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Autore: Ale HP    03/01/2013    1 recensioni
Scritta per l'iniziativa del Gleeky Cauldron, Il babbo natale segreto di FanFiction.
Klaine!Superheros.
Dal testo:
E, inoltre, entrambi sapevano che il più grande superpotere era l’amore - il loro in particolare - e nient’altro. Certo, Superman, Batman, Spiderman e molti altri erano dei grandi supereroi, che erano riusciti a sconfiggere i mali più persistenti, che avevano combattuto con coraggio e con onore, ma che vite avrebbero avuto senza le loro metà? I loro cuori come avrebbero potuto farcela senza qualcuno ad amarli? Stesso le loro imprese non sarebbero state fatte, non ce ne sarebbe stato un motivo, loro non avrebbero mai avuto una ragione per compierle.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Kurt, Blaine.
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, one-shot, fluff e tanti, tanti, tanti cliché.
Note: Scritta per l’iniziativa del Babbo Natale Segreto di Fanfiction del Gleeky Cauldron, per MagentaRiffRaff! Buon Natale, spero ti piaccia <3
 

The truth about their love

 
Kurt aveva sempre amato passare la notte da solo, sotto il cielo illuminato di New York.
Estremamente sotto il cielo, per la precisione: se si fosse impegnato abbastanza avrebbe persino potuto toccare le stelle.
Anche Blaine aveva sempre amato passare la notte a volare tra le nuvole e a schivare ogni uccello o aereo che passasse - e il cielo di New York, proprio come la città, era davvero trafficato.
Fu proprio lì che s’incontrarono quella prima notte.
Kurt nemmeno l’aveva visto: comparve da dietro, si doveva essere avvicinato di soppiatto, e poi l’aveva spaventato.
« Scusa, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo scherzare. Io sono Blaine, piacere » disse, porgendogli una mano.
« Hai qualcosa tra i capelli, sai » disse Kurt, indicando una polverina bianca appiccicata al gel di quel ragazzo.
« Sarà polvere di stelle».           
Kurt aveva riso, semplicemente. « Io sono Kurt, piacere di conoscerti ».
E poi, quel ragazzo se n’era semplicemente andato, dicendogli che si sarebbero rincontrati se il destino avesse voluto.
Per settimane intere Kurt si era torturato, cercando quel ragazzo per ogni dove: aveva sorvolato il cielo di New York ogni notte e aveva camminato per le strade della città ogni giorno, per quanto gli fosse possibile - essere un supereroe non escludeva essere un comune mortale con un comune lavoro - ma ancora doveva trovarlo.
Come si faceva a rintracciare un supereroe? Non c’erano dei club appositi? O anche un elenco telefonico riservato ai singoli supereroi?
O forse era destino, forse era destino che loro non si dovessero più incontrare.
Kurt ormai si era arreso, quando una notte, volando per New York, qualcuno bussò sulla sua spalla.
« Ce ne hai messo ti tempo! » esclamò Blaine, con la sua voce squillante. « Ti aspettavo ».
Kurt era attonito. « Mi aspettavi? »
« Certamente! Per tutte queste notti: sapevo che il destino non poteva sbagliare! L’incognita eri tu, se mi avresti cercato o meno » spiegò.
« Ma io mi ero arreso ».
Blaine lo guardò di sottecchi, come a volerlo analizzare, e sorrise compiaciuto. « Prendersi una pausa non vuol dire arrendersi! »
« Qual è il tuo superpotere? Sei parecchio... strano, direi ».
« Non serve a molto, sono un po’ un supereroe difettoso. Niente superforza o cose del genere, semplicemente, posso capire se una cosa è vera o meno; qualsiasi cosa! Sentimenti, parole, discorsi, affermazioni » disse Blaine, arrossendo.
« E puoi volare! » esclamò Kurt.
« Oh, no. È solo questo mantello, un regalo da mio padre, diceva che in questo modo almeno avrei avuto qualcosa di utile, che altrimenti non avrei mai saputo difendermi » replicò, con un sorriso triste sulle labbra che svanì in fretta. « E tu? Qual è il tuo superpotere? »
« Volare, solo volare. Siamo in due ad essere supereroi difettosi ».
 
Iniziarono a vedersi ogni notte, Kurt e Blaine.
Passavano le nottate scherzando, decidendo quale superpotere fosse il più potente - l’invisibilità, diceva Blaine, la super forza, replicava Kurt - e amandosi.
Sembra strana una cosa del genere, eppure passavano le notti semplicemente ad amarsi, a volte: nessuna parola, nessuno sguardo, solo una muta promessa.
Forse stavano correndo, ma entrambi sapevano per certo che il loro sentimento era reale - o meglio  - vero. Blaine poteva capirlo, lui lo sapeva.
Dopo poco tempo si scambiarono il loro primo, bellissimo bacio. Era intrinseco di amore e nessuno dei due poté non amare di più l’altro. Kurt capì in quel momento che era quello il più grande superpotere e quando lo disse, mentre se ne stavano seduti sul tetto di un grande condominio, Blaine non poté far altro che concordare.
Aggiunse anche che quell’affermazione era la più vera che mai avesse sentito. E Kurt non poté far altro che baciarlo ancora, ancora e ancora, finché ne ebbe la forza, finché non si addormentarono uno nelle braccia dell’altro.
 
