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Autore: I Believe in You    05/01/2013    3 recensioni
Era un ragazza, aveva avuto un grande cambiamento... la sua vita era legata a quella della persona amata.
Aveva tradito la sua fiducia. Voleva scappare. Le aveva provate tutte. Ma il destino, per lei, aveva un'altra cosa in serbo...
"Solo oggi ho capito che l'amore è più forte di qualsiasi altra cosa".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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• ATTENZIONE •
Aggiornerò le FF (tutte quelle che scrivo e che troverete sul mio profilo), solo ed esclusivamente a 10 recensioni. Mi dispiace, ma questa volta sarà così anche se avrò già i capitoli pronti... Capisco che pensiate che io sia cattiva, ma non riesco a motivarmi a scrivere senza persone che lascino un commento, che sia negativo, un consiglio oppure positivo. Anzi, ben venga, accetto a cuore aperto i consigli! E poi vorrei sapere se vi piace la FF, e lo sviluppo della storia, così saprò anche quando sbaglio... E quindi dovrete abituarvi a questi patti. MI BASTANO ANCHE SOLO 10 PAROLE SCRITTE SERIAMENTE E COL CUORE ♥ P.S. Mi sono messa a piangere all'inizio scrivendo questo capitolo
con la base di
Over Again.



CAPITOLO 2
“Where am I?”





Pov. Harry



Corsi, corsi più che potevo…
Io… Io non volevo, non le avrei fatto del male mi ero ripromesso.
Correva, correva troppo forte, correva troppo ingenuamente… e proprio in quel momento, proprio mentre le ero quasi vicino, quei soli pochi metri vennero del tutto azzerati. La mia vita… venne strappata dal mondo in meno di due secondi.
Ero terrorizzato all’idea di perderla, io l’amavo…
Cercai di raggiungerla, la presi… sull’orlo della strada, sperando non fosse troppo tardi. Le avevo davvero fatto questo? Avevo paura, per la prima volta avevo paura di perdere una persona.
Scoppiai in un pianto isterico, le mie lacrime le cadevano sul viso, mentre cercavo di svegliarla.
«Ti prego, n-non m-mi lasciare!» Urlai singhiozzando. Ma lei era lì, tra le mie braccia… immobile. Cercavo di cullarla, come se servisse a qualcosa. Ma perché non si svegliava?! Altre lacrime scendevano, il dolore si fece largo nel mio cuore… “Non mi abbandonare, non farlo… io ho bisogno di te”. La disperazione prese il sopravvento, la gente cominciava a fermarsi, l’uomo al posto di guida si alzò e corse intorno… come del resto le altre persone.
«Che succede ragazzo?!»
La gente urlava. Blaterai disperatamente parole incomprensibili, che a quanto pare… anche se si confondevano tra singhiozzi e gemiti, l’uomo capì.
Perché aveva appena preso il cellulare e chiamava i soccorsi…
Immediatamente udimmo tutti le sirene dell’ambulanza che si avvicinava. C’era troppo rumore, troppi flash… cominciava a farsi buio. La gente mi aveva riconosciuto, paparazzi che fotografavano.
«Andate via!»
Il veicolo sbucò in tutta velocità e con un’impressionante frenata arrivò sul ciglio della strada.
I medici scattarono in una serie di movimenti, lavoravano veloci… trasportarono Laurel sulla barella.
«C’è un suo parente?» Urlò uno di loro.
«Sì, eccomi!»
«E’ suo fratello?»
«No, sono il suo fidanzato»
«Mi segua!»

Ero dentro l’ambulanza e non appena il portellone si chiuse, tutto quel chiacchiericcio della folla formatasi all’esterno venne annullato.
«Ce la farà, vero? Vero?!» Le lacrime continuavano a scendere lungo le mie guance, gli occhi si erano ormai ridotti a gonfiore, le mie gote erano umide.
«Signore, non si preoccupi… la situazione non è molto grave, ma lasci fare a noi! Stia calmo!»
Le ultime cose che ricordo furono sangue, e un dolore lancinante alla testa, prima di svenire.


 

 
 

Pov Laurel
 
Quella luce radiante filtrava nei miei occhi come se niente fosse, ma rendeva così difficile guardarmi intorno. Sembrava uno spazio sconfinato fatto di energia pura… emanava sicurezza, un calore intenso e familiare. Fu come trovarsi di fronte al Sole, come se fosse lì a pochi metri da te. Era esattamente come immaginavo il Paradiso.
Riuscivo a scorgere chiaramente i contorni di una figura. Cominciai a correre… ma più correvo e più la sagoma sembrava allontanarsi. “Ehi!” gridai. Le mie parole furono vane.
Senza sapere che fare mi accasciai per terra, non sapendo né dove andare, né cosa fare o chi cercare… eppure sembrava così meraviglioso starsene lì, un desiderio proibito.
Solo allora mi accorsi che le mie ginocchia erano sfiorate da l’orlo di una stoffa leggera. Di colpo mi alzai e guardai cosa avevo addosso. Era una camicia da notte, come quelle negli ospedali.
“Non è ancora il tuo turno, Piccola mia”. La mia testa, che fino poco tempo prima era inclinata intenta ad osservare il tessuto quasi trasparente, ora era scattata alla voce di quella donna.
Una voce così familiare. Puntai gli occhi nei suoi, ma non avevo paura, anzi. Era una donna, alta, esile, in tarda età… ma che si portava ancora bene i suoi anni. Sembrava proprio “Nonna?”, ma prima che lei potesse sorridermi e annuire, mi ero già fiondata nelle sue braccia. La mia anima si beò della  gioia di quel momento. “Oh, nonna, quanto mi sei mancata”, mi strinsi ancor più nelle sue braccia “Ma… dove ci troviamo?”
“Tesoro, quanto sei cresciuta e sei diventata bella, non aver paura… sei arrivata qui, ma tra poco ti sveglierai. E’ ancora troppo presto, cucciola mia. Mi raggiungerai un altro giorno”. Mi allontanò da sé. “Laurel, ricorda: le persone a volte fanno degli sbagli, ma tu sei migliore di loro e le perdonerai, sempre. Non lasciare che l’odio ti consumi la vita. Veglierò sempre su di te. Ti voglio bene Piccola…”. Mi allontanò da se, e in un attimo scomparve.
Tutto intorno a me cominciò a vorticare furiosamente “Nonna!”, ma il mio eco risuonò solo in quell’immenso buio.
 
