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Autore: Alkimia    04/01/2013    9 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo quindicesimo
Sunshine and frost – part two


Si siedono al tavolino di un diner con i divanetti in similpelle rossa. Nadia ordina le stesse cose per due, frappè alla menta e donuts senza glassa – e no, ancora non è riuscita a farsi una cultura sul cibo americano, però i frappè sono universali e le sono sempre piaciuti. Quando li servono, si accorge che Loki guarda la ciambella con aria quasi sospettosa.
La sua mente comincia a proiettare flash di Venezia.
«Pane e miele... a valanga» mormora.
«Cosa?» domanda Loki, girando la cannuccia nel bicchiere del frappè che non sembra particolarmente desideroso di bere.
Nadia arriccia le labbra, non si era accorta di averlo detto ad alta voce,
«Momento romantico di reminiscenze veneziane» spiega. «Mi stavo ricordando della tua prima mattina nel mio albergo. Mangiasti una montagna di fette di pane con miele».
Il dio appoggia le spalle allo schienale del divanetto e corruga appena la fronte, come se si stesse concentrando per ricordare.
«Può essere, non ricordo. Quello che ricordo era che tu eri indispettita con me per qualcosa che avevo detto o fatto la sera prima» risponde.
Nadia ride e le va di traverso il frappè, tossicchia e scuote la testa, cercando di ritrovare l'uso della parola tra un colpo di tosse e l'altro. La circostanza merita decisamente di essere rinvangata.
«Ti avevo accompagnato in camera, ti avevo chiesto il tuo nome e tu, con la spocchia che ti contraddistingue, mi avevi risposto: perché, hai intenzione di chiamarmi spesso?». Ricorda esattamente la scena, ogni particolare. La camera era la numero 7, al secondo piano, lenzuola e copriletto azzurri. Loki era vestito più o meno alla stessa maniera di adesso, aveva lo stesso sguardo cupo e freddo di adesso e lei aveva notato il suo viso provato, la stranezza dei suoi modi curiosamente eleganti e il fatto che non avesse bagagli ma non sapeva entro quando avrebbe lasciato la stanza. E il fatto che lo trovasse bello, anche se non nel senso canonico del termine.
Già quella sera, in quei primi minuti, gli era sembrato una pennellata sbavata che rovina il quadro, qualcosa di assolutamente fuori posto, che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Nadia si stupisce di ritrovarsi a pensare che, nonostante tutto, per nulla al mondo avrebbe voluto non incontrarlo. Se tornasse indietro rifarebbe esattamente le stesse cose, questa è una verità con la quale è scesa a patti già da tempo.
«Ti dissi così?» mormora Loki. «E tu ti sei sentita offesa?».
«Sì, poi la mattina dopo mi hai chiesto scusa»
«L'ho fatto davvero? Cosa c'era di offensivo in quello che avevo detto?»
«Suonava equivoco, o quanto meno era stata una risposta molto sgarbata».
«Equivoco, niente meno!». Ora Loki sembra divertito, sembra proprio un gatto che sta giocando con il topo; anche se il gioco non è letale, lui ha comunque l'aria di qualcuno che sta provando un certo sadico gusto a mandare avanti il discorso su quel binario.
«Beh, non che dessi l'impressione di uno che ci stava provando, ma mi sei sembrato odioso, ecco tutto» taglia corto lei.
«Provando?»
«No, non ci stavi provando, mi stavi mandando a quel paese. Assaggia il frappè»
«Quindi, se ci avessi provato, non ti saresti offesa».
Nadia ora ha idea di rovesciarglielo addosso, il frappè.
«Penso che tu non sia la persona più adatta con cui discutere di corteggiamenti e cose simili» borbotta, cercando di non dargli la soddisfazione di mostrarsi imbarazzata o a disagio.
«Sono pur sempre un principe, l'educazione che mi è stata impartita mi rende piuttosto adatto a discutere di corteggiamenti e cose simili»
«L'educazione impartita... e dell'esperienza diretta, cosa mi dici?»
