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Autore: Reina    24/07/2007    3 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Miori si svegliò di botto

Miori si svegliò di botto, ansimando, alla ricerca di un’aria che però non avrebbe di fatto potuto respirare.

Non ci mise molto a ricordare quanto accaduto poche ore prima e si maledì per la stupidità del suo gesto.

Come si può anche solo pensare di cercare di respirare se non si ha polmoni.

O almeno funzionava così di solito.

Era troppo buio e lei non era ancora in grado di gestire tutte le capacità di un demone, tra cui poter vedere al buio.

Per ora i sensi (a definirli così) funzionavano come quelli di tutti gli esseri viventi.

Ma non aveva un sistema circolatorio, nervoso, muscolare, osseo, digerente.

Non aveva corde né vocali, né organi di alcun genere; però poteva parlare, sentire, pensare…

Eppure un attimo prima si era svegliata, aveva sognato, e la cosa la stupiva non poco perché sapeva benissimo che i demoni non possono dormire, sognare men che meno.

Com’era quindi possibile che lei invece ci fosse riuscita comunque?

Accanto a lei Sasuke stava ancora dormendo e dovette andare a tentoni per ripescare tutti i suoi vestiti, non essendo d’altronde ancora capace di modificare la sua essenza per farsene comparire degli altri.

Grazie alla tenue luce della luna riuscì ad intravedere anche al buio la sagoma di una lampada sul comodino accanto al letto.

Tastando attentamente il comodino riuscì a trovare l’interruttore della lampada che finalmente accesa illuminò la stanza e buona parte del corridoio che dava sul soggiorno.

- *e luce fu… … ma che diavolo!?...*

A quanto pare qualche mente eletta aveva avuto la bizzarra idea di usare la fronte del ragazzo come bacheca per messaggi.

POST IT 1: Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che ti sei ripresa. I vechiacci ci hanno messe sotto stasi per  inviarci delle informazioni sulla nostra vita precedente. Il bell’addormentato, Naruto e Hinata hanno fatto il nostro stesso sogno. Fonti attendibili mi ha gentilmente informata che è tutto vero.

POST IT 2: Non provare a svegliare Sasuke. È Sleeping e ne avrà per almeno 24 ore.

- * Lo so che mi state ascoltando quindi… ANDATE TUTTI A FANCULO!!*

POST IT 3: Da tenere presente in futuro: Doc non ha mai studiato ginecologia.

- * Ok. Questo me lo ero dimenticato sul serio…*

POST IT 4: Garv ti aspetta all’uscita del villaggio. Muovi il culo.

 

Di Naruto si potevano dire molte cose e che l’elenco dei difetti supera di gran lunga quella dei pregi.

Ma se c’era una cosa che tutti sapevano era che il biondo era tutto fuorché un codardo (considerando la nota predisposizione suicida a tuffarsi a pesce nelle situazioni più disparate).

Ma un conto è azzardare una controffensiva con la certezza assoluta di vedere l’alba del giorno dopo.

Un altro conto è avere mezzo clan Hyuuga, niente armi, un numero imprecisato di oggetti contundenti non identificati che sfrecciavano nella sua direzioni (presumibilmente indirizzati ai punti vitali) e l’impossibilità di mettersi a sparare Rasengan e Fuujin no Tsurugi alla cazzo senza ammazzare qualcuno.

Di clan massacrato bastano gli Uchiha.

E poi non aveva voglia di farsi sparare nell’iperspazio da Tsunade per aver distrutto qualche bene storico-culturale, ecc ecc.

E per fortuna che Hanabi li aveva preceduti tutti e l’aveva buttato fuori dall’appartamento (nota: il suo appartamento) prima che il padre delle due ragazze lo beccasse a sonnecchiare appiccicato alla figlia maggiore, o si sarebbe svegliato il giorno dopo con qualcosa in meno.

O morto nel migliore dei casi.

- Bisogno di aiuto?

- Carissima. Non sai quanto sia contento di vederti. Che fai di bello da queste parti?

- Per un po’ starò via, così ero passata a salutarvi prima di partire, ma strada facendo ho incrociato Hinata che stava trattenendo dei membri del suo Clan. Ho fatto due più due ed eccomi qui.

