Nemmeno Bobby
conosceva la natura di quel simbolo.
Non era eccessivamente elaborato. Giusto un cerchio
sormontato da un piccolo triangolo. Al suo interno vi era una lettera,
spigolosa e disegnata con tratti netti e decisi, e lungo
l’intera circonferenza
erano sparsi altri sei simboli appartenenti allo stesso alfabeto,
talmente
antico da essere sconosciuto perfino a loro.
Dean continuava a osservare meditabondo il disegno,
scarabocchiato da Sam su un logoro blocco per appunti, fallendo
nuovamente a
dargli un significato. L’originale si trovava qualche passo
più in là, inciso
in modo indelebile sul torace glabro dell’uomo del cratere.
Il maggiore dei fratelli Winchester sospirò pesantemente,
socchiudendo gli occhi color prato. L’uomo
del cratere, sottolineò una vocetta petulante
nella sua testa, che gli
ricordava fin troppo quella di Sammy da ragazzino, che
tu hai promesso di proteggere ad un singolare personaggio durante
un incontro onirico che potrebbe, o non potrebbe, essere stato causato da un’eccessiva
dose di whiskey assunta l’altra
sera.
“Non è un demone.- esordì Sam, quello
vero, rientrando nella
cucina di Bobby in quel momento- Ne un mutaforma. Ho fatto tutti i
test. A
quanto pare quel tizio è perfettamente umano.”
“Le persone perfettamente umane non precipitano dal cielo,
Sam.- gli ricordò con tono piccato- E nemmeno hanno simboli
di dubbia natura
incisi sul corpo. Bobby ha scoperto di che razza di sigillo si tratta,
poi?”
Il minore dei due fratelli scrollò le ampie spalle
“No, ma
ci sta lavorando. Dice di ricordar e di aver già visto delle
lettere simili a
quelle dell’incisione, ma deve fare una ricerca
più approfondita a riguardo.”
“Quindi?” aggiunse, dopo aver fissato in silenzio
per
diversi secondi Dean.
“Quindi cosa?” ribatté
l’altro, sulla difensiva.
“Ti comporti in modo strano.- gli fece notare Sam, dopo aver
roteato platealmente gli occhi a quell’atteggiamento- Voglio
dire, capisco che
un uomo che piove dal cielo è inusuale anche per i nostri
standard, ma tu ti
comporti come se lo fosse ancora di più del dovuto. Mi vuoi
dire perché?”
Punto sul vivo il cacciatore si alzò, iniziando a camminare
per la minuscola stanza gesticolando “Per prima cosa, non mi
comporto affatto
in modo strano. E poi, un tizio è appena caduto da
chissà dove facendo un buco
nel terreno di Bobby. Direi che ho avuto una reazione più
che normale.”
“Dean…” il tono usato da Sam era quello
che scivolava spesso
dalle labbra, fin quando era bambino, ogni volta che si ritrovavano
incastrati
in quelle discussioni.
“Sta zitto, Sam.”
“Dean.” ripeté, con più
determinazione nella voce.
Il maggiore dei due fratelli rimase in silenzio per svariati
secondi prima di capitolare “Ho fatto un sogno.”
Sam aggrottò la fronte, preso alla sprovvista da quella
confessione apparentemente fuori tema “Cosa?”
“Ho sognato un tizio una ridicola maglietta dallo scollo a V
e un accento inglese improbabile e gli ho promesso che avrei protetto
qualcuno.” buttò fuori tutto d’un fiato
Dean, la voce un borbottio quasi
infantile.
Il minore dei due fratelli alzò un sopracciglio, confuso
“Qualcuno? Chi?”
Dean si limitò ad alzare le sopracciglia, quasi mimando
l’espressione facciale dell’altro ragazzo.
“L’uomo del cratere?” domandò
di nuovo Sam, riuscendo
finalmente a comprendere lo strano comportamento del fratello.
Il maggiore dei Winchester si passò stancamente una mano sul
volto “Senti, lo so anche io che è tutto
dannatamente assurdo, ma quando prima
ho pensato che forse sarebbe stato meglio sparare e poi fare le
domande, quel
tizio ha parlato nella mia testa…”
“Ha parlato nella tua testa?” ripeté
l’altro cacciatore,
incredulo.
Dean lo ignorò “E mi ha ricordato della mia
promessa.”
“Oh.- fu tutto quello che Sam disse, dopo essersi preso
qualche istante per riflettere- Okay.”
“Tutto qui?” sbottò il maggiore, gli
occhi spalancati dallo
stupore.
