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Autore: Elanor Eliniel    03/01/2013    2 recensioni
Elanor, razionalista e devota ad Ulmo, e Niphredil, dolce fanciulla e amica delle cose che crescono, sono le due nipoti di Cìrdan, cresciute nel Mithlond, sulle rive del Mare.
Ma il mare stesso è mutevole, la Guerra dell’Anello si avvicina e nonostante le speranze di una vita di semplicità, si ritroveranno coinvolte in eventi più grandi di loro, eventi che le separeranno per poi lasciarle a rincorrersi, per poi sradicarle dalle loro tranquille esistenze, sino a spingerle in una nuova dimora e in terre sempre più distanti.
Tra gemme e profezie provenienti dai Tempi Remoti a lettere per Gil-galad datate Seconda Era; tra ombre che si allungano da Sud a paesi nel profondo Est o celati tra i monti; tra amori che rischiano di essere spezzati ancor prima di germogliare e amicizie che nascono in modo inaspettato, questa è la storia di come le due sorelle attraversarono la fine della Terza Era, sino a venirne fuori. Forse.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arwen, Elrond, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elanor & Niphredil'
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- E’ un vero peccato doverci spostare prevalentemente al calar del sole! – commentò Niphredil guardandosi attorno. – Invero magnifica è la terra dei Mezzuomini e mi duole non ammirarla sotto la luce diurna! –
Il suo sguardo spaziò sulle verdi colline, i boschetti ed i ruscelli canterini; sulla natura incorrotta inframmezzata da spaccati di vita hobbit semplice e genuina.
-        Tra poco gli ultimi barlumi del crepuscolo svaniranno e potremo proseguire – fece Narion gettando un pezzo di lembas a Niphredil, seduta nell’erba di fronte a lui, insieme ad Ithilion.
- Godiamoci il nostro pasto in attesa che le tenebre calino su questo ridente paese – commentò quest’ultimo, portandosi il cibo alla bocca.
Consumarono la propria cena gettando occhiate ad ovest, certi di trovarsi nel bel mezzo della vegetazione, lontani dagli occhi degli Hobbit.
- Non appena gli alberi si faranno più fitti, avremo l’opportunità di avanzare anche di giorno, protetti dagli occhi indiscreti; ciononostante i nostri cavalli non saranno certo liberi di lanciarsi al galoppo. – riprese Narion.
- Sono felice di essere stata a Lòrien – sospirò Niphredil. – Ho appreso molte cose che desideravo imparare ed altre che invece non avevo previsto; dopo essere stata discepola di Dama Galadriel dovrei recarmi soltanto a Fangorn presso gli Ent e nelle profondità di Bosco Atro presso Thranduil per completare le mie conoscenze ed affinare le mie abilità.  –
Ithilion buttò un rapido sguardo alla bianca figura della Mezzelfa, un po’ sorpreso dalla sua ingenuità.
- Mia signora, ad essere franco ritengo questo desiderio difficilmente realizzabile negli anni a venire; mi accontenterei di aver conosciuto la dolce Lothlòrien. –
Narion annuì serio.
- Le ombre si allungano e i territori ad Est delle Montagne Nebbiose diventano sempre meno sicuri; sembra essere in arrivo una tempesta, anche se non nell’immediato futuro. Vedrete che a breve anche Dama Arwen lascerà la terra materna per far ritorno ad Imladris. –
L’aria fresca e umida della sera calò su di loro, quasi a voler rinfrescare i loro pensieri e rinvigorire i loro spiriti nella marcia.
- Quanto a noi, dopo un breve soggiorno presso Sire Cìrdan, credo proprio che partiremo per Valinor, lasciandoci alle spalle un destino incerto. Addio mia Lòrien, barlume di occidente nelle Terre Mortali! L’ora per noi giungerà a breve. –
Niphredil trattenne il fiato, sorpresa, fissandoli con gli occhi scuri come l’ebano, rendendosi improvvisamente conto del fatto che le genti elfiche stavano cominciando la loro fuga verso Ovest.