«Oh, che impudenza. Non ho mai avuto bisogno di corteggiare le ragazze, erano tutte troppo impegnate a corteggiare Thor, ma ho avuto le mie, come dire, soddisfazioni»
«Non ne dubito». Nadia regge lo sguardo di Loki e il suo sorriso un po' mellifluo, si stringe nelle spalle e continua a bere il suo frappè. A lui non resta che imitarla e dopo le prime sorsate, sembra persino gustarselo. La ciambella però non la tocca – non sia mai che ingerisca troppi zuccheri e rischi di diventare meno acido.
«Delle tue esperienze, piuttosto, cosa mi dici? Mi sembra sciocco impegnarmi a salvarti la vita e non sapere nulla di come tu la spenda» dice il dio all'improvviso.
Questa volta è la ciambella ad andarle di traverso. Loki probabilmente finirà davvero per ucciderla prima o poi, per soffocamento accidentale.
«Oh, sì, davvero manca solo che ci mettiamo a farci la ceretta a vicenda!» esclama lei, cercando di dissimulare la tosse con delle risatine nervose molto poco convincenti. «Hai sentito la telefonata, non prendermi in giro, avrai capito da te com'è la situazione».
Assurda. La situazione è assurda.
Sta parlando di Mike. Con Loki. Sta parlando di Mike con Loki, mangiando ciambelle in un diner di New York. Forse i Maya avevano ragione, forse il mondo sta davvero per finire!
Il suo cervello si sente come dopo un giro sulle montagne russe.
«Al telefono avevi l'aria impacciata di una che non ha la più pallida idea di quello che sta facendo» commenta il dio, giocherellando con l'orlo di un tovagliolo di carta.
Grazie tante, ero spaventata perché ti avevo perso nel bel mezzo di New York!
«Mike è un bravo ragazzo, talmente bravo che ha accettato di aspettare che io risolva questo casin...»
«Sciocchezze! Se ti volesse davvero non avrebbe aspettato affatto».
Nadia prende un lungo respiro e cerca di resistere all'impulso di spaccargli la faccia con il porta tovaglioli di alluminio.
Come si permette di parlare di Mike? Cosa ne sa lui?
«Forse è meglio lasciar perdere questa conversazione» gli dice con freddezza.
«Oh, forse sei tu a non volerlo davvero. Forse tutta questa situazione è solo una scusa per perdere tempo» asserisce Loki, con un sorriso ghignante. Un attimo prima sembravano quasi due persone normali, e adesso com'è successo che è calato il gelo?
Certo, perché con Loki è così, è come camminare sulle superficie ghiacciata di un lago, non sai mai se riuscirai ad attraversarlo tutto o se la crosta cederà e ti trascinerà a fondo nell'acqua gelida. Loki è insidioso, può ferirti con la stessa facilità con cui ti solleva, può abbracciarti solo per avere l'occasione di piantarti un coltello nella schiena.
Nadia si alza, decisa ad andarsene, ma lui si sporge verso di lei e le afferra il polso con veemenza, facendole quasi male. La costringe a tornare seduta.
«Tu non sai niente...» sibila la ragazza, astiosa.
«Davvero? E tu sei cieca. Ricordi la sera del mio ritorno, Thor e la sua scienziata? Ricordi come si sono fiondati l'uno tra le braccia dell'altro, incuranti di tutto il resto? Oh, io odio Thor e la sua felicità mi appare nauseante, ma questo non mi impedisce di essere obiettivo riguardo al significato di certi eventi. Quello è esattamente come deve essere, senza attese, senza alcuna preoccupazione per il mondo esterno. Quando si vuole qualcosa, la si prende, non si rimanda; se la si lascia ad aspettare allora è evidente che non è importante»
«È quello che ti piace pensare? È quello che dici a te stesso?»
«È quello che credo. Ti ho turbato, ragazzina? Beh, io non sono uno dei tuoi amati Vendicatori, non desidero vezzeggiarti, farti essere spensierata e tranquilla, al riparo da ogni male, io desidero...».
