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Autore: CowgirlSara    19/07/2004    3 recensioni
Un racconto che parla di guerra, delle perdite che essa porta, del dolore, dell'amore che può nascere e crescere, preservarsi, nelle condizioni più avverse... come un fiore bianco nel vento del Riddermark.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eomer, Eowyn
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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3. Anime ribelli

 

E allora scoprirai che questo tempo che passa

ricopre tutto ciò che ti resta

e che per avere la libertà

dovrai per forza chinare la testa

Ma non è questo che vuoi...

(La libertà di volare - Nomadi)

 

Elfrid entrò silenziosamente nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle; i due soldati alle spalle di Eomer la guardarono, ma lei si fermò appoggiandosi alla porta. Il terzo maresciallo era seduto al tavolo, di fronte ad un uomo che si stava rifocillando; sentito il rumore della porta, si girò in quella direzione, facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi.

"Allora, continua." Eomer incitò l'uomo a riprendere il suo racconto.

"Abbiamo incrociato una carovana, gente che fuggiva dalla piana dell'Entalluvio..." Riprese l'uomo, dopo aver bevuto un sorso di vino. "...pare che circa tre giorni fa una numerosa squadra di orchi abbia attraversato la prateria in direzione est..." Eomer ed Elfrid si scambiarono un'occhiata. "...erano grossi, viaggiavano di giorno, correvano, e, stando alle loro parole, erano più crudeli di quanto non siano normalmente gli orchi, hanno fatto strage di uomini e di bestie..."

"Da dove venivano?" Domandò preoccupato il maresciallo, mentre la ragazza si fermava al suo fianco, appoggiando una mano sulla spalliera della sedia.

"Non n’erano certi, ma forse scendevano da nord, lungo il corso del fiume, di sicuro diretti a est, verso l'Anduin." Rispose il soldato.

"Portavano insegne, qualche segno di riconoscimento?" Azzardò Elfrid; l'uomo alzò il capo verso di lei.

"Su questo i contadini sono stati fermi, portavano, sugli scudi, le cotte, addirittura sulla pelle, l'emblema della mano bianca..." Stavolta, lo sguardo tra il maresciallo ed il capitano, fu più che eloquente.

"Aveva ragione Theodred, abbiamo il nemico anche ad est..." Mormorò la ragazza, stringendo la spalliera della sedia di Eomer.

"Non vedo perché avremmo dovuto dubitarne." Replicò piano l'uomo, posando il mento sulle mani giunte. "A proposito..." Tornò a rivolgere lo sguardo al soldato. "Notizie dal nord?"

"Nessuna certa." Rispose quello scuotendo il capo. "Ci sono voci di un violento scontro ai Guadi dell'Isen, un paio di notti fa, ma niente di più."

"Dunque..." Disse Eomer alzandosi. "Tu riposati, Eothain, più tardi ti farò sapere il tuo nuovo incarico." Il soldato annuì.

Il maresciallo si alzò dal tavolo col volto cupo, prese per un braccio Elfrid e la guidò fuori della stanza, lasciando i tre soldati da soli; quando furono fuori allentò la presa, andando a posare la fronte contro il muro.

"Orchi a nord e a est, Dunlandiani a ovest..." Mormorò Elfrid, stringendosi nelle braccia. "Siamo assediati, stretti tra le due torri..."

"Sapevo che Gondor non avrebbe potuto garantire a lungo per i confini orientali..." Mormorò Eomer, interrompendola. "Presto arriveranno anche da sud."

"Ho sentito che l'esercito di Minas Tirith ha grossi problemi a Osgiliath e in tutto l'Ithilien." Affermò la ragazza, appoggiandosi al muro e voltandosi per vedere il profilo di Eomer; l'uomo sospirò.

"Non so quanto riusciremo a resistere così, spero solo che Theodred sia riuscito a sfondare a Isengard." Dichiarò, ma non c'erano sicurezze nella sua voce.

"Che intendi fare?" Gli domandò Elfrid, voltandosi e posandogli una mano sulla schiena; lui si rialzò lentamente e la guardò negl'occhi.

"Quello che vorrei fare è radunare i miei uomini, partire, raggiungere e sterminare quei maledetti mostri." Proclamò con rabbia, poi prese un lungo respiro. "Ma il mio dovere, come Maresciallo del Mark, m’impone di riferire prima al mio sovrano, ed ascoltare i suoi ordini."

