Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Fabio93    22/07/2007    2 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quanta fatica per scrivere il terzo capitolo! Avrò rifatto l’inizio almeno una decina di volte!!
Spero che la mia fatica non vada sprecata e che il capitolo vi piaccia!
Un caloroso ringraziamento a coloro che hanno recensito i capitoli precedenti, grazieeee!

Capitolo 3: Partenza e nuovi arrivati


Era il giorno prima della partenza del capitano, lui ed Isabella stavano seduti fra l’erba alta nei pressi della chiesa sulla collina.
I due si stavano scambiando un bacio, un bacio lungo, silenzioso e pieno di rammarico.
In fine i due si separarono, guardandosi negli occhi alla luce del tramonto.
«Non sopporto l’idea che tu ti allontani da me…» gli disse Isabella con gli occhi prossimi alle lacrime.
«Lo sai che non posso evitarlo…» le disse Michael con espressione greve.
«Lo so…» rispose lei scoppiando in lacrime, Michael la strinse a sé, chiudendo gli occhi ed appoggiando il viso sui capelli morbidi di lei.
La ragazza era scossa da violenti singhiozzi, ognuno dei quali era una coltellata nel cuore di Michael.
Dopo qualche minuto lei si calmò, rimanendo comunque stretta nell’abbraccio del pirata, alzò la testa per guardarlo e rivolgergli un timido sorriso.
«Se tu non fossi un pirata...» disse appoggiando la guancia al suo petto e guardando il sole tramontare.
«Se non lo fossi non sarei così interessante!» ribatté il capitano.
«Vero…» disse Isabella ridacchiando «Ma potremmo sposarci e vivere una vita agiata e nel lusso!»
«Credo di sì!» disse il pirata dopo una pausa «Immagino che tuo padre sia molto ricco…»
«Oh, certo, ha possedimenti in molte isole dei Carabi, ha investito soprattutto nella produzione di zucchero e cotone nel sud, tutte attività che gli portano molti guadagni.» rispose pronta la ragazza; Michael deglutì.
«E… suppongo che tenga i suoi soldi in diverse città, vero?» chiese Spada Rossa con fare disinteressato.
«Principalmente sì… ma tiene una parte nel suo palazzo, tante monete e concessioni racchiuse in molti grossi forzieri…» raccontò Isabella.
«Ma non mi dire… e le tiene in casa tutte quelle monete?» domandò il capitano con l’acquolina in bocca.
«Sì, in un’ala nascosta del palazzo, solo io e lui abbiamo le chiavi…»
«Uhm… e così tu avresti le chiavi… e come mai le ha date a te?»
«Perché io gli avevo detto che lui non aveva fiducia in me e, per dimostrarmi il contrario, a diciotto anni, mi ha regalato le chiavi.» spiegò lei, poi lo guardò incuriosita «Ma perché me lo chiedi?»
«Curiosità!» rispose il pirata con un po’ troppa enfasi.
Lei parve convinta, poi si alzò e si rassettò il prezioso vestito.
«Ora devo andarmene…promettimi che tornerai da me!» gli disse con sguardo implorante.
«Tornerò.» affermò Michael alzandosi e guardandola sicuro negli occhi, Isabella parve rassicurarsi e lo baciò.
Il bacio quella volta durò poco. Lei se ne andò lasciandolo da solo col suo sapore ancora in bocca.


Il comandante stava dormendo tranquillo nel suo letto nella stanza della locanda, quando…
«Svegliatevi, ed in fretta anche!» gli intimò ad alta voce un uomo appena entrato facendo irrompere la luce esterna nella stanza. Michael sobbalzò e si mise a sedere, afferrando la bottiglia di rhum sul comodino e stringendola a sé, come per proteggerla.
«Chi siete e che diavolo volete?!» domandò scosso, cercando la spada a tentoni.
«Vi siete già scordato di me?» chiese l’uomo avanzando verso di lui, una volta che l’intruso gli fu davanti e gli occhi del pirata si abituarono alla luce, riconobbe il viso del commodoro.
«Commodoro!» esclamò sorpreso alzandosi ed allontanandolo per dirigersi verso l’armadio al lato della stanza «Qual buon vento?» domandò.
«La vostra nave è pronta a salpare, ci tenevo a venirvi a prendere di persona.» spiegò quello con un raggiante sorriso, mentre il pirata si vestiva.
«Beh, un attimo e potrete scortarmi al porto…» disse Michael afferrando la spada e legandosela alla cinta facendo poi lo stesso con le pistole. Afferrò poi la bottiglia con il rhum, ne prese un generoso sorso e gargarizzò, ingerendo poi la bevanda.
«L’igiene orale è importante!» si giustificò notando il commodoro che lo guardava stranito «Beh, andiamo?» chiese uscendo dalla stanza subito seguito da Cromwell.
