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Autore: Violet Tyrell    03/01/2013    2 recensioni
Un anno dopo la grande battaglia di Manhattan, viene ritrovata una ciocca bionda che appartiene a Kirsten Beaumont, la figlia di Ermes di cui poche persone conservano il ricordo.
Da sempre molto evanescente, della giovane ragazza si sono perse le tracce ormai da molto tempo e tutto sembra pronto per considerare conclusa la faccenda; ma in questa storia c'è un colpevole che si cela nell'ombra e sa qualcosa che potrebbe cambiare tutto.
E nella stessa ombra si cela anche Apollo, che nasconde un segreto mai rivelato e che potrebbe bruscamente venire a galla e sconvolgere tutto l'Olimpo.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio raggio di Sole Angolo di benvenuto: Ciao ancora a tutti :=) eccoci con il secondo capitolo. Ringrazio chi ha letto e recensito il primo^^ spero sia di vostro gradimento anche questo :=) vi avviso solo che da qui le cose cominceranno a infittirsi, a farsi meno chiare, e che è tutto voluto U__U




Il mio raggio di Sole
 

Chapter 2 - Segreti da non rivelare



Tutto sommato aveva ragione chi diceva che le divinità non erano granchè materne o paterne, con i loro figli semiumani ovviamente; Ermes varcò la soglia dell'elegante villetta in cui era nata la sua piccola Kirsten e in cui aveva vissuto con la sua madre mortale per molti anni. Lui per primo non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che era venuto lì in visita: tra i mille messaggi da inviare, gli impegni e i complotti a cui dover prestare attenzione, Ermes non era affatto convinto di essere stato un bravo genitore. Bene o male Kirsten l'aveva conosciuta e si era anche legato a lei, ma ad altri suoi figli non era andata così bene: alcuni non lo avevano neppure sentito nominare.
"Che buio!"
"Ci sono dei ratti?"
Non badò troppo alla conversazione di Martha e George ma mettendo piede in quella casa doveva convenire che il buio era tetro: Alicia non aveva avuto altri parenti in vita, forse era per questo che alla scomparsa di sua figlia aveva perso completamente il senno.
Eppure lui non se la sentiva di incolpare la ragazza, non era colpa sua se desiderava essere libera dalle troppe e forse indesiderate premure della madre; a volte pensava di essere lui il colpevole, invece! Sarebbe stato tanto più semplice se l'avesse seguita fin dall'inizio, pur sapendo che non avrebbe potuto comunque fare molto. Con un sospiro si limitò a passare da una stanza all'altra, osservando la polvere che ricopriva i mobili: c'erano anche alcune fotografie nelle cornici e lui ne prese in mano una, che raffigurava Alicia e Kirsten. Era significativo che nessuna delle due sorridesse: Ermes aveva imparato a leggere negli occhi della figlia il suo senso di inadeguatezza, spesso e volentieri era stata proprio Alicia a farle notare il peso di chi non poteva parlare.
Quello era strano ed Ermes spesso si chiedeva da cosa derivasse: all'inizio aveva avuto il dubbio che la mancanza della parola fosse dovuta a un dono celeste ma con il tempo nulla di questo era trapelato. Era semplicemente muta, cosa che la rendeva ancora più sola; lui aveva fatto del suo meglio per mandarla ogni anno al Campo Mezzosangue ma anche lì non si era ambientata. Faceva ciò che le dicevano ma non aveva uno scopo e questo aveva preoccupato molto Ermes; parlarne con Alicia poi era stata un'assurdità.
La donna non sopportava il pensiero di avere una figlia pressocchè stupida anche se in realtà l'assenza della parola la rendeva sola e basta, ma di certo non inferiore a nessuno psicologicamente; c'erano state numerose liti finchè non aveva acconsentito a lasciarla istruire... tra i suoi simili. Aveva detto proprio così. Ermes però era consapevole che Alicia non aveva ceduto volontariamente: difatti lui si era limitato a prendere Kirsten e a portarla con sè non appena aveva avuto il sentore che alcuni mostri fossero alla sua ricerca.
"Che bella stanzetta gialla, sembra di essere a casa di Apollo."
"Già, dove non c'è neanche un ratto!"
La stanza di Kirsten, quella più in alto di tutte, era arredata con toni chiari, quasi tutti derivati del giallo, mostrando un contrasto incredibile con il resto della casa; Ermes sorrise involontariamente mentre si guardava attorno, ricordando chiaramente come a Kirsten piacesse circondarsi di quel colore. A parte le finestre chiuse, sembrava davvero che un tempo il sole avesse abitato quella stanza. Si sedette su un pouf più che altro per riflettere; non gli piaceva l'idea di dover di nuovo dire addio a uno dei suoi figli, ma entrare in quella stanza vuota lo aveva aiutato a capire che era necessario farlo. Aveva cercato ovunque ma non c'era traccia della ragazza, se non per quella ciocca...
Il suo sguardo cadde sulla scrivania: c'erano ancora sparsi in disordine alcuni libri che Kirsten doveva probabimente avere letto, assieme a fogli con schizzi di personaggi immaginari. Ermes trovò un comune denominatore: il sole. In qualunque disegno c'erano i colori del sole, ma la sua attenzione venne attratta dal cassetto semi aperto in basso a sinistra.
"Forse non dovrei..." Non aveva mai pensato di giungere lì per spiare o frugare nelle cose di Kirsten al contrario, desiderava solo conoscere qualcosa in più di lei... Solo che sollevando quel minuscolo diario con il lucchetto rotto, gli sembrava di violare qualcosa di estremamente privato.
"Non farti troppi problemi, a lei non darà alcun fastidio."
Le parole di Martha erano vere, eppure Ermes rimase alcuni minuti incerto, finchè non lo aprì a una pagina a caso.



