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Autore: Valentina Viglione    02/01/2013    4 recensioni
Apro leggermente un occhio per vedere che la luce dalla finestra mi sta colpendo in pieno viso…grandioso! Dormivo così bene! Uff…cerco di nascondere il mio viso dal sole immergendomi nel morbido cuscino. Che bello, non mi sembrava che il cuscino fosse così caldo…che avesse il profumo…il profumo? Ma questo non è un cuscino. Apro di scatto gli occhi trovandomi il viso di Edward a pochi centimetri dal mio, oddio, mi ero dimenticata che avevamo dormito insieme e non mi ricordavo nemmeno che ci fossimo addormentati così vicini. E’ il mio migliore amico, ma mi basterebbe un qualunque movimento e potremmo…baciarci….
Ma cosa dico? Io ed Edward siamo amici. Punto
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Because i love you...

 

Capitolo n° 18

Zucchero filato e polvere

 

Guardo l’orologio che ho al polso. Sono le 9 meno un quarto. E l’appuntamento con Mike è alle 9.

E’ ora di avviarsi.

Mi siedo un attimo sul letto, allaccio le scarpe, mi guardo allo specchio e poi afferrando la giacca e la borsa esco dalla stanza. Prima di uscire  di casa, urlo un “ciao io esco” indirizzato ad Edward, che però non mi risponde. Evito di pensarci e chiudo la porta raggiungendo Jasper e Alice che mi aspettano in macchina.

Mike ha preferito arrivare a piedi dicendomi che casa sua non era troppo lontana dal luogo in cui erano state montate le giostre del lunapark, così abbiamo deciso di incontrarci direttamente la.

<< Pronta per l’appuntamento? Sei ancora sicura di quello a cui stai andando incontro? Se vuoi fai ancora in tempo a dargli un bel bidone >> mi dice Alice in modo sarcastico, ma so che in fondo in fondo vorrebbe che lasciassi perdere. Anche se so che se decidessi di rimanere in casa (con Edward naturalmente) lei andrebbe in ogni caso al lunapark con Jasper. Ora che finalmente tutta la faccenda della possibile gravidanza si è risolta ed è risultato tutto infondato, vuole passare più tempo possibile in compagnia del suo ragazzo… e forse un giorno gli rivelerà l’accaduto. Forse.

<< Non essere sciocca, non vedevo Mike da così tanto tempo… sarei proprio maleducata se adesso non mi presentassi. E poi voglio andare nella casa stregata! >> le rispondo.

Lei mi guarda mentre Jasper ascolta rimanendo concentrato a guidare. Grazie al cielo è lui al comando dell’auto, così so per certo di arrivarci con tutti gli arti al proprio posto, senza commozioni celebrali o chissà quanti altri problemi fisici che Alice, la ragazza più distratta alla guida che conosca, potrebbe causarmi guidando. Mi guarda e poi sorride, maliziosamente. << ah… La casa stregata… attenta a non stringerti troppo a quel ragazzo, potrebbe pensar male … >> Io alzo gli occhi al cielo, mi sarei dovuta aspettare una frase allusiva come quella dalla mia migliore amica << Non ti preoccupare, non ho intenzione di stringermi a nessuno >>. Alice annuisce e mi da una pacca sulla spalla in un modo che definirei… teatrale. << Brava bimba! E ora scendi che siamo arrivati >> mi annuncia intimandomi di aprire la portiera per farla scendere. Per l’”appuntamento” se così si può chiamare, ho indossato dei semplici jeans con delle scarpe da tennis azzurro cielo e una maglietta sempre azzurra con un golfino grigio. L’aria stasera è piuttosto fredda.

Le strade erano buie, mentre ci avviavamo in macchina. Non si può certo dire lo stesso del panorama davanti ai nostri occhi: luci, scritte colorate, rumore, vita. In un solo piccolo concetto: un lunapark, esattamente come dovrebbe essere.

Mentre camminiamo verso l’entrata del parco vedo Mike, con le mani in tasca che ci sta aspettando. E’ in perfetto orario. << Ehi siamo qui! >> gli urlo per farlo accorgere della nostra presenza. Si gira verso di noi e quando ci riconosce sorride e ci fa un saluto con la mano. << Ciao Bella sono felice di vederti >> mi dice tutto elettrizzato. Oserei dire anche troppo. << Grazie anch’io sono contenta… >> mi giro verso Alice e Jasper che sono dietro di me di un passo << Alice la conosci già, ma forse non ti ricordi di Jasper… il ragazzo di Alice >>. Mike e Jasper di salutano e si stringono la mano educatamente. Poi ci mettiamo in fila per prendere i biglietti, paghiamo  e finalmente entriamo.