Scesero le scale e si ritrovarono nell’ingresso della locanda, si avviarono verso l’uscita, ma furono fermati da una voce irritata.
«Il conto signor Brown…» li avvertì la proprietaria seduta dietro al bancone di legno guardandoli con aria seccata.
«Oh!» disse il capitano tornando indietro verso la vecchia, ma sveglia proprietaria «Subito!» aggiunse tirando fuori il sacchetto con le monete, guardandolo poi stranito sentendolo stranamente leggero. Lo aprì, scoprendolo vuoto, lo esaminò attentamente, senza scorgervi moneta alcuna.
Con un sorriso scherzoso lo capovolse sul bancone mentre la proprietaria assumeva un cipiglio minaccioso.
«Oh, non si preoccupi.» la rassicurò dando una pacca sulla spalla del commodoro «Il mio amico sarà felice di pagare il conto!» affermò con un sorriso candido per poi uscire dalla locanda seguito dallo sguardo sbigottito del commodoro.
«Allora?» domandò seccata la proprietaria, con uno sbuffo irritato il commodoro si accinse a pagare il conto del pirata.
Cromwell uscì sospirando dalla locanda guardando con aria minacciosa Michael.
«Mi dovete due dobloni, seppiatelo!» lo avvertì puntandogli un dito al petto, quello scostò la mano dell'ufficiale incamminandosi poi verso il porto.
«Ve li ridarò poi...» disse distratto mentre il commodoro gli si affiancava.
«Si dice che il poi sia amico del mai.» commentò quello irritato.
«Appunto!» sentenziò il pirata chiudendo poi la conversazione facendosi strada fra la gente che affollava le vie della città.
Arrivare al porto fu una liberazione per entrambi dopo l'immane calca del centro-città. Il suddetto porto era fra i più grandi esistenti: si estendeva per parecchie centinaia di metri, vi erano attraccati tutti i tipi di navi e convogli, da ogni parte si vedeva gente intenta a contrattare sul prezzo delle merci...
Nonostante la moltitudine che vi lavorava freneticamente il porto appariva quasi sgombro talmente era spazioso.
Avanzarono per qualche centinaio di metri, poi, tra la folla, Michael distinse i suoi uomini, appena usciti dalla galera.
«Capitano!» gridarono in coro avvicinandoglisi, Michael li salutò ad uno ad uno, scambiando qualche parola con ognuno, si soffermò un po' di più con Sean che sembrava fin troppo euforico di rivederlo.
«Pensavamo ci aveste abbandonati!» si lagnò quello stringendo forte le spalle del capitano, quasi temendo si trattasse di un sogno.
«Oh, non avrei mai e poi mai potuto farlo!» lo tranquillizzò Spada Rossa con un sorriso, poi scorse dietro di loro un gruppo numeroso di uomini di colore che lo guardavano con aspettativa.
«E questi?» domandò al commodoro avvicinandosi a loro e squadrandoli da capo a piedi.
«Mi sono preso la libertà di selezionare degli uomini per la sua nave... non vorrà partire con soli dieci uomini?» rispose il commodoro.
«Potevo avere in mente qualcosa del genere!» si lamentò Michael «Sono pirati anche loro?»
«Sì, il loro capitano è morto, vi seguiranno, se vorranno rimanere in vita…» rispose il commodoro.
Il capitano annuì, fece le stesse domande a tutti i neri, tenendo a mente i nomi di quelli che gli sembravano più promettenti, in tutto formavano un gruppo di circa cinquanta reclute.
Alla fine ne rimase solo più uno: era un uomo alto, muscoloso, dalla testa pelata e lucida come una palla di cannone, le sue iridi erano fredde e minacciose ed il bianco degli occhi, messo in risalto dal colorito della pelle, li rendeva ancora più temibili.
«Tu saresti?» chiese il capitano studiandolo, vedendolo da vicino ci si rendeva conto che era più vecchio di quello che sembrava e molto più muscoloso.
«Il mio nome è Zula, capitano, ma tutti mi chiamano...il Mamba...» rispose quello con voce bassa e vibrante.
«Mamba? E perché vieni chiamato così?» gli domandò Michael con un misto di curiosità ed inquietudine.
«Perché il mamba il serpente più pericoloso della mia terra.» disse quello con voce minacciosa ed un ghigno piratesco in volto.
Il capitano gli sorrise allontanandosi tornando al commodoro.
«Bene, ora dirò i nomi di quelli che voglio ingaggiare, gli altri sono pregati di levare il disturbo!» annunciò poi con un sorriso pacato, detto questo, procedette a far l'elenco dei nuovi membri della ciurma, una trentina in tutto, e Zula era uno di questi.