Oggi l'ho rivisto! Quasi non riuscivo a credere che fosse davvero lui, eppure so che potrei distinguerlo tra mille! Spero che mamma non l'abbia visto, non esiterebbe a urlare contro anche a lui: ho sentito come si è infuriata con papà quando ha voluto portarmi alla maratona di New York. Ho pensato che crollassero le mura di casa! C'è un vantaggio a non parlare, non credi?


Ermes considerò quelle frasi: aveva portato Kirsten a New York nell'anno in cui aveva compiuto quindici anni, era certo di non sbagliare dal momento che l'aveva fatto una volta soltanto. E sì, la figlia aveva ragione sostenendo che c'era stata una litigata: Alicia lo riteneva un incapace e non mancava mai di ricordarglielo, e per una volta anche lui aveva ceduto alla rabbia rispondendole per le rime.
"Oh, aveva un innamorato!"
"Forse era un ratto, lo dicevo che la piccola aveva buon gusto."
"Ma non dire scemenze..."
Ermes colse solo una parola di quel piccolo battibecco tra i serpenti, e tornò a scorrere il testo: sì, di certo parlava di un uomo... o per meglio dire, di un ragazzo che l'aveva molto colpita. Una cotta senza dubbio, normale anche per la sua età, visti i termini entusiastici con cui lo descriveva: non c'era nessun nome ma solo elogi. Beata gioventù! Tornò indietro di alcune pagine: cronologicamente non c'erano molte date ma gli episodi descritti gli consentivano di mettere comunque in ordine quello che leggeva.



Zoe ha detto che dovrei unirmi alle Cacciatrici di Artemide: è vero che le trovo molto simpatiche, e mi piace molto usare l'arco, ma sento di non poterlo fare. C'è qualcosa dentro di me che mi dice no, anche se sarebbe una vita... eterna. Forse dovrei chiedere a papà come ci si sente a vivere per sempre.
In ogni caso è molto gentile Zoe, mi piacerebbe che fosse anche lei al Campo... Se non altro ci andrei più volentieri; oggi ho capito quanto sia rischioso per me stare qui, eppure non sopporterei di stare lontana da lui anche se non saprà neppure che esisto.
Oggi però è stato davvero gentile e poetico: mi ha rimessa in sesto in pochissimo tempo e mi ha persino sorriso e anche dedicato una piccola poesia. A me!


