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Autore: Amebosa Alby    05/01/2013    7 recensioni
Dream Smith è dislessica, iperattiva e inspiegabilmente innamorata del suo letto.
Ma potrà ancora fare sonni tranquilli dopo il suo arrivo a New York?
Tra un'auto a fiorellini, un cane-topo, un amico che legge l'Odissea (di sua spontanea volontà O.O), un non-così-amico inquietante e una misteriosa scomparsa, riuscirà Dream Smith a riconquistare l'amata pace del suo letto?
DAL CAPITOLO 8:
“Nico, cosa ci fai qui?” chiese Percy, chiudendo il suo armadietto.
“Un problema. Un enorme problema con mio padre.”
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Gli Dèi, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 8. Un ragazzetto del primo anno porta brutte notizie.

 

Quell'idiota di mio fratello, oltre che ad essere un idiota, aveva anche un pessimo tempismo.
Era arrivato proprio nel momento più importante della conversazione ed eravamo stati costretti a smettere di parlare di dei, semidei e mostri per non farlo andare fuori di testa.
Siccome erano già le sette, mia madre invitò Percy a cena, che, nonostante all'inizio fosse un po' imbarazzato, accettò.
La cena non fu terribile, andò più o meno così:

Silenzio.
Solo il rumore delle posate.
Si poteva sentire la mosca che volava vicino alla testa di Noah, che dopo aver corso, saltato e giocato a casa del suo amico, non si era ancora lavato.
Bleah.
Poi Noah parlò.
"Sei il ragazzo di Dream?"

A me andò un boccone di pane di traverso e Percy fece esplodere accidentalmente il lavandino.
Il resto della serata lo passammo a pulire per terra.
Il lato positivo è che l'esplosione del lavandino aveva innaffiato Noah e almeno non si sentiva più puzza di calzino ammuffito.
Più o meno.
Alle nove, Percy mi ha salutata ed è andato a casa.

Appena uscì dalla porta d'ingresso, mia madre corse in camera sua e si chiuse dentro.

Quindi ora eccomi qua, seduta davanti la porta chiusa della camera di mia madre, a chiederle di parlare.

"Mamma, non voglio parlare di quell'argomento." dissi, lanciando un'occhiata a Noah, che stava uscendo in quel momento dal bagno.

"Arrenditi, sorellona. Mamma non aprirà."

Sbuffai.

Per quanto Noah potesse essere irritante, aveva ragione.

Mamma era testarda.

Mi alzai da terra, stiracchiandomi un po' le gambe.

La voce di mio fratello mi bloccò.

"Che cosa hai fatto a mamma?"

Mi voltai per guardarlo in faccia.

I suoi capelli erano bagnati, aveva ovviamente appena finito di farsi una doccia, indossava il suo solito pigiama azzurro ed era scalzo.

Continuava a mordicchiarsi il labro inferiore, i suoi occhi erano lucidi e saettavano da me alla porta della camera.

Noah teneva molto alla mamma, dato che era senza un padre, e potevo capirlo.

"Non è niente, Noah. Solo una piccola discussione su mio padre." dissi, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

Noah annuì, serio. Cosa rara.

Poi si voltò e andò in camera sua.

Tornai a fissare la porta della camera di mia madre e sospirai: forse il giorno dopo mi avrebbe detto qualcosa.

 

 

 

 

"I'M ON THE HIIIIIIGHWAY TO HELL! HIIIIIIGHWAY TO HELL!"

Saltai sul letto alla suono della sveglia del mio cellulare.

Quando il mio cuore decise di calmarsi, mi stiracchiai un poco e spensi la sveglia.

Highway To Hell è l'unica canzone capace di svegliarmi, anche se mi procura un infarto ogni singola mattina.

Stropicciai gli occhi, più per cercare di riaccendere il cervello che per vedere meglio. E fu allora che mi resi conto di che cosa avevo in mano.

Il mio cellulare.

I ricordi del giorno prima mi investirono come un'ondata d'acqua gelida: la furia, Percy, Annabeth, mia madre, i mostri, gli apparecchi elettronici-GLI APPARECCHI ELETTRONICI!

Corsi alla finestra di camera mia e la aprii con una velocità che non pensavo nemmeno di poter raggiungere.

Si. Feci proprio quello che state pensando.

Caricai il braccio il più possibile, quasi dislocandomi la spalla, e poi mollai la presa.

Il cellulare volò attraverso la strada e andò a schiantarsi contro la finestra dell'appartamento di fronte.

Quella si frantumò.

Se possibile, chiusi la finestra più velocemente di quanto l'avevo aperta e mi accovacciai per terra, sperando che nessuno mi avesse vista.

A quando pare il mio destino non era dei migliori, perchè proprio in quel momento mia madre aprì la porta.

“Hey, tesoro. Pronta per la sc-Che cosa stai facendo?”

Inventa qualcosa. Inventa qualcosa. INVENTA QUALCOSA!

“Sono...caduta dal letto?”

La mia sembrava più una domanda che un'affermazione, ma mia madre lasciò correre.

“Preparati, su. Partiamo tra dieci minuti.”

Annuii.

Mi alzai da terra ed acchiappai dei vestiti.

Già sapevo che sarebbe stata una lunga giornata.

 

 

 

 

“Mamma, oggi torno per le sette...” dissi, cercando di sembrare casuale e perfettamente tranquilla.

Eravamo in macchina ed io sedevo in uno dei sedili posteriori, dato che la Pulce aveva chiamato Shotgun*, il sedile anteriore.

Noah si voltò e con un ghigno perfido disse:”Esci con il tuo ragazzo?”

