Serie TV > Elisa di Rivombrosa
Segui la storia  |       
Autore: PrincipessaLes    04/01/2013    0 recensioni
Sono passati 15 anni dagli eventi narrati ne "La figlia di Elisa". Martino e Emilia sono sposati e hanno un figlio, che hanno chiamato Fabrizio, in onore del padre di Martino. Andrea e Agnese hanno due figlie, Angelica e Letizia. La loro vita scorre tranquilla e serena, ma un giorno una strana ragazza entrerà nelle loro vite. Il suo nome è Eleonora e nasconde un grande mistero, un mistero destinato a sconvolgere le loro vite, portando a galla un passato che loro non possono nemmno immaginare...
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di nuovo buonasera carissimi!!!
La storia di Eleonora continua. So che la corrispondenza tra tempo della storia e tempo della narrazione potrebeb sembrare noiosa, ma per questi primi capitoli è assolutamente necessario per spiegare la storia in modo dettagliato.
In questo capitolo appare un nuovo personaggio, un altro mio OC, mademoiselle Ginevra, che avrà un ruolo abbastanza importante anche più avanti.
Il mistero intorno alla figura di Eleonora si infittisce sempre di più. Il suo passato entra in scena prepotentemente attraverso il personaggio di Mademoiselle Ginevra. La sua storia appare semrpe più legata a quella dei personaggi già noti.
Spero che questa storia risulti interessante e che la narrazione non appaia lenta. Per qualsiasi dubbio, chiedete pure. Se volete lasciare un parere, fate pure, accetto anche critiche, purchè sano critiche costruttive.
Detto questo, vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia.


La luce del sole che entrava dalle finestre svegliò Eleonora.
Maria era nella sua stanza. Stava sistemando i suoi abiti.
"Lascia stare, Maria, non ti preoccupare, ci penso io!"-esclamò Eleonora stupita e quasi infastidita-"Non c'è alcun motivo per cui tu mi debba servire, anche se qui a Rivombrosa tu sei la cameriera."
Maria si voltò verso di lei sorridendo.
"Buongiorno e ben svegliata contessina St..."
Eleonora la interruppe.
"Maria, per favore taci. Non farti sentire. Loro non lo devono sapere. Se non lo sanno è molto meglio. Chiaro?"
"Certo,certo, come preferisci. Ma da ieri sei molto aggressiva con me. O forse è solo una mia impressione..."
"Devi scusarmi Maria, ma stare qui mi mette molta agitazione e di conseguenza divento aggressiva."
Eleonora si alzò, prese i vestiti e chiese a Maria: "Sai se loro si sono già svegliati?"
"Il conte Fabrizio è già sveglio ed è in giardino. Il signor conte e la contessa dormono ancora."
"Bene. Andrò anch'io in giardino. Avvisami quando il conte e la contessa si saranno svegliati."
"Certo mia cara. Ora, se permetti, devo andare."
"Vai pure, non devi chiedere il permesso per nulla, non a me perlomeno, non sei la mia serva."
 
Eleonora si vestì in fretta e scese in giardino.
Uscendo dal portone si diresse subito verso le stalle. Entrò e cercò con gli occhi il suo cavallo.
Era molto affezionata a quell'animale. Pegaso, così l'aveva chiamato, era uno dei pochi ricordi che aveva di quando era bambina, una delle poche cose che Odette era riuscita a salvare da quegli uomini che avevano portato via tutto. Lei ed Eleonora avevano percorso miliardi di strade e sentieri in groppa a Pegaso. Eleonora si era molto affezionata ad esso. Qualsiasi viaggio avesse compiuto, aveva sempre voluto portare Pegaso con sé. Quando si era stabilita al villaggio, aveva voluto a tutti i costi che anche Pegaso rimanesse.
Pensando a queste cose, Eleonora si avvicinò al suo cavallo e cominciò ad accarezzarlo.
"Buono, Pegaso, stai buono, non possiamo fare la nostra solita passeggiata mattutina oggi."
Pegaso appariva agitato, insofferente, non era mia stato legato così a lungo. Al villaggio gli avevano costruito un recinto così che fosse chiuso al sicuro, ma potesse comunque muoversi liberamente. Le stalle erano una prigione per lui.

"Buongiorno, Eleonora, non sapevo fossi capace di farti capire anche dai cavalli..."
Quella frase ironica fece voltare Eleonora di scatto.
"Oh, Fabrizio, buongiorno a te. Non so se Pegaso capisca quello che dico, ma sono sicura che a volte capisca le cose molto meglio di certe persone..."
 
