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Autore: PrincipessaLes    04/01/2013    1 recensioni
Sono passati 15 anni dagli eventi narrati ne "La figlia di Elisa". Martino e Emilia sono sposati e hanno un figlio, che hanno chiamato Fabrizio, in onore del padre di Martino. Andrea e Agnese hanno due figlie, Angelica e Letizia. La loro vita scorre tranquilla e serena, ma un giorno una strana ragazza entrerà nelle loro vite. Il suo nome è Eleonora e nasconde un grande mistero, un mistero destinato a sconvolgere le loro vite, portando a galla un passato che loro non possono nemmno immaginare...
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Buonasera bella gente!!!
Dopo alcuni tentativi di scrittura già pubblicati sul sito nel fandom d Harry Potter, ho deciso di dedcarmi a qualcosa di molto diverso.
Questa fanfiction, dedicata al fandom di Elisa di Rivombrosa, è ambientata circa 15 anni dall fine della terza serie, ""La figlia di Elisa". la storia è incentrata su un mio OC, Eleonora. Eleonora interagirà con molti personaggi già presenti nella serie tv, ma anche con altri personaggi originali.
Nel corso della storia, appariranno molti personaggi nuovi, ognuno legato n modo diverso alla maggior parte degli altri o a personaggi delle serie precedenti alla terza. Se qualche dettaglio della vita di questi personaggi o delle relazioni tra loro non dovesse essere chiaro e questo dovesse ostacolare la comprensione della storia, fate presente qualsiasi dubbio e io vi risponderò molto volentieri.
Detto questo, penso di aver spiegato tutto ciò che c'era da spiegare. Quindi, vi lascio alla storia e spero che sia di vostro gradimento.



"Mammina, guardami, Fabrizio mi ha insegnato a nuotare e io adesso sono diventata brava, guarda dove riesco ad arrivare!"
Agnese alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e vide la figlia che si allontanava dalla riva del laghetto.
 "Letizia, piccina mia, stai attenta, l'acqua è profonda, non ti allontanare troppo, ora sei sola, Fabrizio non è con te, sai che è pericoloso nuotare nell'acqua troppo alta"-le disse sorridendo.
 La bimba annuì, ma, qualche secondo dopo, era già quasi al centro del laghetto.
"Torna subito indietro, quando imparerai ad obbedire?" gridò Agnese preoccupata, ma il rumore della cascata copriva la sua voce.
Agnese si precipitò vero il laghetto pronta a tuffarsi. Nello stesso istante, notò un movimento tra le fronde sulla riva opposta. Qualcuno si tuffò. Prima che Agnese se ne accorgesse, quel qualcuno stava già nuotando verso di lei con Letizia tra le braccia.
                               
Mentre quella figura le si avvicinava, Agnese le venne incontro. Uscì dall'acqua ed appoggiò con delicatezza Letizia sulla sabbia della riva.
"Non dovete preoccuparvi, vostra figlia è salva, è soltanto svenuta."-le disse.
 Agnese annuì sollevata e guardò quella persona. Era una ragazza, una ragazza molto strana. Doveva avere qualche anno in meno di Fabrizio, il figlio di Martino. Sembrava una contadina o, comunque, una popolana. Era esile, aveva la pelle scura, abbronzata dal sole ed i capelli arruffati. Tuttavia, indossava abiti che, a prima vista, sembravano abbastanza eleganti, ma vecchi e molto rovinati: una sottoveste lacera, apparentemente di un tessuto abbastanza prezioso, che sembrava essere stata, almeno un tempo, ricamata e sopra di essa una camicia da uomo, troppo larga e lunga per lei. Agnese la guardò negli occhi. Quegli occhi, quello sguardo le ricordavano qualcuno, ma non riusciva a capire chi...
"Grazie di aver salvato mia figlia"
"Figuratevi, marchesa"
 "Mi conosci, ragazzina?"
 "I miei genitori mi hanno spesso parlato di voi e di vostro fratello, il conte Martino, sono stata a Rivombrosa, anche se non ricordo quasi nulla, ero piccola allora, per me è come se fosse un'altra vita, quella..."
Agnese vide che la ragazza aveva gli occhi lucidi
"Capisco, non c'è bisogno che mi spieghi tutto, se per te è difficile ricordare. Come ti chiami?"
"Eleonora"
 