- Ma come? Te ne vai proprio ora.

I due ormai avevano cominciato a spettegolare come due comari ignorando nella maniera più assoluta gli Hyuuga che essendo per un buon 90% dei pomposi snob narcisisti presero la cosa come un insulto.

Miori dal canto suo non poté non ridere sotto i baffi vedendo l’amico inveire contro gli inseguitori quando una quantità massiccia di kunai schivarono di pochissimo i sacri gioielli di famiglia.

- Sbaglio o stanno cercando di castrarti?

- Ma tu guarda. Non me ne ero accorto.

- Buon per te. Se sopravvivi ci all’uscita del villaggio.

Celiò quella

- Aspetta. Dammi almeno una mano. Con quelli le mie compie sono inutili se li riconoscono subito con il byakkugan.

- E va bene.

Estrasse dal marsupio una manciata di palline dalle dimensioni di biglie.

- Dei fumogeni!? Ma sei scema? Non funzioneranno mai!! O poveri noi… quelli per sbaglio devono averti arrostito anche i neuroni

- Volpe di mala fede. Guarda e impara.

Facendo leva sulle loro abilità nella difesa Miori gli lanciò contro gli inseguitori.

Quando i fumogeni entrarono in collisione con i kunai oltre all’inevitabile foschia, nell’aria si diffuse un aroma di pepe e peperoncino.

- Un regalo di TenTen. Li avevo tenuti per le grandi occasioni.

- LI VOGLIO ANCH’IOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!

E intanto gli sfortunati inseguitori tra uno starnuto e l’altro si videro costretti ad interrompere la loro battuta di caccia.

Dieci minuti più tardi dopo una stafila di saluti e raccomandazioni dei due amici Miori lasciò il villaggio con Razor e Mameha.

Una volta che furono abbastanza lontani dalle mura il drago riassunse la sua vera forma, caricò le due sul dorso e dispiegando le sue possenti ali si librò in volo verso la base del dragone del caos.

 

Poco dopo, nell’ufficio della Godaime.

L’orologio a parete stava segnando le 6:15 e fuori il cielo non aveva appena cominciato a schiarire.

Dentro Tsunade attendeva con ansia che l’effetto dell’aspirina si portasse via il mal di testa post-sbornia che le stava spaccando in due il cervello.

Avrebbe preferito continuare a dormire sulla sua cattedra sovrastata quasi interamente da carte e bottigliette di sakè, ma il tempo a loro disposizione era poco, così Garv si vide costretto a svegliarla rischiando di beccarsi un diretto sul naso.

Sarebbe sopravvissuto, ciò non toglie che un pugno di Tsunade non possa fargli comunque un male assurdo..

Aspettando che la donna si riprendesse il demone aveva materializzato una poltrona vi si era accomodato mentre Valgarv, Rashart e Raltark alle spalle si limitarono ad appoggiarsi alla parete dopo aver chiuso la porta a chiave per evitare intrusioni.

Quando Tsunade si fu quasi ripresa del tutto, Garv cominciò a parlare approfittando della poca calma rimasta alla povera donna che aveva cominciato a massaggiarsi le tempie.

- Sono qui per parlare di affari.

La faccia annoiata della donna fece intendere benissimo che non si sarebbe offesa se si fosse presentato qualche ora più tardi.

- Come avrai intuito l’alleanza tra le nostre due razze implica aiuto reciproco. Noi vi aiuteremo in caso di attacco e voi aiuterete noi. Ieri ho preso, diciamo, “in prestito” la tua apprendista. Uno scambio più che giusto visto che in cambio di alcuni dei miei uomini che resteranno qui in città.

- *Bene. Dove è la fregatura!?*

- Non dovrai temere nulla. A discapito delle apparenze noi non ci cibiamo di cose materiali e la paura dei civili sarà un nutrimento più che sufficiente per loro. Aggiungo inoltre che tra i nostri interessi rientra il desiderio di apprendere quanto possibile sulle vostre arti, benché per noi sia impassibile farne uso.