"Come mai sei nelle stalle a quest'ora dl mattino?"
Fabrizio sembrava preoccupato.
"Non pensare che io voglia scappare... Volevo solo vedere come stava Pegaso, sai non è abituato a stare legato, non per molto tempo."
"Liberalo per un attimo, allora."
"Io non scappo di sicuro, lui forse sì..."
"Ascolta, io avevo intenzione di andare a fare una passeggiata, visto che dormono ancora tutti. Vuoi venire con me? Ho l'impressione che anche tu ti senta un po' legata... Se vuoi slegarti un attimo, io ti terrò sotto controllo..."
Fabrizio la guardò con aria maliziosa.
"Ma cosa dici Fabrizio?! Comunque, vengo volentieri con te."
 
"Te la cavi abbastanza bene a cavalcare, per essere una ragazza. Cioè, intendevo dire..."
"Non preoccuparti, Fabrizio, guarda che non mi offendo. Comunque, non ti devi stupire che io cavalchi con tanta disinvoltura. Sai, andare a cavallo è uno dei pochi passatempi che mi posso permettere, oltre a leggere, quando ho un momento libero. E, dal momento che di libri al villaggio se ne trovano pochi..."
"Capisco. Sei anche veloce, quasi più di me. Non per vantarmi, ma di solito lascio sempre indietro mio padre e mio zio..."
"Hai detto che sono quasi più veloce di te, forse dovresti togliere quel quasi. Quando cavalco da sola nel bosco, Pegaso non galoppa vola! Più di una volta lui è stato l'unico mezzo che avessi per salvarmi da situazioni non molto belle. Dunque è abituato a viaggiare velocemente e io sono altrettanto abituata a spronarlo."-Eleonora guardò il cavallo di Fabrizio e scosse la testa-"Certo, non userei mai il frustino né quegli inutili e crudeli aggeggi che usate voi, morso e briglie corte. Fanno solo male ai cavalli."

"Sei molto affezionata a Pegaso vero?"
"Certamente. Forse perché è l'unico ricordo che ho del mio passato, di quella che ormai considero un'altra vita."
Fabrizio la guardò. I suoi occhi erano velati di lacrime. Il ragazzo si pentì di averle fatto quella domanda.
Quella ragazza era strana, anzi no, strana non era la parola giusta. Misteriosa, ecco quello che era.
Fabrizio ripensò a quel colloquio tra i suoi genitori e la zia Agnese a proposito del fatto che Eleonora dava loro l'impressione di averla già vista, conoscerla già. Cercò di ricordare quella bimba di cui avevano parlato, la figlia del migliore amico di suo padre. Era poco più piccola di lui. Aveva forse la stessa età di Eleonora. La ricordava poco, lei ed i suoi genitori erano praticamente scomparsi anni prima, quando lui era ancora piccolo, poteva avere tutt'al più una decina d'anni. Anche la bambina era piccola. Confrontarla con Eleonora non aveva senso, lo sapeva, eppure... eppure a Fabrizio sembrava di notare una certa somiglianza, per quel poco che ricordava della bambina.
Improvvisamente ebbe come un lampo un'ispirazione: Eleonora, anche la bambina si chiamava Eleonora, ne era sicuro.
 
"Forse è meglio cambiare discorso... Mi stavi dicendo che sei abituata a cavalcare molto veloce. Voglio metterti alla prova."
"Mettermi alla prova? E come? Sono curiosa. Se la prova è una gara non pensare che vincere contro di me sia così facile...anche le ragazze sono capaci di far mangiare la polvere ai loro avversari, mettitelo bene in testa, conte Fabrizio Ristori!" Eleonora sorrise e fissò Fabrizio. Un lampo d’orgoglio le illuminò gli occhi.
"Mi stai forse sfidando? Se pensi di farmi paura, ti sbagli di grosso! Allora, che la sfida cominci!"