Per un momento Ermes si chiese chi fosse questo misterioso cavaliere; di rado esistevano persone così gentili come quelle parole invece lo descrivevano, eppure il suo lato più legato a Kirsten lo faceva sentire contento di quell'entusiasmo adolescenziale. Sapeva già che Artemide aveva cercato di persuaderla a unirsi a loro, e anche che Zoe l'aveva aiutata una volta, ma ignorava del tutto la presenza di un estraneo subito dopo. Ermes riflettè che probabilmente aveva avuto a che fare con un medi
co, o un infermiere... Riusciva a spiegarselo solamente così, anche se il pensiero che potesse esistere un altro esagitato che inventava le poesie come Apollo, lo faceva ridere.
Fece per rimettere a posto il volume quando si accorse che a terra, poco lontano dal letto, c'era un pezzo di foglio a; lo prese in mano e a prima vista gli diede l'idea di non essere mai stato neppure letto.  era liscio e poi si accorse che era stato strappato con violenza, e che una delle parole era scritta in greco antico.
Ermes avrebbe voluto capire chi aveva scritto quella lettera, se lettera poi era dato che non trovava i pezzi: per alcuni istanti aveva pensato - o sperato - che fosse stato Luke ma allo stesso tempo non sapeva spiegarsi perchè ma escludeva questa pista.



