"L'unico modo che poteva convincermi che lui esisteva ancora, era toccarlo.
Forse è stato uno sbaglio correre e abbracciarlo.
Sicuramente è stato uno sbaglio, un enorme errore, ma in quel momento ho agito d'impulso, le cose più vere avvengono così.
Questo mi preoccupa. Perchè ho agito d'impulso?
Sentirlo vicino a me in quell'abbraccio, è stato strano, non avevo mai provato ad avvicinarmi così a lui, in quel modo a nessuno.
Non potevo, era una cosa fuori dal mondo, non c'entrava nulla con il possibile legame che esisteva tra di noi, anzi, quale legame?
Odio il fatto che vicino a lui mi sentivo viva, rassicurata, completa, se non, amata.
No, non era normale, assolutamente.
Continuavo a piangere sulla sua spalla, chissà cosa avrà pensato, forse di cacciarmi, di allontanarsi da me.
Esitava. Falso. Vero. Non lo so.
Accadde qualcosa dopo.
Noi due.
Intanto qualcosa cadeva dall'alto. Non era neve. E non era pioggia.
Tutti e due fin troppo orgogliosi, allo stesso tempo fin troppo timidi, imbarazzati.
Non so se avrò mai una risposta, mi chiedo se io abbia mai avuto il coraggio di pormi la domanda.
E se quel momento non avesse spiegazione?
Se fosse successo senza sbavature, senza fini?
A certe situazioni bisogna dare tempo, o bisogna lasciarle lì come sono, senza altri inizi, tutto comincia lì e finisce lì.
Ho paura di parlare perchè nessuno mi ascolterebbe, non esistiamo 'noi', non esiste io e lui nè lui e me.
E' la cosa giusta?"

Finisco di leggere il mio breve tema davanti a tutta la classe.
Guardo per terra come sempre, sono leggermente a disagio, ma non mi sono rifiutata, come le altre volte, di leggere i miei pensieri davanti a tutti quelli che conosco.
Sono riuscita a parlare senza vergogna, senza balbettare o farfugliare.
La prof ha un'espressione sorpresa, batte le mani due o tre volte ringraziandomi 'di averla onorata con il mio pensiero romantico' e le solite cose, io rispondo con un leggero accenno a un sorriso.
Vado a sedermi al mio posto, qualcuno ghigna, altri mi guardano interrogativi, alcuni sbuffano.
Appena il tempo di sedermi e la campanella suona, tutti escono dall'aula come una massa di gnu all'impazzata, mentre io rimango lì a riordinare le mie cose, eseguo tutto in modo lento apposta. Non ci deve essere nessuno fuori dal corridoio, rimaniamo solo io e la prof, che riordina le sue cose come me. Dopo circa cinque minuti saluto la prof ed esco, guardo a destra e a sinistra, nessuna traccia di studenti ritardatari, se non io.
Ho ancora il tema in mano, è arrotolato e lo stringo forte. Sono ancora in tempo per stracciarlo e finire tutto, ma come al solito io devo seguire il mio impulso. Comincio a scaldarmi mentre mi dirigo verso la mia meta, giro gli angoli dei corridoi, vado su per le scale deserte e arrivo al piano specifico.
Non so ancora che importanza abbiano le parole che ho scritto, la sera prima ho sfruttato l'occasione del tema di compito per scrivere quello che ormai ho dentro da un paio di settimane, ho forse da anche prima.
Scorro i numeri degli armadietti e arrivo al suo, infilo il foglio nella fessura per metà, poi mi blocco. Forse avrei dovuto cancellare il mio nome? Forse dovrei correre via, bruciare il foglio e saluti.


Fatto, l'ho buttato dentro al suo armadietto quel dannato tema. Sospiro, provo un senso di eccitazione dovuto a cosa mi potrà attendere, ma temo anche che le cose andranno peggio. Sospiro di nuovo e corro lontano da lì.

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Non so bene che cosa sia, ma mentre mi prendevo una pausa dalla mia prima seria fan fiction, mi è venuta in mente una storia, non avevo intenzione di farla diventare una storia originale, però ieri sera avevo voglia di scrivere, così ho scritto un 'primo capitolo'. Se qualcuno la seguirà sarà bello, sennò vedrò, per adesso spero che vi sia piaciuto l'inizio :)
Avviso che è leggermente 'd'azione' ahahah, grazie infinite di tutto :)
Mi piacerebbe una vostra recensione :D