Fabrizio spronò il suo cavallo. Eleonora lo seguì a ruota. I cavalli prendevano sempre più velocità. Si addentrarono nel bosco.
Ad un certo punto Fabrizio uscì dal sentiero che seguivano. Dopo pochi secondi riapparve sul sentiero. Aveva nettamente superato Eleonora.
"Eh no, Fabrizio, non va bene, questo era un'ingiustizia bella e buona! Se vuoi gareggiare con me, devi gareggiare onestamente."
Eleonora sembrava seccata. Accelerò bruscamente e lo raggiunse quasi subito. Lo affiancò, poi uscì a sua volta dal sentiero, per rientrare quasi subito e tagliargli la strada.
Il cavallo di Fabrizio scartò bruscamente. Il ragazzo riuscì a riprendere il controllo immediatamente, ma rischiò di finire fuori dal sentiero.
"Ahi! Accidenti Freccia che ti succede?"
Il tono di Fabrizio sembrava preoccupato. Eleonora si voltò.
"Tutto bene Fabrizio?"
Fabrizio annuì e spronò il cavallo, che superò nettamente quello di Eleonora. Tanto il cavallo quanto il cavaliere non sembravano avere nessun problema.
"Mi hai ingannato Fabrizio. Sto perdendo la pazienza! Smettila con questi trucchi!"
Eleonora sembrava spazientita.
"Ebbene se è la guerra ciò che vuoi... guerra sia!"
Pegaso partì al galoppo.
 
Eleonora cavalcava alla velocità del vento.
Senza fermarsi, si voltò verso Fabrizio
"Allora, che te ne pare, conte Ristori?"
"Non ho parole, Eleonora. Ma faresti meglio a guardare avanti."

Fabrizio conosceva molto bene quel posto. In quel punto, il sentiero che stavano seguendo si ricongiungeva alla strada maestra. Il punto di congiunzione era però formato da un piccolo dislivello, un ostacolo per chi si avventurasse da quelle parti a cavallo. Un pericolo per chi cavalcava ad una certa velocità. Eleonora ad esempio. Fabrizio rallentò istintivamente l'andatura del cavallo. Eleonora non si era accorta del salto. Il suo cavallo aveva preso troppa velocità.
"La sbalzerà via. Sta correndo un grosso rischio."-pensò Fabrizio.
Eleonora vide il piccolo salto. Afferrò le redini con tutte le sue forze. Conosceva quel salto, ma non l'aveva mai affrontato a questa velocità.
I suoi sforzi furono vani. Pegaso non accennava a rallentare. Eleonora si pentì di averlo spronato con così tanta forza.
"Fermati! Fermati!"
Cercò di fargli cambiare direzione, ma fu tutto inutile.
"Attenta Eleonora!"
Il grido di Fabrizio si perse nel vento, coperto dal rumore degli zoccoli dei cavalli.

Ormai Eleonora era arrivata al salto. Non poteva fare più nulla. Solo pregare e sperare che tutto andasse per il meglio. Altrimenti avrebbe pagato le conseguenze della sua imprudenza. Chiuse gli occhi e strinse con forza le redini.
Anche Fabrizio chiuse gli occhi. Non voleva vedere.
Pegaso saltò.
 
Fabrizio si riscosse. Doveva assolutamente agire, pensò. Eleonora si era cacciata in un guaio? Bene, lui l'avrebbe aiutata a tirarsene fuori. Quasi senza accorgersene, affondò i talloni nei fianchi del suo cavallo. L'animale partì al galoppo.

Anche se aveva gli occhi chiusi, Eleonora capiva che il salto era sempre più vicino. Il cavallo prendeva sempre più velocità.
"Ecco, tra poco salta. Vergine santa, aiutatemi voi. Sono proprio una scervellata"-pensò tra sè.
Improvvisamente, sentì un rumore dietro di sè. Qualcosa le passò di fianco velocemente. Qualcuno tirò le briglie del cavallo. Pegaso scrollò il capo e quella mano perse la presa.

Eleonora riaprì gli occhi. Fabrizio era di fianco a lei.
"Ho cercato di bloccarti, ma non riesco a tenere fermo il cavallo..."
Eleonora stava per rispondere, ma si accorse che ormai era giunta al salto. Doveva concentrarsi su quello e nient'altro, se non voleva rompersi l'osso del collo, pensò.

Fabrizio afferrò il frustino.
"Non sono riuscito a fermarla. Ma non posso lasciare che corra questo pericolo senza far nulla. Devo saltare prima di lei. Devo essere là sotto quando salterà. Se la forza del salto la sbalzerà da cavallo, dovrò essere pronto a prenderla e soccorrerla."
Spronò il cavallo. Superò Eleonora. Mentre il cavallo saltava, chiuse gli occhi. Quando atterrò, tirò le briglie con tutte le sue forze. Il cavallo si fermò.
Fabrizio aprì di nuovo gli occhi. Appena in tempo per vedere che Pegaso era quasi giunto al salto. Fece girare il cavallo e lo portò indietro di qualche passo, alla distanza giusta per impedire la caduta di Eleonora senza rischiare di essere schiacciato da Pegaso mentre atterrava.
 