“Eleonora, bene, me ne ricorderò, da oggi sono in debito con te, hai salvato mia figlia e questa non è una cosa da nulla..."
 "In debito con me... non dite così marchesa! Comunque, credo che vostra figlia abbia bisogno di un dottore, devo andare in paese a chiamarlo?"
"Grazie mille; Eleonora, non avevo pensato a questo. Ma, non puoi certo andare in paese in questo stato..."
 "Certo che no marchesa, aspettate solo un attimo ancora..."
La ragazza si avviò verso un punto dove un torrentello usciva dal lago e, saltando di sasso in sasso, raggiunse la riva opposta. Scomparve tra gli alberi. Agnese si stava chiedendo dove fosse finita quando sentì un rumore di zoccoli. Dal folto degli alberi sulla riva di fronte a lei apparve un cavallo con Eleonora seduta in groppa. La ragazza si era cambiata ed ora indossava un abito molto semplice, da contadina.
 "Vado subito in paese, marchesa"-gridò mentre il cavallo attraversava il laghetto.
Quando la raggiunse, gettò verso di lei un lungo mantello.
"Per vostra figlia, così non prenderà freddo, bagnata com'è, povera piccina..."
 Imboccò il sentiero al galoppo e, dopo pochi secondi, era solo un piccolo punto in lontananza.
 
Eleonora tornò poco dopo accompagnata dal dottore del paese.
"Non preoccupatevi, marchesa, vostra figlia non ha nulla, probabilmente è svenuta per lo spavento... dovreste ringraziare il cielo che questa coraggiosa ragazzina fosse qui in quel momento, altrimenti vostra figlia non ne sarebbe uscita così bene, credetemi..."- disse l'uomo ad Agnese.
Mentre le spiegava cosa fare per evitare ce la bimba prendesse un'infreddatura, Agnese vide che Eleonora era tornata sulla sponda opposta del lago. Poi il medico congedò Agnese e tornò verso il villaggio.
Agnese si voltò verso il laghetto e chiamò Eleonora. In men che non si dica, il cavallo della ragazza apparve tra gli alberi, attraversò il laghetto e la raggiunse. Eleonora saltò a terra con grazia.
"Se permettete, marchesa, io torno a casa, credo di avere qualcosa da fare"
"Se non ti dispiace, mia cara, vorrei che venissi a Rivombrosa con me. Mi piacerebbe molto che tutta la famiglia conoscesse colei che ha salvato Letizia"
 "E sia, verrò con voi, marchesa."
 
Eleonora si chinò, sollevò il braccio di Letizia e le strinse il polso.
"Anche il medico le ha auscultato il cuore..."-disse Agnese
"Ma non vi ha detto niente, almeno per quel che ho sentito io..."-rispose Eleonora-"Comunque, la bimba è molto fredda ed il battito del cuore sembrerebbe rallentato..."
Agnese impallidì
"Non spaventatevi, marchesa, credo sia normale, ma come siete venuta qui?"
"A cavallo, anche Letizia era a cavallo, sai sta imparando ora...perché?"
"Immaginavo, perdonatemi marchesa io non credo sia una buona idea tornare a Rivombrosa a cavallo, voi, se permettete un'osservazione, mi sembrate troppo sconvolta... quanto a vostra figlia, credo sia difficile riportarla fin là a cavallo, forse sarebbe buona cosa chiamare una carrozza..."
 "E come, di grazia?"
 Eleonora non rispose, ma si girò verso il cavallo e staccò dal fianco una sacca, da cui estrasse un pezzo di carta, una penna ed una boccettina d'inchiostro.
 "Prendete, marchesa, chiedete di mandare una carrozza e spiegatene il perché, al resto penserò io..."
Agnese scrisse in fretta, poi diede il biglietto ad Eleonora, che lo chiuse con uno spago e salì in groppa al cavallo. Poi congedò Agnese e partì al galoppo.
Dopo pochi minuti era già ai cancelli di Rivombrosa. Il guardiano la fissò con aria ostile
 "Chi sei tu e cosa ci fai qui?"
"Vi prego, fatemi entrare, mi manda la marchesa Casalegno, è un'emergenza!"
"Ti manda la marchesa Agnese Casalegno? Io non so se crederti, ragazzina, ho capito chi sei, ti ho vista in paese, sei la ragazza che aiuta il dottore. Sono più che sicuro che tu non sia mai stata né a Rivombrosa né a Palazzo Van Necker, non capisco come tu possa conoscere la marchesa..."
"La conosco e basta"- rispose in tono spazientito scendendo da cavallo.
Gli tese il biglietto di Agnese
 "Portatelo subito al conte Ristori, se è qui, ditegli di leggerlo immediatamente, è da parte della marchesa, è un'emergenza vi ripeto! "- aggiunse precipitosamente in tono supplichevole.
"E va bene, mi hai convinto, andrò dal conte, ma guai a te se menti!"
 
