“Hai bruciato la casa
in cui sei cresciuto…per non guardarti mai indietro?”
“si…per non avere
nulla da vedere se cerco di rivedere il mio
passato…”
“…”
“e tu…? Dici che non
vuoi guardare indietro…ma la tua casa c’è ancora.”
“si…e per un buon
motivo…”
Prese per mano il
ragazzo e si diressero fuori dalla casa dei Rokbell. Edward era venuto a farsi
fare una manutenzione e Ray aveva scelto di accompagnarlo. Uscirono loro due,
Alphonse intanto era al cimitero a fare visita alla
madre.
Camminavano mano nella
mano, percorrendo il piccolo sentiero alberato che solcava dolcemente le
colline.
Ed era un po’ cupo,
teneva la testa china e si lasciava guidare da Ray. Infondo non aveva neanche
mai immaginato un momento simile…
si stava dirigendo
dove la sua ragazza era nata e cresciuta…
dove una tragedia si
era manifestata davanti agli occhi innocenti di una bimba di sei
anni…
dove…aveva perso la
sua sorellina.
Anche lui ne aveva
corso il rischio, ma non si può legare l’anima di un neonato a
qualcosa…
Non si può contrastare
una morte…avvenuta prima della nascita.
Al contrario di
Edward, la ragazza era tranquilla, un sorriso sia malinconico che sereno si
dipinse sul suo volto alla partenza.
Una giacca nera
avvolgeva il suo corpo snello, era come se anche loro stessero andando al
cimitero.
Lei non amava quel
posto, era convinta che lì in realtà non ci fosse
niente.
Stare a fissare una
lapide col nome del defunto, ci ricorda solo brutte cose, forse per lo
stereotipo del cimitero.
Stare invece nei posti
dove quella persona ha vissuto…
Camminare dove aveva
camminato, ci ricorda i momenti vissuti assieme a lei in quel
luogo.
Forse aveva mantenuto
integra la sua casa…come per rappresentare qualcosa che supplisca al
cimitero.
Continuavano a
camminare, il villaggio di lei era fuori da
Resembool.
Gli occhi ametista di
Ray brillavano alla luce ed erano più affascinanti del
solito.
I loro capelli e i
vestiti erano scossi da un lieve venticello primaverile, che portava ai loro
volti un profumo inconfondibile di fiori.
Ad un certo punto lei
rafforzò la stretta alla mano del ragazzo e parlò
sottovoce.
“non devi essere
teso…è solo una casa, non ti mangia mica…” gli disse scherzosamente con un
sorriso.
Lui rispose debolmente
e le si avvicinò dandole un bacio su una guancia.
Dopo poco tempo,
scorsero una decina di piccole casette davanti a
loro.
“siamo arrivati!”
annunciò la ragazza.
“s…si.” Rispose
debolmente Ed.
“stai tranquillo
amore! Non ti devi preoccupare!”
Cercò di farsi forza e
annuì con più convinzione possibile.
“è quella…”disse Ray
indicando una casa con le pareti rosate, in mezzo alle
altre.
Edward tirò un sospiro
e si chiese nuovamente: perché non ha voluto lasciare quella
casa?
La ragazza entrò dal
cancelletto e si diresse alla porta d’entrata aprendola con
l’alchimia.
“vieni…” disse
entrando.
Agli occhi del biondo
si aprì la vista di un corridoio, alla cui fine se ne aprivano altri due, uno a
destra e uno a sinistra, mentre in mezzo c’era una
scalinata.
Ray gli fece fare un
giro.
“il salotto……laggiù
c’è il bagno, di sopra un altro e le stanza e poi…l…la
cucina…”
Tentennò sull’ultima
parola, sotto il tappeto c’era una botola, che conduceva al luogo dove sua madre
morì.
Dopo quel
litigio…
Quella sera come
tante…
Mentre Ed era
imbambolato a fissare il tappeto della cucina, immaginando che dentro la botola
che nascondeva, c’era quella stanza che conteneva ancora il letto sporco di
sangue su cui sua madre si accasciò morente…
Sentì un tonfo alle
sue spalle.
Si voltò di scatto,
Ray era caduta in ginocchio e successivamente si era seduta sui
polpacci.
“Ray! Ti sei fatta
male?”
Le porse una mano
perché si alzasse, ma lei la strinse, alzò il viso sorridendo con due lacrime ai
lati degli occhi, troppo piccole per poterle solcare il
viso.
“c…che cosa…?!”chiese
perplesso.
“guarda…”disse lei
tirandolo dolcemente a sedere.
Gli indicò il lato
della porta e guardando meglio il ragazzo vide dei taglietti sul legno, con il
suo nome e dei numeri in successione.
La ragazza prese ad
indicare ogni taglietto: “a un anno…ero alta fino a qui…poi ci sono i due, tre,
quattro,i cinque e…ci siamo fermati a…ai sei.”
Ed sorrise mentre la
ragazza si girò indicando l’altro lato, l’unica cosa che c’era era una frase “le
tappe di Alex”.
“lo ha scritto mia
mamma quando era al settimo mese, era tutto pronto per accogliere la mia
sorellina, ma…non…non abbiamo potuto…scrivere
niente.”
Una lacrima le solcò
il viso e cominciò a singhiozzare tremando
leggermente.
“Ray…Ray tranquilla!!
Ci sono io qui!”
La strinse a se e lei
mise una mano sui tagli accarezzando il legno…
Da lì Edward Elric
capì che…
…essere basso infondo,
non era così terribile…
Alla fine…se si è
vivi…si cresce!
Fine
Spero che vi sia
piaciuta questa breve one shot!^^
Mi è venuta in mente
per caso e l’ho scritta. Recensiteeee!! GRAZIE DI AVER LETTO! Baciotti
Envy99
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