Elfrid comprendeva la sua frustrazione. Ora avrebbe dovuto sopportare di riferire quelle informazioni, e poi ricevere ordini non dal suo re, ma bensì da un individuo che, non solo era un pessimo consigliere, forse un ladro, ma probabilmente anche una spia, tutte attività che un uomo come Eomer non poteva nemmeno pensare di accettare; e, in più, Grima era viscidamente interessato alla sua adorata sorella.

"Eomer..." Gli disse stringendo il suo braccio e fissandolo negl'occhi. "Qualunque cosa tu decida di fare, io sono con te." Lui le sorrise stentatamente.

"Grazie Elfrid." Ribatté l'uomo con sincerità.

"Adesso vai." Lo incitò poi la ragazza; Eomer le fece un ultimo sorriso triste, lasciandola nel corridoio.

La guerriera sapeva che la situazione era terribile, che forse il regno del Riddermark stava per finire, tramontando schiacciato tra i due oscuri poteri, ma quando era con lui... Le bastava guardarlo per un attimo negl'occhi e si trovava pronta a qualsiasi battaglia, pur di stargli al fianco. Non innamorati, Elfrid... si disse. Ho paura che sia troppo tardi, per queste raccomandazioni...

 

Il cielo grigio prometteva pioggia, non c'era uno spiraglio nella massa di cupe nuvole che copriva la prateria fino all'orizzonte. Elfrid, davanti al quel triste panorama, non poteva fare a meno di pensare a quanto è ridicolo il cuore degl'uomini; quello era il momento più sbagliato per innamorarsi, eppure non c'era altra spiegazione a quei suoi batticuori, a quel suo desiderio nei confronti di Eomer, a quel timore per lui... Sbuffò.

La porta si aprì lentamente e qualcuno entrò; la guerriera continuò a guardare fuori, incerta se voltarsi e mostrare il suo turbamento, o insistere nell'indifferenza.

"Elfrid..." Una voce timida la chiamò, lei si voltò subito.

"Oh, Eowyn, sei tu..." La ragazza si avvicinò all'amica annuendo, l'altra le sorrise.

"Scusa se ti disturbo, ma..." Riprese, una volta raggiunta la finestra. "Ci sono notizie di Theodred?" Domandò poi, rialzando il capo e guardandola negl'occhi.

"Purtroppo no." Rispose Elfrid scuotendo il capo; Eowyn contrasse le labbra e si voltò verso l'esterno.

Per lunghi minuti rimasero così, entrambe guardando la pioggia che cominciava a scendere annerendo i massi che spuntavano tra l'erba, inzuppando le bandiere, lavando le pietre del bastione di Meduseld.

"Lui mi manca." Ammise Eowyn, mettendo fine al silenzio.

"Anche a me, sai." Disse Elfrid; si guardarono negl'occhi, la guerriera fece un breve sorriso.

"Ancora oggi, che ormai sono adulta, ogni tanto mi prende sulle ginocchia e mi chiama 'mia piccola stella'..." Raccontò la ragazza bionda, guardando fuori e cercando di non far tremare la voce.

"E' una persona dall'animo gentile." Affermò il capitano dai capelli rossi.

"Sì..." Annuì Eowyn senza guardarla. "Quando arrivammo qui, Eomer si mise subito in testa di diventare il più forte dei Rohirrim, e mi lasciava spesso sola." La fanciulla prese a narrare la sua storia. "Theoden mi metteva una certa soggezione, allora, prima di imparare a conoscerlo, così io mi rivolsi a suo figlio, l'unico che aveva dimostrato un po' di tenerezza verso di me..." Continuò, ma faceva fatica a trattenere il pianto, la sua voce stentava. "...e lui mi teneva con se, mi portava a cavallo, oppure mi cullava sulle sue ginocchia, carezzandomi il capo, e poi mi guardava con i suoi dolcissimi occhi blu, rassicurandomi e dicendomi che tutto sarebbe andato bene..." Le sue parole furono spezzate da un singhiozzo, chinò la testa, ma Elfrid vide le sue lacrime gocciolare a terra.

"Oh, Eowyn..." Mormorò Elfrid, passandole un braccio sulle spalle; quel racconto aveva commosso anche lei, sentiva gli occhi lucidi.

"Dimmi che tornerà..." La ragazza sospirò, stringendo a se l'amica.

"Non sono in grado di darti assicurazioni sul suo ritorno..." Le disse dolcemente. "Ma di una cosa sono sicura, lui farà di tutto per tornare da te."

Si abbracciarono, perché il dolore era profondo e, nonostante le parole fossero d'incoraggiamento, da qualche parte, in fondo al cuore, sapevano che la speranza di rivederlo era ormai morta.

 

Eomer, in quegli stessi momenti, affrontava Vermilinguo al cospetto del re; il maresciallo aveva appena finito di riferire le notizie giunte dall'est.