«Ora, che ne dite di mostrarmi la mia nave?» propose il pirata al commodoro. Mentre gli uomini scartati venivano riportati in prigione da alcuni soldati, l’ufficiale rispose con un cenno del capo, il capitano guardò nella direzione indicata, scorgendo le due navi ancorate poco distante.
«Noto che avete fatto camuffare la vostra nave, furbo!» commentò Michael avvicinandosi al galeone del commodoro. Tutta la nave era stata modificata: ora aveva una forma meno aggressiva ed i portelli dei cannoni erano stati mascherati e resi quasi invisibili, sul fianco stava la scritta Golden Wind; vista da lontano, doveva proprio sembrare una nave mercantile.
Il pirata passò oltre, arrivando alla sua nave; fece un sorriso d'approvazione vedendola rimessa a nuovo, lo scafo era stato riparato dopo lo scontro con il galeone, ma, a parte quello, nulla era cambiato.
«Ho chiesto di mettere a bordo delle batterie più potenti delle precedenti.» disse il commodoro raggiungendolo, il capitano annuì distrattamente, intento ad osservare la sua preziosa caracca.
«Aaah!» gridò poi sobbalzando all'improvviso, il commodoro lo guardò sorpreso.
«Che è quella?!» domandò indicando la bandiera che sventolava sull'albero maestro con aria disgustata.
«E' la bandiera britannica...» rispose confuso il commodoro, il pirata lo guardò dritto negli occhi, con aria minacciosa.
«Per l'appunto, e cosa ci fa sulla mia nave?» chiese il capitano con un sorrisetto isterico.
«Non penserete mica di attraccare in un porto olandese con una bandiera pirata? E poi l’avete issata spesso per i vostri attacchi ai mercantili…» disse Cromwell, a quell'affermazione il capitano si fermò a riflettere.
«Detesto dovervi dare ragione...» mugugnò prima di andare a sfiorare il fianco dell'imbarcazione, quasi a consolarla.
«Direi che siamo pronti a partire...» disse il commodoro, apprestandosi a salire sulla sua nave.
«No che non lo siamo!» disse il capitano bloccandolo.
«Come?» domandò il commodoro stupito.
«Immagino che l'unico modo per stanare SoleNero sia far pensare che la vostra sia una nave mercantile... ma a che serve una nave mercantile senza merci?» spiegò il pirata indicando il galeone, troppo alto sull'acqua per sembrare carico di merci preziose.
«Avete ragione...» ammise il commodoro, «Provvederò a comprare qualcosa al mercato...» aggiunse, ma il pirata scosse ancora una volta la testa.
«No no no, ci ho ripensato, partiamo, penseremo in seguito a questo!» annunciò, chiamando con un gesto della mano i suoi uomini e salendo sulla nave.
«Ma...» iniziò il commodoro, poi però rinunciò a protestare e salì sul galeone, il suo equipaggio, privo di uniforme, era già a bordo.
Michael, assaporò la sensazione di ritrovarsi ancora una volta a capo della Dark Light, percorrendola da poppa a prua, mentre l'equipaggio si preparava a salpare.
Bloccò per un braccio Sean che gli passava davanti e che lo guardò con aria interrogativa.
«Qualcuno ha caricato le provviste?» domandò, colto dal dubbio.
«Sì, ci ha pensato oggi il commodoro.» rispose Sean con un sorriso.
«Ed il rhum?» chiese ancora il capitano.
«Anche il rhum!» rispose ancora quello prima di allontanarsi mentre Michael annuiva soddisfatto.
La nave fu pronta in pochi minuti, le vele bianche erano tutte spiegate e gonfiate dal vento favorevole, l'imbarcazione scattò verso il mare aperto, quasi fosse impaziente di veleggiare ancora libera per il mare.
Michael se ne stava a prua, appoggiando le braccia all'albero di bompresso, spaziando con lo sguardo sull'orizzonte oceanico quando Sean lo chiamò.
«Capitano!? Abbiamo una rotta?» chiese osservandolo impaziente, quello si girò e ci pensò un attimo.
«Fate rotta per CatIsland!» rispose ricordandosi che era stata la meta decisa fra lui e Cromwell nei giorni trascorsi nella città. Tornò poi a godersi la brezza marina, Sean annuì e riferì il tutto al timoniere.
La caracca virò dolcemente, preparandosi a circumnavigare la parte nord dell'isola di Port Royale mentre il galeone la seguiva da più lontano, intralciato dalla sua stessa mole, a largo, fuori dal porto della città, le onde erano più alte e forti, la nave le fendeva con agilità, mentre il ponte vibrava come fosse vivo. Cosa poteva desiderare il capitano più di quella magnifica sensazione di libertà? ...Forse... un po' di rhum!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Fabio93