Un colpo mi risvegliò dal sonno, era solamente un sogno.
Aprii gli occhi, sbattei più volte le palpebre per mettere a fuoco quello che c’era intorno… gli occhi mi bruciavano da impazzire.
Riducendoli ad una sola fessura, osservai cosa mi circondava.
Sembrava di essere in una stanza, di un ospedale. Un ospedale?! Un colpo lancinante alla testa, mi fece piegare in due dal dolore. Non dovevo pensare. Voltai lentamente la testa e riuscii a vedere Louis sulla porta, stava parlando con un dottore. Era così tranquillo e beato.
La luce mattutina filtrava attraverso le tende celesti sbiadite della porta-finestra che dava sul balcone.
Cercai di muovermi… ma l’unica cosa che ottenni fu tantissimo dolore, dappertutto. Solo dopo mi accorsi di percepire un calore intenso sulla mia mano. Seguii con lo sguardo il tubicino trasparente della flebo, che scompariva sotto una massa di riccioli nocciola.
«Ce ne hai messo di tempo per svegliarti» Mi voltai di scatto, ed il sorriso tempestivo di Louis mi sollevò il morale. «Come ti senti?». Mi chiese avvicinandosi al lettino e fissandomi intensamente negli occhi, con un sorriso malinconico.
«Oh, bhé… se per “come ti senti” intendi avere un dolore lancinante che ti perfora la testa, e non riuscire a muovere un muscolo, allora bene»
«Dai scherzo, non è niente di grave, ho parlato col medico» Mi fece l’occhiolino.
«Grazie Louis, grazie di essere qui…»
«Sta arrivando anche tua madre» Il peso si alleggerì dalla mia mano. Harry si stava svegliando. «Vi lascio un po’ da soli»
«No, no. Louis. Louis!»
Si avvicinò al mio orecchio notando che avevo gli occhi lucidi.
«Lu, io sono qui… ma fallo almeno parlare, è rimasto qui tutta la notte. Sono fuori se ti serve aiuto, chiama» Mi schioccò un bacio sulla guancia. Come faceva ad essere sempre così dolce e convincente?
«Harry, perché sei qui…»
«Laurel» Mi abbracciò prima ancora che potessi reagire.
«Levati! Io non ti voglio qui! Mi fai schifo!» Una lacrima scese lungo le mie gote, bel modo di iniziare una convalescenza.
«Ascoltami! Io non sapevo avessi una sorella gemella, è stata lei te lo giuro… è uguale a te, come potevo sapere chi fosse?!»
«Come Harry? E’ questa la domanda? Vuoi sapere come?!» Strinsi gli occhi e altre lacrime cominciarono a scendere. «Tu hai detto di amarmi… ma come puoi amarmi se non sai nemmeno riconoscermi?! Tu dovresti essere innamorato di me, non del mio aspetto! Non dare solo la colpa a lei! Ti prego, vattene…»
«Io ti amo! Lo vuoi capire?!»
«Come faccio a crederti?!»
«Con questo…» Mi sfiorò le labbra. Mi dimenai.
«Non ne approfittare! Vattene! Louis!»
«Vado a prendere un caffè, tanto ritorno… non sarai certo tu ad impedirmelo» Lasciò la stanza con un sorrisino malizioso stampato sul volto… ma che si rideva?!
Louis varcò la soglia.
«Allora, ha detto il dottore che puoi riposare… tornerà tra qualche ora per comunicarti le tue condizioni»
«Puoi rimanere qui?»
«Certo»
Si sdraiò accanto a me sul letto… e riuscii a scappare mentalmente dall’ospedale. Volevo solo ritornare a quando io ed Harry eravamo sdraiati sul divano, solo io e lui, e mi stringeva forte a sé. E finalmente cullata dai battiti del suo cuore cadevo in un sonno piacevole.
Io lo odiavo, io volevo odiarlo… perché non ci riuscivo?
Questa volta ero cullata dal respiro controllato di Louis.
Ma scivolai ugualmente in un sonno profondo.







Pov. Louis

 

Era bella, anche quando dormiva, persino sul letto d’un ospedale.
Avevo parlato con Harry, sapevo tutto, ma l’unica cosa che uscì dalla mia bocca fu “Harry, per me sei come un fratello, ma lei è la mia miglior amica… non ho intenzione di perderla un’altra volta. Tu falle del male, ed io non te lo perdonerò mai…”.









Vaaaaaaas Happenin? ♥
Sono qui :D
Ok, sappiate che questo capitolo
fa letteralmente pena, non riuscivo a scrivere...
e bho (?), fa schifo.
Povero Louis :'(
Anche Harry, ma che combini?!


Anyway, continuo solo a 6 recensioni...
altrimenti non sono motivata a scrivere e i capitoli faranno tutti
pena, così ♥
Grazie a tutti voi che leggete, grazie veramente
tanto
:')

Grazie anche a te AmyPayne_Kidrahuhl,
che mi hai aiutato a buttare giù qualcosa :D


Grazie a tutte ♥




With LoVe,


#Michi

 


 
   
 
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