L'ombra di Pegaso si stagliò sopra Fabrizio.
"Santi del Paradiso proteggetela!"-pensò tra sè.
Si precipitò in avanti. Temeva che la forza del salto la sbalzasse di sella. Fortunatamente, la sua paura si rivelò infondata. Effettivamente, mentre saltava, il corpo di Eleonora si piegò pericolosamente in avanti, ma la ragazza riuscì a raddrizzarsi.

Il cavallo atterrò. Eleonora diede un ultimo strattone alle briglie. Pegaso si fermò. Fabrizio le si avvicinò e la fissò. Era pallida come un cencio. Improvvisamente, lasciò andare le briglie. Si abbandonò sul dorso del cavallo come se stesse svenendo. Fabrizio si spaventò.
"Eleonora, Eleonora. Cos'hai, Eleonora? Cosa ti succede? Rispondi in nome del cielo!"-esclamò concitatamente.
"Ho avuto tanta paura, Fabrizio, sono stata una sciocca."-sussurrò lei, ricadendo in avanti a peso morto.
Il cavallo, infastidito da quel peso che si trovava improvvisamente a sostenere, scartò bruscamente di lato. Eleonora barcollò, rischiando di cadere dal dorso del cavallo. Radunò tutte le sue forze per riuscire a rimanere in equilibrio.
"Credo sia meglio tornare a Rivombrosa. Hai bisogno di qualcosa che ti rimetta in forze..."-osservò Fabrizio preoccupato.

"Fabrizio, Eleonora, cosa ci fate qui? Dovreste essere a Rivombrosa. Soprattutto tu, Fabrizio, è mai possibile che tu non riesca mai a tenerti lontano dai pericoli?"
Una voce imperiosa attirò l'attenzione dei due ragazzi, facendoli voltare. Martino arrivava verso di loro dal sentiero.
"Su, forza, seguitemi, torniamo a Rivombrosa. Fabrizio, tua madre è preoccupata per te. E tu, Eleonora, ascoltami, non seguirlo, combina sempre disastri. Cacciarsi nei guai è il suo mestiere..."

Martino era ormai giunto da loro.
Eleonora respirò profondamente.
"Non dovete essere così duro con lui, signor conte, non ha fatto nulla per meritarlo, non ancora, perlomeno. Ho corso un grosso pericolo, è vero, ma è stata solamente colpa mia..."
"E perché mai?"-chiese Martino stupito.
"Potremmo spiegarlo sulla strada del ritorno..."-intervenne Fabrizio prima che Eleonora potesse aprir bocca-"Credo sia meglio raggiungere Rivombrosa in tutta fretta. Eleonora ha bisogno di riposo."
"Effettivamente è molto pallida."-osservò Martino-"Torniamo subito indietro dunque. Immagino che Emilia stia già pregando la Santa Vergine di proteggerci dai briganti..." Accennò un sorriso amaro.
Fabrizio salì in groppa al suo cavallo e i tre si avviarono verso Rivombrosa.
 
Emilia li aspettava in giardino.
Appena li vide arrivare, corse loro incontro. Il suo sguardo era sollevato ed arrabbiato allo stesso tempo.
"Fabrizio, insomma, possibile che tu debba sempre scomparire così senza avvisare? Mi fai preoccupare molto,lo sai."-esclamò tutto d'un fiato.
Fabrizio smontò da cavallo e le si avvicinò.
"Scusa tanto mamma, non avevo intenzione di farti preoccupare. Semplicemente, questa mattina sentivo il bisogno di fare una passeggiata."-rispose.
Poi si voltò verso Eleonora.
"E poi, Eleonora mi sembrava un'aquila chiusa in una gabbia dorata, che, per quanto sia bella, è troppo piccola per lei; così ho deciso di lasciarla volare libera. Ma non potevo non seguirla, avevo troppo timore che volasse troppo lontana..."

