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Autore: Vanessa190    03/01/2013    9 recensioni
La vita di Santana Lopez era cambiata radicalmente due volte in tutta la sua vita: la prima quando aveva appena quattordici anni, ed era cambiata nel modo più terribile possibile, lasciandola con delle cicatrici che non si limitavano al corpo ma le scavavano nell'anima.
La seconda quando aveva ventisei anni, ed era cambiata nel modo migliore possibile, ricordandole che a volte anche le favole hanno un fondo di verità.
[Storia a quattro mani con Najara]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Santana guardò l'orologio, Brittany era uscita ormai da un po'... avrebbe dovuto essere già di ritorno.
Era impaziente forse? No, non lei, non per quell'assurda idea del giardino.
Non avrebbe dovuto mostrare quella foto a Brittany; avrebbe dovuto immaginare che l'entusiasmo della ragazza si sarebbe riversato nell'impresa di riportare il giardino di sua madre al suo antico splendore.
Si sedette sulla sua poltrona e vide spuntare un libro che aveva dimenticato. Era il libro di Brittany.

Lo aprì sbuffando; sulla prima pagina c'era scritto con i pastelli colorati: “Questo libro è di Brittany S. Pierce”.

Sorrise, c'era dolcezza persino nel modo in cui scriveva le lettere.

Voltò la pagina e iniziò a leggere.

 

"Santana!" Brittany, o meglio un'infinità di piantine con la voce e le gambe di Brittany, fece il suo ingresso in quel preciso istante "Vieni a darmi una mano!"

Santana corrugò la fronte, era in una parte cruciale: il Principe stava lottando con un drago spaventoso... Sistemò il segnalibro dorato e posò il libricino.

Poi andò incontro alla ragazza, "Pungono" si lamentò.

"Se no non sarebbero rose, non credi?" replicò ovvia la ragazza, approfittando della vicinanza per scaricargliele tutti in braccio

"Ehi!" protestò ma Brittany era già corsa avanti, "Alla faccia che pensava a tutto lei" mormorò tra i denti seguendo la giovane, cercando di non pungersi con tutte quelle spine.

"Muoviti San! Non essere sempre pigra!" sentì gridare dal terrazzo.

Santana sbuffò scuotendo la testa "Pesano!" si sentì di giustificarsi.

Brittany le corse in contro, liberandola da un po’ di piantine "Stai sempre a lamentarti tu?" per poi ritornare correndo verso la serra dove un tempo la madre di Santana aveva il suo roseto.

"E tu devi sempre correre?" chiese sbuffando ancora, ma Brittany non sentì la sua domanda, e se la sentì non lo diede a vedere.

"Su" la esortò "Immana la paletta e mettiti a lavorare"

"Si dice imbraccia" la corresse Santana poi guardò la ragazza affondare la pala nella terra e si bloccò.

"Britt... aspetta... non credo di poterlo fare..." disse, la gola che le si chiudeva assieme al suo stomaco.

"Andiamo San" sbuffò la ragazza, fraintendendo le sue parole "Un po' di lavoro ogni tanto non ti farà male"

"Brittany!" la chiamò lei, iniziando davvero a sentirsi in panico: quello era il santuario di sua madre, quello era l'unico posto in cui lei c'era ancora, anche se le rose erano morte da tempo.

Questa volta la ragazza percepì il panico nella sua voce e scatto subito in piedi, afferrandole la mano "Tranquilla" le disse "Ci sono qua io, va tutto bene"

Santana cercò di prendere un respiro, ma sembrava che il suo corpo non volesse collaborare.

Brittany ebbe solo un attimo di incertezza, poi avvolse delicatamente le braccia attorno alla ragazza di fronte a lei, stringendola a se "Va tutto bene" le ripeté al suo orecchio.

