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Autore: Nihal93    04/01/2013    5 recensioni
Tratto dal prologo: Ma mai avrei potuto immaginare, che quella sera avrei rivisto quegli occhi verdi dopo un anno e mezzo; facendo riaffiorare una miriade di ricordi che terminavano con le mie parole: “Ti odio e un giorno forse riuscirai a capire anche il perché!”
Spero che vi piaccia, recensite!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Scusate, non ho saputo resistere!
Buona lettura mie amate lettrici..
L'epilogo arriverà presto!

Un abbraccio





Era il 20 giugno.
Erano passati due anni da quella maledetta sera e come allora mi trovavo nella nuova cucina della nostra nuova casa, a preparare una cenetta in occasione del compleanno di mio marito.
La casa che avevamo scelto era nel quartiere dove abitavano anche Alice e Jasper, un posto tranquillo, dove i nostri figli sarebbero cresciuti in pace e in serenità; l’altra casa che per tanto era stato il nostro rifugio d’amore avevamo deciso in comune accordo di venderla. Questa era la casa dei miei sogni, la adoravo in tutto e per tutto.
<< Mamaaa! >>
La mia piccola peste mi risvegliò dai miei pensieri, aveva iniziato a parlare, più che altro parole non tanto coerenti, e a sgambettare, anche se prima che iniziasse a camminare ce ne voleva ancora.
La presi in braccio, abbassando il fuoco sull’arrosto.
<< Dimmi tesoro.. >>
<< Papi? >> sorrisi, era un appellativo così tenero.
<< Arriva tra un po’.. così facciamo la pappa tutti insieme e gli diano il nostro regalo.. che ne dici? >>
Sorrise contenta, mettendo in mostra i suoi dentini bianchi e dritti, mi bastò come risposta.
Apparecchiai la tavola, mentre stavo poggiando le due candele già precedentemente accese, sentii la porta di casa aprirsi.
<< Bella? >>
Gli andai incontro sorridendogli, lui mi prese subito tra le braccia e mi baciò appassionatamente, poi con tenerezza si abbassò e lasciò un bacio sulla piccola protuberanza che fuoriusciva dalla mia pancia di quattro mesi.
Tutte le volte mi commuovevo vedendo quella scena, in gran parte anche a causa dei miei ormoni un po’ troppo pazzi.
<< Vatti a lavare che tra un po’ è pronto amore.. >>
Lo lasciai andare di sopra, mentre io tornavo in cucina a preparare la nostra cena.
 
<< Mmm.. Bella sono pieno come un uovo! >>
<< Quindi il dolce che ti abbiamo fatto io e Anya non lo mangi più? >> chiesi fintamente triste, mentre iniziavo a sparecchiare sulla tavola.
<< No.. quello non lo perderei per nulla al mondo! Siediti, ci penso io.. >>
Sbuffai, se prima era stato protettivo, ora lo era il doppio, ma comunque lasciai perdere e mi diressi in salotto con Anya, dopo esser passata in bagno a prendere il suo regalo, che per fortuna dormiva.
Quando entrò con i tre piattini con la torta al cioccolato e la panna, rimasi impalato a guardare il grosso scatolone, che con non poca fatica avevo appoggiato sul tavolino davanti al divano.
<< Beh.. non vuoi aprirlo? >>
<< Bella ma non dovevi.. >>
<< Stai zitto e vieni qui! >>
Dissi in fretta, per fermare in qualche modo le parole che sarebbero sopraggiunte: “non puoi fare sforzi nel tuo stato!”, “E’ meglio che tu stia a casa.. non voglio che ti disturbi..” Eccetera eccetera..
Come un robot appoggiò i piattini sulla parte del divano non occupata e si sedette, poi con mano un po’ tremante iniziò a sfilare il bel fiocco rosso che avevo attaccato e a stracciare la carta argentata.
A quel punto smise di respirare, perché era palese che cosa ci fosse all’interno della scatola, dato che mi ero premurata di fare dei tagli lungo la sua superficie in modo da permettere alla creatura che c’era all’interno di respirare.
<< Dimmi che non è quello che penso.. >> disse con la voce e l’entusiasmo di un bambino il mattino di Natale.
<< Potrebbe come non potrebbe essere.. >>
<< Papiii.. >>
<< Tesoro stai tranquilla.. adesso papà apre il regalo e finalmente potremo mangiare il cioccolato..!! >>
Edward ci guardò con un sopracciglio alzato, ero diventata ancora più dipendente dalla cioccolata nel mio stato e anche nostra figlia non era da meno.
Sorrisi mentre lui alzava il coperchio dello scatolone.
<< Miseriaccia! >>
Detto questo ci strinse in un mega abbraccio, era bellissimo con le lacrime agli occhi, mentre come un mantra continuava a ripetere grazie.
<< Te lo avevo promesso.. no? >>
<< Grazie.. ti amo.. grazie.. ti amo! >>
Quando si staccò da me, dopo molti grazie, ti amo e altrettanti baci, trovammo due occhietti curiosi che ci scrutavano, mio marito lo prese subito in braccio e lo riempì di baci e carezze.
<< Bella è.. bellissimo! >> ammise con la voce sognante.
<< Sono contenta che ti piaccia, anche io quando l’ho visto me ne sono subito innamorata.. >>
Aspettai un attimo, mentre i due si stavano contemplando.
<< Come vuoi chiamarlo? >>
Scrutò pensieroso per un attimo i miei occhi, fino a quando si accese una luce nei suoi e tirò fuori il suo sorrisetto furbo.
<< Nebbia >>
 