Eleonora arrossì. Le parole di Fabrizio le avevano procurato una strana sensazione, non si era mai sentita così confusa. Cosa intendeva dire? La stava deridendo? Cosa significava quel paragone con l'aquila? Non sapeva se avrebbe dovuto arrabbiarsi o esserne lusingata. Anche quella frase che le aveva detto nelle stalle riguardo al fatto di sentirsi legata, era una presa in giro? E perché aveva detto che aveva paura che lei scappasse? In fin dei conti, a lui cosa poteva importare di una ragazza come lei? Appartenevano a due mondi diversi. Eppure....eppure potremmo appartenere allo stesso, se solo io avessi il coraggio di parlare, pensò tra sè. Ma si arrabbiò con sè stessa per il semplice fatto di averlo pensato. Non sarebbe mai riuscita a tornare alla sua vecchia vita. E, comunque, non l'avrebbe certo fatto per essere considerata da quel ragazzo viziato e borioso che si considerava superiore a lei solo perché lei era una ragazza e che la guardava da sotto in su perché era una del popolo, almeno così pensava lui. Se sapesse chi sono, mi considererebbe diversamente, è proprio un ipocrita, concluse.

Martino guardò Fabrizio con disappunto.
"Cosa significano queste parole figliolo? Perché Eleonora avrebbe dovuto scappare? E poi, non c'era bisogno che tu dicessi queste cose. Non sono scusanti per il tuo comportamento. La tua impressione riguardo ad Eleonora era solo una sensazione e nessuno ti ha assicurato che corrispondesse alla realtà. Inoltre, il paragone che hai fatto potrebbe aver infastidito Eleonora..."
"Non dovete preoccuparvi, signor conte, non mi ha creato nessun problema, anzi, la frase sul fatto di volare libera mi ha fatto piacere, è bello sapere che qualcuno si accorge delle tue esigenze e ti aiuta a soddisfarle. La sensazione di Fabrizio era più che giusta. Avevo proprio bisogno di prendere un po' d'aria e questo è stato il modo migliore..."
 
"Angelica, vieni, Ginevra sta arrivando."
Agnese era in giardino con le bambine, Eleonora e Fabrizio. Erano appena tornati da una passeggiata nel bosco.
Agnese aveva scorto in lontananza la figura di Ginevra, l'istitutrice di Angelica.
"Non è giusto, proprio adesso, mi stavo divertendo tanto. Che noia!"-esclamò Angelica spazientita.
"Non ti lamentare, piccina, queste lezioni sono molto importanti. Corri a cambiarti ora, non vorrai presentarti a lezione in questo stato, spero..."
I vestiti della bambina erano piuttosto sporchi e rovinati. Erano infatti degli abiti vecchi che Agnese le faceva indossare per le passeggiate.
Angelica si avviò verso la sua stanza sbuffando.
Eleonora guardò i propri vestiti.
"Anch'io dovrei cambiarmi."-osservò tra sè e sè- "Non è una buona idea presentarsi in questo modo. Ma non farei in tempo a tornare a Rivombrosa per cambiarmi d'abito."
"Non te ne devi preoccupare. A questo abbiamo già pensato noi."-disse Agnese che aveva sentito le sue riflessioni.

Eleonora la guardò con aria stupita. Agnese si voltò verso Dorina che era lì poco distante.
"Accompagnala nelle mie stanze, per favore."
"Subito, marchesa."-rispose. Poi si volse verso Eleonora."Vieni con me, c'è una sorpresa per te..."
Eleonora la seguì docilmente.
Dorina la condusse nella stanza di Agnese. Mentre camminavano, Eleonora la tempestò di domande, ma lei si limitava a sorridere e ripetere:"La marchesa mi ha chiesto di prepararti una sorpresa, aspetta e vedrai."

Quando entrarono nella stanza di Agnese, Eleonora rimase senza fiato.
Sul letto era adagiato un abito molto elegante, che, almeno a giudicare dalla misura, non apparteneva certo alla marchesa. Anzi, sembrava proprio della sua misura.
"Questo era della marchesa, ma lei non lo usa più e mi ha chiesto di adattarlo alla tua misura, per fartelo indossare quando verrai qui a seguire le lezioni della signorina Ginevra. Su, avanti, provalo, dimmi se ti va bene."
Eleonora si avvicinò al letto e sollevò l'abito. Era bellissimo. Non credeva ai suoi occhi. La marchesa era veramente molto gentile.