“Beh, non credo di poter aggiungere altro, no?-
spiegò
quindi l’alto giovane con una scrollata di spalle- Credo che
dovremmo aspettare
di sentire la sua versione. Scoprire, se davvero deve essere protetto,
da che
cosa.”
Dean agitò un braccio nella vaga direzione del bunker
“Andiamo, Sammy! Tutto questo non è propriamente
normale, no? E questa è la tua
reazione?”
“Dico soltanto che ora non sappiamo nulla ne
dell’uomo del
cratere ne di chi possa essere stato a introdursi nei tuoi sogni e
nella tua
testa.” rispose l’altro, alzando le mani in segno
di resa.
“Vuoi dire cosa.”
lo corresse Dean con una smorfia.
“Voglio dire che dobbiamo aspettare e saperne di
più.-
specificò Sam lanciandogli un’occhiataccia- Magari
quando riprenderà i sensi
questo tizio saprà dirci cosa gli è
successo.”
L’arrivo di Bobby nella stanza impedì loro di
discutere
oltre. Il cacciatore fece scorrere il proprio sguardo attento sui due
fratelli
prima di parlare.
“Ragazzi. Il Bell’Addormentato si è
svegliato.” annunciò,
facendo un cenno nella direzione del bunker.
L’uomo
del cratere era seduto sulla branda all’interno del
bunker di Bobby.
Le incisioni sul petto, abbastanza profonde ma che non
avevano richiesto troppe cure oltre a un’attenta disinfezione
e al bendaggio,
erano coperte da una vecchia maglietta di Sam, decisamente troppo larga
per il
suo corpo nettamente più
esile, mentre
le gambe, che scivolavano oltre il bordo del materasso di modo che i
piedi nudi
sfiorassero il pavimento di cemento, erano fasciate in un paio di
pantaloni di
flanella sdruciti.
L’uomo teneva le mani rivolte verso l’alto
appoggiate alle
cosce e osservava con espressione affascinata i propri palmi aprirsi e
chiudersi a ritmo costante. Sembrava quasi che fosse la prima volta che
sperimentava certi movimenti tanto era l’interesse che
mostrava nel ripetersi
di quel meccanismo.
Dal momento che lo sconosciuto era finalmente sveglio
poterono vedere il suo volto più chiaramente. Aveva dei
tratti decisi e
regolari, il naso perfettamente dritto e gli zigomi alti. Le guance
erano
spruzzate da un abbozzo di barba che scivolava per un po’
oltre la linea decisa
della mascella e mettevano ancor più in risalto le labbra
piene e rosa, un po’
troppo screpolate. Erano gli occhi, però, a conferire a
quell’uomo piacente, ma
decisamente ordinario, un aspetto impossibile da dimenticare. Erano
grandi,
l’espressività accentuata da delle palpebre un
po’ cadenti e delle sopracciglia
aggrottate, ed erano blu. Un blu diverso da quello del mare e del
cielo. Un blu
brillante che non esisteva in natura se non lì, in quegli
occhi pieni di
stupore, curiosità e anche una certa confusione.
“Ti sei svegliato, finalmente.” parlò
Dean, cercando di far
capire solo attraverso il proprio tono di voce che non era il tipo di
persone a
cui giocare qualche brutto scherzo.
L’uomo non rispose, ma si limitò ad alzare il
volto per
incrociare gli sguardi dei nuovi arrivati.
“Ti abbiamo trovato non molto lontano da qui.-
continuò
quindi Sam, cercando di usare più gentilezza di quella usata
dal fratello- Hai
delle ferite sul petto, ma niente di preoccupante. Puoi dirci che cosa
è
successo?”
Di nuovo, non ottennero risposta, se non il movimento
leggero della testa che venne inclinata di lato e
l’approfondirsi della ruga di
espressione causata dalla fronte aggrottata.
“Puoi stare tranquillo, davvero. Non vogliamo farti niente
di male.- gli assicurò di nuovo il giovane- Vorremmo solo
sapere cosa ti è
successo…Sai, se sei in qualche modo in pericolo.”
Lo sconosciuto inclinò ulteriormente la testa, aumentando
ancora di più la propria somiglianza con un passerotto
curioso.
“Sapete, non sono sicuro che capisca quello che stiamo
dicendo.” li informò Bobby, lo sguardo concentrato
fisso sull’uomo seduto sulla
branda che ora aveva spostato lo stava seguendo con gli occhi da quando
aveva
iniziato a parlare.
“Forse è straniero?” azzardò
Dean, aggrottando le
sopracciglia.
