Capitolo
2
Abbandono
Lei non
c’era già più, l’aveva
lasciato nel sonno.
Codarda
Sprofondò
con la testa sul cuscino, inalando a pieni polmoni
l’odore di una notte intera passata insieme.
Si erano amati
con foga, si erano bevuti, consumati. Sorrise,
toccandosi il collo, ma la sua effimera gioia scomparve in un istante.
Lei non era
sua, era dell’altro, era dello sporco e viscido purosangue.
Avrebbe pianto,
avrebbe urlato, avrebbe preso a pugni il muro fino a rompersi tutte le
ossa
della mano, fino a distruggere quella stanza vuota, se solo fosse
servito a
qualcosa, se solo avesse potuto cambiare gli eventi.
Kaname Kuran;
aveva sempre vinto, lui e la sua razza, avevano
sempre vinto, gli avevano rovinato la vita, i vampiri... e lei, la Yuki
di cui
aveva tanto bramato il sangue, un desiderio così osceno da
risultare disgustoso,
lei doveva stare con quell’uomo
che camminava sul suo stesso asse temporale.
Si
sdraiò osservando il soffitto, ogni volta che chiudeva gli
occhi poteva rivederla, il suo bel sorriso, gli occhi scuri, i
capelli
lunghi, lisci, quelle labbra piccole, ma carnose, la lingua morbida,
avida del
suo sangue. Un brivido di piacere e desiderio lo percorse come una
scossa
elettrica. Non era sua, ma lo era stata, in quelle ore che gli erano
sembrate
poche, frettolose, ore che avevano corso veloci come minuti, come una
futile
manciata di secondi.
Un nuovo giorno
era ormai sorto, nuove nuvole oscuravano quel
sole da poco alto nel cielo. Per Zero era il momento di andare, era il
momento
di trasformasi nell’Hunter senza cuore, il mietitore dal
grilletto veloce. Si
rivestì, e agganciando ogni bottone di quella camicia
chiara, macchiata sul
collo, non poté non ripensare a lei, non sentire la voragine
nel petto
allargarsi, fino a divorargli il cuore.
Infilò
le compresse ematiche in una delle tasche interne del
cappotto scuro, non gli sarebbero servite quel giorno, nelle vene gli
scorreva
un sangue potente, un sangue che non avrebbe mai dovuto circolare in un corpo destinato a diventare cenere, un corpo destinato agli
spasmi
della follia, il corpo di un ex-umano prossimo al livello E.
Cos’aveva
da perdere? Niente.
Si
avventurò per i vicoli della città,
l’incarico
assegnatogli dall’associazione Hunter non avrebbe dovuto
essere poi così
impegnativo. Un altro simile, un altro “poveraccio”
caduto vittima di quel
sangue sbagliato, del “germe malato”dei vampiri.
Lo
trovò accartocciato sull’asfalto, gli occhi
sbarrati, da
folle. Di umano non aveva più niente, se non gli abiti,
tutto il resto
assomigliava più ad un mostro, ad un volto dentato,
perché era quella la
caratteristica predominante di quegli esseri, i denti. Aguzzi,
macchiati di
sangue ancora fresco, digrignati in una smorfia tanto orrenda da dare i
brividi.
Mirò
al cuore, e sparò. Un unico colpo, rapido, letale. Il corpo
del livello E si trasformò in polvere, volando via con la
prima folata di
vento.
Zero chiuse gli
occhi, ingoiando la saliva amara, cercando di
mettere a tacere quel cuore troppo rumoroso...
Si sedette per
terra, nel solito punto dove pochi istanti
prima era esistito l’altro, la sua immagine riflessa in uno
specchio futuro, se
non fosse stato per lei...
“Dannazione!”
Sbottò abbandonando la testa all’indietro. Non
riusciva
a togliersela dalla mente. Come avrebbe mai potuto? Era stata lei a spingerlo a combattere. L’aveva obbligato,
l’aveva tenuto in vita, con
il suo sangue, con la sua forza...e lui, lo aveva giurato, guardandola
negli
occhi, in quelle iridi color del cioccolato, le aveva promesso che
avrebbe
tentato, fino all’ultimo.
Ricordava
ancora, quelle parole lontane, una Yuki più
piccola, più dolce, più sua.
“..anche
se mi
odierai,continuerò, ancora e ancora..fino a sedare la belva
che alberga dentro
di te..la tua mente non ha ancora ceduto alla follia...Non ti
lascerò morire!
Odia pure i vampiri , Odia me..almeno significa che non ti dai per
vinto!”. Gliele
urlò quelle parole, gliele
incise nel cuore. Come avrebbe mai potuto odiarla? Lei...la sua ragione
di vita,
solo per lei, era ancora vivo solo per lei.
Si
alzò da terra quando le prime gocce di pioggia caddero da
quel cielo ormai pesante di nubi nere, cupe. Fece finta di non aver
pianto,
fece finta che quelle gocce più salate non gli
appartenessero.
“Perché
Yuki...perchè tra noi, deve
esser sempre così doloroso...” Sussurrò
impugnando la Bloody Rose e scomparendo
sotto la pioggia, con in testa un pensiero, un ricordo della notte
passata, una
carezza tra i capelli, nell’incoscienza del sonno, come
quando era bambino, come
quando con la sua voce rassicurante gli sussurrava che tutto sarebbe
andato
bene.