"...perciò io vi chiedo, mio Sire, di concedermi l'organizzazione di una éored, così da poter partire subito all'inseguimento degl'orchi in movimento sul confine orientale." Richiese, inginocchiandosi davanti al sovrano.

"Non vedo che motivo ci sia per fare tutto questo." Intervenne Grima, alzandosi dal fianco del re. "Mi sembra che il vero pericolo risieda ancora a nord... E, a quanto pare, i rinforzi apportati dal Secondo Maresciallo non hanno sortito gli effetti voluti..." Aggiunse con una smorfia.

"Il motivo, invece, mi sembra chiaro e palese." Replicò Eomer alzandosi e guardandolo in viso. "Pattuglie di orchi con la mano bianca che si dirigono a est, possono voler dire una sola cosa: un'alleanza tra Orthanc e la Torre Oscura!"

"Oh, che avventate parole!" Ribatté Vermilinguo, posandosi una mano sul petto. "Non ci sono prove di questi tuoi infamanti sospetti nei confronti di Saruman."

"Andiamo, ma che cosa vuoi?! Che ti porti una delle loro teste, Grima?" Sbottò rabbioso Eomer; il consigliere si preparò a rispondere, ma un rantolo del re li fece voltare entrambi.

"Tu..." Mormorò il sofferente sovrano, alzando l'indice sul nipote. "Tu resti... resterai qui..." Poi la sua mano ricrollò sul bracciolo del trono ed il capo si chinò di nuovo; Grima non perse tempo.

"Sentito le parole del Re?" Chiese subito ad Eomer. "Egli desidera che tu rimanga in difesa di Meduseld e del suo Sovrano, e non che parta per emulare le gesta di tuo padre..." Continuò mellifluo. "O vuoi fare la sua stessa fine?" Eomer strinse i pugni.

"Non hai il diritto di parlare di lui..." Ringhiò a denti stretti.

"Ma ho il dovere di proteggere il nostro amato Sire!" Proclamò Vermilinguo, voltandosi con una velocità incredibile per lui, e raggiungendo il trono, per poi chinarsi e baciare la mano del re. "Proteggerlo soprattutto dall'avventatezza dei suoi figli, i quali non pensano al dolore che gli danno con la loro brama di battaglia." Enunciò con tono puramente addolorato; il più grande attore vivente, pensò con rabbia Eomer.

Grima, infine, lentamente si alzò, posando una mano sulla spalla del sovrano; poi girò lo sguardo su Eomer, che era in piedi alla base del piedistallo del trono e lo guardava impassibile, respirando intensamente.

"Hai ascoltato i tuoi ordini, Terzo Maresciallo, il tuo compito è proteggere Edoras, non sarà intentata alcuna azione contro questi presunti attacchi a est..." Affermò Vermilinguo. "Ora puoi andare." Aggiunse con un sorrisino maligno.

Eomer prese un respiro più lungo, fissando con puro odio il consigliere, infine spostò gli occhi sul re e li socchiuse, facendo un severo inchino; lasciò la sala con una nuova determinazione, stavolta nessuno gli avrebbe impedito di difendere ciò che amava.

 

Elfrid lo trovò nelle stalle, stava strigliando Zoccofuoco, il suo cavallo dal manto brunito; indossava una camicia con le maniche arrotolate ed aveva un'espressione triste.

"Vorresti strigliare anche Neronube?" Gli chiese; lui si voltò appena, con un sorriso malinconico.

"Lo sai che il tuo è uno degl'ultimi cavalli neri di Rohan?" Replicò poi.

"Certo, è per questo che ci tengo tanto." Rispose la ragazza, fermandosi al suo fianco e carezzando il muso dell'animale, che le diede una piccola spinta.

"Quali sono gli ordini?" Gli domandò, dopo qualche istante di silenzio, che avevano passato a guardarsi negl'occhi.

"Raduno una éored e partiamo stanotte in direzione est." Rispose lui, tornando a guardare il cavallo.

"Questa non è la volontà del Re..." Mormorò Elfrid.

"No." Disse Eomer senza guardarla.

"Dunque stiamo per disubbidire apertamente ad un ordine del Sovrano?" Continuò la guerriera.

"Sì." Annuì l'uomo, voltandosi verso di lei. "Tu sei con me?" Le chiese fissandola negl'occhi.

"Ho fatto una promessa, Eomer, ed io sono solita mantenerle..." Dichiarò lei. "...sarò al tuo fianco, fino alla fine." Aggiunse decisa.

