Mi svegliai di soprassalto cadendo dal letto e trascinando giù coperte e cuscino.
«Ahi!» Avevo dato una testata sul pavimento. Mi rialzai tutta indolenzita, massaggiandomela, e mi misi a sedere.
Cos'era? Un incubo?
Il pigiama mi si era completamente appiccicato addosso e aderiva come una seconda pelle. Respiravo a fatica. Lanciai un'occhiata all'orologio appeso al muro - alla fine mi ero degnata di disfare le valigie - solo per scoprire che che era quasi mezzogiorno. Come diamine avevo fatto a dormire così tanto? Non che mi fossi addormentata presto.
Passai una mano tra i capelli scompigliati e scesi in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Realizzai che l'aspetto della casa era leggermente migliorato.
«La Bella Addormentata si è finalmente risvegliata dal lungo sonno», scherzò Jamie. Non era una domanda.
Gli diedi le spalle senza degnarlo di un saluto e ritornai nella mia camera. Non l'avevo ancora perdonato per avermi dato della bugiarda, anche se in modo indiretto, e volevo che si scusasse con me. Poi, forse, l'avrei perdonato. Non ne ero del tutto sicura.
«Per quanto ancora pensi di ignorarmi?» urlò lui dal piano di sotto, prima che sbattessi la porta alle mie spalle.
Per quanto ce ne sarà bisogno, risposi mentalmente. Quella mattina ero decisamente nervosa e senza sapere nemmeno il perché. Non c'era un motivo, ero nervosa e basta.
Spostai lo sguardo sul punto in cui ero caduta e notai un libro dalla copertina nera come la pece. Aggrottai la fronte scuotendo lentamente la testa: non capivo da dove sbucasse. Mi avvicinai per coglierlo e quel piccolo contatto mi provocò una scossa violenta che bastò a farmi balenare in testa un vortice di ricordi. Improvvisamente mi ricordai di non essere più tra le mura confortevoli e accoglienti della mia vecchia stanza.
Lanciai un urlo e lo lasciai cadere. Questo cadde con un tonfo secco e si aprì in due, rivelando una pagina riempita con delle parole. Eppure ero sicura che il giorno prima fosse vuoto, avevo controllato fino all'ultima pagina. Non sapevo se fosse il caso di toccarlo, fose era meglio lasciarlo lì dov'era. Feci per andarmene ma non ci riuscii: sapevo che l'avrei letto e in quel momento morivo dalla voglia di farlo. Lo fissai a lungo. Da quando avevo paura di un diario? Non poteva di certo contenere qualcosa di malvagio.. vero? Sorrisi debolmente, divertita da quel pensiero, e alla fine mi decisi. Lo guardai sospettosa per un'ultima volta e lo afferrai senza esitazioni.
Sul pavimento c'era una piccola macchia nera, grande come tutta la superficie del diario, e assomigliava molto a una bruciatura. Bruciatura? Feci spallucce. Avrei provato a ripurirla dopo aver letto quella pagina e prima che mia madre se ne accorgesse.
Lasciai scorrere le dita sulle pagine in cerca di qualche indizio che avrebbe potuto aiutarmi a rispondere a una delle mie domande. L'inchiostro era nero e ben asciutto ma non riconobbi la scrittura. Sfogliai un paio di pagine per accertarmi che non ci fosse niente di nuovo e cominciai a leggere.
27 Dicembre 1893
Finalmente sono nella nuova casa. Credo di aver perso buona parte del mio entusiasmo non appena ho realizzato in che condizioni si trovasse. E' disgustosa.
Ho trovato questo diario nella botola sul soffitto. Era vuoto, così ho deciso di utilizzarlo per me stessa. Tuttavia, l'idea di aver sopra la testa una botola con una stanza segreta mi mette i brividi.
Spero di riuscire a migliorare le condizioni della casa.. Non voglio vivere in un ambiente simile.
Lucinda S.