“Yuki,
me lo avevi promesso...” Le mormorò gentilmente
all’orecchio.
La ragazza
sentì il suo respiro tiepido solleticarle la
pelle, rabbrividì.
“Ti
avrei dato tutto il mio sangue, tutto, fino all’ultima
goccia, fino alla morte, se solo avessi voluto...”
Continuò baciandole il
collo, posando le labbra perfette sulla sua pelle umida.
“Yuki,
noi ci apparteniamo, da sempre...” La voce sempre
gentile, pacata.
La ragazza non
lo guardò, teneva lo sguardo basso sull’acqua
calma della vasca, gli occhi puntati su quella schiuma destinata a
dissolversi,
a sparire. Zero, doveva diventare per lei come quelle bolle di sapone,
un qualcosa
di incredibilmente bello, destinato a svanire con un rumore sordo,
senza
lasciar alcuna traccia della sua esistenza.
“Perché
non mi guardi più? Un tempo mi osservavi da lontano,
lo sguardo perso, dolce, adorante, le guance
infuocate...perchè Yuki? Perché mi
infliggi anche questo dolore?
Perché mi
neghi la vista dei tuoi bellissimi occhi?” Le prese il mento
tra l’indice e il
pollice, e delicatamente la obbligò a voltarsi.
Era bello, e
forte. Il volto livido dalla disperazione.
“Yuki...io
voglio farti felice” Pronunciò il suo nome
lentamente, assaporando ogni lettera.
“Tu
sei mia...hai giurato che non mi avresti mai lasciato
solo, mai. Hai giurato che saresti sempre stata tra le mie
braccia...” Quegli
occhi tristi, antichi, la distruggevano.
Perché?
Perché non faceva altro che creare dolore alle
persone che amava, perché nessuno di loro capiva, che dietro
ai suoi occhi tanto
dolci, non c’era altro che un mostro, c’era solo
l’anima egoista di un vampiro.
Aveva ferito Zero, aveva ferito Kaname, aveva ferito se stessa.
Mostro.
“C’è
soltanto un posto dove puoi e devi stare...ricordi?”
Sospirò rimandandole alla mente tempi lontani.
“Avresti
dovuto nutrirti del mio sangue, solo del
mio sangue...quello era il nostro patto, ti avrei tenuta
con me, per sempre, consapevole che una parte del tuo cuore gli
apparteneva. Ti
avrei perdonata, e accolta, avrei accolto tutto ciò che
desideravi offrirmi,
anche il male che mi procuravi. Quello era il prezzo che avresti dovuto
pagare,
un’eterna insoddisfazione, una sete che non avresti mai
potuto appagare ed
estinguere...quello era il prezzo che avevi deciso di pagare per stare
con me”
Disse tagliente come una lama.
“Vuoi
lasciarmi Yuki? Vuoi infliggermi altro dolore?”
Tornò
al solito tono gentile, paziente. Sempre più vicino alle
sue labbra.
A quelle parole
la ragazza
si svegliò dallo stato di torpore in cui era
caduta.
“No!”
Quasi gridò in preda all’orrore. L’idea
di ferirlo
ancora, di ferire quel vampiro tanto bello a cui doveva la vita, la
uccideva.
Non poteva abbandonarlo, non poteva lasciare che i suoi occhi si
intristissero
ancora, che quell’amaranto si spegnesse in una maschera di
sofferenza eterna.
“Nobile
Fratello...io...io non voglio lasciarti” Gli prese il
viso tra le mani, bagnandolo. Lui affondò nei suoi occhi
caldi, colpevoli,
inondati dalle lacrime.
“E
allora spogliami Yuki...” Disse sottovoce, guidando le sue
dita verso i bottoni della camicia.
Tremava.
Yuki
esaudì il suo desiderio lentamente, ogni piccola asola
lasciata sola, vuota, le provocava nella mente un dolore assordante, il ricordo di quei bottoni
quasi strappati via, la
pelle bianca di Zero sotto le sue dita, quella stessa notte, ormai
così lontana.
Kaname, le
baciò la fronte con tenerezza, per poi portare quel piccolo viso contro il suo petto.
“Batte
per te...Yuki, il mio cuore da mostro” Gli
confidò,
per poi guidarla verso il suo collo.
“Mordimi...”
Le ordinò, questa volta con poca gentilezza.
Angolo
dell’autore
Mi
sono
impegnata, spero che ciò trapeli da questo secondo
capitolo...ero molto
indecisa su come si sarebbe svolta la storia, ma una malvagia e insana
idea sta
pian piano prendendo forma nella mia mente J
Ho
cercato di dedicarmi un po’ a tutti e tre i personaggi
principali...bla bla bla
insomma, basta con questi discorsi...LEGGETE E FATEMI SAPERE!! J
SPERO DAVVERO CHE VI PIACCIA, commentate,
esprimete...ditemi se vi ha regalato qualche emozione, insomma
lasciatemi
qualcosa che testimoni il vostro passaggio! hahaha
Un
morsino
affettuosissimo a chi ha la pazienza di leggere ( e anche un
ringraziamento),
ci vediamo al prossimo capitolo
Allyn