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Autore: phabrays    02/01/2013    1 recensioni
‹ you are the unicorn. › she said to me and made me believe it was real. after realizing it couldn't be real i started a little laugh and she smiled at me while took my hand and made me sit next to her and in that moment i realized maybe she could love me back.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni avranno sicuramente letto la vecchia versione del mio secondo capitolo, ma stanotte mi sono resa conto che avrei potuto scrivere meglio, con una descrizione più dettagliata degli episodi e dei personaggi, quindi adesso vi presenterò la nuova versione del capitolo. Probabilmente ci sarà qualche modifica alla storia, ma sto solo cercando di creare una bella fan fiction. Per chi ha amato anche l'altro capitolo, spero che questo lo soddisfi di più. Chiedo nuovamente scusa per gli errori di battitura.

* * *

Quella mattina Quinn scese dalla macchina e ne chiuse la portiera. Dopo essersi sistemata la borsa sulla spalla si morse il labbro e rimase ferma per qualche istante a guardare la scuola. Quella mattina il suo volto non dava la solita immagine disinvolta e sicura di sé che solitamente lei amava sfoggiare. Era più un'espressione che lasciava trasparire la tensione che Quinn provava in quel momento. Mentre lei era rimasta a guardare la scuola, sul marciapiede passò Brittany che teneva entrambe le mani sulle bretelle dello zainetto colorato che aveva sulle spalle. Smise improvvisamente di saltellare e si fermò a piedi uniti abbastanza vicina alla macchina dell'amica. Osservò il suo vestitino bianco con le righine vicine vicine e tutte colorate che catturarono la sua attenzione. Poi però rialzò lo sguardo verso il viso della ragazza ed inclinò leggermente il suo da una parte chiedendosi come mai fosse così preoccupata. Scese così dal marciapiede e si avvicinò silenziosamente a lei, non troppo ma abbastanza da accorgersi che Quinn si stava torturando le mani. Così allungò una delle sue e gliene prese una. L'altra sobbalzò leggermente al tocco di qualcosa sulla sua mano che le distrasse la mente dai suoi pensieri. Si voltò e vide quel visino incantevole di Birtt, così le sorrise per poi dirle ‹ buongiorno, mi hai spaventata. › La cheerio ridacchiò appena all'affermazione della bionda, ma poi le sorrise e si avvicinò quanto bastò per stamparle un bacio sulla guancia e dirle ‹ buongiorno rappresentante. › Q fece un mezzo sorriso ed abbassò lo sguardo verso i suoi piedi ‹ non so ancora se sarò rappresentante. › ‹ ma ormai mancano poche ore, e io so già che voterò per la persona giusta, perché io credo nella tua magia. › ribadì Britt. A quelle parole Quinn alzò di nuovo lo sguardo verso l'amica e le sorrise tranquillizzata. Le piaceva il fatto che quella ragazza credesse nella magia, ma le piaceva ancora di più il fatto che credesse che la magia fosse in lei. La cheerleader strinse la mano all'altra e fece qualche passo verso l'entrata scolastica, costringendo l'amica a seguirla. Entrarono a scuola mano nella mano, incuranti di ciò che chi l'avesse viste, avrebbe potuto pensare. Si fermarono prima davanti l'armadietto di Quinn. Lo aprì e tirò fuori dalla borsa quei due libri che aveva. Non si accorse che nel tirarli fuori, cadde anche un piccolo blocchetto dove aveva scritto il