Quando il guardiano arrivò da Martino, che era appena tornato da una battuta di caccia con Andrea e Fabrizio, gli spiegò in tutta fretta cos'era successo e gli tese il biglietto. Martino lo lesse e sbiancò. Si voltò verso Andrea
 "Tieni, leggi"- disse concitatamente dandogli il biglietto. Poi si rivolse al figlio: "Fabrizio,corri immediatamente alle stalle, fai preparare una carrozza, più velocemente possibile, è veramente un'emergenza!"
Mentre Fabrizio, confuso, correva verso le stalle, Martino ordinò al guardiano, che era rimasto lì impalato:"Torna immediatamente ai cancelli, fai entrare quella ragazza e portala qui!"
Il guardiano obbedì. Eleonora arrivò da loro proprio mentre Fabrizio tornava dalle stalle. Il ragazzo le venne incontro e la aiutò a scendere a cavallo. I due si guardarono negli occhi per un secondo, ma lei distolse subito lo sguardo.
"Dunque sei tu che hai salvato Letizia..."-le chiese Martino
"Salvarla? L'ho semplicemente aiutata ad uscire dall'acqua."
 "Hai fatto molto di più e siamo tutti in debito con te!"-esclamò Andrea.
 "Non merito tutta questa gratitudine, ho fatto una cosa normale. Credo che chiunque, vedendo una bimba così piccola in pericolo, si sarebbe tuffato a salvarla..."
 "Ma tu sei stata molto coraggiosa, almeno a giudicare da ciò che ha scritto Agnese..."-concluse Martino.
 Nel frattempo, arrivò Emilia, seguita da Angelica, la sorella di Letizia, una bimba di circa 9-10 anni con una massa di riccioli dorati che le incorniciava il viso, in cui spiccavano due occhioni dolci, azzurri come il cielo.
"Che succede? Chi è lei? E soprattutto, dove sono Agnese e Letizia, perché non sono ancora tornate?"-chiese Emilia
"Calmati, Emilia,stiamo andando da loro... saranno qui presto, ora torna in casa. Fabrizio, per favore, stai con loro." –rispose Martino
"Ma padre, io voglio venire con voi..."
 Martino stava per replicare, ma Emilia lo bloccò: "Lascia che venga, se vuole, posso aspettarvi anche da sola..."
 "Rimarrò io con te, credo sia meglio, così ti potrò spiegare la storia"
 Intanto, era giunto un servo ad informare che la carrozza era pronta.
"Andiamo, forza, vieni con noi, ragazzina."-disse Andrea.
 "Perdonate marchese, ma io preferirei tornare là a cavallo, se non vi dispiace..."
 "Capisco, allora ci precederai, ma non preoccuparti, non c'è bisogno che tu ci mostri la strada..."
 Fabrizio la guardò. "E io ti farò compagnia, se non ti dà fastidio..."
 "Assolutamente, anzi, mi farebbe piacere!"
 Fabrizio tornò di corsa nelle stalle ed arrivò dopo qualche secondo in groppa al suo cavallo.
"Allora siamo tutti pronti?"-chiese Andrea. "Dunque possiamo partire."
 
"Ma cos'è successo al laghetto? Perché mio padre e mio zio dicono di essere in debito con te...ma perché? Cos'è successo a Letizia? L'unica cosa che so è che, quando mio padre h letto il messaggio che gli aveva portato il guardiano è impallidito e mi ha mandato subito nelle stalle a far preparare una carrozza...sembrava molto preoccupato, ma non sono riuscito a capirne il perché, tu potresti spiegarmi cos'hai fatto di così particolare?"
"Io? Io ho fatto ciò che credevo giusto, loro hanno ingigantito tutto, facendomi sentire un'eroina... Comunque, non me la sento di spiegarti cos'è accaduto, lo capirai quando saremo arrivati al laghetto."
 "Va bene, capisco, se non ne hai voglia non sarò certo io ad obbligarti. Ma cambiamo discorso, non ci siamo ancora presentati... come ti chiami?"
"Eleonora, il mio nome è Eleonora e il vostro signor conte?"
 "Io mi chiamo Fabrizio, ma non c'è nessun bisogno di darmi del voi, né tanto meno di chiamarmi signor conte, non sono un adulto!"
"Come volete signor conte, cioè... come vuoi tu Fabrizio."
Fabrizio le sorrise.
 "Sai, mi ricordi qualcuno, mi sembra di conoscerti, di averti già vista da qualche parte..."
 "E non ti sbagli, noi ci conosciamo, o meglio,ci conoscevamo tempo fa...ma ormai quella per me è un'altra vita, non potrò mai tornare indietro..."
Gli occhi di Eleonora si riempirono di lacrime.
“Non volevo, scusami, non sapevo..." Fabrizio le prese la mano
"Non fa niente, ora acceleriamo l'andatura se vogliamo arrivare al laghetto prima di questa notte!"
 