- Sarà un occasione per rivedere il buon vecchio Cìrdan – esclamò ora Ithilion. – Finché vi sarà lui a reggere le sorti dei Rifugi Oscuri, la via verso le Terre Immortali sarà senz’altro praticabile. Quanto a voi, dama, una volta giunti lì il nostro compito sarà terminato. Vi auguriamo comunque di poter realizzare queste vostre aspirazioni, un giorno. Pure, se conosco abbastanza Sire Cìrdan e la sua lungimiranza, molte cose dovranno cambiare in queste terre prima che possiate avere tale opportunità.-
- Tra l’altro, ho ragione di credere che da sempre il Carpentiere non ami molto i boschi ad Est delle montagne se essi non sono sicuri quanto Lòrien. – buttò lì Narion.
Niphredil aggrottò le sopracciglia, senza capire ma incuriosita.
- E perché mai? –
- Oh, per via di sua madre naturalmente – fece con noncuranza Ithilion.
Narion gli gettò un’occhiata perplessa, quasi desiderando che quelle parole non fossero state dette.
- Mio nonno non ama parlare dei propri genitori – rispose lentamente la Mezzelfa.
- E di certo non siamo noi i più adatti a discorrere dell’argomento. – tagliò corto Narion, fulminando con lo sguardo il compagno.
- So soltanto che Dama Galadwen morì nel corso della Grande Marcia, ancor prima di valicare le Montagne Nebbiose; e che Tinwë vive in Aman. – fece lei, ansiosa di saperne di più.
Il crepuscolo si tingeva sempre più del nero della notte; probabilmente da un momento all’altro uno dei due Elfi avrebbe esortato a proseguire il cammino verso il Mithlond. Ma vi era sempre stata una sorta di nebbia attorno alle figure di questi suoi avi, e Niphredil s’apprestò a riempire di idromele i boccali ormai vuoti dei suoi accompagnatori.
Ithilion ingoiò l’ultimo boccone di lembas, per poi mandar giù la bevanda, seguito da Narion.
- Come ben saprai, all’epoca della Grande Marcia i Teleri erano piuttosto divisi; alcuni decisero di restare nella Valle dell’Anduin sotto la guida di Lenwë. –
La fanciulla annuì, mentre il volto di Narion rimase impassibile.
- Già prima di prendere tale decisione, i dissidi serpeggiavano in seno ai Lindar. Tinwë, grande amico di Olwë, desiderava ardentemente proseguire la Marcia e così suo figlio Nowë, poi noto come Cìrdan. Galadwen invece era timorosa e s’attardava nei boschi, desiderosa di rimanervi. Ma anche la sua famiglia paterna premeva affinché si proseguisse con rapidità: ella era difatti sorella di Galadhon e figlia di Elmo, fratello minore di Thingol.
I seguaci di Lenwë presero ad opporsi alla fretta di Elwë e i Teleri tutti temporeggiarono in terre poco sicure, incerti sul da farsi. Cìrdan e suo padre Tinwë discussero con Galadwen, la quale era incinta e sin dal principio avrebbe preferito restare nelle note terre di Cuivienen, piuttosto che avanzare verso l’ignoto. Così, opponendosi ai suoi familiari, si schierò dalla parte di Lenwë. D’altro canto Tinwë desiderava essere in Aman al più presto per crescere il suo ultimo figlio alla luce dei Due Alberi; cosa su cui Galadwen era piuttosto scettica, preferendo crescerlo in luoghi conosciuti fino al momento in cui avrebbero ripreso la marcia essendo ormai il figlio maturo.
La discussione degenerò in lite e Galadwen si allontanò, desiderando restare sola tra i boschi. Tanto si allontanò, che fu trovata da un manipolo di orchi. –
Niphredil ascoltò il racconto, decisamente turbata dalla piega che stava prendendo e dai motivi che probabilmente avevano condotto la dama alla morte.
Fu trovata prima da Sìriel, all’epoca promessa di Cìrdan, con la quale condivideva l’amore per le terre dell’Est. Allorché le due donne furono assalite dagli orchi, sopraggiunse Cìrdan che riuscì a trarre in salvo soltanto la sua amata. Galadwen gli morì sotto gli occhi, e con essa il fratello mai nato; troppo tardi giunse Tinwë, ché la vita aveva già abbandonato la figlia di Elmo. –
Ithilion terminò il racconto nel silenzio più totale, lasciando Niphredil sgomenta e Narion rassegnato.