Provò l'abito. Era perfetto.
"Complimenti, Dorina, hai le mani d'oro. Potresti cucire gli abiti alla regina in persona."-esclamò voltandosi verso Dorina e gettandole le braccia al collo.
"Esageri come sempre, Eleonora."-rispose lei sorridendo.
La guardò ammirata.
"Tu invece stai molto bene con questo abito. Assomigli tutta a tua madre, povera contessa."
"Non mi ci far pensare, Dorina. Preferisco non pensare né a lei né a papà, quanto mi mancano, non meritavano quella fine, proprio no!"
"Certo che no."-concluse Dorina abbracciandola.
"Requemmaterna"-sussurrò commossa.
Eleonora sorrise.
"Tu e il latino litigherete per l'eternità... Comunque hai ragione, requiem aeternam, riposino in pace, loro che possono, io invece devo rassegnarmi a vivere la mia vita ed andare avanti senza di loro..."
 
Eleonora scese le scale in fretta. Imboccò il corridoio a passo svelto per raggiungere il salone il prima possibile. A metà corridoio, però, incontrò Agnese. Fece una profonda riverenza.
"Marchesa... grazie per l'abito, ma soprattutto grazie per il pensiero gentile che avete avuto."
"Non c'è di che, mia cara. Comunque, non devi ringraziare solo me. Io ho semplicemente ascoltato un suggerimento di Fabrizio. L'idea di donarti un abito è stata sua."

Fabrizio. Dunque era stato lui a suggerire quell'idea dell'abito. Ma perchè? Cosa poteva averlo spinto a questo? Perché mai Fabrizio era così gentile con lei? Eleonora non capiva. Non capiva, ma era felice lo stesso. Quando Agnese le aveva detto che l'idea era stata di Fabrizio, Eleonora aveva sentito caldo al cuore al solo pensiero che Fabrizio avesse pensato a lei. Nemmeno di questo capiva il perchè. Si sentì avvampare. Non osò alzare lo sguardo. Si vergognava a mostrare il viso alla marchesa. Non poteva vederla. Non in quello stato.

"Puoi anche alzarti, ragazzina."-disse Agnese
Eleonora si accorse in quel momento di non essersi più alzata da quando aveva fatto la riverenza.
"Certo, marchesa."
"Comunque sia, non c'è nessun bisogno che tu ti inchini così. Non sono certo la regina, io."
"Ma io vi sono molto obbligata, marchesa."
"Il debito che noi tutti abbiamo con te è troppo grande per essere superato in importanza dal dono di un vestito che, per altro, non era nemmeno più adatto a me..."
Agnese le sorrise.
"Ora vai o farai tardi alla lezione!"-aggiunse carezzandole i capelli.
"Vado, marchesa. A presto."

Agnese la guardò allontanarsi. Aveva la netta impressione di conoscerla già. Era impossibile. Eppure...eppure le ricordava qualcuno. Pensò a quello che le aveva detto Fabrizio riguardo al nome ed alla coincidenza che la legava alla figlia di Costanza e Alessandro.
"E se Fabrizio avesse ragione?"-pensò tra sè.
"Riguardo a cosa?"-chiese una voce alle sue spalle.
Agnese si accorse di aver pensato ad alta voce. Si voltò.
"Andrea! Sai, ho un dubbio riguardo ad Eleonora. Ho una strana sensazione... Ora ti spiegherò ciò che mi ha detto Fabrizio. Tu dimmi se le mie idee sono solo frutto della mia fantasia o possono essere fondate."
 
"Accidenti, è vero! Non riesco a pensare che tutto ciò sia una semplice coincidenza! Eppure...eppure è difficile credere che quella ragazzina sia la figlia di Alessando e Costanza. Non trovo in lei nulla che ricordi quella bambina e credo che anche per te e per tutti gli altri sia così..."-osservò Andrea quando Agnese gli ebbe spiegato tutto.
"Quello che dici è vero, ma sono passati alcuni anni da quando Costanza e Alessandro sono partiti e da allora Eleonora è sicuramente cresciuta e credo sia cambiata molto, sono convinta che nessuno di noi la riconoscerebbe se la incontrasse di nuovo...."-ribattè Agnese.
"Sono d'accordo con te. Ma converrai anche tu che la ragazzina che abbiamo ospitato, a giudicare dalla sua situazione e dai suoi comportamenti, potrebbe essere chiunque ma non certo una ragazzina nobile..."
"Forse si è dovuta adattare a questa situazione... Voglio assolutamente scoprire cosa nasconde. "
"Bene, dunque lo sapremo presto tutti, perchè quando ti metti in testa di raggiungere un obiettivo, potrebbe cadere il mondo, ma tu lo raggiungerai ugualmente..."-concluse Andrea sorridendo.
 