Arrivarono al laghetto e scoprirono che Letizia era rinvenuta e parlava con Andrea.
 "Mio dio ti ringrazio, ora posso dire di averla salvata!"-esclamò Eleonora sollevata.
"Agnese mi stava raccontando ciò che è successo, ma forse è meglio terminare il racconto a Rivombrosa, quando Letizia sarà al sicuro e al caldo..."
Giunti a Rivombrosa, salirono in fretta al piano superiore, Martino arrivò loro incontro a metà dello scalone e li condusse nella stanza dove si trovavano Emilia ed Angelica. Vedendoli entrare, Emilia si alzò in piedi come una molla, prese la bimba dalle braccia di Andrea e la depose sul letto dietro di lei. Mentre Agnese sistemava le coperte, Martino chiese ad Eleonora di raccontare tutto. Al termine della storia, Fabrizio esclamò: "Accidenti, che coraggio! Sai, ti ammiro, non credo che nessuna delle ragazze che conosco della mia età avrebbe fatto una cosa del genere, anche se si trattava di salvare una bimba così piccola in pericolo, sono delle ochette svenevoli e nulla più, pensano solo a loro stesse, ai loro vestiti ed alle nuove mode di Parigi..."
Eleonora si fece di bragia ed abbassò gli occhi. Agnese la notò e decise di venirle in aiuto
"Forse è meglio uscire di qui e lasciare tranquilla Letizia, deve ancora riprendersi... Quanto a te, Eleonora, mi farebbe molto piacere se rimanessi con noi. "-disse con un sorriso.
 Emilia la guardò e disse preoccupata: "Credo che dovresti cambiarti. Con quegli abiti così bagnati rischi di ammalarti. Fabrizio, va a chiamare Maria, per favore."
Maria arrivò subito "Accompagna questa ragazza a fare un bagno caldo e di' a Giannina di portarle un abito della sua misura, credo che nel mio guardaroba ci sia ancora un abito che avevo tenuto da quando ero ragazza per avere dei ricordi..."
 
Mentre si avviavano, Maria le chiese:"Che ci fai qui?"
Eleonora le raccontò tutto.
 "Dunque, sei riuscita a rincontrare il conte Ristori, potresti raccontargli di tuo padre, ti accoglierebbe volentieri, ne sono sicura!"
"La mia casa è al villaggio, Maria, questo ormai non è più il mio mondo..."
Gli occhi di Eleonora si riempirono di lacrime. Maria si voltò verso di lei e la abbracciò
"Non piangere, piccina, scusami non volevo ricordarti i tuoi genitori, ma, pensavo che..."
 "So cosa vuoi dire, ma, mi spiace deluderti, non ho detto nulla alla marchesa né a nessun altro, nessuno di loro sa chi sono veramente. Dubito che mi crederebbero, io stessa, al posto loro, non crederei ad una storia del genere, sinceramente..."
 "Ammetto che la tua è una storia molto strana e difficile da credere, ma tu stessa mi hai detto che il conte Fabrizio ti ha riconosciuta, voglio dire ha capito che gli ricordi qualcuno. Questo è già un buon segno, non credi?"
"Potrebbe essere, ma..."
 "Ma? Prova, vedrai che ho ragione. Sono pronta a scommettere qualsiasi cosa che, se in questo momento qualcuno dicesse al conte Ristori chi sei e gli raccontasse la tua storia, lui crederebbe sicuramente, se non ad ogni parola, almeno a metà della storia..."
 "E con questo? Sai che la mia casa è al villaggio, che sono diventata una di voi e dovrei cambiare, diventare un'altra persona per poter tornare a vivere senza difficoltà tra i nobili e sai altrettanto bene che non ne sarei capace!"
Maria la guardò e sospirò
"Non ti offendi se ti dico che sei una ragazza molto strana? Qualunque altra ragazza al tuo posto avrebbe fatto di tutto per farsi riconoscere, tu invece... Mi vuoi spiegare perché butti via così questa possibilità? Fossi in te, ci penserei due volte prima di farlo, sai che non puoi tornare indietro quando hai fatto una scelta... "
"Lo so bene, Maria e mi è molto difficile scegliere. Da una parte, mi converrebbe tornare a vivere come prima della tragedia e mi piacerebbe molto almeno provare. Ma, se ascolto il mio cuore, so che non posso, perché tutti voi del villaggio mi manchereste troppo e, per di più, vivendo tra i nobili, sarebbe inevitabile ricordare come vivevo con i miei genitori e questo mi farebbe soffrire molto."
 "Molte altre ragazze al tuo posto metterebbero a tacere i loro sentimenti piuttosto che rinunciare ad un'opportunità così, ma tu, tu sei unica, Eleonora. Fin da quando sei arrivata al villaggio, sei stata come un raggio di sole per noi! "
 "Smettila, Maria, mi farai commuovere!"-le rispose Eleonora con gli occhi lucidi-"Tutti voi al villaggio mi considerate speciale, preziosa,come se fossi un angelo caduto dal cielo ed io sento di non meritarlo affatto. Ma è inevitabile,voi mi volete molto bene ed io ne voglio altrettanto a voi."- si interruppe e la fissò negli occhi- "Capisci ora perché non riuscirei ad abbandonarvi?"
"Certo che lo capisco, l'ho capito da quando hai iniziato a parlare, per lo stesso motivo nemmeno noi vorremmo che te ne andassi. Ma, credimi, se questo ti fa scartare così un'occasione tanto importante per te, credo che molti al villaggio sarebbero disposti a vivere come zingari nel giardino di Rivombrosa, pur di essere vicini a te senza farti perdere tutte le cose belle che questa nova vita può portarti..."
"Io non chiedo nulla del genere, ma, ora che ci penso, se tornassi tra i nobili, potrei trovare il modo per ripagare completamente tutto ciò che avete fatto per me... Ci penserò, Maria, ci penserò, chissà, magari, tra qualche tempo, dovrai chiamarmi contessina..."-concluse sorridendo
 