Loki si interrompe di colpo. Per tutto il tempo ha parlato a voce bassissima, chino sul suo viso, tanto che Nadia ne ha sentito il respiro contro le guance. Ora è a un palmo dal suo naso e la guarda con una tale intensità che lei deve fare uno sforzo enorme per non sottrarsi alla sua stretta e scappare fuori.
«... io desidero salvarti».
La mente della ragazza si svuota di colpo.
Quelle parole l'hanno trafitta come mille frecce scoccate all'unisono, l'hanno lacerata e dai tagli profondi che hanno inflitto ora sta scivolando via tutto il male. Il senso di colpa che ha provato nei confronti di Loki si alleggerisce secondo dopo secondo, fino a sparire; tutti i dubbi che ha avuto si appianano e lasciano solo una superficie diritta e precisa, pulita come la tela bianca di un pittore.
Io desidero salvarti.
È la sola risposta che ha sempre voluto. Quella che mette a tacere ogni quesito, ogni dubbio. Quella che la rende libera.
Certo, le parole di Loki implicano che dovrà fare i conti con altre cose adesso, cose che deve risolvere, con se stessa. Ma almeno ora sa da dove cominciare e sa che davvero lui è lì per lei, non perché deve, non perché non può evitarlo, ma perché lo desidera.
Loki si ritrae di scatto, come se all'improvviso fosse divenuto consapevole dell'eccessiva vicinanza dei loro visi, ma Nadia gli prende la mano, gli stringe le dita tra le sue e mette insieme il sorriso migliore che riesce a racimolare.
«Grazie...» mormora.

*

Thor ha accompagnato Jane alla base dello S.H.I.E.L.D, sta lavorando assieme a Banner per delle ricerche, anche se per il momento nulla si è smosso da quando hanno trovato quel pezzo di metallo.
Il comandante Fury è sul punto di dubitare della parola di Loki. Quando ha parlato con i suoi compagni, qualche giorno prima, anche loro hanno cominciato a dare i primi segni di dubbio, a manifestare velatamente i primi sospetti.
Thor non sa cosa pensare. Non riesce a credere che Loki abbia mentito riguardo la minaccia alla Terra, non ne aveva alcun motivo. Eppure, di nuovo, il figlio di Odino si ritrova a chiedersi se non si stia facendo influenzare dai propri desideri: se Loki avesse mentito su una cosa così grave, sarebbe l'ennesimo misfatto che si aggiunge a una lunga serie di crimini e tradimenti e lui non vuole accettarlo, vuole crede che i suoi intrighi abbiano fine, che la sua scelleratezza abbia un limite.
È sempre stato avventato, bellicoso, e in passato anche presuntuoso e avido, ma ha sempre cercato di agire con onore, per questo si sente in difetto verso i suoi amici ora, mentre cerca di difendere la credibilità di Loki – Loki il traditore, il Mentitore, il dio dell'inganno – di cui nemmeno lui può essere certo. E si sente terribilmente colpevole nei confronti di suo fratello, conoscendo i piani che Odino ha in serbo per lui. Per salvarlo, tenta di ripetere a se stesso.
Thor si stropiccia il viso con le mani e guarda Jane, china su uno schermo, a osservare qualcosa che Banner le sta mostrando. La sua tenera e impacciata Jane, che diventa così abile e precisa quando lavora e ha le mani in pasta nella sua scienza delle stelle.
Thor non sente la porta aprirsi, per questo quasi sobbalza quando sente la voce di Tony Stark alle sue spalle.
«Oh, sei qua Treccine!» esclama. «Stavo giusto cercando te».
Quando il dio si volta a guardare il suo strambo e valoroso amico, si accorge che con lui ci sono anche gli altri. Jane, da dietro al tavolo di lavoro, gli lancia uno sguardo come a chiedergli se è il caso o meno che lei si defili – Jane è ancora un po' in soggezione con i Vendicatori.