"Ti giuro che con quegli occhiali mi accechi!" Poseidone borbottò rivolto ad Apollo: il Dio del Sole se ne stava tranquillo sullo sdraio, come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo. "Dovresti saperlo che li porto, in ogni caso sei stato gentile a invitarmi a questa crociera: l'aria è un po' fresca ma la giornata è fantastica. Tuo figlio sta ancora facendo il sub?"
Per qualche strana ragione Poseidone aveva mandato Percy a controllare all'interno del mare ed era già più o meno trascorsa un'ora senza che fosse riemerso; Apollo non ignorava che sicuramente il giovane fosse in grado di respirare sott'acqua ma gli avrebbe fatto più piacere la sua presenza, almeno lui rispondeva alle domande se voleva chiacchierare un po'. Poseidone era - doveva dare un po' ragione a Zeus - troppo orso certe volte.
"Sì. Sai che cosa ho trovato l'altro giorno in acqua?"  Apollo fece cenno di no con la testa più per educazione che per reale interesse; in fondo lui non riusciva a tranquillizzarsi da quando aveva visto il disegno di Rachel e sperava che quella specie di vacanza sui mari gli servisse per ripristinare la calma. Tuttavia non era preparato alle parole di Poseidone, tanto che rischiò di cadere dallo sdraio.
"Ne sei sicuro?" Apollo lo domandò con una leggera esitazione, consapevole che avrebbe avuto una risposta
positiva: aveva la netta impressione che il disegno non fosse solo una coincidenza e per la prima volta aveva una pista concreta da cercare, anche se... perchè nei mari? Lui non aveva mai creduto che fosse perita con gli altri della nave, aveva sempre avuto la certezza che si fosse salvata prima ma negli ultimi tempi aveva cominciato a esaurire le ipotesi.
Poseidone raccontò anche del dialogo con Ermes e della decisione di bruciare un drappo; Apollo avrebbe voluto dire che era una sciocchezza ma persino lui doveva ammettere che si trattava di una decisione sensata. Che cosa avrebbe fatto lui al posto di Ermes, se si fosse trattato di uno dei suoi figli? "Quanto senso pensi che abbia continuare a nascondere a Ermes la verità?"
La voce di Poseidone interrupe i pensieri del Dio del Sole che pareva sul punto di volergli lanciare un'occhiataccia; lui aveva scoperto casualmente la storia ma non aveva mai parlato perchè all'epoca la ragazza era ancora viva e Apollo aveva assicurato che era sua intenzione parlarne con Ermes il prima possibile. Ma di cosa? Per dirgli oh caro amico, posso dirti che ho una storia con tua figlia
? Mi dai la tua benedizione prima che mi stanchi di lei e vada in cerca di qualche altra preda? Del resto se c'era qualcuno incapace di essere fedele quella era una divinità, di chiunque si trattasse; Apollo poteva blaterare quanto voleva ma alla fine sarebbe successo quello, ne era convinto.
"E quanto senso avrebbe dirgli la verità? Preferisco che non ne sappia nulla, non voglio creare altri disordini e neanche essere frainteso..." Apollo era certo che ci sarebbero stati problemi e se era vero che il suo piccolo raggio di sole era scoparso per sempre...Scrollò la testa, gli faceva male anche solo pensare a quelle parole; per fortuna proprio in quel momento ricomparve Percy e fu contento di avere una distrazione. Il ragazzo assicurò che tutto era calmo e Poseidone parve un po' deluso, pur senza ammetterlo.
Dopo alcune ore l'aria cominciò a farsi più fresca e pensarono di ritornare tutti ai propri doveri, quando l'enorme nave superò un punto in cui l'acqua era più scura. "Sembra sangue" disse Percy osservadola con attenzione; tutti lo trovarono strano dal momento che non avevano avuto alcun sentore di battaglie e neppure di animali marini feriti. "E lì, sotto il pelo dell'acqua, c'è qualcosa..."
Apollo si sporse per vedere meglio: sembrava un corpo umano, sicuramente femminile, rivoltato a schiena in alto e apparentemente immobile. Solo alcuni istanti più tardi vide distintamente due segni rossi, profondi, sulla schiena ma fu solo quando posò lo sguardo su quei capelli color oro che si sentì mancare il cuore.
"Kirsten... ma come...?" Avrebbe dovuto essere felice per essere lì, per essere presente proprio nel momento in cui l'avrebbe infine trovata, ma sentiva puzza di morte. Sarebbe stato terribile trovarla... morta. No, lui non l'avrebbe permesso! Si accorse che Poseidone si era già mosso: facendo appello al suo immenso potere e al controllo sulle acque, aveva innalzato un'onda che gli spedì direttamente in braccio la ragazza. Era proprio da lei che proveniva il sangue, dalla schiena, eppure il dio dei Mari poteva percepire distintamente la vita nel corpo della fanciulla.
La appoggiò delicatamente a schiena in su sullo sdraio che poco prima Apollo utilizzava per abbronzarsi. "Percy! Fila a cercare Ermes, digli che abbiamo trovato sua figlia e che gliela porteremo il prima possibile!" Poseidone aveva appena finito di parlare che suo figlio aveva annuito, facendosi dare un passaggio da un delfino di passaggio per raggiungere la costa. Poi si voltò di nuovo verso la ragazza che versava in condizioni critiche: a parte quei due segni preoccupanti sulla schiena, doveva aver ingurgitato troppa acqua ed era estremamente esile e pallida. Indossava un vestitino tutto rotto che pareva di alloro, o comunque di pianta. Solo i suoi capelli erano vivi e splendenti come sempre.
"Bene, sono contento di non avere recuperato un cadavere... Figlia di Ermes, ci prenderemo noi cura di te, riposa e basta. Beh Apollo, da quant'è che non eserciti un po' di sana dottrina cerusica?" Poseidone non aveva però bisogno di dire niente perchè il dio era già all'opera; per lui sarebbe stato uno scherzo curare qualcuno oltre che un piacere visto che si trattava di Kirsten. Aveva già fatto qualcosa lui con l'acqua ma il dio della medicina era il più indicato.
Restava solo il problema di dove portare la ragazza, almeno temporaneamente; fece muovere rapidamente la nave e gli sembrava che soffiassero anche venti favorevoli ad aiutarlo. Il drappo avrebbe dovuto attendere.



Angolo Autrice_



ciao, vi chiedo scusa se scrivo poco ma ieri mi son fratturata un dito e la mano è out, perciò ci sentiremo minimo tra un mese e nezzo, un bacio a tutti!


   
 
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