- Suppongo che Cìrdan non narri mai tale vicenda perché non riuscì mai ad allontanare il senso di colpa per aver, istintivamente, messo la vita di Sìriel innanzi a quelle di sua madre e suo fratello. – aggiunse Narion, tetro. – E fu probabilmente il dolore che Tinwë portò dentro per questa grave perdita e per la successiva separazione da Cìrdan che gli diede l’opportunità di divenire un vero artista, al punto da collaborare con Fëanor. -
Qualche uccello cantava in tono lugubre, essendo ormai scesa la sera e con essa l’oscurità che aspettavano.
- E’ giunto il momento di proseguire. – fece Ithilion, interrompendo il mutismo che era calato sul gruppo. Silenziosamente radunarono le proprie cose e si alzarono.
- Com’è che voi conoscete sì bene questa storia? – domandò Niphredil all’improvviso – E cosa ha a che fare Fëanor con tutto ciò? –
Ithilion si volse, come per parlare, ma Narion lo zittì alzando una mano e rispose:
- Vi fu un tempo in cui appartenemmo ai marinai di tuo nonno, ma fu prima che il mondo mutasse e prima che decidessimo di barattare il Mare per i boschi. Quanto a Fëanor, per stasera hai sentito sin troppo su queste antiche storie ed ora dobbiamo metterci in marcia. -
 
L’alba era rosea e dorata allorché, giorni dopo, Niphredil giunse a varcare i cancelli del Mithlond. Come sempre accade al termine di un viaggio, si ritrovò a pensare a tutto ciò che aveva appreso e a ciò che aveva visto dal momento in cui si era messa in cammino. Sì, era stato un viaggio intenso e foriero di nuove capacità e di notizie.
Portò Nenia alle stalle, più lentamente di quanto non fosse necessario, mentre cercava di trovare le parole giuste per ciò che doveva riferire. Non avrebbe avuto tentennamenti e sarebbe andata dritta al dunque, proprio come era solita fare sua sorella.
- C’è un solo modo per dire certe cose: dritti e concisi! –
La voce scherzosa di Elanor risuonò nella sua mente, ma non riuscì a ricordare a cosa fosse riferita. Probabilmente qualche scherzo dei tempi passati, quando erano ancora più giovani.
Questo semplice pensiero le fece capire quanto in realtà le mancasse, benché la sua assenza fosse divenuta ormai un’abitudine.
- Sei stata lesta ad apprendere gli insegnamenti di Dama Galadriel, vedo! Sono fiero di te. – esclamò Cìrdan allargando le braccia in segno di accoglienza.
Niphredil si voltò e vide l’Elfo in cima alla gradinata del proprio palazzo.
- Nonno! – esclamò andandogli incontro e lasciandosi baciare sulla fronte – In effetti è così ma ho delle grosse novità, ti prego di convocare la famiglia al più presto. –
 
Mezz’ora dopo Niphredil si ritrovò in una stanza chiusa con Cìrdan, Sìriel, Mìrdan e Nìsiel.
Raccontò della visione su suo padre senza sollevare lo sguardo, gli occhi fissi a terra.
Mìrdan restò con gli occhi sbarrati, ascoltando distrattamente Nìsiel e Sìriel che lo pregavano di non ripartire; Cìrdan restò invece in silenzio, cercando di scrutare quanto lontano o vicino questo pericolo potesse essere.
Passarono molti minuti in cui a Niphredil fu chiesto e richiesto di raccontare il tutto, finché Cìrdan non intervenne.
- Quest’ombra è ancora lontana, se mai tale futuro dovesse essere il prescelto tra i tanti futuri possibili – sentenziò infine.
Nonostante tale effimera rassicurazione, l’atmosfera si era fatta, a ragione, alquanto sgradevole.
- C’è anche una notizia confortante. – soggiunse la fanciulla.
I tre familiari si volsero verso di lei, quasi chiedendosi che buona novella potesse esserci dopo una rivelazione del genere.
- Ho visto Elanor nello Specchio ed è sopravvissuta al naufragio. –
 
Era invece da poco calato il sole e il cielo serbava gli ultimi riverberi scarlatti quando Elanor giunse ai confini del Mithlond e scrutò il Mare all’orizzonte.
Ogni fibra del suo essere era in trepidazione e gli occhi le si riempivano di lacrime di gioia nell’osservare che dopo questi anni nulla nel paesaggio era cambiato.