discorso. I fogliettini verde chiaro avevano attratto l'attenzione di Brittany, che subito si abbassò per raccoglierli. Involontariamente lesse le prime parole scritte a mano dall'altra che, quando si accorse di cosa stesse facendo la ragazza, fece un rapido scatto le strappò i fogliettini dalle mani. Britt la guardò con aria innocente, cose se non avesse capito che cosa avesse fatto di male, così Quinn si morse il labbro un istante mentre poggiava il blocchetto di pochi bigliettini dentro l'armadietto. ‹ scusami, non volevo. › disse con tono dispiaciuto. L'altra alzo una spalla e le fece un mezzo sorriso a bocca chiusa, poi notò che, attaccato all'anta metallica dell'armadietto di Quinn c'era un fogliettino che descriveva l'orario scolastico settimanale della ragazza in mezzo a tutte le foto di lei e dei suoi amici. ‹ hai geografia adesso? › le chiese con un sorriso che andava quasi da un orecchio all'altro. L'altra annuì mentre tirava fuori dall'armadietto il quadernone ad anelli ed il libro che ci ripose dentro. Le comparve un mezzo sorriso sulle labbra quando vide bene l'espressione di Britt e così le chiese divertita ‹ che c'è? › ‹ c'è che anche io ho geografia adesso, e quindi passeremo l'ora insieme. vuoi sederti vicina a me? › spiegò lei. Quinn rispose subito annuendo un'ennesima volta, ma mentre chiudeva l'armadietto, qualcosa bloccò le due dal dirigersi all'armadietto della cheerio. Era JBI che con il suo maniacale microfono blu e la sua ombra che svolgeva le funzioni del cameraman, erano andati verso di loro per fare qualche domanda indiscreta alla candidata a rappresentante. ‹ hey Quinn Fabray, come ci si sente ad essere a qualche ora dalle elezioni? cosa hai intenzione di cambiare nella scuola per convincere noi elettori a votare per te? potresti dirci qualche iniziativa che hai in mente? › Quinn cercava di seguire la prole che uscivano dalla bocca a quel ragazzo, ma non sapeva da che parte cominciare a rispondere, così, data l'impazienza, lui cominciò con un'altra raffica di domande che apparentemente non c'entravano niente con la candidatura ‹ cosa ti fa credere di essere la vincitrice? è vero che tra te e l'ingenua cheerio sta nascendo qualcosa più di un'amicizia? › quest'ultima domanda era chiaramente riferita al rapporto tra lei e Brittany. L'intervistata aggrottò le sopracciglia in segno di disappunto ed aprì la bocca pronta a rispondere per le rime a quell'impiccione, ma venne interrotta dall'amica che prontamente rispose ‹ io voglio bene alla mia amica Quinn e vincerà sicuramente, perché lei è magica. › e così dicendo, afferrò la mano libera dell'amica per poi guidarla verso quello che era il suo armadietto. Lo aprì nascondendo la combinazione all'amica, e poi si tolse dalla spalla una bretella dello zaino per svuotarlo. Quinn rimase a guardare l'altra appoggiandosi con la spalla all'armadietto lì vicino, aveva uno strano sorriso da ebete sul viso, come se in quel momento non la stesse solo guardando, bensì ammirando. Quando Britt chiuse l'anta, il rumore fece ricomporre immediatamente la bionda che per spezzare quel silenzio le disse ‹ grazie per avermi difesa, prima. › ‹ tutto quello che ho detto è vero. › E mentre Quinn le sorrideva cortesemente, la campanella della prima ora suonò, così che le due furono costrette ad andare nella classe che le aspettava.

