto, dove stavano due vocabolari enormi: uno di latino, intitolato “IL”, e uno di greco, intitolato “GI”.
“A-a quanto pare andremo nella stessa classe. I miei libri sono uguali ai tuoi.” disse Francesco.
“Wow.. non avevo visto nulla di tutto questo.. ma è magnifico, no?” Sussurrò Leila, in preda all'emozione. Francesco annuì.
“Vado a disfare le valigie.. a dopo” disse lui, ed uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Leila rimase a guardare i suoi libri ancora per un po', poi richiuse tutti i cassetti e si chinò sulla valigia per aprirla. Prese da uno scompartimento esterno la foto dei suoi genitori e dei suoi fratelli che le avevano regalato prima di partire, e la poggiò con cura e con un sorriso sullo scrittoio. Uscì dalla valigia tutti i vestiti, le giacche e i giubbotti e li mise nell'armadio. Poi passò alla biancheria intima e i calzini, che ripose con cura nel cassettone. La valigia adesso sembrava così vuota! Entrò nel bagno e ripose lo spazzolino, il collutorio, la cera per l'apparecchio, lo scovolino e l'idropulsore dentro un armadietto nascosto da uno specchio. Poi tornò in camera, prese la valigia ormai vuota e.. si accorse di aver dimenticato il profumo in uno degli scompartimenti esterni. Lo prese e lo ripose nell'armadietto in bagno assieme a tutte le altre cose. Uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle, prese la valigia e la ripose sotto il letto, dove non avrebbe dato impaccio. Prese la teca con Louis e la mise in bella vista sul tavolo, tolse il coperchio e coccolò un po' la sua iguana. Poi la rimise dentro, chiuse il coperchio e prese il suo Jambè, e lo mise in un angolo. Restava un cassetto vuoto nel cassettone: perciò prese lo zaino, e lo svuotò di tutte le merendine francesi dentro il cassetto. Soddisfatta, le collocò uniformemente per tutto il cassetto, e restarono fuori due barrette di cioccolato. Chiuse il cassetto, mise lo zaino sul fondo dell'armadio, e uscì dalla camera, con le due barrette di cioccolato in mano. Bussò alla porta della camera di Francesco e poi socchiuse la porta per chiedere di entrare. Francesco aveva già sistemato tutto, e adesso stava seduto sul letto, che accordava la sua chitarra con il diapason, ma sembrava in difficoltà. Non appena la vide smise subito si fare ciò che stava facendo, mise via il diapason e poggiò la chitarra in piedi per terra. Si alzò e le fece cenno di entrare. Leila entrò, guardandosi attorno: la camera di Francesco era tale e quale alla sua, in ogni minimo dettaglio. Le sembrava quasi di stare nella sua camera, senza però il Jambè e Louis.
“Suoni la chitarra?” gli chiese. Lui annuì, imbarazzato.
“Si.. solo che non riesco ad accordarla con il diapason, ho le batterie dell'accordatore elettronico scariche.”
“Capisco.. bella camera, eh?” rispose Leila ridendo. Lui annuì. C'era qualcosa di strano in quel ragazzo. Era timidissimo, nervoso e a pelle sembrava un ragazzo molto dolce. Poi ricordò le parole della nonna: “..è una persona speciale, lo scoprirai presto!”
Chissà cosa volevano dire quelle parole.
“Ragazzi, la cena è pronta!” la voce della nonna risuonò per tutte le scale, Francesco scrollò le spalle ed uscì dalla camera, dopo di lei. Leila aveva accuratamente lasciato sul comodino del ragazzo, senza che lui la vedesse, la barretta di cioccolato. Scesero in sala da pranzo, dove alleggiava un profumino intenso di pollo e patate al forno. I due ragazzi avevano una fame da lupi ed erano molto stanchi dal viaggio, perciò mangiarono in fretta ed andarono subito a letto.
E così, il primo Settembre passò via.

   
 
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