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Autore: allaboutme    12/04/2013    4 recensioni
A certe situazioni bisogna dare tempo, o bisogna lasciarle lì come sono, senza altri inizi, tutto comincia lì e finisce lì.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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un anno prima. 




Niente da fare. Quel foglio rimane sempre vuoto. Come ogni tema assegnato dalla prof.
E' da secoli ormai che non riesco a scrivere un paragrafo, su qualsiasi cosa, su un fiore, sul cibo che mi piace, su una qualsiasi stupidata, sono completamente vuota. 
Mancano pochi minuti ormai alla consegna, e le mie quattro facciate del foglio protocollo sono vuote come me. 
Ho scavato fin troppo nella mia mente e non ho trovato nulla.  Almeno una volta scrivevo qualcosa, ma ora niente. 
Mi alzo e mi dirigo alla cattedra, do il foglio bianco in mano alla prof che sbuffa guardandomi accigliata. 
- Niente da fare? Non credo che dentro di te ci sia il nulla. - Commenta lei. 
- Lo spero anche io. - La mia voce è leggermente sarcastica. 
Esco dalla classe poco prima che la campanella cominci a suonare. 
Gli studenti escono dalle classi, e ognuno va per la sua strada, io cammino verso l'uscita. 
- Ciao. - Mi raggiunge Miles, quella che posso chiamare sinceramente l'amica più fidata che ho.
- Ciao Miles, com'è andata oggi? - Il mio tono è indifferente come al solito, senza una nota di gioia.  
- Bene, tu? Il tema com'è andato? - Miles è una ragazza brillante, non frequentiamo le stesse compagnie, ed è strana la nostra amicizia, lei è amata dalle persone, lei è conosciuta, non è spocchiosa, non è una poco di buono, è solare, è la ragazza che tutti amano e vogliono come amica.
- Come al solito, pagina bianca. - La guardo per un attimo, il suo sguardo è deluso. 
- Cos'hai ? - Mi domanda irritata e mi fa infuriare. 
- Senti non lo so, so solo che non voglio stare più qui. - Ora anche lei è furiosa, fa un cenno di dissenso, si gira e si dirige da qualche altra parte.
Non sono asociale.
Non sono nemmeno socio-fobica.
Non sono un'emarginata, non voglio esserlo.
Conosco tante persone. Sì, per dire due o tre ciao, fine della storia. 
Io e Miles ci conosciamo dall'elementari, per un paio di anni ci salutavamo solo, poi, non so come sia cominciata la nostra amicizia, forse perchè era impietosita dalla mia situazione, o forse per puro interesse a una nostra amicizia, non saprei, ma io e lei apparteniamo a due categorie diverse. Nonostante tutto, voglio bene a Miles, anche se ultimamente litighiamo spesso. 
Aumentano le difficoltà quando cresci con una persona, la vedi cambiare, la vedi fare altre amicizie, la vedi diventare una persona migliore di te.
Ho paura di affezionarmi alle persone, perché non voglio soffrire quando poi se ne andranno. Ho paura di amare. 