«Thor, vuoi dirci cosa sta succedendo?» domanda Natasha Romanoff nel suo tono più morbido e conciliante.
«Il tono interrogativo della frase è puramente decorativo. Non è una richiesta» borbotta Stark. Non sembrano arrabbiati, forse perché hanno motivo di fidarsi di lui e credono che tutto quello che lui ha potuto fare lo ha fatto in buona fede – oh, quanto vorrebbe crederci anche egli stesso!
«Perché? Dovrebbe essere successo qualcosa?» si intromette Jane, in tono perplesso.
«Thor ha fatto un accordo di qualche tipo con Fury, riguardo Loki» spiega Clint Barton. «Diciamo che sarebbe molto gradito esserne messi a parte, visto che ora lui è a spasso con Nadia».
Il dio del tuono si sente ferito per questa ultima precisazione,
«Non parlare come se non mi importasse di lei» replica secco.
«No, non è questo il punto, certo che ti importa...» tenta di dire Rogers, in tono conciliante, ma Stark lo interrompe.
«Ti importa molto, ne sono sicuro, ma tu non c'eri mentre noi cercavamo di tenerla in vita» asserisce. «Quindi, prima di confabulare con Fury...»
«Io non c'ero perché stavo cercando l'unico che potesse salvarla!»
«Beh, ti andata male»
«Non provocarmi, Stark! Io ho le mie ragioni!»
«Bene! Sono lieto che tu ce le abbia tenute nascoste!»
«NON FATEMI URLARE!». Banner fa la voce grossa, e picchia un pugno sul tavolo. Tutti si voltano verso di lui, ammutoliti e spaventati, Jane inciampa in una sedia, poi il Dottore stringe le labbra come se fosse sorpreso della sua stessa foga e la sua espressione diventa quasi mortificata. «Per favore» aggiunge in tono mite.
Come quella volta a Venezia, era bastata una sua intimazione per zittirli. Come quella volta a Venezia, stanno di nuovo litigando a causa di Loki e Thor si sente enormemente dispiaciuto per tutto questo. Perché vuole bene a Nadia e prova affetto per tutti loro, e perché Loki, nella sua mente, è ancora suo fratello.
«Perdonatemi...» mormora, premendosi per un attimo il viso tra le mani. Quando solleva gli occhi, intercetta lo sguardo di Jane, che lo fissa preoccupata e dispiaciuta. Prova rimorso per non essersi confidato con lei e per non essersi aperto con i suoi compagni. Prova rimorso perché non può dirgli la verità, non tutta, non adesso.
«Non possiamo... tipo calmarci tutti quanti? Io ho un gran bisogno di calmarmi» dice Banner. «Ora ci sediamo e Thor ci spiega con calma che succede, eh?». Lo dice con il suo solito tono bonario, ma c'è una nota di accondiscendenza nelle sue parole che sottolinea che nemmeno quella è una richiesta, che la domanda esige una risposta.
«Va bene. Va bene, ci sediamo e parliamo» borbotta Barton.
«A terra? Come i boy scout intorno al fuoco di campo?» chiede Stark, petulante. «Non sono mai stato in campeggio»
«Era per dire, piantala» lo rimbecca Rogers.
Jane si fa largo tra il crocchio di Vendicatori e si mette accanto a Thor, come a voler dire che quello è il suo posto, qualsiasi cosa accada.
Il dio del tuono fa un lungo respiro,
«Fury è lungimirante, lo sapete meglio di me» esordisce. «Ha voluto parlarmi e chiedermi quante probabilità ci fossero di riuscire a catturare Loki e tenerlo relegato. È evidente che non c'è modo di trattenerlo, nessuno ci è mai riuscito, nemmeno Thanos. Fury teme che in futuro Loki possa tornare e attentare di nuovo alla sicurezza della Terra, anche se ora sta collaborando perché necessita di asilo, Fury ritiene che tornerà ad essere una minaccia quando questa emergenza sarà risolta»
«Fury non è il solo a pensarlo» dichiara Barton, incrociando le braccia sul petto. Dallo scambio di occhiate che segue tra i suoi compagni è evidente che l'opinione sia condivisa all'unanimità. Come dar loro torto?