Questa affermazione confuse più che mai Tsunade, che continuò a guardare impassibile ignara che Garv fiutasse l’inquietudine che stava poco a poco emergendo.

- Ed in cambio di tali conoscenze noi ci occuperemo di rendere più forti i ninja che per gentile concessione hai fatto raggruppare qui fuori.

Tsunade era decisa ad intervenire solo più tardi ma a quel punto non poté più tacere.

Qualcosa non andava.

Il suo infallibile istinto femminile lo stava urlando ed era certa che la pila di fascicoli dei ninja del suo villaggio non c’era quando si era addormentata.  

- Tutto ciò gentile da parte vostra, ma sono certa che c’è dell’altro che ancora non avete detto. A partire da Miori… e Mameha.

Garv arricciò le labbra in un ghigno divertito.

- E così la volpe ha parlato. Pazienza. Mi ha risparmiato tempo.

- Mi è molto leale. Anche se è un idiota impulsivo e finisce per combinare un guaio in fila all’altro.

- Non posso darti torto. Ma andiamo al dunque. Il vero corpo della tua apprendista è custodito in un luogo conosciuto solo da pochi membri dell’Akatsuki, e dopo varie ricerche siamo riusciti a localizzarlo. Sfortunatamente è protetto da una fitta rete di scudi sacri che non ci impedisce di avvicinarci troppo. È per questo che non riusciamo ad esercitare abbastanza potere per risistemare tutto con le nostre forze. In caso contrario non avremmo dovuto coinvolgervi.

- Ed è per questo che volete addestrare i Chunin e pochi altri Jounin e Ambu. Così giovani tra l’altro. Mi chiedo. Perché loro e non i Genin, o altri ninja più esperti.

Il Dark Lord fece materializzare una coppa di vetro con vino rosso versato al suo interno.

Il demone sollevò il calice per osservare il liquido vermiglio in controluce agitando leggermente.

- Vuole favorire.

- Molto gentile, ma sono costretta a declinare l’offerta.

- Peccato. Allora, stavamo parlando dei tuoi ninja. Vedi Tsunade, il ragionamento è più semplice del previsto. È risaputo che sono soprattutto coloro che abbiamo selezionato – riferendosi ai fascicoli - siano dotati di maggiore talento rispetto a tutti gli altri. Certo, anche tra i Genin ci sono individui di grandi capacità, ma sono tutti troppo giovani ed inesperti. Molti di loro non hanno mai visto la morte in faccia e difficilmente reggerebbero il ritmo dell’addestramento a cui dovranno essere sottoposti gli altri. I Jounin e gli Ambu scartati, hanno gia raggiunto il massimo del loro splendore e si apprestano a raggiungere una fase di declino. Loro hanno già raggiunto il massimo splendore, per non parlare che essendo individui adulti hanno già raggiunto una propria formazione e con loro ci vorrebbe molto più tempo per correggere le loro debolezze, che è anche il nostro scopo, e per quanto mi dispiaccia dovertelo dire, noi non abbiamo più tanto tempo.

La bionda aveva seguito la spiegazione senza fare una piega.

- I tuoi uomini sono abili guerrieri, ma sono completamente inadatti allo scopo e finirebbero con il ricoprire il ruolo di pedine sacrificali, e immagino che tu voglia evitare di mandare inutilmente i tuoi uomini al massacro, o sbaglio.

Il discorso non faceva una piega e più lo ascoltava più si rendeva conto di aver davanti uno stratega forgiato da grandi combattimenti e da guerre.

Un abile giocatore di Go che muove i suoi pezzi sulla scacchiera senza sprecarne una sola mossa.

- I Chunin invece sono ancora delle pietre grezze, ma se intagliate a dovere possono diventare pietre preziose degne della corona di un re. Abbiamo scelto guerrieri  con un grande potenziale, ma con i mezzi che avete non sarai mai in grado di renderli… i migliori. Invece, unendo le nostre conoscenze alle vostre potremo preparali adeguatamente e insieme non avranno rivali.

Tsunade ancora non si fidava, ma comprendeva benissimo che se avessero voluto annientarli lo avrebbero fatto da un pezzo e senza prendere la briga di venire a fare un colloquio.