Nel frattempo, Andrea chiese ad Agnese di raccontare a sua volta tutta la storia, poiché Eleonora non era stata molto precisa. Agnese raccontò ciò che era successo, comprese tutte le frasi dette da Eleonora. Alla fine del racconto, disse: "Quella ragazza mi sembra molto misteriosa, la frase che ha detto sui suoi genitori e su Rivombrosa mi ha dato l'impressione che nasconda un segreto..."
 "Lo penso anch'io. Sapete, ha detto una cosa del genere anche a me..." -la interruppe Fabrizio.
 "Cosa intendi? Cos'ha detto?"-chiese Martino incuriosito. Fabrizio ripeté le frasi che si erano scambiati mentre cavalcavano verso il laghetto.
 "L'ultima frase che ha detto mi ha dato l'impressione che lei volesse interrompere il discorso, come se avesse paura delle domande che avrei potuto rivolgerle..."-concluse.
"Ma questa è una tua impressione, forse ha interrotto il discorso semplicemente perché per lei è triste ricordare il suo passato, qualunque cosa sia successa..."-intervenne Emilia
 "Potrebbe essere, ma anche a me dà l'impressione di averla già vista. E, comunque sia, mi ricorda qualcuno."-disse Martino
"E anch'io ho avuto questa sensazione quando l'ho vista..."-aggiunse Agnese-"Anzi, ora che ci penso, il suo sguardo mi ricorda Costanza, anche se lei non le assomiglia per nulla..."
 "Costanza? Intendi forse Costanza Granieri Solaro, la sorella di Vittoria?"-chiese Emilia stupita.
"Hai ragione!"-esclamò Martino-"Se non ricordo male. Costanza ed Alessandro avevano...hanno una figlia, che dovrebbe avere qualche anno meno di Fabrizio, a quanto mi ricordo, quindi circa l'età che potrebbe avere Eleonora..."
 "Quanti anni ha Eleonora secondo voi?"-chiese Agnese, alquanto confusa.
 "Non più di tredici o quattordici, credo"-rispose Emilia-"Come la figlia di Costanza e Alessandro, per quello che ricordo, ha due anni meno di Fabrizio, giusto?"
Martino assentì.
 "Esatto, ma non è possibile, non può essere Eleonora, non credo proprio che..."
 
La sua frase fu interrotta dal rumore di qualcuno che bussava alla porta.
"Scusate è permesso?" era la voce di Eleonora.
"Entra, entra pure"
 Nella stanza era calato il silenzio. Il primo a riprendersi dalla confusione fu Fabrizio.
 "Entra pure, Eleonora, aspettavamo proprio te."
 
Eleonora entrò. Indossava un abito che era appartenuto ad Emilia quando era ragazza e che lei aveva conservato per ricordo. Era un abito semplice e leggermente fuori moda, ma le stava molto bene.
A Martino fece una strana impressione.
"Ne sono, sempre più convinto: è il ritratto di Costanza!"-sussurrò ad Emilia.
 "Hai ragione, anche se non le assomiglia fisicamente, dà quell'impressione anche a me"-gli rispose lei guardando Eleonora.
Martino fissò la ragazzina per capire se avesse sentito i loro discorsi.
Fortunatamente, Eleonora stava parlando con Agnese.
 