Dopo pochi minuti mi sto già divertendo e mi sento tornata una bambina. Avrei voglia di entrare in tutti i giochi ed in tutte le giostre del parco anche più volte, vorrei vincere tutti i pupazzi e tutti i premi disponibili.

C’è tutto ciò che mi piace, le persone allegre, la musica i colori, lo zucchero filato… manca solo una cosa. O meglio qualcuno. Edward.

Sbuffo. Non ci devo pensare. Non ci devo pensare. Così finirò solo con il rovinarmi l’uscita rattristandomi. << Tutto a posto? >> mi chiede Mike comparendo al mio fianco, deve aver notato la mia espressione e il mio piccolo sbuffo. << No … ciò si, non ti preoccupare, stavo solo pensando a una cosa >> Mike sorride, sorride molto questa sera e prende un pezzo del mio zucchero filato portandoselo alla bocca, e sporcandosi tutta la faccia di rosa. Rido vedendolo in azione mentre cerca di pulirsi la bocca appiccicosa con la manica del giubbotto, ottenendo solo di sporcarlo. << Aspetta non combinare disastri, ho dei fazzoletti >> dico scavando dentro alla tasca dei jeans e tirandone fuori un pacchetto di fazzoletti un po’ spiegazzati.

<< Grazie >> mi dice afferrandoli.

<< Ehi Mike, ti va di vincere qualcosa per le nostre signore? >> propone la voce di Jasper all’improvviso. Mike si gira verso di lui e annuisce. Si avvicinano al bancone per pagare e una ragazza porge ad entrambi un fucile a palline per colpire delle lattine.

Mentre i due ragazzi sono occupati Alice mi affianca e controlla se il suo ragazzo fa un buon lavoro. E poi mi parla. << Vorresti sapere che programmi aveva Edward per questa sera? >>.

Ecco, ancora Edward. Ero appena riuscita a non pensarci!

<< No e non mi interessa >>. Alice mi lancia uno sguardo piuttosto scettico. << Ah davvero? Bene allora non ti dirò con chi è uscito >> << Non mentire Alice, so per certo che Edward doveva ripassare per la prova di filosofia… >> << Sicura? Anche tu hai quella prova mi pare, eppure sei uscita ugualmente con Mike stasera. Perché Edward non potrebbe essere uscito? >>. Dopo la sua risposta rimango in silenzio. Perché… ha ragione. E sento già un gran fastidio, vorrei essere a casa a controllare che il mio migliore amico sia fermo ed immobile come un vegetale. E vorrei controllare soprattutto che sia solo. Solo, e non in compagnia di qualche oca.

<< E sentiamo, con chi sarebbe uscito? >> << Ma mica non ti interessava? >> << Non mi interessa infatti, ma visto che hai iniziato a dirmi una cosa finisci di dirla almeno >>.  Alice sorride, forse un po’ soddisfatta perché il mio fastidio è palese. Lo capirebbe anche un deficiente che sono infastidita dall’idea che Edward sia uscito con una ragazza. Con la sua nuova ragazza della settimana magari…

<< E’ uscito con Jane >> … per l’appunto. Evito di rispondere e concentro la mia attenzione su Jasper e Mike. Il primo si destreggia abilmente colpendo una lattina ad ogni colpo mentre Mike… beh… forse uno lo ha colpito.

Alice con un panda peluche in mano ed io con un portachiavi nuovo a forma di albicocca (il premio di consolazione “vinto” ma Mike), seguiti dai nostri due accompagnatori, andiamo sulle tazze, sugli autoscontri e in tantissime altre giostre di cui non conosco il nome.

L’orologio segna le undici passate ed io sento un brivido di freddo. Mike lo nota << Hai freddo? >> << Un po’… >> << Vuoi… vuoi tornare a casa? >> Vuoi tornare a casa Bella? Si. Voglio tornare a casa. Mi sono molto divertita ma voglio controllare che Edward sia a casa, o nel caso, aspettare il suo ritorno… e farlo sentire una merda. << Si >> << Come! Bisogna già andare?! >> si lamenta Alice facendomi il broncio. << No voi restate pure un altro po’, io posso anche andare a piedi non è molto lontano >> << Mh… si però… Mike accompagnala mi raccomando >> L’interpellato annuisce e ci avviamo  all’uscita del parco.