Ma ancora un tassello mancava al puzzle.

In tutta quella faccenda cosa centrava la sua apprendista.

- Ora devo andare. Intanto li faccia riunire sul tetto della torre. I miei uomini li porteranno al campo d’addestramento sotterraneo.

Un attimo il demone prima di sparire rispose a quella muta domanda.

- A proposito. Non ti crucciare. È ancora presto per avere tutte le risposte che cerchi. Ogni cosa a suo tempo.

 

Sul tetto della torre dell’Hokage si stavano riunendo tutti i Chunin che erano stati recuperati non ancora attaccati al collo della bottiglia e pochi altri Jounin ed Ambu che non erano occupati in missioni e che ora in preda ad estremo ottimismo si stavano passando la brocca del caffè.

Tra le nostre conoscenza gli unici completamente svegli erano Hinata, Naruto (per ovvie ragioni), Shikamaru (sempre per ovvie ragioni) e Rock Lee (causa manie di allenamento).

Apparvero dal nulla con una nuvoletta di fumo la Godaime accompagnata da tre dei demoni visti alla festa della sera prima, due gemelle dai lunghi capelli azzurri portati in una coda e un altro ragazzo dai capelli del medesimo colore, molto probabilmente il fratello maggiore delle due.

Tsunade sfogliò i fascicoli dei ninja selezionati.

Non ne mancava nemmeno uno.

- Vi starete chiedendo come mai io vi abbia convocati. Sarò franca. Voi siete stati selezionati eseguire un missione di massima importanza che prevede il totale annientamento dell’Akatsuki.

Non mancarono gli immancabili borbottii di sottofondo.

- So benissimo che non siete pronti per una cosa del genere, proprio per questo i nostri alleati si occuperanno della vostra preparazione. Da oggi per sei settimane seguirete un addestramento speciale. È un ordine. Non si accettano proteste. Chiunque verrà sorpreso a saltare gli allenamenti…

Fece una breve pausa d’effetto per far capire a Shikamaru che si stava rivolgendo specialmente a lui.

- … verrà severamente punito con un addestramento ancor più severo di quello pattuito.

Sulle labbra della donna si dipinse un ghigno sadico.

- È tutto. Potete andare *e vedere di tornare vivi*.

- Detto questo Tsunade, mi sembra il caso di presentarci.

La Godaime arretrò mentre i sei estranei avanzarono.

Il primo a prendere la parola fu un demone dagli occhi ambrati, una zazzera di un bizzarro verde acqua e un corno nero piazzato in mezzo alla riga dei capelli.

- Ragazzi, ragazze, io sono Valgarv, un General. Quello alla mia destra è Rashart, l’altro General e quello con l’asta sacerdotale è Raltark, un dei due Priest. Tutti e tre siamo al servizio di Garv Chaos Dragon, a differenza di loro qu… ma dov è Sky? Ora che ci faccio caso non c’era neppure prima. Eppure doveva essere presente anche lui oggi.

- Fregatene Val. quella piaga di nostro fratello ci raggiungerà più tardi. 

- Lo spero. Ragazzi, loro sono i figli del nostro miglior sicario. Lui non potrà essere presente, ma loro sapranno essere all’altezza della situazione. Le gemelle Mayls e Neria e il loro fratello maggiore Sky. Mayls è un’eccellente maga e Neria è un ottimo arciere. Loro non sono demoni come noi, ma draghi, anche se ora hanno un aspetto antropomorfo grazie alla magia, quindi vedete di non sottovalutateli.

- Un ultima avvertenza – si intromise Raltark – cercate di non trovarveli davanti quando starnutiscono. Posso garantirvi che fanno scintille.

 

Il gruppo di umani venne condotto attraverso un passaggio scavato nel terreno ben celato da un panello mobile proprio sotto il monumento ai caduti delle grandi guerre.

Dopo il passaggio e un lungo tunnel con somma sorpresa di tutti raggiunsero una scalinata che scendeva nel sottosuolo.

Per un primo tratto era tutto talmente buio che dovettero darsi per mano per evitare di cadere.

Stavano scendendo per un po’ quando i demoni si accorsero che qualcosa non andava.