"Questo abito ti dona molto. Sai, vestita così, mi ricordi un persona che conoscevo... Ma dimmi, Maria ti ha fatta specchiare, hai visto come stati bene?"-disse Agnese ad Eleonora.
 "No, marchesa, non mi sono ancora specchiata. Ma voi mi fate troppi complimenti, io sento di non meritarli. Comunque sia, mi avete fatto venire le curiosità di guardarmi allo specchio per vedere come sto. credo che, se stessi con voi, anche solo per pochi giorni, finirei per diventare vanitosa..."-rispose lei sorridendo.
Agnese la condusse verso lo specchio più vicino. Eleonora si specchiò.
"Dunque, che ne pensi? Ti piace quest'abito?"
Eleonora non rispose. Appena aveva visto il suo riflesso nello specchio, era scoppiata a piangere, mormorando:"Madre, padre, quanto mi mancate, perché ve ne siete andati?"
 
Maria stava ascoltando gli ordini che le impartiva Emilia, che le aveva chiesto di curare Letizia.
Come tutte le altre persone nella stanza, si voltò stupita e confusa verso Eleonora.
Le bastò uno sguardo per capire cosa stesse succedendo alla ragazzina.
"Perdonate, contessa, posso andare un attimo da lei?"-chiese indicando Eleonora.
"Certo che puoi, vai pure, se vuoi aiutarla, non sarò certo io ad impedirtelo..."
Maria le si avvicinò e le accarezzò i capelli. Eleonora si voltò e le gettò le braccia al collo.
Agnese tornò dov'erano tutti gli altri
"Cos'è successo Agnese?"-chiese Emilia preoccupata.
"Non so, Eleonora si è specchiata ed è scoppiata a piangere."-rispose Agnese. "E mentre piangeva, parlava."-aggiunse
"Cosa diceva?-chiese Fabrizio
Quando Agnese ebbe ripetuto la frase che aveva sentito dire da Eleonora, Martino osservò:"Strano, molto strano, perché un specchiandosi si è ricordata dei genitori? E dove sono andati i genitori, sono forse morti?"
 
Intanto, Eleonora parlava con Maria.
"Mi mancano Maria, mi mancano troppo, soltanto vedermi addosso questo abito è bastato a farmi ricordare tutto il mio passato, a farmi ricordare loro e questo mi fa soffrire... Non posso tornare alla stessa vita del passato, non senza di loro! Ma cos'ho fatto io di male per meritare tutto questo? E loro, nemmeno loro avevano colpe per meritare il destino che hanno avuto..."
"Non devi pensarci, Eleonora cara. Devi imparare a sopportare il dolore, a conviverci, anche se è molto difficile... Ora calmati, piccina, è tutto passato, io sono qui e nessuno ti obbliga a rimanere qui se non vuoi..."
 
Eleonora si asciugò le lacrime
"Grazie per queste parole, Maria. Ascolta, dove hai messo la mia sacca?"
"Perché? Ne hai bisogno?"
"Ti ho chiesto dov'è."
"L'ho affidata a Giannina, la riprenderai quando tornerai al villaggio. A che ti serve ora?"
"Mi serve e basta! Ne ho bisogno subito!"
"Perché Eleonora?"
"Perché sì!"
"Forse ho capito di cos'hai bisogno e per questo non credo sia una buona cosa portartela..."
"Cosa vuoi sapere tu di ciò che è giusto per me?"Riguarda me, lo saprò io..."
"Ti conosco bene ormai, lo so meglio di te..."
"Io non ne sarei così sicura..."


Aveva pronunciato queste ultime frasi a voce decisamente alta.
Martino, che l'aveva sentita, disse a Maria: "Se ne ha bisogno, portala qui. Non credo che questo causerà grandi catastrofi..."
"Obbedisco, signor conte, ma..."-si interruppe vedendo lo sguardo di Eleonora-"D'accordo, vado subito!"
Prima di uscire dalla stanza, lanciò un ultimo sguardo ad Eleonora scuotendo la testa e sospirando.
 
"Eleonora ma cosa ti è successo? Perché piangevi?"-chiese Agnese preoccupata quando Maria fu uscita dalla stanza.
"Non è nulla, marchesa, non dovete preoccuparvi per me!"
"Ma ciò che mi hai detto al laghetto quando hai salvato Letizia, quella frase sui tuoi genitori è forse legata alla reazione che hai avuto vedendoti riflessa nello specchio con quest’abito?"
"Vogliate perdonarmi, marchesa, ma è una storia lunga, preferisco non spiegarla. Mi fa troppo male ricordare e, comunque, non servirebbe a niente, ormai non si può modificare il passato e quindi credo che per tutti voi sarebbe meglio non saperne assolutamente nulla..."
"Capisco, se non vuoi non ti obbligo. Sappi però che, se cambierai idea o sentirai il bisogno di parlarne con qualcuno, io ti ascolterò volentieri..."
"Vi ringrazio marchesa, me ne ricorderò. Voi siete molto gentile con me."
"Perché sento che lo meriti! Ma cambiamo discorso, ho notato che conosci alcuni rudimenti di medicina..."
"Ben poco in realtà."
"Ma nessuna ragazza che io abbia conosciuto fino ad ora sa nulla di medicina, dunque tu devi essere una ragazza molto studiosa..."
"Sono solo curiosa e desiderosa di sapere. Leggo qualsiasi libro mi capiti tra le mani."
"So che al villaggio non avete molti mezzi per istruirvi..."
"Purtroppo no marchesa."
"Io considero un vero peccato che una ragazza come te non possa studiare. Una mente come la tua va coltivata, credimi..."
"Lo pensate davvero marchesa?"
"Certo mia cara, per questo ho deciso di venirti incontro."
"Venirmi incontro...cosa significa marchesa?"
"Visto che sono in debito con te perché hai salvato mia figlia, ho deciso di ripagarti dandoti la possibilità di venire a Palazzo Casalegno a seguire le stesse lezioni che segue Angelica, potresti imparare molte cose..." 
"Vi ringrazio, marchesa, non dovete disturbarvi, non merito tutto questo..."-balbettò Eleonora confusa.
 