Santana si sentì al sicuro tra le braccia di Brittany e scoppiò a piangere, lasciando andare parte del dolore che aveva sempre racchiuso dentro di sé,
“E’ solo che mi manca così tanto!” iniziò a dire tra i singhiozzi “Io sono stata cattiva quel giorno. Sono stata così stupida! E non le ho chiesto scusa..." poi affondando il volto nella spalla della ragazza aggiunse: "E’ colpa mia! Se lei è morta è solo colpa mia!”.

Se c'era una cosa che Brittany aveva imparato, era che a volte le persone vogliono solo qualcuno che le ascolti.

Così non disse niente, si limitò ad accarezzare lentamente la schiena di Santana e a lasciarla sfogare; ci sarebbe stato tempo, poi, per dirle che non era colpa sua.

Santana non si staccò da lei e nel suo abbraccio protettivo riuscì a dire tutto quello che le pesava sul cuore da anni. Raccontò, come non aveva fatto con nessuno, cosa era successo quella notte. Quando ebbe finito le braccia di Brittany erano ancora lì a stringerla con dolcezza.

"Il giardino era il suo posto speciale..." cercò di spiegare.

Sentì Brittany annuire.
"Mi dispiace, non avrei dovuto insistere così tanto per risistemarlo"

Santana si allontanò da lei "Credi... credi che a lei dispiaccia che sia così?" chiese piano.

Brittany le accarezzò la guancia, quella sana, e la guardò negli occhi "Credo che lei desiderasse solo il meglio...per il giardino e per te"

Il cuore di Santana fece un piccolo salto e lei si tirò indietro improvvisamente in imbarazzo, lasciò vagare lo sguardo sulle piantine verdi appena comprate e sul giardino spoglio e morto. "Potresti farlo tu... voglio dire... potresti pensarci tu al giardino..."

"Potrei..." disse vaga la bionda, fissandola con uno sguardo indagatore.

Santana annuì piano, il suo sguardo che passava dal giardino alle piante, ben attenta a non incrociare quello della ragazza "Che rose hai comprato?" chiese poi.

"Rosse!" rispose Brittany ritrovando il suo sorriso "Mi hanno chiesto di che famiglia le volessi, quando ho risposto che avrei voluto adottare quelle orfane mi hanno guardato un po' male e alla fine mi hanno dato queste"

Sul volto di Santana si aprì un sorriso, l'imbarazzo e il dolore che se ne andavano spazzati via dalla dolcezza di Brittany.

"Ricordami di farti vedere un libro di botanica... Cosa ne dici se tu inizi e poi vediamo?"

"Perché non prendi una sedia e ti metti qui fuori a leggere? Così mi fai compagnia" propose Brittany "E non c'è bisogno di farmi vedere quel libro, so benissimo come sono fatte le taniche"

Santana sorrise ancora poi rientrò per prendere una sedia e il libro di favole che aveva lasciato a metà.

"Vai a pagina quindici" le consigliò la bionda, china sull'aiuola, notando il libro che aveva in mano "Li c'è la mia preferita"

"Volevo andare in ordine"

"Paginaa quindiciii" cantilenò Brittany

Santana scosse la testa arrendendosi e si mise a sfogliare le pagine. Giunse alla pagina quattordici e la voltò con un sorriso, sorriso che le si congelò sulle labbra.

"La bella e la bestia" lesse ad alta voce.

L’altra annuì con entusiasmo.

Santana ricordava che da piccola aveva visto la versione animata della Disney, con uno scatto chiuse il libro.

"Che succede?" chiese Brittany, improvvisamente preoccupata "Non ti piace?"

"No" disse secca lei.

"Be' ci-ci sono tante altre favole in quel libro e..." provò Brittany

"Andiamo, nessuno si innamora di una bestia! E' semplicemente ridicolo!"