Il sole era calato una ventina di volte da quando aveva lasciato Gran Burrone, non dimentica dell’affetto ivi ricevuto; i suoi accompagnatori erano cambiati, si trattava infatti di altri due Eldar diretti a Valinor.
Nella penombra del crepuscolo, Cìrdan vide dalla sua torre lo scintillio della cappa azzurra e oro della Mezzelfa e se ne rallegrò. In quell'ora giunse Elanor figlia di Mìrdan del Lignaggio di Eärendil e quando superò gli argentei cancelli i Falathrim rimasero strabiliati, quasi credessero si trattasse di uno spirito proveniente da Mandos. Pure, ciò non fu del tutto vero per i suoi familiari, ché trovarono finalmente compimento al racconto di Niphredil appena dieci giorni prima.
Ineffabile, impossibile a dirsi fu la gioia provata in quel frangente da Cìrdan, Mìrdan e le loro spose; e fu tutto un susseguirsi di abbracci e parole di felicità mista a stupore.
- Sell nìn, sell nìn – ripeteva Nìsiel fuori di sé ormai dalla contentezza.
- E’ lei! E’ Dama Elanor! – vociavano gli Elfi qua e là.
Infine, mentre la Mezzelfa stava godendosi il calore di Sìriel, Nìsiel, Mìrdan e Cìrdan, giunse infine Niphredil, ché ella stava trascorrendo il crepuscolo lontana da lì, in uno dei pochi boschi del Mithlond, ai piedi d'un albero come era solita fare ogni sera, quando lasciava che la sua mente indagasse indietro tra i ricordi.
Pure, la buona nuova non aveva esitato a raggiungerla e si era precipitata ai cancelli dei Porti cavalcando Nenia veloce come il vento.
Elanor si guardava attorno, emozionata e confusa, cercandola con lo sguardo; la moltitudine di occhi puntati su di lei e le miriadi di voci non facevano altro che disorientarla e rendere le sue percezioni ovattate.
Il rumore di zoccoli al galoppo fece sì che molti si scansassero dalla strada principale, consentendo finalmente ad Elanor di scorgere sua sorella in sella ad una bianca giumenta, avvolta in vesti chiare e mantello verde.
Con un balzo fu a terra e corsero l’una incontro all’altra sino a stringersi in un lungo abbraccio.
- Sapevo che lo Specchio non mentiva! Ti ho visto giungere a Dol Amroth! – esclamò felice la bruna.
- Beh, sono stata fortunata. – rispose l’altra – O forse no. – continuò sovrappensiero.
Non poteva far a meno di ripensare al modo rocambolesco con cui era stata risparmiata; a quei momenti drammatici in cui aveva creduto di non farcela e poi al risveglio sulla spiaggia; l’illusione di aver perduto tutto e la scoperta che era stato soltanto un incubo: voleva capirne il senso, sentiva che qualcosa le sfuggiva.
Pure, questi dubbi per il momento potevano aspettare, tale era la serenità di quel momento in cui le gemelle si erano ricongiunte; erano certamente diverse tra loro, ma sin da prima che nascessero i fili delle loro esistenze si erano intrecciati in maniera indissolubile.
- Mi dispiace – disse Elanor sorridendo tra le lacrime.
Gradualmente la folla di Falathrim si ridusse; chi si recava a casa onde portar la nuova notizia, chi semplicemente aveva compreso che quel momento dovesse, almeno per ora, appartenere a pochi, fatto sta che finalmente rimase soltanto la famiglia di Cìrdan. Questi ordinò ai suoi collaboratori che fosse preparato un banchetto entro un paio d’ore per festeggiare il lieto evento e frattanto si ritirò in privato con i suoi congiunti.
Ivi fu naturalmente chiesto ad Elanor che ne era stato di lei dopo il naufragio, ed ella raccontò tutto per la seconda volta, ma la sua voce s’incrinò sul finire.
- Mai dimenticherò la mia amica Finduilas, fanciulla dal cuore sincero, che fu strappata dal suo mare. Ahimè come la comprendevo. Ma ella sarà sempre viva nel mio ricordo. Né dimenticherò i suoi figli. - 
- Avremo tempo per discorrere ancora – intervenne Niphredil poggiandole una mano sulla spalle in segno di conforto– Ora i festeggiamenti non possono attendere. – sorrise.
  
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