Apro con un pugno leggero la porta dell'uscita scolastica e raggiungo la fermata dell'autobus e aspetto. 
Il tempo è tiepido, si sentono le risate di goduria dell'aria invernale che presto si farà viva.
Qualche studente raggiunge correndo la fermata con la paura di perdere il bus, altri studenti chiacchierano tra di loro, qualche signora di passaggio. 
E se avessi perso anche Miles? Mi sento come le tipiche ragazze senza amici, quelle che vivono nel loro mondo di schifo, ma io non voglio essere quella ragazza, vorrei essere quella che organizza gite al mare con gli amici, va in bici, guarda il tramonto estivo in spiaggia, partecipa ai concerti, sorride, sorride, e sorride perché è felice. 
- Scusi, signorina. - E' una delle signore di passaggio, e ora è davanti a me. 
- Si? - Se mi chiede indicazioni probabilmente le dirò la strada per andare in qualche posto remoto. 
- Sei Evich giusto? - Rimango leggermente sorpresa, comincio a pensare alle catastrofi più impossibili. 
- Si perché? - Il mio tono di voce rimane impassibile, se non interessato. 
- Dovresti venire con me. Aspetta, spostiamoci un secondo più in là, non deve sentirci nessuno. Non ti preoccupare, non ti farò niente, sono innocua. - Che, cosa? Comincio a preoccuparmi, ma non sembra una signora con intenzioni losche, quindi l'accontento. Ci spostiamo qualche metro lontano dalla massa di cittadini che aspettano il pullman, pian piano aumentata.
- Evich, sono Beck, faccio parte di un'agenzia segreta del governo. - La mia espressione tramuta in qualcosa d'incredulo, mentre lei abbozza un lieve sorriso di poco tempo.  
- Lasciami finire. Dovresti venire nel nostro ufficio. - Mostra il suo distintivo. 
- Quale ufficio? - Trovo la situazione divertente, non riesco a realizzare ancora che possa essere di 'un'agenzia segreta del governo', penso che tutto quello che dirà dopo farà parte di una specie di scherzo. 
- L'ufficio in cui ti daremo tutte le indicazioni per questa faccenda. - Il suo tono è amichevole, ma io sono sempre più curiosa di sapere che cosa stia succedendo, e che cosa sia sta 'faccenda'.
- Faccenda? Quale faccenda? Non sono nemmeno sicura che tu sia 'un'agente del governo'.. - Mi soffermo un attimo per fare un sorrisetto sarcastico. - Ora che lo pronuncio sembra ancora qualcosa di meno credibile..- Non riesco a dire altro perché 'Beck' m'interrompe. 
- Senti cara mia, non m'interessano le tue prese in giro. Prima di avvisare la tua famiglia, dobbiamo avere la tua conferma, non possiamo far conoscere i dettagli a tutte le persone della città. Di là c'è la mia auto, ti devi fidare di me, so che è difficile fidarsi di un'estranea, ma ti prego di farlo. Sono veramente un'agente del governo, io lotto ogni giorno per la vita, e ti chiedo di fidarti di me. Portati dietro il cellulare in caso  tu abbia paura. - IL suo tono è deciso, ed io rimango a bocca aperta. Non ho ancora assimilato le parole appena pronunciate da quella signora dall'aspetto affidabile,  in effetti credo che il mio istinto si fidi di lei. Le sue parole però sono ancora lì, non riesco a comprenderle veramente. 
- Ok..Non capisco niente...Va bene verrò con te. - Un lato di me si sente in colpa, perché sicuramente mia madre non mi avrebbe mai lasciato andare da sola, ma dall'altra parte ormai sono maggiorenne, quella signora m'ispira fiducia e voglio sapere dove mi porterà questa scoperta.
- Ok, vedrai, appena saprai tutto ti rilasserai, ci saranno altre problematiche, ma sicuramente noi diventeremo le persone più affidabili di questo mondo. - Mi sento una specie di progetto. 
Nei telefilm solitamente, chi pronuncia quelle parole di rassicurazione, non promette bene. 
- Ti devi fidare di me. Capirai tutto. Allora? - Il suo tono ora si è fatto più dolce, e alla fine accenna anche un sorriso, che ricorda un pò quello di mia madre. 
- Ma.. Non posso andare a casa prima? - Il mio invece di tono è insicuro. 
- Non credo. Ti accompagneremo subito dopo, prima sbrighiamo questa faccenda meglio è. - Rispondo con un cenno. 
- Ok, ti accompagno alla mia auto. - Si gira e si dirige verso la sua auto, nera e lucida. Intanto io prego con tutte le mie forze di aver fatto bene a seguire quella sconosciuta che si pone come agente segreto. 