"E' appunto di questo che parla la favola!" protestò la bionda "Di come Belle si sia innamorata dell'aspetto interiore del principe così tanto da non fare nemmeno più caso a come era fatto fuori"

"Assurdo" ripeté lei "E se non credi a me leggi queste favole!" e agitò il libro verso la ragazza "Belle principesse che si innamorano di bei principi! E' così che funziona il mondo e le favole te lo ricordano, almeno su questo punto sono veritiere"

Brittany abbassò lo sguardo, giocherellando con la paletta "In cenerentola il principe si innamora anche se lei è una serva ed è tutta sporca di cenere" borbottò cercando di togliersi una macchiolina di terra dal naso

"Col cavolo, lei è tutta bella ripulita dalla fata madrina. Il Principe si sarà accorto del pacco che gli ha tirato Cenerentola solo quando ormai era troppo tardi" Santana si agitava avanti indietro sul terrazzo, non sapeva neanche lei perché quell'argomento la irritasse così tanto, erano solo storie per bambini dopo tutto.

Brittany la osservo per qualche istante, poi scoppiò a ridere.

"Cos'hai da ridere?!" chiese lei anche se a quel suono le sfuggì un sorriso.

"Sei buffa" le sorrise dolcemente.

Santana sentì il volto che andava in fiamme e si sedette sfuggendo lo sguardo di Brittany "Ho ragione io" disse poi cercando di dare serietà al suo tono.

Aprì il libro e tornò alla pagina quindici.

"E ora te lo dimostro, stai zitta e ascolta"  disse prima di iniziare a leggere.

 

"E vissero felici e contenti..." finì e alzò lo sguardo si Brittany "Che poi alla fine diventa un figo anche lui, quindi siamo alle solite" disse sarcastica.

Il sorriso che Brittany aveva sul volto, e che aveva mantenuto per tutta la durata del racconto, si allargò ancora di più.
"Sono le persone che ci amano davvero a renderci migliori" sentenziò alla fine "E' per questo che alla fine il principe torna bello, perché ha trovato qualcuno che lo ama così tanto da fargli dimenticare i suoi difetti"

Santana rimase in silenzio; certo... nelle favole.

"Credevo fosse perché aveva spezzato l'incantesimo..." disse anche se con poca convinzione.

"E' stata Belle a spezzare l'incantesimo" precisò Brittany "Dunque ho ragione io"

Santana storse il naso ma era difficile ribattere quando voleva che avesse ragione lei...

"Come vuoi tu. E comunque ti sei tutta sporcata di terra"

"E ti sembra giusto che tu invece stia li tutta pulita?" chiese Brittany con un tono, e uno sguardo, che a Santana non piacque per niente "Ferma..." tentò di dire.

Troppo tardi visto che una manciata di terra ad alta velocità le arrivò dritta sul petto, entrando dallo scollo della camicia nera.
"Ops" commentò Brittany con il suo miglior tono innocente.

Gli occhi di Santana si sgranarono mentre la sua bocca si spalancava, lo stupore che lottava con l'indignazione, poi i suoi occhi si ridussero a due fessure "Non sai contro chi ti sei messa" disse con tono minaccioso per poi gettarsi sulla ragazza.

Brittany scoppiò in una risata gioiosa mentre faceva uno scatto indietro e si armava di altra terra "Fatti sotto" sfidò Santana.

E lei non si fece pregare, in un attimo si ritrovò in prima linea nella lotta. Un sorriso che non voleva smetterla di allargarsi sul suo volto.

Brittany afferrò la paletta e la puntò minacciosamente verso Santana, non prima di averla abbondantemente riempita di terra.

"Oh, non oserai!"

"Vuoi scommettere?" la sfidò

Santana sorrise guardando in quegli occhi accesi dalla gioia, poi scosse la testa "Se lo fai sei morta..." minacciò.

"Non lo farò...se ti arrendi!”

Santana guardò lo stato dei suoi vestiti: sentiva la terra ovunque, Brittany invece era molto più pulita, era riuscita a schivare quasi ogni suo lancio.

Sorrise "Mai!" e si lanciò su di lei sorprendendola e rovesciandola sul mucchio di terra pronta per le piantine.

"Tu...tu..." boccheggiò Brittany, presa alla sprovvista.

"Io ho vinto" rise tenendola ben schiacciata a terra con il corpo premuto sul suo.