- Cavolo. Mi ero dimenticato che voi umani non vedete al buio [lighting].

Nessuno capì cosa avesse fatto finché una luce prese a risplendere nel tunnel.

In principio tanta luce dopo un buon venti minuti di buoi assoluto risultò fastidiosa, poi si furono riabituati constatarono con i loro occhi che le fonti luminose erano grossi cristalli incastrati nel soffitto roccioso come lampadari.

I ragazzi non seppero dire se vedere fosse stato in bene o un male, considerando che non si riusciva ancora a vedere la fine della scalinata.

Fiumi di proteste cominciarono a scorrere immediatamente ma ai demoni la cosa non poteva fare né caldo né freddo, chiusero completamente i contatti acustici con l’esterno e proseguirono la discesa.

Con la luce aumentarono l’andatura e in meno di cinque minuti raggiunsero un punto in cui il cunicolo imboccava una gigantesca grotta sotterranea, o almeno doveva esserlo.

A occhio nudo sarebbe stato impossibile determinare le dimensioni di quel posto.

In fondo alla scala si estendeva una distesa con un ambiente naturale tipico della loro nazione con boschetti, radure, un fiumiciattolo e un cielo azzurrissimo che sovrastava il tutto.

Non sembrava affatto di essere sottoterra.

Era chiaro che non era di origine naturale, e ci vollero gli occhi di neji per scoprire che a diverse miglia da loro c’erano effettivamente delle pareti che si ergevano dirette verso un unico punto conferendo il tutto l’aspetto di una semisfera.

Per simulare l’effetto del cielo diurno avevano sfruttato qualche trucco a loro sconosciuto e per fare luce avevano tempestato la cupola di conformazioni cristalline simili a quelle del tunnel concentrandole soprattutto nel centro.

- Ora, come forse alcuni di voi avranno notato – cominciò a dire Rashart attirando l’attenzione generale – oltre a questa scala ne sono state installate altre quattro che portano in quattro diversi punti rispetto a quello da cui siamo passati poco fa. Prima del congedo vi divideremo in gruppi in base alla zona di residenza e vi indicheremo quale rampa prendere per tornare a casa e di conseguenza che passaggio utilizzare domani per tornare qui.

- Inoltre- continuò Valgarv – vi verranno consegnati questi cristalli

Il demone alzò il braccio affinché tutti potessero vedere bene i tre cristalli legati con fili di juta come se fossero ciondoli.

Ne aveva uno blu, uno rosso e uno nero.

- Quello blu è per i Chunin, quello rosso per i Jounin e quello blu per gli Ambu. Fungeranno da chiavi per attraversare i passaggi segreti. Ora, prendetene uno a testa, bagnatelo con un po’ del vostro sangue. In questo modo i cristalli riconosceranno i propri proprietari e nessuno al di fuori di lui potrà anche solo impugnarlo senza pagarne le conseguenze.

I ninja come bravi scolaretti si misero in fila, presero ognuno un ciondolo e incidendo i polpastrelli con la punta di un kunai bagnarono il proprio cristallo con qualche goccia di sangue. 

In reazione a ciò i cristalli emisero per pochi secondi una luce per poi tornare normali.

- Qui con le spiegazioni abbiamo quasi finito.  

Buona parte dei ragazzi sospirarono sollevati.

- Vi dividerete in sei gruppi. Scegliete voi in quale stare, dopo di che vi daremo dieci minuti di pausa per pensare ad una strategia di combattimento. Ci affronterete in scontri singoli. Uno alla volta in modo da osservare il vostro stile di combattimento e decidere che genere di allenamento farvi fare per correggere i vostri errori tecnici.

- Che sciocchezze.

- Se hai qualcosa da ridire dillo e basta.

- Va bene.

Un Jounin avanzò con immancabile aria da gradasso che presume perfezione per il semplice fatto di possedere un rango che molti sognano di poter raggiungere.

Un tocco di narcisismo dato dall’essere di bell’aspetto effettivamente gradevole, e di bello non gli sarebbe rimasto molto se non avrebbe imparato in fretta a tenete la lingua a freno.