Eomer fece un breve sorriso; era felice che Elfrid lo seguisse, non solo perché di lei ci si poteva fidare, ma solo per averla accanto con la sua energia, la sua determinazione, la sua bellezza... Alzò una mano verso di lei, all'improvviso, carezzandole dolcemente una guancia; la ragazza socchiuse gli occhi a quel contatto.

"Non sono necessarie le carezze, per convincermi." Affermò poi.

"Non era per quello..." Mormorò Eomer con un sorriso. "...mi piacciono le tue lentiggini..." Si giustificò poi; Elfrid sorrise, chinando lo sguardo.

Avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto dire tante cose, ma gli sembrava impossibile che in un cuore solo potessero entrare tanti sentimenti; quello che provava per lei era perso tra la preoccupazione per la sua terra, il dolore per Theodred, l'amore per Eowyn e l'odio per gli orchi e chi li comandava. Era confuso, non era il momento, così le strinse soltanto la mano.

 

Eomer stava indossando l'armatura, quando sentì alcuni passi leggeri alle sue spalle; voltandosi vide sua sorella che lo guardava con espressione seria.

"Stai partendo, vero?" Gli chiese, fissandolo negl'occhi.

"Sì." Rispose chinando di nuovo lo sguardo e indossando il coprispalle; Eowyn si spostò davanti a lui, sistemandogli il bavero.

Eomer rilasciò le braccia lungo i fianchi, osservando la sorella che, con abilità, sistemava i lacci dell'armatura; Eowyn aveva gli occhi rossi ed il viso pallido. La ragazza alzò lo sguardo, lui la fissava con apprensione.

"Non ti tradirò, stai tranquillo." Mormorò la ragazza; il maresciallo sorrise brevemente, carezzandole il capo, ma all'improvviso la vide piegarsi e poggiare la fronte sul suo petto. "Portami con te..." Eomer spalancò gli occhi.

"Che cosa?!" Esclamò poi, scostandola da se. "Sei impazzita?!" Le chiese.

"Voglio combattere, voglio essere utile, non lasciarmi qui!" Replicò la ragazza.

"Se c'è una cosa che non rischierei mai è la tua vita, Eowyn, non puoi chiedermi una cosa del genere!" Protestò il fratello.

"Ma non capisci che io, qui, mi sento prigioniera, come una farfalla in una tela di ragno!" Gridò lei stringendo i pugni.

"Beh, perdonami, se preferisco vederti viva in una gabbia, che morta tra una selva di lance!" Ribatté lui, allontanandosi con pochi passi nervosi; Eowyn piangeva.

"Non posso restare qui, mentre le persone che amo combattono e muoiono lontano da me..." Mormorò disperata la fanciulla.

"Eowyn..." Disse il fratello, tornando davanti a lei e posandole le mani sulle spalle. "...io non posso portarti con me..."

"Perché?" Chiese con gli occhi pieni di lacrime.

"Non sopporterei di perdere anche te..." Dichiarò guardandola negl'occhi; Eowyn capì quello che voleva dire, condividevano il dolore per Theodred. Lo guardò a sua volta, aveva la stessa paura anche lei, ma non sapeva arrendersi.

"Nemmeno io lo potrei sopportare..." Ammise infine; si abbracciarono, mentre Eomer le baciava la fronte.

"Portami con te..." Tentò un'ultima volta la ragazza, sussurrando nascosta tra le braccia del fratello.

"Non lo farò." Proclamò lui deciso, ma a bassa voce.

Eowyn si allontanò bruscamente da Eomer, lanciandogli un'occhiata offesa e addolorata, poi gli diede le spalle allontanandosi velocemente; l'uomo sospirò, reclinando il capo e socchiudendo gli occhi.

 

Partirono a notte inoltrata, quando già la città ed il palazzo dormivano; si erano ritrovati fuori dalla cerchia di Edoras, per non destare agitazione. Erano centoventi rohirrim, fedeli ad Eomer, tra i migliori cavalieri di Rohan, e alla loro testa svettava il terzo maresciallo, con la criniera bianca che spioveva dall'elmo.

Prima di dare l'ordine alla partenza sia Eomer che Elfrid si voltarono verso il bastione di Meduseld; là, in cima alla scalinata, c'era una figura vestita di bianco, troppo lontana per distinguerne i lineamenti, ma entrambi i soldati sapevano chi era. Eowyn alzò una mano in segno di saluto, un colpo di vento fece muovere il suo vestito ed i capelli biondi; Elfrid ed Eomer si scambiarono un'occhiata triste, poi lui diede l'ordine di partire.

 

CONTINUA…

   
 
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