«Ebbene, io gli ho promesso di trovare una soluzione definitiva. Mio padre, anzi, ne ha già trovata una, e io e Fury abbiamo fatto un patto: gli ho assicurato di fornirgli questa soluzione, come estrema risorsa, se lui mi avesse concesso la possibilità di dimostrare che Loki ha una chance, che dentro di lui non è tutto marcio...»
«E quale sarebbe questa soluzione definitiva?» chiede Stark, corrugando la fronte. «Perché io ne vedo solo una: l'eliminazione di Loki, ma non credo sia il genere di strada che tu sceglieresti»
«Non risponderò a questa domanda, non ancora. Ma è ovvio che io non attenterei mai alla vita di Loki»
«No, questa è un'attitudine che appartiene a lui. Tu sei portato per far piovere e sedurre astrofisiche... con tutto il rispetto, dottoressa Foster» conclude Stark con un sospiro, come se davvero fosse dispiaciuto del fatto che Thor non voglia macchiarsi le mani del sangue di suo fratello.
«E riguardo alla possibilità di dimostrare che Loki ha... come hai detto tu, una chance e non è tutto marcio?» chiede Rogers, con cautela.
«Ti supplico, dimmi che non è quello che penso» gli fa eco Barton. «Che non ha a che fare con una biondina con una scarsa attitudine alla sopravvivenza».
«Non sia sciocco, agente Barton!» esclama Jane. «È una cosa assurda e Thor non spingerebbe mai una ragazza tra le braccia di Loki, vero?».
Detta così suona davvero pessima. E comunque, non è quello che lui sta tentando di fare, lui non sta affatto spingendo, vuole solo lasciare che le cose seguano il loro corso, senza che Stark e gli altri tentino di tenere Nadia lontana da suo fratello.
«Potete negarlo quando volete, ma sapete meglio di me che lei ci tiene a lui...» dichiara, adombrandosi in viso.
«Sto per collassare come una donnicciola svenevole. Dottore, fai qualcosa!» squittisce Stark, poi si passa le mani tra i capelli e fa un mezzo giro su se stesso, allontanandosi dal gruppo, attraversando il laboratorio a passi nervosi. «Qualcuno faccia qualcosa perché sto per avere una crisi di nervi!».
I volti degli altri sono congelati in una smorfia di sconcerto.
«Sto per averne una anche io... e non è bene» sussurra Banner, torcendosi le mani. «Thor, che Nadia tenga a Loki è un conto, che si progetti di vedere quei due come una coppia felice è un'altra storia».
Perché Bruce Banner gli sta parlando con il tono con cui si parlerebbe a un bambino? Perché loro sembrano non capire dove lui voglia arrivare?
«Loki è mio fratello... più o meno. Lo conosco meglio di tutti voi, e c'è una domanda che mi sono fatto – e che a quanto pare nessun altro si è posto: cosa prova lui per Nadia?»
«È irrilevante!» Stark lo dice quasi sillabando. «È irrilevante se sei un criminale pluriomicida ricercato in tutto l'universo!»
«Non è irrilevante per me, perché voglio salvarlo. Vorrò sempre salvarlo... anche se mi dispiace essere in disaccordo con voi, avete tutto il mio affetto e tutta la mia stima, ma io e Loki siamo cresciuti insieme» dice Thor, alzando la voce, preso non dalla rabbia, ma dalla foga di una disperazione che si è tenuto dentro per troppo tempo. «Tutto il sangue che ha fatto scorrere non basta a lavare via le mie speranze, ma vi giuro che non farei mai nulla che possa mettere a rischio qualcuno, meno che mai Nadia».
Le facce dei presenti sono di nuovo immobili, tutte con la medesima espressione indecifrabile, che forse è di sgomento, forse è di irritazione.