Per non parlare di quel sorriso strafottente allo stato puro che solo a guardarlo farebbe pruere le mani per la voglia di toglierglielo.

La classica tesata calda che non può mancare in un gruppo che si rispetti.

- Ritengo una sciocchezza, che VOI demoni, che di ninjutsu non capite un emerito cazzo vogliate insegnare a noi a combattere. Noi siamo ninja, capito ninja. Ho sopportato abbastanza questa pagliacciata. Ecco cosa penso. Demone. 

- Ma chiudi quella fogna. Imbecille.

Poco distante dal gruppo un ragazzino di apparentemente 15 anni se ne stava svaccato sul ramo di un albero con la gamba a penzoloni.

Occhi dorati, capelli bianchi, orecchie a punta e un bel bottiglione di sakè in mano.

- No, un altro scherzo della natura.

Una delle gemelle gemette mentre i fratelli bofonchiarono imprecazioni.

- Io? Uno scherzo della natura? Vieni qui imbecille. Fammi vedere cosa sei capace di fare impedito.

- Con immenso piacere, pivello!

- Ken, piaga. Finiscila. Non ci guadagnerai niente ad ucciderlo.

- Stanne fuori Sky.

Il drago avanzò pestando il piede ad ogni passo.

La tensione era alle stelle.

Ormai i due erano uno di fronte all’altro.

Ken sembrava avere autentica elettricità statica tra le zanne.

Il Jounin portò la mano lungo il fianco pronto ad impugnare un kunai ma nessuno vide l’altro prendere nessuna arma o assumere una qualche posa pronto a combattere.

Per curiosità o eccesso di sonno nessuno si mosse per fermarli.

Il drago di colpo strabuzzò gli occhi.

- ATTENTO

- E tu speri che un trucco del genere funzioni con me? Illuso.

Il drago fece spallucce.

- Peggio per te.

Ken gli sferrò un rude pugno che per ovvie ragioni venne sottovalutato.

Ma il pugno di un drago è il pugno di un drago, e il pugno di un drago non ha nulla a che invidiare a quello di Tsunade.

Sempre per ovvie ragioni il Jounin si fece i suoi duecento metri a rasoterra con l’ovvia conseguenza di qualche costola frantumata, innumerevoli contusioni e un numero imprecisato di ossa rotte.

- MEDICOOOOOOOO!!!

 

A miglia e miglia di distanza, sul confine delle terre di Umegakure.

Kisame e Itachi avvolti nei loro impermeabili neri e nuvole rosse erano dietro ad un gruppo di pietre.

Una settimana prima erano stati raggiunti da Deidare e Tobi e avevano percorso un tratto di strada tutti assieme.

Ora Deidara stava criticando il modo assai poco artistico con cui Tobi si stava infilando sotto la maschera un pesce arrostito da Kisame per poterselo mangiare.

Kisame stava osservando i due scuotendo la testa per tanta infantilità, mentre Itachi stava seduto in posizione di meditazione contro un sasso abbastanza grosso da nasconderne completamente la figura, ignorando tutto come se la cosa non lo toccasse minimamente.

L’Uchiha aprì gli occhi con estrema lentezza volgendo il capo nella direzione opposta a quella in cui si trovava il suo compagno.

- Sta arrivando.

Deidara scatto in piedi- Ancora lei? Ma non si è stancata di inseguirvi? È da sette anni che vi segue.

Rispose pacato Itachi - È molto tenace.

- No. – gracchiò Deidara - È una pazza squilibrata. Per poco l’ultima volta non ha fritto il pesciolino e rapato a zero il sottoscritto.

- Dalla casata principale non ci si potrebbe aspettare di meno.

- Ammettilo – urlò il biondo puntando il moro con fare accusatorio - Dillo chiaro e tondo che saresti semplicemente fottuto se con lei fosse venuta una dominatrice dell’acqua. Con quelle dannate veggenti è peggio che andar di notte.

- Deidara calmati – si intromise Kisame – Smettila di starnazzare come una gallina.  

- Io una gallina?! E meno male che il fulmine te lo si preso tu e non io, o forse me lo sono sognato io che quella scossa ti ha fatto rizzare tutte le squame.