 
<< Edward ho voglia.. >> dissi a mio marito mentre sapientemente mi accarezzava i piedi, ormai quasi simili a polpette, a causa del mio peso lievitato da far paura.
Nella prima gravidanza per via dello stress, della preoccupazione e del dolore al quale ero stata sottoposta, non ero neanche minimamente ingrassata così tanto, mentre ora al settimo mese, mi sentivo più balena che donna.
<< Di cosa hai voglia amore? >> chiese con il suo sorrisino irriverente e malizioso.
Edward era stato un angelo in questo periodo, nonostante il suo lavoro, mi era stato dietro come un’ombra, preoccupandosi continuamente dei miei bisogni e in particolare di quelli della nostra bambina che stava crescendo in me.
Dopo tanto tempo, finalmente eravamo riusciti ad ottenere una giornata solo per noi, dato che la nostra piccola Anya, che aveva iniziato a parlare e a camminare sulle sue piccole gambine, l’avevamo affidata alle mani sapienti di nonna Esme.
<< Ho voglia di te.. >>
Dopo la mia piccola ammissione le sue labbra furono sulle mie in un attimo, senza permettermi di finire la mia frase, molto provocatoria.
Quando si staccò e iniziò a baciarmi il collo, finalmente continuai.
<< Alla pesca.. >>
<< Cosa? >>
Scoppiai a ridere.
<< Alla pesca lo voglio il the.. >>
Rimase per un attimo a guardarmi sconcertato, ma alla fine si alzò e si diresse verso la porta della camera brontolando, mentre io continuavo a guardarlo sorniona.
<< Ah Ed! >>
<< Si? >> chiese a denti stretti.
<< Poi finiamo il discorso che abbiamo interrotto.. perché ho voglia anche di te! >>
Di corsa lo vidi uscire per dirigersi in cucina.
 
 
<< EDWAAAAAARD!!!!!! >>
<< Bella stai calma.. non ti agitare! Emmet è andato a chiamarlo.. tra poco sarà qui al tuo fianco, ti terrà la mano e partorirai.. >>
Un mix di lacrime e isterismo mi fece dire ancora tantissime cose senza senso.
Odiavo il modo in cui mi si erano rotte le acque, avevo immaginato tutto alla perfezione, io ed Edward in casa, io che gli dicevo un po’ stressata che la nostra bambina stava nascendo e lui che, svampito, come tutti i padri, prima del parto, mi avrebbe portato di gran carriera in ospedale.
Invece era successo tutt’altro.
Mi si erano rotte le acque mentre ero a casa di Esme, per fortuna c’erano Rose ed Emmet che, una volta affidati Daniel e Anya alla nonna, mi avevano caricata in macchina e trascinata in ospedale, ma io non collaboravo.
<< Bella >> mi chiamò il dottore, amico di mio marito, che avrebbe fatto nascere mia figlia, << ti devi calmare.. Edward adesso arriva.. ma tu calmati per favore! >>
<< COME FACCIO A CALMARMI? VOGLIO.. ESIGO EDWARD! >>
Più che altro il mio nervosismo, oltre alla classica ansia pre-parto, era dovuta al fatto che non me lo sarei mai potuta perdonare se Edward non fosse arrivato in tempo per vedere la nascita della sua secondogenita.
Era stato così bravo e attento nei nostri confronti per tutta la durata della gravidanza che ora non poteva assolutamente non esserci.
<< Sono qui amore! >>
Quelle tre parole riuscirono a placare le mie urla, il mio pianto e il battere forsennato del mio cuore.
<< Sei qui.. >> dissi, lasciandomi cullare dal suo abbraccio.
Già, era lì con me.. con la mascherina abbassata e un camice verde, era bellissimo.
<< Allora.. siete pronti per far nascere vostra figlia? >>
Sorrisi guardandolo, senza pensare al dolore che stavo provando e da quello che di lì a poco avrei provato, ma il suo sorriso mi ricambiò di ogni cosa.
<< Facciamo nascere Reneesme! >>
 