"Questo è barare!" protestò la bionda, sentendo la terra superare l'ostacolo della maglietta e entrarle direttamente in contatto con la schiena

"Questa è strategia, arrenditi ora!" precisò Santana assolutamente soddisfatta.

"Mai!" replicò fiera Brittany, cercando di divincolarsi e costringendo Santana a bloccarle i polsi con le mani.

"Arrenditi!" le intimò ancora, i loro volti erano vicini, poteva sentire il respiro accelerato di Brittany mescolarsi al suo, alzò gli occhi fissandoli nei suoi.

"Mai..." mormorò lei, con molta meno enfasi di prima, perdendosi negli occhi scuri dell'altra.

Ora non le stava più tenendo le mani, Brittany non stava lottando con lei... Santana le lasciò andare un polso scendendo a tracciare la linea del suo viso.

Era confusa, il suo profumo la inebriava, i suoi occhi la incatenavano, la sua pelle era morbida sotto le sue dita "Britt...".

Brittany sorrise timidamente prima di chiudere gli occhi, strofinando la guancia contro la mano di Santana.

Lo stomaco della mora si attorcigliò, ma non era il preludio ad una crisi di panico, questa volta era completamente diverso, era bello. Chiuse gli occhi e senza sapere perché si piegò su di lei avvicinando ancora i loro volti.

Brittany si sollevò leggermente sui gomiti, ansiosa di colmare la distanza tra lei e Santana, arrivando a pochi millimetri dalle sue labbra…

Un rumore proveniente dalla porta vetro che si apriva fece sobbalzare Santana che si rimise in piedi in fretta, iniziando a spazzolarsi i vestiti, il cuore che rombava nelle sue orecchie, gli occhi che fuggivano il corpo di Brittany ancora steso tra la terra.

"Ehi ragazze!" sentirono chiamare dalla voce di Quinn "Sono passa per dirvi che-" la ragazza si bloccò a metà della frase, facendo cadere lo sguardo prima su Santana, poi su Brittany, poi sui loro vestiti "Che stavate facendo?"

Santana arrossì, cosa stavano facendo? Quinn non aveva potuto vedere... cosa? Cosa stava succedendo? "Noi..." iniziò "Brittany... le rose..." più balbettava più arrossiva,

"Stavamo risistemando la serra" intervenne Brittany alzandosi in piedi e iniziando a spazzolarsi i vestiti

"Il giardino di tua madre?" chiese stupita Quinn,

"Sì... Brittany ha comprato delle rose senza famiglia... orfane..." disse Santana sempre più confusa.

Quinn alzò un sopracciglio "Il motivo per cui siete coperte di terra?"

Santana corrugò la fronte a quel tono inquisitorio, "Hai mai fatto giardinaggio? Ci si sporca!"

La ragazza passò ancora una volta lo sguardo su entrambe, poi sul punto in cui Brittany era stesa poco prima e sembrò avere un'illuminazione "Certo..." disse, cercando di nascondere un sorrisetto "Allora io vado...vi lascio alle vostre cose sporche"

Il volto di Santana avvampò di nuovo "No, rimani!" la richiamò, non voleva rimanere sola con Brittany... o aveva paura di volerlo?

Brittany sembrò capire, almeno in parte, le paure di Santana perché abbassò appena il capo. "Si Quinn rimani, io vado a farmi una doccia"

Santana allora si voltò a guardarla, aprì la bocca per dire qualcosa, per richiamarla, ma cosa poteva dire?

"Britt..." la richiamò all'ultimo.

"Si?" la ragazza rialzò subito lo sguardo verso di lei

Il respiro di Santana si mozzò nell'incrociare quegli occhi azzurri "Non finire l'acqua calda..." riuscì solo a dire.

"Certo..." le lanciò un'ultima occhiata e sparì dentro.

Quinn la seguì con lo sguardo "Non finire l'acqua calda?" chiese poi incredula, appena fu sicura che Brittany non potesse sentirla.

"Devo fare la doccia anche io..." disse Santana distogliendo lo sguardo dalla sua migliore amica.