Non ci volle molto affinché Kurt e Blaine affittassero un appartamento tutto loro. Il loro amore - per quanto sdolcinata e scontata fosse questa frase - cresceva ogni giorno di più.
La quotidianità poi, era la cosa che Kurt amava di più.
Blaine che si alzava tardi la mattina, che correva per la casa in cerca della sua tracolla per poi volare - da intendere alla lettera, ovviamente - all’università; frequentava l’ultimo anno al dipartimento delle arti musicali della NYA. Mentre lui rideva e si preparava per il lavoro - era un cameriere, ma nei weekend il locale si trasformava e lui saliva sul palco, a cantare.
E amava anche quando Blaine puzzava, dopo essere tornato dall’università e aver volato fino a casa sotto il sole cocente di maggio.
Amava persino quando litigavano per le piccole cose - un calzino fuoriposto, un ritardo non annunciato, un mancato bacio.
Kurt amava Blaine e basta, in tutte le sue parti e amava la loro vita.
E, inoltre, Kurt amava le sorprese; amava la quotidianità ma amava anche che essa venisse stravolta, di tanto in tanto.
Ci fu una di quelle sorprese, un giorno, che rimase particolarmente impressa nella mente di Kurt.
Lui era al lavoro, come ogni pomeriggio, mentre Blaine era all’università, a seguire le ultime lezioni e a preparare la tesi di laurea - o almeno, avrebbe dovuto essere lì.
“Avrebbe”, appunto, poiché si presentò al locale, si sedette a un tavolo e aspettò finché Kurt non andasse a prendere le ordinazioni.
« B-blaine?! Che ci fai tu qui? » chiese, arrossendo per la sua camicia Hawaiana con tanto di collana di fiori - quella settimana era la settimana a tema Hawaiano, sì.
« Sono uscito prima dall’università, sapevo che tu eri qui, e volevo farti una sorpresa » spiegò. « E poi, volevo un cappuccino medio, e possibile averlo qui a Honolulu? »
Kurt rise. « Certo, con tanto di ombrellino di carta! »
Blaine annuì e sorrise, mentre Kurt si girò per andare a riferire l’ordinazione.
Quando tornò con il cappuccino Blaine si inginocchiò, prese una rosa e un piccolo cofanetto blu dalla sua tracolla e disse quelle fatidiche due parole. « Vuoi sposarmi? »
Kurt rimase spiazzato, lì per lì, ma gli bastò guardare Blaine negli occhi per rispondere, per dire sì e per baciarlo, noncurante fosse sul posto di lavoro, che in quel modo rischiava il suo posto, e noncurante della folla che c’era nel bar.
« Ti amo » avevano sussurrato all’unisono, quando si furono staccati da quel bacio.
 
I preparativi per il matrimonio furono fatti in fretta e furia: a nessuno dei due importava tutto quello, entrambi odiavano le cose materiali, bastava una semplice cerimonia civile, un ricevimento con i parenti e amici stretti, un po’ di musica fai-da-te, e il loro amore.
In questo punto del racconto, di solito, si arriva alle complicazioni, a quel “Tutto è destinato a finire” o un bel punto interrogativo e quel “E se fosse stato tutto uno sbaglio?”, ma non stavolta.
È ovvio che i litigi - piccoli e grandi che fossero - Kurt e Blaine li ebbero, ed anche pesanti a volte, ma per loro fu - in un certo senso - diverso, perché qualsiasi cosa accadeva Blaine sapeva quale fosse la verità e non poteva avere dubbi, non potevano esserci gelosie, non potevano esserci incertezze. Perché Blaine sapeva.
E, inoltre, entrambi sapevano che il più grande superpotere era l’amore - il loro in particolare - e nient’altro. Certo, Superman, Batman, Spiderman e molti altri erano dei grandi supereroi, che erano riusciti a sconfiggere i mali più persistenti, che avevano combattuto con coraggio e con onore, ma che vite avrebbero avuto senza le loro metà? I loro cuori come avrebbero potuto farcela senza qualcuno ad amarli? Stesso le loro imprese non sarebbero state fatte, non ce ne sarebbe stato un motivo, loro non avrebbero mai avuto una ragione per compierle.
Fu per questo che quei due supereroi venuti male, quei due ragazzi un po’ diversi dalla norma, uniti poterono vivere felici e contenti, proprio come in una favola.
 
 

Altre NdA:

Bien, in primis, spero che piaccia a Magenta.
Poi. Ah, poi. Non pubblico una FanFiction da Giugno. Sì, gente, da giugno (so che non si era sentita la mia mancaza xD) e sono insicurissimissimissimissima di questa storia. Ma doveva essere un regalo, dovevo scriverla in tempo perché io non riuscirei mai a piantare in asso un'iniziativa del genere e sono completamente senza ispirazione.
Parlando di questo: banale, piena di cliché e di romanticismo da quattro soldi, lo so.
Spero possa piacervi lo stesso.

Ale
   
 
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