"La lezione è finita, bambine. Angelica, puoi uscire, per favore? Vorrei scambiare due parole con Eleonora."
"Sì, mademoiselle. Vado via subito."-rispose Angelica, anche se i suoi occhi tradivano chiaramente una forte curiosità.
 
Quando Eleonora era entrata nel salone, l'istitutrice l'aveva guardata in modo strano. Angelica, precipitosa come al solito, le aveva raccontato il motivo della presenza della ragazza a partire dal "salvataggio" della sorellina. Ginevra era rimasta molto colpita da quel racconto, che Angelica, con la fantasia e l'entusiasmo tipici dei bambini, aveva infiocchettato di particolari degni di un romanzo d'avventura. Eleonora aveva subito precisato che non tutto era vero. Aveva raccontato la sua versione dei fatti, chiarendo le idee a Ginevra, che le aveva comunque espresso la sua sincera ammirazione.
 
Quando Angelica fu uscita, si complimentò nuovamente con Eleonora, ma questa volta aggiunse ai complimenti una frase che lasciò Eleonora molto confusa.
“Sei una ragazzina molo coraggiosa, Eleonora cara. Tua madre sarebbe fiera di te. Sai, ti osservavo da tempo ed ora ho finalmente avuto la conferma delle mie impressioni su di te. Sei cresciuta, ormai, sei cambiata molto, è giunta l’ora che tu riceva ciò che ti è dovuto…”-disse infatti.
Eleonora non capiva.
“Cosa significa tutto ciò? Cosa mi è dovuto? Cosa sapete voi di mia madre? Vi conosco? Ma, soprattutto, chi siete?” –domandò a bruciapelo.
“”Certo che ti conosco Eleonora, anzi”-si fermò e riprese in un sussurro-“contessina Eleonora. Ti ho seguita in tutto il tuo viaggio ed ora è giunto il momento che attendevo da tempo. Tua madre, tempo fa, mi consegnò una cosa per te, un gioiello che ha segnato il destino della tua famiglia. Tu dovrai portare a termine ciò che i tuoi genitori non sono riusciti a compiere.”
“Ma chi siete voi?”
“Come, non mi riconosci? Eppure, sono stata io ad insegnarti a scrivere…”
“Insegnarmi a scrivere? Oh mio dio, ma voi siete… tu sei… Ginevra, come ho potuto non riconoscerti? Scusami, scusami, ma non avrei mai pensato che… Mi sei mancata moltissimo!”-esclamò Eleonora scoppiando in lacrime.
 
Ginevra la abbracciò commossa.
"Sai, ti osservavo da tempo, non ero sicura che fossi tu. Ora ne ho avuto la prova. E sono anche sicura che tu sei pronta per ricevere ciò che tua madre mi aveva affidato affinché lo custodissi fino a che tu fossi stata pronta per riceverlo. Devi portare avanti la sua...anzi la loro missione, sua e du tuo padre, loro ne sarebbero orgogliosi..."
Eleonora la fissò.
"Di cosa parli? Non riesco a capirti... Cosa devi affidarmi?"

Ginevra non rispose. Si limitò a tornare verso la sedia dove aveva appoggiato la sacca in cui teneva tutto l'occorrente per le lezioni. Ne trasse un medaglione riccamente lavorato.
"Lo porto sempre con me. Ora però devo separarmene. Questo è tuo, ti spetta di diritto. Ti servirà, se vorrai seguire le orme dei tuoi genitori. Ti hanno lasciato un'eredità pericolosa, ma è giusto che ciò che avevano scoperto sia conosciuto da tutti. Non so se hai intenzione di rivelare la tua identità al conte Ristori. Se lo farai, ti prego di raccontargli tutto ciò che ti dirò ora."-disse, porgendole il medaglione.

"Ginevra voleva parlare con Eleonora? Perché mai? La conosce forse? Cosa doveva dirle?"
Agnese era confusa. Mademoiselle Ginevra, l'istitutrice di sua figlia era una donna molto riservata e orgogliosa, nessuno a Palazzo Van Necker sapeva nulla di lei. Tutti però si erano accorti subito che intorno a lei aleggiava una certa aria di mistero, un mistero legato al suo passato. Che Eleonora centrasse con questo mistero?
"Non ne ho idea, zia. Angelica mi ha detto soltanto questo. Nemmeno lei ne sa il perchè, da quello che ho capito. Sembrerebbe che non conosca Eleonora, ma non posso certo saperlo, nessuno sa nulla di lei o mi sbaglio?"
Agnese annuì.
"Tanto lei quanto Eleonora sembrano molto misteriose, vorrei scoprire cosa nascondono."
Fabrizio sorrise con aria ironica e tentò di iniziare una frase, ma fu subito bloccato.
"No no, mio caro, risparmiami la solita battuta sulla curiosità femminile. Si capisce benissimo che anche tu non aspetti altro che di scoprire il segreto di Eleonora... o forse il motivo per cui la tormenti è un altro?"-concluse un tono malizioso Agnese.
Fabrizio non rispose nulla. Ma il rossore che apparve sulle sue guance nel sentire quella domanda chiarì ad Agnese ogni dubbio.
 