Un silenzio pensante cala nella stanza.
«Thor...» dice l'agente Romanoff, con una voce che sembra quasi timorosa, «tu sai che non potrà mai essere, vero? Che qualsiasi cosa succeda tra Nadia e Loki, non ci sarà nessun e vissero felici e contenti, ne sei consapevole, giusto?».
Ne è consapevole, lo è sempre stato. Ma loro non sanno cosa ha in serbo Odino, ed è meglio, per ora, che continuino a ignorarlo.

*

Hanno passato qualche minuto seduti immobili al tavolino del diner, fino a quando Loki non ha semplicemente suggerito di andare.
Fanno appena qualche metro che lui si ferma davanti alla vetrina di una grande libreria. Nadia non può fare a meno di notarlo e di pensare che i libri forse sono una delle poche cose che può interessargli – ok, magari non i libri di Midgard, ma del resto, non ha molte idee su cosa possa suscitare l'attrattiva di Loki, anche in mezzo alle molte possibilità che offre una città come New York.
All'interno, la libreria è molto grande, probabilmente è la filiale di una di quelle catene come ce ne sono anche in Italia. Solo che lì è New York, è tutto triplicato. Gli scaffali sono lunghi parallelepipedi di alluminio con le copertine tutta in bella vista, ognuno ha scritto sulla fiancata a grandi lettere il genere letterario che espone.
Nadia si distrae per un attimo a guardare un cofanetto con alcuni libri di Stephen King in cima alla sezione ''horror'' e quando torna a guardare verso Loki lo trova totalmente galvanizzato dalla copertina di una raccolta di romanzi di Lovecraft.
«Una volta ne ho ucciso uno, di questi» dice, mostrandole l'immagine di un mostro pieno di artigli e tentacoli. «Giusto in tempo prima che sventrasse Hongun. Forse avrei dovuto lasciarlo fare»
«Ehm... Loki, quello è una divinità immaginaria, Shub-Niggurath o qualcosa del genere, inventata da questo scrittore americano»
«Oh. Sembra una delle creature della foresta di Nidavellir».
Hongun, creature della foresta di Nidavellir... perché quelli del National Geographic non hanno mai girato documentari su Asgard?
Loki ripone il libro di Lovecraft sullo scaffale e guarda distrattamente le immagini di copertina del reparto dei classici.
«Guarda un po' cosa abbiamo qui!». Nadia sorride divertita, indicando un alto volume a colori con sopra l'immagine di un'anfora greca. «Miti e leggende d'Europa. Chissà se c'è anche la tua biografia»
«Quel libro sarà pieno di sciocchezze».
La ragazza non presta ascolto al dio, prende il volume e comincia a sfogliarlo. È un librone piuttosto ingombrante e pesante, con le pagine di spessa carta plastificata piene di illustrazioni a colori. Non ci impiega molto a trovare il capitolo dedicato alla mitologia norrena.
«Questo sei tu» dice mostrando a Loki l'immagine di un uomo baffuto in abiti medioevali, con il naso aquilino e un sorriso malevolo che è quasi somigliante all'originale.
«Davvero notevole» borbotta lui in tono di annoiata accondiscendenza.
Nadia legge rapidamente il paragrafo descrittivo accanto all'immagine,
«Loki, astuto dio del caos e dell'inganno, dall'indole malevola e menzognera... il tuo biografo deve avere degli informatori molto affidabili. Poi c'è tutta la parte del gossip asgardiano secondo il quale pare che tu ti sia dato alla pazza gioa e sia diventato mamma di tutta una serie di adorabili creature».
Loki arriccia il naso e scuote la testa,
«Avrei dovuto mostrarmi agli umani un po' più più spesso in passato, almeno avrebbero compreso l'assurdità delle favole che andavano inventando» borbotta, come se fosse un affare molto serio e importante, come se l'idea che la sua leggenda sia tanto stravolta lo turbi davvero. Forse è così, Nadia non riesce a immaginare cosa voglia dire essere un dio tanto potente e immortale, proveniente da un mondo così diverso e conosciuto dagli uomini solo attraverso leggende che si perdono nella notte dei tempi.