* * * Le ore di quella giornata per Quinn sembravano interminabili. Era l'impressione che davano ansia ed attesa. Finalmente però si trovava seduta lì, in una delle tre sedie che erano posizionate in fila, l'una accanto all'altra, sul piccolo palco che usava essere costruito in palestra. Le scalinate si stavano riempiendo di studenti, e si potevano ben distinguere i vari gruppi liceali: i titans e le cheerios erano tutti raggruppati da una parte, vicini alla porta, più accanto c'erano i secchioni con davanti i componenti del glee club e quelli che si credevano dei supereroi e così via. Quinn stava cercando di calmarsi. Era visibilmente agitata, nonostante sapesse il suo discorso a memoria e sapeva esattamente ogni singolo gesto, ogni singola espressione ed intonazione da dare a quelle parole. Eppure non era ancora sicura. Le sarebbe davvero piaciuto vincere, ma quello che magari le sarebbe piaciuto di più era che, se fosse successo, sarebbe stato merito delle sue idee ed iniziative, piuttosto che del suo aspetto fisico. Con lo guardo cercava l'unico viso che avrebbe potuto renderla più tranquilla, e lo cercò proprio tra il gruppetto di titans e cheerios. Riuscì a trovarlo e si accorse che anche Brittany la stava guardando. Non appena entrambe si incontrarono con gli sguardi, la cheerleader le fece un occhiolino e sfoderò un sorriso che riuscì a mettere a tecere l'ansia che la candidata provava dentro di sé. Finalmente il preside Figgins salì su palco e si avvinò al microfono chiedendo agli studenti di fare gentilmente silenzio. Presentò ad uno ad uno i candidati facendo una piccola introduzione sull'età e l'andamento scolastico loro, poi lasciò il posto al primo candidato. Era un ragazzo apparentemente sicuro di sé che cominciò a recitare il suo discorso in un modo che fece tornare l'insicurezza a Quinn. Il suo discorso non fu troppo noioso, ma forse era abbastanza lungo, e lo si poteva capire dall'espressione di alcuni dei compagni di scuola. Dopo di lui ci fu il turno di Quinn, che si alzò in piedi sistemandosi il vestito e desiderando che potesse essere un po' più lungo. Si schiarì la voce ed avvicinò le labbra al microfono. Iniziò con il presentarsi dicendo ‹ io sono Quinn Fabray.. › per poi finire qualche minuti dopo, in modo più sicuro di quanto potesse credere, con ‹ io sono un unicorno. › Al suono di queste parole ci fu qualche risatina, ma tra quelle non ci fu quella adorabile di Brittany che si voltò subito verso l'amica mordendosi il labbro in un grande sorriso. Quinn tornò a sedere soddisfatta di come aveva esposto le sue idee, ed è inutile descrivere come il terzo candidato non riuscì a farle perdere neanche un pizzico della sicurezza che aveva acquistato guardando il sorriso raggiante dell'amica seduta tra le tante cheerleaders fatte con lo stampino. Finalmente il turno dei votanti era cominciato e dopo circa un'ora e mezza, era scaduto il tempo di esprimere le proprie preferenze su quei pezzi di carta che venivano erroneamente chiamati schede elettorali. Il preside salì una terza volta su quel palco - la seconda era per annunciare l'inizio delle votazione qualche mezz'ora prima -, in mano aveva un foglietto dove erano segnati i voti ottenuti dai tre candidati. Tutta la scuola aveva votato ed un solo aspirante rappresentante aveva vinto. Nonostante la frase apparentemente stupida detta in conclusione, Figgins indicò proprio Quinn proclamandola rappresentante d'istituto. Un grande applauso risuonò in tutta la palestra. Brittany si fece spazio tra le persone per poter raggiungerla sul palco ed abbracciarla forte. Ebbe anche il tempo di sussurrarle ‹ ti aspetto davanti alla tua macchina. › A quelle parole Q, che aveva già le braccia attorno ai fianchi della ragazza, la strinse forte a sé e le sussurrò un perfetto. Come la rappresentante si sarebbe aspettata, toccava a lei riordinare la confusione che avevano lasciato i suoi compagni in quell'enorme sala, così si rimboccò le maniche ed andò a cercare nello stanzino dei bidelli una scopa con paletta e qualche busta per la spazzatura. Con grande stupore trovò un ragazzo in palestra, fermo quasi al centro del campo da basket disegnato