"Ma mia madre, mia madre è viva?"
"Eleonora, mia cara, mi dispiace lasciarti nel dubbio, ma, purtroppo, non lo so neanch'io..."-rispose Ginevra.
"Prima o poi lo scoprirò da sola..."-replicò Eleonora.
"Già, hai ragione. Ma...te la senti di portare avanti questa missione?"
"Certo. E lo farò da sola in ogni caso, che decida di rivelare la mia identità o meno. Devo fare tutto da sola. Loro lo vogliono."-esclamò decisa la ragazzina.
"Non so se l'abbiano mai voluto, ma ora non hai molta scelta. Se avrai bisogno di qualcuno con cui confidarti, ricordati che sarò sempre disponibile. La mia casa non è che a pochi passi di distanza dalla tua... "
"Come? Tu abiti al villaggio."-Eleonora era confusa-"E non ti ho mai vista in questi anni?"
"Mi avrai vista di sicuro, forse non mi avrai riconosciuta, ma d'altronde è normale, non ti saresti mai aspettata di trovarmi qui..."-Ginevra sorrise e continuò-"Come io non credevo di ritrovare te. Ma ora ci incontreremo più spesso. E forse non solo al villaggio..."
"Già. La marchesa Agnese ci tiene che io venga qui ancora. Si sente in debito con me."
"Mia cara, forse non te ne sei accorta, ma la marchesa non è l'unica che ha piacere che tu resti qui..."
 
"Cosa intendi Ginevra? Chi altri vuole che resti?"
Ad Eleonora parve di vedere un sorriso malizioso apparire sul viso di Ginevra.
"Forse è solo una mia impressione, ma... mentre ti aspettavo ho sentito Fabrizio, cioè il conte Fabrizio, parlare di te. Ho sentito solo poche parole, ma mi è bastato... Sembra che ti apprezzi."
Ginevra si fermò e guardò Eleonora. La ragazzina era arrossita.
"Qualcosa mi dice che ben presto il conte Martino saprà chi sei. Ebbene sì, mia cara, hai trovato il motivo per rimanere a Rivombrosa..."
"Forse lo rivelerò, ma non per ciò che pensi tu..."-intervenne Eleonora-"Non per lui, no di sicuro. Io sospirare per quel damerino pieno di sè? Ti stai sbagliando di grosso! Per caso ti ha dato di volta il cervello? "
Nonostante il tono convinto della ragazzina, Ginevra capì che quella risposta non faceva che darle ragione.
 
"Marchesa, marchesa! Mademoiselle Ginevra vi vuole parlare."
"Grazie, Dorina. Dov'è?"
"Vi aspetta nel salone."

Agnese entrò nel salone.
"Buongiorno, marchesa"-la salutò l'istitutrice.
"Buongiorno a voi, mademoiselle. Volevate parlarmi?"
"Sì marchesa. Volevo dirvi delle cose su Eleonora."
"Su Eleonora?"
"Sì, marchesa. Eleonora è una ragazzina molto intelligente, sa molte cose. Non so come faccia a studiare, ma conosce molte cose. Credo che sia più che giusto darle una possibilità. Non posso forzare le sue decisioni, né le vostre. Ma, se decidesse di non frequentare più le mie lezioni, vi prego di convincerla a venire ancora qui."
"Lo farò di sicuro. Cosa vi induce a pensare che possa decidere di non venire più? sembrava molto felice quando le ho proposto questa cosa..."
"Credo abbia più di un motivo per venire qui... Non chiedetemi nulla marchesa, non posso dirvi altro, se non che è più vicina voi di quanto possiate pensare. Parlerà lei quando e se vorrà... Arrivederci"
"Arrivederci, mademoiselle"-replicò Agnese. Non capiva cosa intendesse dire l'istitutrice, ma non osò fare domande. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Elisa di Rivombrosa / Vai alla pagina dell'autore: PrincipessaLes