<< Ah Bella! >> sento esclamare da Alice prima di sentire la sua mano che ferma la mia uscita. << Che c’è? >> << Ho mentito, è stato Edward a chiedermi di riferisti che stasera sarebbe stato con Jane…  in realtà è solo soletto a casa >> sussurra a bassa voce, concludendo la frase con un occhiolino. << …E perché mai… ti avrebbe chiesto di mentirmi … ? >>. Alice ridacchia e risponde semplicemente << Arrivaci da sola, non è difficile >> e prendendo sottobraccio Jasper ci volta le spalle.

Con Mike esco dal parco, e mi fermo. << Casa tua è dall’altra parte, non c’è bisogno che mi accompagni >> gli dico. << No non… non posso lasciarti andare a casa da sola >> << Non è lontano, non ti preoccupare. Dovresti fare il doppio della strada e per di più sei a piedi… >> Mike è dubbioso ma cede << Sei sicura? Guarda che non è un disturbo per me >> << Sicurissima, grazie di tutto, questa sera mi sono molto divertita >> << Magari possiamo uscire ancora in futuro, anche… da soli >>.

Troppo esplicito. Vuole provarci. Ma a me non interessa.

Lo liquido con uno sbrigativo “vedremo” e dopo un bacio sulla guancia lo saluto e prendo la strada per tornare a casa. A casa c’è Edward. Solo soletto.

La strada non è molto illuminata, ed il contrasto tra la luce accecante del parco e l’oscurità del resto della città si nota eccome. Mi mette anche un po’ di paura. Quasi mi pento di aver convinto Mike a non accompagnarmi.

Cammino per circa 10 minuti, penso di aver allungato la strada per sbaglio. Passo di fianco ad un vicolo ancora più buio della strada e mi blocco.

Sento delle voci.             

Un urlo. Un urlo strozzato, soffocato.

Il mio corpo si paralizza. Ho paura di aver capito cosa stia succedendo in questo vicolo, ed anche se non so come comportarmi non posso continuare ad andare a casa come se non avessi sentito niente. Mi avvicino cautamente e in modo silenzioso. Passo dopo passo. Mi appoggio al muro e riesco finalmente ad intravedere qualcosa, ma subito dopo vorrei non essere riuscita a vederlo.

Ci sono due uomini, ad occhio e croce sui 40 anni. Sono robusti. E stanno picchiando una ragazza di cui non riesco ancora a vedere il viso. Uno degli uomini le tira uno schiaffo mentre l’altro le strappa la piccola gonna che indossava, la ragazza continua a ribellarsi. L’uomo si sposta e mi permette di riconoscere la povera ragazza.

Jessica.

Inorridisco ed il mio corpo comincia a tremare.

Devo chiamare Edward, no non ha senso, devo chiamare la polizia. Prendo il cellulare e faccio il numero. Quando ritorno con gli occhi alla scena agghiacciante che sta avvenendo di fronte a me la mano trema, come se avesse le convulsioni.

Ora uno dei due uomini le ha strappato gli slip, e la sta penetrando. Mentre l’altro uomo le tappa la bocca mentre ride. Ride, ride, ride come farebbe un animale… e il mio cellulare cade a terra con un tonfo.

Merda.

Succede tutto in pochi secondi. L’uomo toglie la mano da davanti la bocca di Jessica e si gira verso di me, il mio cervello capisce troppo tardi che è il caso di scappare, e quando ci provo, l’uomo mi ha già afferrata e buttata a terra a circa un metro di distanza da Jessica, che ha smesso di dimenarsi. E piange disperata.

Quello che succede subito dopo non so ben descriverlo. E’ confuso. Sento un dolore al viso, devono avermi colpito con forza anche la pancia. Avverto il suono di uno strappo e il freddo che attraversa la pelle del mio petto. Mi hanno strappato i vestiti.

La testa gira. Voglio aiutare Jessica, ma non riesco nemmeno a difendere me stessa e non so come uscire da questa situazione. Provo ad urlare, ma prima che anche un solo suono esca dalla mia bocca, uno dei due uomini, quello che non è occupato a stuprare Jessica, mi tira un altro calcio sulla pancia facendomi mancare il respiro.

L’uomo mi è addosso. Le sue mani sono ovunque, sembrano mille artigli. E fanno male.

Sento il dolore di Jessica, la sua rassegnazione, e sento che tra poco cederò anch’io. Cerco un’ultima volta di respingere la bestia che mi sovrasta, senza successo.

I singhiozzi di Jessica e gli schiamazzi divertiti dei due uomini riempiono questo vicolo maledetto.

Io non riesco a parlare. Vorrei solo essere a casa in questo momento, tra le braccia del mio migliore amico.

Ad un certo punto non sento più il peso dell’uomo, non sento più le sue mani. Avverto solo un tonfo e tante urla. Una voce che conosco bene mi chiama.

<< Bella! >>

   
 
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