- Deidara. Sei un tantino troppo isterico per i miei gusti.

- Senti Bastoncino Findus. La pianti? Io-non-sono-isterico.

- Ed esibizionista. 

Il biondo cominciò a boccheggiare indignato.

- IO NON SONO ESIBIZIONISTA. Solo un artista.

- Ha parlato il pazzo dinamitardo – bofonchiò Kisame.

- TOBI!!! Andiamocene. Qui la nostra presenza non è gradita. MUOVITIIII!!!

- Subito Deidara-sempai. Un attimo che mi sbarazzo della signorina.

Il biondo rimase interdetto da tale affermazione.

- … Tobi?

- Sì, Deidara-sempai?

- Hai detto… signorina?

- Sì, Deidara-sempai!

Si girò con estrema lentezza tenendo alta la guardia pronto ad attaccare al momento adatto.

Accanto a Tobi c’era una ragazza sui vent’anni con occhi dello stesso colore del cioccolato, capelli ricci di un castano chiaro e una divisa nera da miko con legata al suo fianco una faretra.

Normalmente si sarebbe potuto dire che il tubo stretto e lungo più di un metro e mezzo, avvolto da morbido tessuto marroncino, che si portava legato sulla schiena doveva essere l’arco, se non fosse che di fatto in più punti si intravedeva la laccatura nera del fodero di una katana.

Aveva con sé una katana dalla lunghezza superiore al e le vesti erano piuttosto logore.

A Deidara bastò vedere il ghigno di Kisame per capire che aveva fatto apposta a non avvisarlo. 

L’artista per un attimo ebbe l’impulso di infilare la mano sotto l’impermeabile per prendere quanta più creta fosse strato in grado di afferrare, ma si trattenne.

- Sono un imbecille

- Finalmente te ne sei accorto.

- Taci bastardo. Io almeno non sono abbastanza fesso da usare bombe contro una pirocinetica, al contrario di certi… pesciolini. TOBI!! Vieni subito qui. Muoviti molto lentamente e non fare gesti bruschi.

- Ma, Deidara-sempai! – piagnucolò Tobi – Non mi sembra che la signorina costituisca un pericolo.

Il biondo non aveva abbastanza istinto suicida da restare a farsi ammazzare.

Con uno scatto coprì la distanza che lo sperava dal compagno e per afferrarlo come un sacco di patate, ma questi oppose resistenza.

- Tobi, non è il momento di fare i capricci. – sibilò il biondo con un sussurro appena percepibile - A quella se gli girano le ovaie è capace ti abbrustolirti come un arrostino. Quello psicopatico di Itachi in confronto è un piromane di infima categoria.

Itachi guardò Deidara come se si fosse effettivamente offeso per così poca considerazione.

La ragazza approfitto della distrazione degli avversari per azzardare un attacco.

Con uno scatto porto piede e braccio destro in avanti facendo partire dal palmo una fiammata.

Con più soddisfazione di quella che diede a vedere Kisame usò la sua Samehada come catapulta e gettò biondo e compare nella pozza d’acqua più vicina che gli capitò a tiro.

La pozza era piuttosto profonda cosicché nessuno dei due andò a sbattere contro superfici dure.

Quando riemersero Deidara battè tutti i suoi record in velocità facendo comparire a velocità supersonica uno delle sue fantomatiche creazioni a forma di volatile e afferrando Tobi si allontanò dalla zona prima che la ragazza decidesse di usarli come bersagli.

La miko rivolse quindi tutta la sua attenzione ai due restanti mukenin.

- Dev è che eravamo rimasti la volta scorsa?

 

Poco tardi, ben lontani dalla mischia Deidara e Tobi ebbero l’opportunità di vedere esplosioni e nubi di fumo innalzarsi dal suolo e superare le cime degli alberi.

Nonostante la totale assenza di nubi per un raggio di diverse miglia, delle saette si schiantarono al suolo in rapida successione seguendo una ben precisa traiettoria, dando così l’impressione di inseguire un bersaglio mobile.

Fulmine batte terra e fuoco batte acqua.

L’esito era scontato.

- E poi sarei io l’esibizionista!

  
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