Per tutto il viaggio ho continuato a guardare fuori dal finestrino. Le mie mani si sono tormentate e così anche la mia mente. La signora 'Beck', ha tentato di tranquillizzarmi per tutto il viaggio, parlandomi di cose banali, probabilmente non voleva rivelare niente della sua persona e non voleva neanche parlare di me, e sicuramente non voleva anticipare qualche dettaglio sulla 'faccenda'. 
Non capisco come nei libri, appena s'incontra una persona dall'atteggiamento sospetto, si riesca a fare una descrizione perfetta dell'aspetto di questa persona. Io ho impiegato non so quanto tempo a capire cosa stesse succedendo, da non avere neanche un momento per riuscire a concentrarmi sull'aspetto fisico di Beck. Ho notato durante il viaggio però, che ha un cappotto nero lungo da cui s'intravedono i pantaloni neri di un probabile tailleur, che ha delle scarpe basse con il tacco, credo, che i suoi capelli tagliati 'da maschio' sono corvini e infine che la sua pelle è abbastanza olivastra. 
- Eccoci arrivati. - Beck scende dall'auto, mentre io osservo diffidente, dai finestrini opachi dell'auto, il posto in cui mi ha condotta.
Il posto in cui si trova questa sede governativa segreta è alquanto innovativa, non si trova molto distante, ma è in mezzo alla campagna, l'edificio fuori è grigio, assomiglia a una vecchia prigione. Il tempo poi, sicuramente non lo migliora.
Beck mi guarda con aria interrogativa, così apro la portiera e scendo, le mie gambe tremano leggermente. 
- Vieni dentro, ti mostro un pò come si lavora qui, così finalmente potrai credermi. - 
 
 
Non mi lascio incantare dall'aspetto cordiale di Beck, e continuo a perlustrare tutto intorno a me con una certa insicurezza. 
L'interno è assolutamente diverso: le pareti delle stanze sono composte da vetri, con scrivanie costose e roba del genere, come i grandi uffici dei procuratori che si trovano nei telefilm americani. E' accogliente.
Beck mi conduce in uno di questi uffici interni e appoggiato alla scrivania c'è un uomo che mantiene lo sguardo fisso su di me fino a che non sono di fronte a lui. Non m'ispira fiducia. 
- Siediti se vuoi. - Esorta Beck. Non rispondo, mi limito a sedermi, ho paura. 
- Allora, so che sei scombussolata. - Comincia l'uomo ricomponendosi in tutta la sua altezza. 
- Io sono Mad , e sono a capo di questo settore, che si occupa di missioni private. Probabilmente ti starai chiedendo che cosa ci fai qua, e bene, sei qui perché sei stata scelta per lavorare a una missione... - Mentre parla la mia espressione si fa ridicola, non ho uno specchio davanti, ma mi conosco.  
- Si, non prendermi in giro. Una vera e propria missione. Qui non ci sono telecamere eccetera.. ora prima di raccontarti cosa riguarda dobbiamo sapere se sei d'accordo a collaborare. Ovviamente non sarai da sola, ci sarà qualcuno che ti accompagnerà. Avrai delle piccole dritte prima di cominciare, e non è una missione in cui rischierai la vita, sarai protetta. - Quell'uomo non mi piace. E' diretto, non ammette virgole. Neanche un pò di conforto nelle sue parole, come posso fidarmi? 
- E che c'entro io con tutto questo? Perché io? - Il mio tono è provocatorio. Questo tizio sembra quasi stufo della mia presenza, di tutta l'intera faccenda, come se fosse colpa mia. 
- Abbiamo... Fatto delle ricerche, per decidere chi sarebbe stato adatto per questo lavoro. Abbiamo cercato tra gli studenti chi fosse più idoneo. Abbiamo cercato nella tua scuola, perché la missione comprenderà anche la tua scuola. Allora, sei maggiorenne, avviseremo comunque i tuoi genitori però, lo faremo noi. Ma prima... Accetti o no? - 



Okaaaay, non so esattamente quello che sto facendo.
Probabilmente avrò rovinato il primo capitolo, perchè ho paura di non finirlo.
Stavolta voglio seguire l'istinto, quindi quando avrò l'ispirazione aggiornerò.
Spero davvero qualcuno legga sta roba, giusto così... :(
spero almeno piaccia a qualcuno, e spero che qualcuno voglia il continuo (?) ok spero troppo... lol
vabbè anche se nessuno la leggerà, non importa :) 
Nel caso qualcuno la leggesse, mi piacerebbe sentire i vostri pareri, quindi recensite! c: 
Grazie mille della vostra attenzione, e se avete bisogno di qualcosa contattatemi! :D 
  
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