 
Camminavo sentendo le ruote del passeggino stridere sul marciapiede della via più famosa di New York, mentre al mio fianco, la mia migliore amica Alice, continuava a parlare a macchinetta.
Era un pomeriggio di fine autunno, gli alberi di Central Park erano colorati con i colori caldi, tipici di questa stagione.
Io e Alice con le nostre rispettive figlie, Reneesme e Marie, che ormai avevano quasi un mese e mezzo, avevamo deciso di dedicarci qualche ora di serenità e di shopping, lontano dai mariti e dalle mura domestiche.
Come precedentemente concordato ci sedemmo in un bel bar e ordinammo un bel caffè, era un po’ che non mi sentivo così tranquilla, a casa a volte la situazione che si era venuta a creare con Edward era quasi ingestibile.
<< Allora Bella.. non mi hai ancora detto perché stai magonando così tanto? >>
Sospirai, prima o poi avrei dovuto dirlo a qualcuno. Così con mio grande imbarazzo parlai, in fondo era Alice, sapeva da sempre ogni cosa di me.
<< Edward.. >>
<< Che ha fatto quello zoticone? >>
<< Nulla.. >>
Sembrò non capire la mia constatazione, cercai di spiegarmi meglio.
<< È quello il problema Alice non fa nulla.. a volte mi evita come la peste, non vuole.. non vuole più fare l’amore con me.. >>
Dichiarai con le lacrime che traditrici stavano per uscire dai miei occhi.
<< Quindi capita anche a te.. >>
Rimasi basita, quindi non ero l’unica?
<< Già, anche Jasper.. subito pensavo fosse normale, tra i punti, la piccola e le attenzione che le volevamo regalare.. ma poi dopo un mese la cosa non è cambiata! E non puoi neanche immaginare quanti assalti gli ho già fatto.. ma del tutto vani.. >>
<< “No Bella sono stanco..” oppure “Se la bambina si sveglia non la sentiamo..” o “Faresti meglio a riposare, ti vedo un po’ sbattuta” >>
<< Cavolo! Sono le stesse cose che mi dice Jasper.. all’inizio pensavo che non mi volesse perché ero ingrassata, ma adesso che sto iniziando a perdere chili su chili..è praticamente la stessa cosa.. >>
La prima volta che avevo partorito questo problema non si era presentato perché ero sola, in territorio straniero, ma ora le cose si stavano facendo complicate: odiavo essere rifiutata da Edward, ma la cosa che mi faceva andare fuori di testa era il fatto che lui era così affettuoso.. ma appena arrivavamo ad un certo punto, come se scattasse un antifurto nella sua testa, si tirava indietro.
<< Chiamiamo Rosalie! >>
<< Come? >>
Non riuscii ad avere alcuna risposta perché mia cognata era già al telefono con Rose, chiedendole di raggiungerci nel minor tempo possibile.
<< Non capisci? >> chiese finita la chiamata, << lei c’è passata prima di noi, sicuramente saprà come far riaccendere la scintilla.. >>
Sperai con tutta me stessa che fosse veramente la soluzione migliore.
 