Maria rientrò nella stanza.
Mentre porgeva la sacca ad Eleonora, le disse:"Tra poco farà buio, è meglio che tu parta al più presto, o non vedrai il sentiero per arrivare al villaggio..."
"Di questo non mi preoccupo, conosco il sentiero come le mie tasche, ormai... Ma tu non torni stanotte?"
"No, ho delle faccende da sbrigare qui. Perché?"
"Sai, non mi fido a tornare, oggi sono successe molte cose, sento di essere troppo sconvolta per tornare a casa da sola, rischierei di farmi male lungo il cammino..."
"Capisco, allora per questa notte è meglio che tu stia con me, se vuoi ti mostrerò dov'è la mia stanza..."


"Le stanze della servitù sono molto piccole, Maria"-osservò Martino-"Ho vissuto qualche tempo là e lo so bene. Sei sicura che ci sia spazio anche per Eleonora?"
"Ci sono molte stanze libere qui, potremmo ospitarla noi per questa notte..."-propose Fabrizio.
Eleonora lo guardò stupita.
"Potremmo...buona idea figliolo"-approvò Martino
"Questa notte sarai nostra ospite, dunque."-disse Emilia.
"Non dovete disturbarvi così per me..."-rispose Eleonora
"Nessun disturbo ragazzina,d'altra parte siamo tutti in debito con te!"-concluse Emilia sorridendo dolcemente.
 
"Eleonora, piccina mia, scappa almeno tu, finché puoi..."
"Mamma, mamma, rimani con me, ti prego, mamma, non voglio stare da sola!"
"Devi scappare Eleonora, salvati finché sei in tempo. Io ti raggiungerò non ti devi preoccupare!"
Eleonora tremava di paura e di freddo chiusa nella sua mantellina allacciata fino al collo ma di un tessuto troppo leggero per proteggerla dal vento freddo che spazzava la gelida scogliera portando fino a lei spruzzi d'acqua salmastra dall'oceano e riempiendole gli occhi di sabbia.
A lei la Bretagna non era mai piaciuta: era troppo fredda, c'era troppo vento, nell'oceano non si poteva fare il bagno e quelle scogliere così a picco le facevano molta paura. Voleva tornare a casa, in Piemonte o, perlomeno, andare da Sibilla, in Provenza, in quei luoghi tanto belli che la mamma le aveva spesso descritto e in cui lei credeva abitassero le fate e tutti i personaggi delle fiabe.
Ma non voleva andarci da sola, questo no, voleva la mamma accanto a sè e voleva che papà fosse di nuovo con loro.


Già, papà, ma dov'era finito? Dopo che aveva parlato con quegli uomini, se n'era andato salutandole con sguardo triste e non era più tornato.
Lei e la madre li avevano seguiti lungo lo scalone.
Eleonora ricordava benissimo le ultime parole che aveva detto.
"Prega per me, Costanza."-aveva detto a mamma che lo fissava con le lacrime agli occhi.
Poi si era rivolto a lei.
"Non dimenticare mai tuo padre ed il tuo nome, Eleonora. Un giorno pagheranno per quello che mi hanno fatto e sarai tu a far pagar loro il fio delle loro azioni ".
Eleonora non avrebbe mai dimenticato quelle parole, ne era certa, anche se ancora non ne aveva completamente capito il significato.

La madre la baciò in fronte.
"Scappa Eleonora, io farò di tutto per poterti raggiungere, ma, se non riuscissi, ricorda le parole di tuo padre e sappi che dovrai vendicare anche me..."
Poi chiamò Odette, la serva che le aveva seguita per tutto il viaggio.
"Odette, vieni qui, prendi Eleonora, portala via, al sicuro, lontano da qui, abbi cura di lei..."
Odette le si avvicinò.
"Venite contessina, dobbiamo andare ora."
"Quando ci raggiungerai, mamma?"-chiese Eleonora preoccupata
"Non so Eleonora, ma ora vai, non aver paura, andrà tutto bene, ne sono sicura..."
 
