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Autore: MrsHousekeeper    03/01/2013    1 recensioni
Traduzione della bellissima "Something Old" scritta da Maple Fay su ff.net. Mrs. Hughes ha lasciato Downton Abbey, a causa di un certo maggiordomo e di una gran brutta situazione che sembra non poter trovare soluzione. Ma è davvero così? Oppure anche la ferita più grave, con il tempo, smette di sanguinare? Carson/Hughes molto atipica, ambientata qualche anno dopo il Christmas Special.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso INFINITAMENTE per l'imperdonabile ritardo. Ho, ahimè, dimenticato di aggiornare, e me ne sono accorta soltanto adesso. Vi chiedo scusa. Mille volte, ed una ancora.


« Questo è tutto, milord? »

« Sì, Carson, grazie. » Scosse la testa, le dita che picchiettavano sul bracciolo. « E... Carson? »

« Milord? »

« A che ora sei tornato? »

Una pausa, lunga abbastanza perché Robert immaginasse la risposta. « Le cinque e un quarto, milord. »

« Quindi lo sai. »

« Sì, milord. Lo so. » La ferita e il dolore iniziavano a filtrare attraverso il muro tanto attentamente costruito di professionalità ed integrità.

« E le hai parlato? »

« Credo che parlare verso di lei sarebbe un modo migliore di descrivere il nostro scontro, milord. »

Un sorriso acre, asimmetrico. « So bene cosa intendi. »

_ . _ . _ . _ . _ . _

« Carson è ancora con noi, Mrs. Hughes, » le aveva risposto prudentemente, sostenendo il suo sguardo, questa volta pregando in silenzio che lei non lo interrompesse. « E per quanto riguarda Mrs. Carson- »

« Milord. Vi prego, non fatemi rimpiangere le mie buone maniere. »

_ . _ . _ . _ . _ ._

« Milord, mi stavo chiedendo se potessi... »

« Sì, Carson, certo che puoi. » Si alzò a fronteggiare il suo maggiordomo con un sopracciglio corrugato, due paia di occhi che si scontravano in quel duello muto. « Ma sarà la tua ultima occasione. »

« Ne sono consapevole, milord. »

« Dovresti proprio. »

_ . _ . _ . _ . _ . _

La casa era vecchia, diroccata e grigia, e il pensiero di essere stato lui a portare lei a quel punto gli strinse dolorosamente il cuore.

Dovette aspettare molto a lungo prima che la porta si aprisse sotto il suo insistente bussare, e quando lo fece, e lui vide l'ostilità scritta sul suo viso, quasi si tirò indietro. Quasi.

« Perché sei venuto? » La sua voce sembrava stanca, spossata, flebile e rotta – come un pezzo di carta accartocciato e gettato nel caminetto per essere divorato dalle fiamme. « Non è rimasto nient'altro da dire. »

« Forse per te. Ma non mi hai mai concesso la cortesia di darti la mia versione dei fatti. »

Lei scosse la testa e distolse lo sguardo, come se stesse cercando di dimenticare che lui era lì, reale e concreto, carne e sangue, a chiedere una risposta da lei, a chiedere il permesso di parlare.

« Non avrebbe cambiato niente. »

« Non sono d'accordo. »

Lei sospirò e roteò gli occhi, massaggiandosi la tempia sinistra con la punta delle dita. « E se io chiudessi questa porta proprio adesso? »

« Rimarrei qui finché tu non decidessi di aprirla di nuovo e di accettare di ascoltarmi. »

Lei scosse la testa, ma si spostò di lato e lo lasciò entrare. « Cosa mai potresti volermi dire, dopo tutto quello che è successo? »

_ . _ . _ . _ . _ . _

« Ne siete sicuro? » ansimò Lord Grantham, e si alzò, gettando via il giornale, mentre Cora rimaneva seduta rigidamente e rabbrividiva. Richard Clarkson annuì seccamente e prese il bicchiere di Scotch che gli era stato offerto, agitando il suo contenuto gentilmente prima di mandarlo giù un un solo sorso.

« Assolutamente, milord. »

_ . _ . _ . _ . _ . _

Lei guardava oltre la finestra, le braccia strette attorno al corpo, abbracciandosi strettamente mentre aspettava le sue parole tranquille e guardava gli alberi bagnati dalla pioggia. Non disse una parola durante tutto quel tempo.

« Mi credi? » le chiese a voce bassa alla fine, chinandosi in avanti per seppellire il viso fra le mani.

« Ti credo. »

Sollevò di scatto la testa, un guizzo di speranza che tornava alla vita nelle profondità dei suoi occhi. « Allora...? »

« Non chiedermi quel che non posso fare, Charles Carson. »

Le sue spalle si accasciarono un poco, ma la sua espressione era di tranquilla rassegnazione, di comprensione. « Sono comunque felice che tu mi abbia lasciato spiegare. »

Lei si voltò a guardarlo e per la prima volta da quando lui aveva iniziato a parlare la traccia di una sola lacrima segnava la pelle chiara della sua guancia. « Sono felice che tu mi abbia convinta ad ascoltarti. »

Lui si alzò e fece per tentare un passo verso di lei – ma si fermò a metà del movimento, gli occhi di lei che lampeggiavano di paura e rabbia.

« Riusciremo mai a parlare di nuovo come facevamo prima? »

« Niente sarà mai più come prima. »

Lui raccolse il cappello e lo rigirò fra le mani, incapace di guardarla a lungo. « Accetterai la proposta di Lady Strallan? »

« Non lo so. Può darsi. Ho davvero bisogno di pensarci. »

« Certo, » annuì in tono grave, voltandosi verso la porta. « Vorrei soltanto poterti vedere, di tanto in tanto, anche per poco. Addio, Elsie. »

« Charles. » Si fermò, senza voltarsi, teso per la trepidazione. « Ti ho sempre amato. »

Il nodo che aveva in gola diventò troppo difficile e pesante da ingoiare, così parlò con difficoltà, la voce roca, a stento udibile. « E io, te. »


  
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