Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: Catnip_sissi    05/01/2013    3 recensioni
Fu in quel momento che accadde. Che lo vidi per la prima volta. O forse fu lui a vedere me. Mi fermai per prendere aria e cacciai fuori il telefono per mandare un messaggio a Claire quando una moto sbucò dal nulla e risciò di investirmi. La inforcava un ragazzo vestito con dei jeans scuri, un cappotto di pelle e una casco nero e rosso. Inchiodò giusto in tempo. Mi urlò di spostarmi ma non mi mossi. Ero scioccata.forse vide le mie lacrime. Allora lui tirò fuori un altro casco nero e bianco e me lo lanciò al volo. Per non prendermelo in testa lo afferrai e lui mi tese una mano. Non so perché l’afferrai. Dopotutto era uno sconosciuto a viso coperto. Ma non ci pensai 2 volte e salii sulla motocicletta aggrappandomi forte alla sua schiena.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ! scusate per l’assenza ma ho avuto da fare in queste vacanze, solo ora ho avuto il tempo di aggiornare! :D  questa volta la quota delle recensioni che vorrei raggiungere prima di aggiornare è tre. Spero che mi seguiate e mi facciate sapere che ne pensate della storia, anche solo per dirmi che non vi piace o se volete dirmi di smettere di scrivere stronzate XD detto questo buona lettura a tutte Hutchers! :D 

 -Ciao papà.
La mia voce suonava monotona e tesa, ma non me ne preoccupavo piu da un po di tempo. Da quando siamo tornati dalla gita non so piu che fare di tutto questo tempo che non riesco a impiegare in nessun modo. Così, tra un sospiro e un altro  mia madre mi ha proposto di andare a trovare papà, che attualmente vive in California da qualche settimana.
Dovete sapere che mio padre è un ufficiale di marina e passa il suo tempo viaggiando da una parte all’altra del mondo. Recentemente però ha chiesto un lungo periodo di licenza poiché è rimasto vittima di un naufragio. Era una cosa da niente, e non ci sono stati né morti né feriti, si è solo preso un grande spavento.
Io intanto mi sono diplomata e adesso passo le lunghe giornate estive con le mie amiche, programmando un viaggio prima di iniziare l’università. Purtroppo non ho ancora scelta. Che disastro. Non che mia madre non mi sproni, ma è come se sentissi nella mia mente un orologio che fa tic-tac tic-tac, e non lo sopporto granché.
Ormai sono passati mesi da quando l’idolo della mia infanzia Josh Hutcherson mi ha lasciato senza dire una parola per tornare in America e mi sforzo di non pensarci mai. È un incubo.
È in questo clima emotivo che ho accettato di passare un paio di mesi da papà e adesso lo sto proprio chiamando per sentire che ne pensa.
-senti , io volevo sapere se per te è un problema se vengo a stare un po da te. Sia la scuola è finita e ho bisogno di distrarmi un po. Ti andrebbe un po di compagnia?- cerco di mettere tutto l’entusiasmo possibile nella mia voce. Devo convincerlo assolutamente. Ormai l’idea di lasciare il mio paesino mi sta dando alla testa.
-Qui? A trovare me? Oh certo piccola! Sarebbe magnifico! Sai ormai muoio di fame senza te o la mamma che vi prendete cura di me!-
Rido. –oddio dovrebbe essere illegale lasciarti in balia di te stesso! vuoi che ti passi la mamma? Così magari vedete gli ultimi dettagli?- lui è entusiasta –si si certo, passamela.-
Mia madre prende il telefono dubbiosa. -Ciao tesoro dimmi…. Mm,… si… no assolutamente non voglio… bè oddio vedi un po tu…- poi la sua faccia diventa tutta rossa –oh capisco.. no no ormai quel che è fatto è fatto…si, te la ripasso.- e mi fa cenno di prendere il telefono.
-oh tesoro!-esplode papà- sono così felice che verrai a trovarmi! E non sai ancora la parte migliore! Ti ricordi lo zio Steve?- date che fa una pausa mi rendo conto che dovrei conoscerlo e si aspetta proprio da me una risposta. –Ehm, si certo! Perché?- sono molto incerta e papà intuendolo mi da spiegazioni – è un mio collega un po più in alto di me e ha una casa qui in California! Dato che lui e sua moglie hanno da poco avuto un nipotino e la figlia lavora tanto non possono proprio venire qui e.. me l’hanno affittata a un prezzo di favore! È una casa bellissima ed enorme! Ti piacerà! Indovina dove si trova? A Los Angeles!  Non è fantastico?-
Tipico di mio padre, del mio caro simpatico e un po’ Peter Pan di papà. Si entusiasma per ogni minima cosa e so che se non dimostro lo stesso entusiasmo sarà difficile da buttar giù una volta lì, così  mi adeguo – Oh fantastico! Mare sole e tanto divertimento! Fa proprio per me! Eh papà, senti dato che la casa è grande posso portare una mia amica con me? È Claire e stavamo proprio decidendo di fare un viaggio insieme.. sarebbe Super!- mi risponde  -per me non c’è problema ma dovrei parlare con i suoi, comunque tu prepara le valige tesoro. Massimo entro una settimana sarai Qui!
 