“Forse. Parlez-vous
français?-
provò a domandare Bobby con scarso
successo- ¿Habla usted
español?
Sprechen Sie Deutsch?
Вы говорите на
русском?”
Il maggiore dei due fratelli lo osservò perplesso
“Tu non
conosci nessuna di queste lingue.”
“So qualche frase.” rispose il cacciatore con una
scrollata
di spalle.
“Ok, proviamo con un’altra tecnica.- disse Sam,
l’espressione concentrata- Sam.”
Dopo aver pronunciato il proprio nome il ragazzo si appoggiò
la mano destra sul petto, per rendere palese
l’identificazione.
Lo sconosciuto lo osservava con attenzione, incoraggiandolo
così a continuare.
“Dean.- procedette, appoggiando poi il palmo sulla spalla
del fratello, per poi passare all’altro cacciatore-
Bobby.”
“Davvero, Sam?- sbottò Dean esasperato- Vuoi
giocare a Io Tarzan, tu Jane con
questo tizio?”
Il più giovane dei Winchester sbuffò sonoramente
“Almeno io sto cercando
di comunicare.”
“Tu guardi troppi
film da casalinghe.” ribatté il fratello con un
ghigno.
Sam fece roteare gli occhi “Non sono io a svegliarmi di
notte per guardare le repliche di Dr. Sexy.”
Bobby stava per intervenire, per riportare l’attenzione dei
due fratelli sulla questione più importante in quel momento,
ovvero capire se l’uomo
che era piovuto dal cielo fosse una minaccia oppure avesse bisogno del
loro
aiuto e perché, quando la causa stessa di quella confusione,
al di là di ogni
aspettativa, parlò.
“Dean.”
L’udire il suono di quella voce, bassa e rauca come se fosse
stata usata per la prima volta dopo molto tempo in quel momento, fece
voltare i
tre cacciatori, gli occhi spalancati e le espressioni incredule.
“Come hai detto?” riuscì a esalare
l’interpellato.
“Dean.- ripeté lo sconosciuto, con uno stupore
nello sguardo
al sentire il suono della propria voce che faceva pensare che non
l’avesse mai
udita prima di allora- Sam. Bobby.”
Sam sbatté più volte le palpebre “Ha
funzionato!- esclamò,
prima di ripetere i gesti di prima- Sam. Dean.
Bobby…”
Lasciò il discorso in sospeso, appoggiando la mano sulla
spalla
dell’uomo dagli occhi blu, aspettando che questa volta si
presentasse anche
lui, ma le sue speranze furono disattese.
Lo sconosciuto fissò perplesso prima la sua mano e poi lui
“Sam?”
domandò, confuso.
“Beh, almeno in parte ha funzionato, Jane.- lo prese in giro
il fratello- Magari possiamo chiamarlo Tarzan finché non
scopriamo il suo vero
nome se la cosa può farti sentire meglio.
Dean non sentì come ribatté alla sua battuta Sam.
Quello che
sentì fu un’unica parola.
Castiel.
Quel nome gli risuonò nella testa per un istante soltanto,
la voce la stessa che gli aveva intimato di salvare quello sconosciuto.
“Castiel?” ripeté ad alta voce, facendo
scivolare via dalle proprie
labbra quel nome decisamente bizzarro.
L’uomo sulla branda alzò la testa, rispondendo a
quel richiamo.
“Castiel?- gli fece eco Sam, per poi rivolgere lo sguardo al
moro dagli occhi blu- E’ questo il tuo nome?
Castiel?”
L’altro si poggiò il palmo sul petto
“Castiel.” confermò,
con la sua voce roca e profonda.
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Lo so, lo so. Sono una pessima
persona. La verità è che sto passando un periodo
folle e che riesco a scrivere solo per poi sentirmi in colpa per aver
sprecato del tempo che avrei potuto utilizzare per fare delle cose
davvero utili. Come studiare. Come scrivere il paper ostico che devo
consegnare fra dieci giorni. Come cercare una casa di modo da non
diventare homeless il prossimo semestre. Insomma, abbiate
pietà di me anche se sono una di quelle autrici pessime che
diventano latitanti e poi se ne piovono qui all'improvviso lasciando
solo un misero capitolo, delle scuse e le vane promesse di aggiornare
con più frequenza.
Per conto mio, vi adoro tutti quanti. Sì, proprio voi che
leggete e commentate, e voi che leggete e mettete fra
preferiti/seguite/ricordate, e voi che leggete e basta.
Alla prossima (a presto?), kisses JoJo