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Autore: Walter_Larini    05/01/2013    1 recensioni
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Kalib si sveglia con l'urlo di un gabbiano nelle orecchie e la puzza di pesce nell'aria. I vestiti sono umidi e il naso e la gola pieni di catarro. Tira su col naso e sputa. Dormire all'aperto non è mai un bene, sopratutto se dormi sugli scogli.."
Kalib è un giovane immigrato libico. Non ha nulla se non che voglia di rifarsi una vita. Riuscirà a farsi strada in un Italia già problematica e poco aperta agli stranieri?
Si non è la solita storia dell'adolescente timido alle prese col primo amore, ma so fare anche quelle se volete, ditemi voi. Spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena sveglio, Kalib pensò a come procurarsi da mangiare. I primi giorni non erano stati difficili. Era riuscito a rubare un salame e un  pezzo di formaggio dalle cucine della nave, rischiando di essere scoperto e di fare una brutta fine. Aveva trovato un vecchio zaino nero dell'Invicta abbandonato sul molo, probabilmente da un pescatore, e nei cassonetti di un hotel aveva trovato una bottiglia di plastica vuota, da riempire alla fontana pubblica in piazza. Razionando questi viveri erano passati 8 giorni, ma il salame era finito, cosi come il formaggio, e il decimo giorno Kalib aveva fame. Cosi, alla disperata ricerca di cibo, Kalib vagò per il molo 3, poco lontano dal punto in cui era sceso dalla LIbia Akbar. Voltando lo sguardo verso il mare, Kalib vide un uomo sulla 60ina, alto e a torso nudo. La sua pelle era abbronzata e rovinata dal sole, tanto da sembrare cuoio. L'uomo portava un paio di occhiali da sole sportivi, neri, e un cappello con la visiera rosso. Kalib lo guardò lavorare, dimenticandosi del tempo che passava e della fame che gli attanagliava lo stomaco. Prendi il secchio, riempilo d'acqua con la canna, butta l'acqua sul ponte, lava il ponte con il mocio. E via cosi, ripetendo i movimenti, senza fermarsi, senza stancarsi. Era passata un ora e Kalib si era seduto per terra, in mezzo alla banchina, con lo sguardo fisso. L'uomo dapprima fece finta di niente, pensando che fosse un drogato o un pazzo, o ancora più semplicemente un demente curioso. Ma dopo un ora, cominciò a pensare che doveva avere caldo, li per terra con l'asfalto rovente, e sete. Posò il mocio. E poi gli era sempre piaciuto fare nuove conoscenze.
-Ehi tu, flippato!Ehi, dico a te!-
Kalib si rese conto che l'uomo chiamava nella sua direzione, si girò di spalle per vedere chi chiamasse.
-No cretino, dico a te!Che ti giri a fare?Come ti chiami?-
Kalib aveva la gola secca, la testa calda per il sole e lo stomaco che brontolava, ma aveva capito che l'uomo parlava con lui. Si inumidì le labbra più che potè, e senza sapere cosa dicesse, diede fiato alla bocca in quel misero italiano che sapeva.
-Kalib. Sono Kalib e ho moglie e un figlio.-
L'uomo lo guardò senza dire nulla per un po'. Le sue labbra secche e rosse vennero strette in mezzo ai denti un paio di volte, la barba sul mento venne toccata dalla mano callosa come solo i filosofi greci di un tempo sapevano fare. Si tolse gli occhiali.
-Beh, Kebab o come diavolo si pronuncia, se prometti di non rubare nulla ne di farti esplodere da un momento all'altro, ti faccio salire per un po' d'acqua. La vuoi, un po' d'acqua figliolo?-
Kalib aveva capito Acqua e Figliolo. Non capiva bene cosa "esplodere" potesse significare all'interno della frase ma non gli importava, quell'uomo lo aveva visto in difficoltà e gli stava tendendo una mano in aiuto. Forse l'Italia era stata una buona scelta.
Cosi naque il rapporto tra L'uomo, che in realtà si chiamava Beppe, e Kalib. Beppe era un pescatore. La sua nave, la Beddamadre, catturava qualche tonnellata di tonno al mese, giusto il necessario per far sopravvivere il povero Beppe, rimasto vedovo e senza figli. Non aveva aiutanti e il lavoro era comunque pesante per un uomo della sua età, anche se reso forte dagli anni passati in mare. Kalib aveva bevuto e aveva accettato un po' di pane e qualche acciuga salata da Beppe.
Mentre mangiavano, a Beppe venne un idea.
-Di un po' lo vuoi un lavoro?
Kalib aveva capito lavoro. I suoi occhi si illuminarono.
-Grazie, grazie molto!A me servono monete per riuscire a rivedere mia moglie e mio figlio, se io posso lavorare per te, tu rendi me molto felice!
Beppe non aveva mai visto nessuno più contento per un posto da mozzo. Tutta quella felicità gli fece bene al cuore, secco e arido come la sua pelle da quando la moglie era morta.
-Beh Taleban, mi sembri un bravo ragazzo in fin dei conti, e se non ti dessi di che vivere probabilmente moriresti di fame in pochi giorni, dico bene?Non ti voglio sulla coscienza. Ce l'hai un posto per la notte?
-Notte?No adesso giorno, posso lavorare di giorno?Io lavoro anche di notte se tu vuole..!
-Ma no!- il vecchio pescatore si mise a ridere di gusto- non ti preoccupare, lavorerai di giorno, come tutti, ma ti chiedevo se avessi un posto dove dormire!?-
-AAH okay ho capito!Io dormo su quello scoglio là in fondo da quando brutto bastardo Erik mi ha tolto cumulo di sabbia!Un po' di pietra lo scoglio ma non dormo brutto, mi accontenta, ho addirittura gabbiano sveglia.
-AHAHAHAH ragazzo, tu mi fai ridere come non ridevo da anni. E mi fai anche commuovere, chissa quale razza di storia ti porti dietro. Bene, da oggi in poi non dormirai più sugli scogli, ma nella stiva, dove tengo il pesce, sulla brandina che uso nelle notti di pesca. E vedi di non fregarmi qualcosa, che anche se mi sembri un bravo ragazzo, sei sempre un marocchino.-
Kalib capisce Marocco.
-Nonono io no marocco, io sono di Libia, io arrivato settimana fa da Libia con nave mezza rotta.
-Massì, massì, Libia, Marocco, Tunesia, Egitto, Iraq, tutti caffelatte siete, tutti con la mania per i fuochi d'artificio. Però tu non sembri avere nulla sotto la camicia, per cui puoi restare.
-Grazie, Bepem, grazie molto.
-Ora devo tornare a casa, a cucinarmi da mangiare. In quel mobile ci sono bottiglie di birra e altro pane e acciughe.. Sveglia alle 4!
Beppe si avviò verso la porta, poi si voltò indietro e prese le chiavi della nave dal quadro di comando.
-Queste le prendo io.
-Dormi bene Beppe!Io no ruba giuro.
Da dietro la porta si sentì Beppe brontolare:
-Se ora non vado in paradiso non so più che devo fare, porcod...nono scusa Gesù, scusa, brutte abitudini...ma porcaputt...
......


Angolo dell'autore, precisazioni. *Read this man*
Beppe non è un razzista, ma vuole rappresentare l'indifferenza italiana nei confronti degli stranieri. Fortunatamente è anche un brav'uomo.
   
 
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