Dopo una ventina di minuti finalmente arrivò una trafelata Rosalie con il suo “pancione” di cinque mesi, si sedette nella sedia libera vicina alla mia, ordinando subito al primo cameriere libero un succo di frutta.
<< Allora.. che succede? >> chiese in tono cospiratore.
<< Io e Bella abbiamo un problema.. >> iniziò Alice, spiegandole poi, l’entità e la portata del problema.
Rosalie scoppiò a ridere di gusto.
<< Allora non è colpa di Emmet.. è proprio una caratteristica l’idiozia dei maschi della famiglia.. >>
Successivamente ci spiegò che anche suo marito nel primo periodo dopo il parto era molto restio a dimostrazioni d’affetto, tanto che l’aveva fatta notevolmente arrabbiare. Poi, quando lei aveva iniziato a fare la stronza, parole sue, lui aveva iniziato di nuovo a corteggiarla, fino a quando finalmente avevano fatto l’amore.
Alla fine aveva scoperto che lui aveva letto un articolo su uno di quei siti “come prepararsi a diventare padre” che affermavano che assolutamente almeno fino a sei mesi dopo il parto era impensabile ricominciare ad avere rapporti con la propria moglie.
<< Quindi anche Edward e Jasper hanno letto questo articolo.. >>
<< Immagino di si.. e non mi stupirei che hanno preso le indicazioni alla lettera.. >>
Sbuffai infastidita, ma Ed non era un medico? Avrebbe dovuto sapere che certe cose erano cazzate campate per aria.
<< Che cosa ci suggerisci di fare? >>
I suoi occhi si accesero di una nuova luce, mi fece un po’ paura.
<< Semplice.. lasciate che cuociano nel loro brodo e nel mentre andiamo a comprarvi un bel completino intimo.. >>
Alice si illuminò, quasi peggio di un albero di Natale, prima di rispegnersi di colpo, quando il suo cellulare iniziò a squillare, immaginai che fosse Jasper.
<< Mi raccomando.. >> disse Rose, sghignazzando un po’ per via della situazione un po’ per via degli ormoni.
<< Jazz? Si tutto bene grazie.. No Marie è un angelo.. Non so per che ora torneremo, non ti preoccupare.. Beh.. >>
Ci fece un occhiolino complice.
<< Uffa Jasper ma stai tranquillo! Torno a casa quando avrò finito.. ciao >>
Molto probabilmente le chiuse il cellulare in faccia, ma era un buon prezzo da pagare per riavere suo marito sano di mente.
 
Mentre c’incamminavamo per raggiungere il primo negozio di Vittoria’s Secret suonò anche il mio cellulare, mi apprestai a rispondere, non prima di aver scambiato uno sguardo d’intesa con Alice e Rosalie.
<< Pronto? >>
<< Bella! Come va? >>
<< Bene.. Tu sei a lavorare ancora? >>
<< No sto uscendo.. passo a prendere Anya da mia madre e vado a casa.. >>
<< Ok .. Ah! mi fermo a mangiare fuori con Alice, quindi mangia pure.. >>
Stavo bellamente inventando.
<< C’è qualcosa di pronto? >> chiese esitante, forse non aspettandosi la mia uscita.
<< No.. Aggiustai, qualcosa in frigo troverai! Scusa ma devo staccare, Ciao dai un bacio ad Anya da parte mia.. >>
Senza lasciargli alcun motivo di replica staccai il telefono, per dedicarmi completamente alle mie amiche.
 
Tornai a casa alle undici di sera, ero un po’ stanca, ma avevo in mente un piano ben preciso per far cadere nella mia esca un inconsapevole Edward.
Alla fine io e Alice avevamo comprato un completino, che però avremmo indossato la sera seguente, quando i nostri uomini sarebbero completamente finiti raggirati nella nostra tela.
<< Bella finalmente sei arrivata! >>
Non avevo ancora avuto tempo di varcare la soglia di casa che lui mi era già, tremendamente preoccupato, addosso, con Nebbia al suo fianco.
<< Edward.. Reneesme si sveglia se non la smetti di fare tutto sto casino.. e cerca di far star calmo anche Nebbia.. >>
<< Oh si certo.. c’era Anya che mi chiedeva di te prima di andare a dormire.. >>
<< Si certo..vado subito da lei.. >> poggiai il porta bebè con la piccola della famiglia sul tavolino in salone e lasciai nelle mani di Edward i pacchetti delle mie compere, facendo attenzione che il sacchetto più importante rimanesse bene in vista.
Salii le scale e mi ritrovai nella stanzetta della mia primogenita, dopo aver rimboccato le copertine e averle dato un lieve bacio sulla fronte uscii dalla camera per scendere di sotto.
Quando arrivai al fondo delle scale, cercando il più possibile di non far rumore mi trovai davanti a una scena esilarante: Edward con il mio nuovo completino blu tra le mani che lo guardava evidentemente scioccato.
<< Bello eh? >>
Colto in fragrante ributtò ciò che aveva in mano nel sacchetto, per poi tornare a guardarmi.
<< S..si bello.. >>
<< Grazie.. senti vado a farmi una doccia prima che Reneesme richieda la sua razione di cibo di mezzanotte.. >>
Presi le buste con un sorriso provocatorio e andai al piano di sopra a farmi davvero la doccia rilassante, per poi indossare una maglietta di mio marito e delle mutandine un po’ più provocanti del solito.
La faccia di Edward, quando scesi nuovamente le scale e mi premurai di sfamare la mia piccola, aveva il suo perché, continuava a tormentarsi mani e capelli, sicuramente per frenare l’istinto di saltarmi addosso.
<< Lo sai che oggi su un giornale ho letto una cosa strana.. >>
<< Cosa? >> chiese facendo andare su e giù il suo pomo d’Adamo, sistemandosi vicino a me sul divano, sempre a distanza di sicurezza, anche perché sulle mie gambe si era sdraiato il mio bel cagnolone.
<< Smentivano alcune voci su dei siti su internet.. ricordo di essermi soffermata a leggere perché riguardava proprio dei siti su come prepararsi per diventare padre.. non è assurdo? >>
<< Già.. >> Gliela contai ancora per qualche minuto, per poi aggiungere:
<< Poi veramente certa gente che scrive queste cavolate.. vorrei proprio conoscere quel pirla che ci crede! >>
Lo vidi abbassare lo sguardo per un attimo e guardarsi le scarpe, il mio piano, stava procedendo a meraviglia.
 