Eleonora si svegliò di soprassalto.
Era stato tutto un sogno. Purtroppo, però, le scene che aveva rivissuto erano accadute realmente...
Poi si guardò in giro in cerca della candela per farsi luce ed andare in cucina a prendere dell'acqua.
In quel momento realizzò di non essere a casa, nel suo letto.

Si stava chiedendo dove fosse, quando sentì qualcuno che bussava leggermente alla porta della stanza.
"Eleonora sei sveglia? Posso entrare? Va tutto bene?"
"Chi è là?"-chiese Eleonora allarmata.
"Stai tranquilla, sono io, Fabrizio, mi ero preoccupato per te..."
Fabrizio? Eleonora ricordò improvvisamente: era a Rivombrosa, non a casa. La sua stanza si trovava accanto a quella di Fabrizio, probabilmente l'aveva sentita parlare nel sonno e si era preoccupato, come Maria i primi tempi che la ospitava...
"Vieni, entra pure, perché sei preoccupato?"

Fabrizio entrò. La candela che reggeva in mano gli illuminava il volto, facendo risaltare i suoi occhi azzurri, gli stessi occhi dell'uomo di cui Eleonora aveva visto il ritratto nello studio del conte Ristori, dove lui le aveva gentilmente fatto lasciare la sua sacca, poiché quella, a suo parere, era la stanza più sicura di tutta la tenuta. Eleonora non lo sapeva, ma quell'uomo era il padre del conte Martino Ristori e della marchesa Casalegno ed il nonno di Fabrizio, di cui lui portava il nome.
Ma queste cose a lei non interessavano.
In quel momento, pensò che Fabrizio sembrava decisamente il protagonista di uno di quei romanzetti che aveva letto quando era stata ospitata a casa di Cosetta, la cugina di Odile, la ballerina con cui era tornata in Piemonte. Quei romanzi erano stati la sua ancora di salvezza nei momenti più bui: immergendosi in quelle storie, riusciva a dimenticare la realtà e non pensare ai genitori che, lo sapeva bene, non avrebbe più rivisto. Quelle storie erano state ed erano ancora il suo punto di riferimento, si identificava nelle protagoniste e cercava di emularle e sognava di incontrare un uomo o un ragazzo come quelli con cui, alla fine di tutte le vicende, le eroine coronavano il loro sogno d'amore.
"E chissà che questo sogno non si stia già avverando..."-penso tra sè. Cercò subito di scacciare questo pensiero-"Non è possibile, è assolutamente fuori discussione, ormai non apparteniamo più allo stesso mondo, Fabrizio ed io..."
 
"Sai, non riuscivo a dormire e mi sono alzato per andare a vedere se riuscivo a trovare dell'acqua da qualche parte."-cominciò a raccontare Fabrizio-"Passando davanti alla porta della tua stanza, ti ho sentita parlare, ma ho pensato di avere immaginato tutto. Poi, quando sono tornato nella mia stanza, ho cercato di riaddormentarmi, ma non riuscivo a prender sonno. Ad un certo punto, ti ho sentita parlare di nuovo. Ascoltando più attentamente, ho sentito che gemevi e singhiozzavi. Allora ho deciso di venire a vedere se stavi bene..."
"Sei molto gentile Fabrizio"-lo ringraziò lei-"Non devi preoccuparti per me, non è nulla, solo un brutto sogno."
"Capisco. Ma è legato a ciò che ti è successo oggi mentre ti specchiavi?"
"Sì, ma preferisco non parlarne...".
La voce di Eleonora si incrinò
"Oh. accidenti a me, alla mia linguaccia irrefrenabile ed alla mia maledetta curiosità!"-esclamò lui precipitosamente-"Scusami, non volevo rattristarti, se non vuoi parlarne, non devi parlarne. Fa come se non avessi parlato..."

Eleonora fece cenno a Fabrizio di tacere, ma non ce ne fu bisogno: si era già zittito. Ai due ragazzi era sembrato di sentire un rumore di passi lungo il corridoio.
Quando il rumore si fu allontanato, entrambi i ragazzi sospirarono sollevati.
"Forse è meglio che tu torni in camera tua."-disse Eleonora a Fabrizio.
"Hai ragione, se scoprissero che sono qui, non so cosa succederebbe..."-rispose lui con un'aria falsamente tragica che fece sorridere Eleonora.
"Allora buonanotte, Fabrizio."
"Buonanotte, Eleonora, se hai bisogno di conforto bussa sul muro e sarò da te..."-concluse Fabrizio sorridendo maliziosamente. 
  
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