"Sei un disastro Lopez" ghignò lei "Aspetta che lo sappia Puck"

“Come se lui fosse sempre pulito!" le rispose lei sperando che la ragazza parlasse del suo aspetto.

"Certo, almeno lui sa come si rimorchia" la prese ancora in giro Quinn "Immagina la sua faccia quando gli racconterò della tua splendida frase a effetto...magari stasera a cena"

Santana arrossì "Non so di cosa stai parlando!" la sua voce forse era un tantino stridula... ma solo un pochino...

"Sarà un interessante argomento di conversazione" proseguì la bionda senza curarsi della sua ultima frase "Tu e Brittany stese una sopra l'altra...sporche di terra...sudate..."

Santana quasi annaspò, "Quinn! Che diavolo stai dicendo? Non è successo nulla!"

Il suo volto si fece teso "Non vedo perché dovrei interessarle!" strinse i pugni "Guardami!"

"Ti vedo San" Quinn era tornata seria "E a giudicare dal suo sguardo di prima è palese che tu non le sia indifferente"

"L'hai guardata? Lei..." si interruppe, sentiva le lacrime minacciarle gli occhi "Lei è... bellissima! Lo sguardo di cui parli... è solo... lei è così, è gentile e dolce, con tutti..."disse ancora.

"Certo, gentile" sbuffò Quinn, decidendo di lasciar cadere il discorso "Comunque ero solo venuta ad avvisarvi che stasera sarete solo voi due, Emma vi lascerà la cena pronta in sala da pranzo"

"No, credo che Brittany mangerà da sola, non ho fame!" disse sicura "Dì a Emma che non mangio."

"Credo che sia già uscita" Quinn guardò l'orologio "E devo uscire anche io, ci vediamo domattina" si infilò nell'ascensore senza dare a Santana il tempo di aggiungere altro

"Al diavolo Quinn!" mormorò la ragazza tra i denti. Si guardò attorno: c'era terra ovunque.

Sospirò, cosa le prendeva? Stava sola con Brittany da settimane, ora perché la terrorizzava l'idea di una cena? Un piccola vocina nella sua testa le ricordò cosa avrebbe potuto succedere se Quinn non fosse arrivata.

"Stupida!" si ringhiò contro da sola Santana, non sarebbe successo nulla! Niente di niente!

"Tutto bene?" chiese Brittany, appena uscita dal bagno "Sono stata attenta a non finire l'acqua calda"

Accidenti!

Santana osservò i capelli bagnati della ragazza che incorniciavano il suo viso perfetto. Chiuse gli occhi, perfetto, certo.

"Grazie..." sorrise tesa, "Io sistemo qui così non mi prendo della pigra".

"Non vuoi lavarti prima?" la bionda ammiccò ai suoi vestiti ancora pieni di terra

"Ehm... no dopo..." sorrise e questa volta fu più sincera, "Dicono che i bagni di terra rendono la pelle più morbida"

Brittany la guardò sospettosa, poi fece un passo avanti e le accarezzò la guancia.
"Oh...hai ragione!" esclamò con un sorriso "Sei davvero morbida"

Santana commise l'errore di guardare di nuovo gli occhi di Brittany. Non doveva, non doveva ferirsi ancora. "Vado..." Scappò letteralmente via, rifugiandosi nell'appartamento, il cuore che batteva troppo veloce, il profumo del balsamo di Brittany che ancora aleggiava nell'aria attorno a lei.

Raggiunse il bagno gettandosi sotto l’acqua fredda. Chiudendo gli occhi sotto il getto, non doveva illudersi, era un mostro e nessuno amava i mostri.

 

Brittany sentì l'acqua della doccia scorrere e abbassò lo sguardo.
Santana era arrabbiata con lei, era l'unica spiegazione possibile per il suo comportamento.
La ragazza si chinò a pulire la terra dal balcone ripromettendosi che, la sera stessa, avrebbe riparato al suo errore; qualsiasi fosse stato.

  
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