Ero nervosa perché da lì a poco Edward sarebbe arrivato, avevo cercato di posticipare un po’ il pasto di Reneesme, ma ormai non potevo più rimandare.
Abbassai la canottiera bianca che mi ero premurata d’indossare, mostrando il mio bellissimo reggiseno blu nuovo che rendeva il mio seno perfetto; Anya guardava, a poca distanza sul tappeto con la schiena appoggiata a Nebbia, il cartone degli Aristogatti.
La mia piccola aveva appena attaccato il labbro al mio seno destro quando la porta di casa si aprì.
<< Sono a casa amore.. >>
Entrò in salotto, senza aspettare una mia risposta, giunto sulla soglia si fermò, guardando le sue donne.
Buttò per terra la borsa da medico e si avvicinò a me.
<< Nessuna ha sentito la mia mancanza qui dentro? >> chiese fintamente offeso, intanto mi alzai per poter far fare il ruttino a Reneesme.
<< Si che ci sei mancato.. vieni qui efatti abbracciare.. >> dissi un po’ lasciva.
Alice mi aveva detto che Jasper era già ceduto la mattina, mentre l’aveva vista che si vestiva e le aveva confessato che era un gran pirla e che non avrebbe mai più cercato di resisterle, perché era impossibile.
Mancava lo smascheramento dell’ultimo pirla, l’osso più duro.
Quando lo avvolsi con il mio braccio lo sentii irrigidirsi, anche se le sue mani corsero subito sui miei fianchi lasciati strategicamente nudi.
<< Beh.. vado a farmi una doccia.. >>
Lo vidi scappare al piano di sopra, ma non mi preoccupai perché avrebbe ceduto prima o poi, parola di Isabella Swan.
 
La cena passò tranquilla e anche il dopo cena, il mio piano riprese quando finalmente Anya fu messa a dormire nel suo lettino, rimaneva pur sempre un minore e non era il caso che vedesse certe cose già così piccola.
Riscesi al piano di sotto e lo vidi stranamente silenzioso seduto al tavolo, era il momento di agire: Reneesme dormiva e anche Nebbia, gli unici svegli in casa eravamo noi.
Mi misi a lavare i piatti, fino a quando senza farlo apposta (ovviamente), un bel po’ di acqua mi scivolò addosso.
<< Oh Merda! >> esclamai fintamente arrabbiata.
<< Che è successo Bella? >> chiese Ed risvegliandosi dai suoi pensieri.
Mi girai nella sua direzione, << Guarda che succede, mi sono bagnata.. >> e presi i bordi della canottiera, alzandoli, permettendo al suo occhio clinico di avere una visuale sulla macchia trasparente d’acqua che campeggiava in corrispondenza del mio seno.
<< Accidenti che rimbambita che sono! Il pavimento è pieno d’acqua.. >>
Gli diedi le spalle e mi abbassai, mettendo in bella mostra il mio sedere coperto solo da degli shorts di jeans, dal quale molto probabilmente fuoriusciva un pezzo del mio perizoma blu.
Quando mi accorsi che non avevo più il pavimento contro i piedi mi ritrovai appoggiata al piano della cucina con Edward che mi schiacciava senza problemi le mani sul mio sedere e mi baciava con una passione tale che mi lasciò senza fiato.
<< Ti sei deciso.. finalmente pirla.. >> dissi tra un ansito e l’altro.
<< Lo so sono un gran pirla.. Scusa amore.. Stanotte ti prometto che mi faccio perdonare di tutto.. >> finì, tornando a mordere il mio collo.
Sorrisi trionfante, perdendomi completamente in mio marito.

  
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