Per la prima volta si sofferma a pensare davvero a quanti anni possa avere Loki, ne dimostra a stento una trentina, eppure era a spasso per l'universo quando la Terra era praticamente ancora una ragazzina. Si chiede se il tempo su Asgard trascorra in modo diverso, con giornate lunghe mesi, o se loro lo sentano scorrere allo stesso modo in cui lo sentono scorrere gli umani, se Loki si porti dentro il peso di secoli di esistenza o se, secondo il suo punto di vista, la sua vita non sia durata che pochi decenni. Non ha voglia di chiederglielo, non vuole sapere cose che possano renderlo ancora più alieno e distante.
Pensa solo che lui sarà ancora lì, con il nero corvino dei capelli intatto, quando lei non ci sarà più, ed è un pensiero che le provoca un dolore inaspettato.
Alza lo sguardo sul dio, deglutendo, e quando gli occhi di Loki incontrano i suoi, le sembra di vederlo fremere.  
Non vorrai dirmi che ti turba vedermi turbata.
«Che altre favole va raccontando il tuo libro?» domanda lui, come per riscuotere entrambi da quel momento di insensata e inopportuna malinconia.
«Dunque, vediamo... oh, c'è una lista delle tue imprese, tipo... ah, questa è veramente stupida: tagliò i capelli alla bellissima dea Sif, mentre lei dormiva... no, è troppo idiota perché tu lo abbia fatto davvero».
Loki si lascia scappare una smorfia di scherno che si trasforma in un sorriso divertito.
«Fai sul serio?». Nadia lo guarda accigliata, lui si stringe nelle spalle.
«Eravamo ragazzini. Non le sono mai ricresciuti belli come prima...» dichiara il dio, come se stesse parlando di una caramella rubata ai tempi dell'asilo, solo con una punta di compiacimento in più.
La ragazza alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
«Poi c'è scritto... la dea Sigyn, sua m...»
«Cosa?»
«Hai una moglie, per caso?»
«No, a meno che Odino non mi abbia nascosto anche questo» conclude lui con un'alzata di spalle.
Sì, sarebbe decisamente interessante vedere un documentario su Asgard. O scambiare qualche parola con Odino. Ma Nadia è quasi sollevata al pensiero che non accadrà mai.







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Note:

Dal prossimo capitolo torno in me e smetto di far flirtare quei due (io dovevo farlo! Dopo otto mesi a scrivere questa fanfiction DOVEVO, voi mi capite, vero?!)... ehm, volevo dire, dal prossimo capitolo si torna a fare sul serio. Dolorosamente sul serio.

Shub-Niggurath è una divinità mostruosa che fa parte dei Miti di Cthulhu, di H.P. Lovecraft, appunto.
La scena della libreria voleva solo essere un momento di leggerezza, dopo le millemila parole pesanti di questo capitolo.
Forse l'ho già detto altre volte, ma nella mia testa la dicotomia tra il Loki della mitologia e quello della Marvel è profonda come la fossa delle Marianne per cui ho voluto giocarci un po', come cosa fine a se stessa che non vuole assolutamente essere una presa in giro a chi ha inserito elementi dei miti norreni nelle proprie fanfiction.

E per la serie: "She should be flogged for taking so long...", I know...  non ho ancora risposto alle recensioni delle ultime settimane, prometto che lo farò entro il prossimo aggiornamento e che la mia schiena sarà a disposizione delle vostre fruste.
Ora ho una rivolta da sedare, che Loki e Thor stanno litigando perché nessuno dei due vuole indossare il costume da Befana... "Loki! Che significa 'facciamolo mettere a Sif'? Non è carino da dire!".

Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE

Ci leggiamo venerdì con il prossimo capitolo ^^
   
 
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