 Fu così che mi ritrovo su un’ aereo diretto a Los Angeles, in prima classe, con una coppa di Champagne in mano, regalo per il diploma di mia zia. Dato che si sente in colpa di non essere venuta alla mia festa dei 18 anni, mi ha regalato il viaggio in prima classe per l’andata, e un biglietto aperto per il ritorno. Non c’è bisogno di dire quanto la adoro.
Unica nota dolente del racconto. Sul mio stesso aereo c’è la simpaticissima Lucrezia. Ve la ricordate? Non parliamo più dal diploma e sinceramente non mi è mancata affatto quell’aria snob che si da. Stranamente è molto affabile oggi e quindi vuole sapere tutto su di me, dove vado e tutto il resto. Lei mi racconta che sta tornando in America dove la Aspettano suo padre e delle persone importanti, per i quali  sta per intraprendere la carriera di attrice. Le racconto che purtroppo Claire non è potuta venire. A quanto pare lei e Chantal avevano preparato una crociera a sorpresa per noi tre e ora sono sulle coste greche senza di me, perché io sono dovuta partire. Anche se devo dire che non mi sono sembrate tanto dispiaciute che io non ci fossi. Nina basta! Dico a me stessa  non puoi pensare sempre male di tutti!. , Sono una 18enne, diplomata, single e in viaggio per una delle città più sfarzose del mondo, sono ufficialmente banditi i cattivi pensieri.
Finita la nostra conversazione mi rilasso e mi godo il film che ho scelto sul mio monitor personale. Ho scelto Barman e il Cavaliere Oscuro- il ritorno. È un film lungo ed è tra i miei preferiti, uno dei pochi davvero carini dell’elenco.
Senza sapere ne come ne quando mi addormento e quando mi sveglio chiedo subito a una Hostess quanto tempo ci vuole prima di arrivare a destinazione.
-circa un’ora signorina- e con un sorriso abbagliante se ne va, catturando lo sguardo di un ragazzo seduto alla mia destra. Mi ricorda molto la barista di Milano, quella che ha tentato di sedurre Tom…
Scaccio quel pensiero e sorrido al ragazzo che mi guarda con aria colpevole e decido di iniziare la mia avventura proprio li, prima di arrivare a destinazione.
-ciao, non ti preoccupare non ti fucilo mica se guardi una Hostess- gli dico un sorriso tra i più caldi che posso fare.
- oh be sinceramente non volevo guardare lei ma te- ecco di nuovo l’aria colpevole – dormi da più di 10 ore e mi chiedevo quale ragazza riuscirebbe a farlo così tranquillamente su un’ aereo. Non siete tutte in ipertensione?
E allora noto che ha le mani avvinghiate ai braccioli della poltroncina.
Rido ancora – oh cielo no! Anzi lo trovo rilassante stare su un’ aereo senza nemmeno una turbolenza-
E continuiamo così con chiacchiere leggere e senza senso fino a quando non atterriamo.
Ho scoperto che il mio compagno di volo si chiama Ryan, è un’ anno più piccolo di me e va al mare per raggiungere i suoi cugini che, come me , si sono appena diplomati e stanno festeggiando. Solo che loro sono americani. Ci scambiamo i numeri, così che da poterci rivedere, se ci annoiamo che le rispettive compagnie. Penso di chiamarlo sicuramente: le alternative sono mio padre, Lucrezia, o la solitudine. Mmm…. Penso sia molto meglio un gruppetto folto di ragazzi americani non credete?
Bè la mia euforia si esaurisce presto come potete immaginare, altrimenti questa storia non sarebbe un granché.
Sto appunto pensando questo quando, giunta fuori dall’aeroporto non vedo mio padre. Ovviamente è in ritardo. È un ritardatario cronico. Saluto con una mano Ryan che mi passa davanti offrendomi un passaggio. Purtroppo devo rifiutare perché papà mi deve venire a prendere.
Ovviamente passa anche Lucrezia che sembra aver abbandonato l’aria amichevole che aveva a bordo sostituendola con un’aria di vittoria. La seguo con lo sguardo. Procede verso una limousine, cosa che non mi stupisce, data la ricchezza della sua famiglia.
Ad un certo punto lo portello della macchina si apre ed esce la gamba di un ragazzo fasciata in jeans scuri e converse nere.
Una vocina del mio cervello mi dice che non è possibile. Conosco quel pantalone.
E invece è possibile perché dalla macchina esce lui. Josh.
LO sapevo! Ha saputo che sono in America e vuole rimediare al danno fatto. Faccio per avvicinarmi a lui con un sorriso a trentadue denti quando lui non mi nota neppure. Va dritto verso Lucrezia la abbraccia e..
No il mio cervello non può elaborare un’allucinazione così triste.
La bacia. Non appassionatamente. È un bacio leggero, come quelli che si danno quando si ha fretta. Poi mi vedono, entrambi. Nello stesso momento. Per prima cosa noto la faccia di lei, contorta in un ghigno di vittoria. Poi la faccia di lui, un misto di sorpresa, dolore e scuse. Si vorrebbe avvicinare, perché fa un passo verso di me. Ma lei lo blocca trascinandolo in macchina e non posso fare a meno di notare il modo possessivo con il quale gli stringe il braccio. Quando la macchina mi passa accanto lui mi sta fissando. Ci guardiamo per un lungo istante prima che la macchina fila via dal parcheggio. Lasciandomi li, sola, con il mio dolore.
 
  
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