sul pavimento. Aveva le mani in tasca ed indossava la giacca della squadra di football. La stava guardando come se la stesse aspettando da sempre. Non appena si rese conto che lei non si sarebbe schiodata dall'entrata, si avvicinò lui. Una volta davanti a lei, Quinn riuscì a capire che il ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi castani era il quarterback dei titans. Non si erano mai parlati, ma lei sapeva bene chi era perché qualche sua amica le aveva parlato di lui, ma forse in modo condizionato dalla cotta. Ad ogni modo le restava ancora da capire come mai fosse rimasto in palestra e le si fosse avvicinato. Tutti questi pensieri fecero sì che le sue sopracciglia si avvicinarono appena, ma tornarono a distendersi non appena sentì la risatina divertita del ragazzo che allungò una mano verso di lei ‹ piacere di conoscerti, io sono.. › stavolta era lei ad interrompere le presentazioni dicendo ‹ oh, io lo so chi sei. tu sei Finn, uno dei ragazzi più amati di tutta la scuola. › non aveva ancora finito di parlare che notò subito il sorriso lusingato di lui. A quella visione aggrottò nuovamente le labbra aggiungendoci una specie di smorfia, espressione che subito fece scomparire il sorriso dal viso del ragazzo. Soddisfatta della reazione, lo scansò delicatamente quasi a sfiorarlo, e si avviò alle scalinate, dove c'erano bicchieri vuoti ovunque. ‹ hey, sono rimasto per aiutarti. › quelle parole rimbombarono nella palestra insieme ai passi che Finn fece per raggiungerla. Q non smise neanche di fare quello che stava facendo per voltarsi e dirgli le seguenti parole in faccia ‹ non ho bisogno del tuo aiuto, vai pure dai tuoi amichetti imbottiti e dalle tue amichette mezze svestite. › Finn non si diede per vinto e le si piazzò di fronte bloccandole dolcemente una mano. Non aveva intenzione di farle male, anche perché ai suoi occhi appariva una ragazza delicata, alla quale ogni singola carezza che le avrebbe potuto fare, se troppo pesante, le avrebbe provocato qualcosa che avrebbe rovinato il suo aspetto quasi a bambolina. Si guardarono per qualche attimo e poi lui disse ‹ voglio aiutarti, così avremo anche l'occasione di conoscerci un po' meglio. › Quel un po' meglio era un po' inappropriato dato che lui non sapeva niente di lei, e lei non sembrava voler sapere qualcosa in più su di lui. Ad ogni modo, qualcosa in quello sguardo la fece riaddolcire ed annuì lentamente facendo sorridere lui, che prese qualche bicchiere e la aiutò a pulire. Mentre riordinavano parlarono anche di come erano le loro vite, senza però sfociare in quelli che erano i ricordi o dettagli più dolorosi e privati.
Era più di un'ora che Britt stava aspettando Quinn davanti alla sua macchina e, quando finalmente la vide, non fece uno dei suoi soliti sorrisi, ma assunse un'espressione confusa. Non riusciva a capire come mai lei stesse parlando con Finn. Ad ogni modo incrociò le braccia al petto e rimase a guardarli fino a che lui non se ne andò sussurrandole qualcosa all'orecchio prima di allontanarsi accarezzandole un braccio. Quinn lo seguì con lo sguardo e si strinse la borsa sulla spalla, poi si voltò verso Britt e fece una piccola corsa per raggiungerla. ‹ perché parlavi con lui? › furono le prime parole che sentì uscire dalle labbra dell'amica, così si voltò verso Finn e poi tornò a guardare lei ‹ si è fermato in palestra ad aiutarmi, ed ha insistito per farlo e per conoscermi meglio. › annuì in modo sincero, poi prese le chiavi della macchina una volta che Britt ebbe fatto il giro per arrivare alla portiera del passeggero. Aperta la macchina entrambe misero le proprie borse nei sedili posteriori e poi si sedettero ai loro posti. Q si accorse che alla cheerio non stava bene il fatto che l'avesse fatta aspettare per passare del tempo con il quarterback, ed aveva ragione perché non era stato carino, ma non lo aveva fatto apposta e così le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia facendola arrossire, poi aggiunse sussurrando ‹ mi dispiace. › l'altra si voltò verso di lei e le fece un piccolo sorriso, così da farle capire che non era arrabbiata con lei.

  
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