Io arrossii furiosamente, ma ribattei alla sua battuta dandogli un ceffone sul collo, meglio conosciuto da noi teenager frustrati che sfogano la loro rabbia e ansia sui fratelli minori come “coppino”.

Mia madre mi rimproverò immediatamente:”Dream, non picchiare tuo fratello!”

“Si, mamma.”

Seeeee! Certo!

Che cosa devi fare fino alle sette?” mi chiese mia madre.

Credo che inizierò l'allenamento con Percy e la sua ragazza Annabeth.” risposi, scoccando un'occhiataccia alla Pulce prima che potesse dire qualcosa.

Mia madre annuì, ma non sembrava per niente tranquilla.

Anzi, forse era più agitata di prima.

Andrà tutto bene.” la rassicurai “lo prometto.”.

 

 

 

La campanella suonò e, con un sorriso a cinquantadue denti, ritirai il mio libro di storia nella cartella.

La lezione era andata molto bene. Nessuno si ricordava più della Green e io non potevo esserne più felice.

La furia era già stata sostituita da una professoressa molto più simpatica e carina, la Signorina Watson. Al pensiero della nuova professoressa il mio sorriso diventò ancora più grande.

Tutto merito del cognome Watson. Si, sono una fanatica di Harry Potter e tutto ciò che me lo ricorda mi fa sorride/ridere/piangere/ridere istericamente a seconda del ricordo.

Ero a metà della strada per il mio armadietto, quando un ragazzetto mi urtò e mi fece cadere tutti i libri che avevo in mano. Fogli volavano ovunque ed io mi affrettai a prenderli tutti prima che qualcuno potesse vedere i vari scarabocchi che avevo disegnato durante le ore precedenti.

E' un cane volante questo?”

Alzai gli occhi da terra e vidi che il ragazzetto che mi aveva urtato stava studiando uno dei fogli.

Glielo strappai di mano e lo rimisi nel mio quaderno, alzandomi da terra.

No.” borbottai, un poco imbarazzata “è un drago.”

Questo vi fa capire tutto sulla mia abilità nel disegnare.

Il ragazzetto alzò un sopracciglio, scettico.

Non l'avevo mai visto a scuola, quindi pensai che fosse uno del primo anno, uno di quelli un po' timidi e difficili da notare. Dubitavo però che questo fosse il suo caso, poiché indossava vestiti unicamente neri, una giacca da aviatore, un anello con un teschio al dito, capelli neri simili a quelli di Percy e due occhi così scuri, che sembravano un pozzo senza fine. Era un po' difficile non notare un ragazzo così.

Certo” disse il ragazzetto inquietante “Va be, devo andare.”

Fece un paio di passi, ma poi si fermò.

Si voltò di nuovo verso di me.

Sai dov'è Percy Jackson?” mi chiese.

Percy? Lo conosci?”

Il ragazzetto annuì.

Si...beh, ehm...dovrebbe essere al suo armadietto. Vieni, ti accompagno.”

 

 

 

 

Se non fossi stata così confusa, sarei scoppiata a ridere in faccia a Percy.

La sua espressione alla vista del ragazzetto inquietante era fenomenale. Sembrava avesse appena visto un fantasma.

Nico, cosa ci fai qui?” chiese Percy, chiudendo il suo armadietto.

Un problema. Un enorme problema con mio padre.”

Percy sbuffò, indossando un'espressione addolorata e stanca.

Ci mancava poco che cominciasse a sbattere la testa contro l'armadietto.

Che cosa ha fatto adesso?”

Ha...ehm...” Nico mi guardò.

Allora capii. Nico era probabilmente un altro semidio. Forse...un figlio di Ade? Un'opzione più che plausibile, considerando che cosa stava indossando.

Oh. Tranquillo. Sono una semidea anch'io.” dissi.

Provavo una strana sensazione: mi sentivo un po' insicura però ero anche orgogliosa di me.

Nico inclinò leggermente la testa da un lato. Con quegli occhioni scuri, mi ricordò per un attimo un cucciolo di cane.

Non ti ho mai vista al Campo.”

Beh, io non ti ho mai visto qui.”

Touchè.”

Nico rivolse di nuovo la sua attenzione a Percy, che ora stava sorridendo leggermente.

Devi assolutamente andare agli Inferi.”

Non era una cosa molto carina da dire. Sembrava che lo stesse mandando a quel paese.

Non può andare qualcun altro? È veramente così grave?” brontolò Percy.

Sembrava quasi un bambino piccolo a cui era stato detto che doveva andare con i genitori a cena dai vicini.

Nico annuì.

Si, è grave. Il Campo ha già mandato una squadra, ma non sono ancora tornati. E sono partiti più di una settimana fa.”

Percy si raddrizzò. Non aveva più la stessa espressione di prima: adesso stava fissando Nico come se davvero lo avesse appena mandato a quel paese. I suoi occhi si erano inscuriti, ed aveva infilato una mano in tasca, dove sapevo che si trovava Vortice, la sua spada.

C'è una profezia?”

Nico scosse la testa, in segno negativo. “No, ho portato io la notizia al campo di quel che stava succedendo.”

Percy assottigliò gli occhi.

Ed esattamente che cosa sta succedendo?”

Nico sospirò e si guardò i piedi, come se quello che stava per dire gli causasse vergogna oltre che dolore.

Ade ha rapito Tiche, dea della fortuna.”

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'(ignobile, cattivissima, ritardataria, ritardata, pessima, inguardabile, ma anche molto pentita) autrice:

Ehm ehm -stile Umbridge-

Buonasera, miei cari lettori.

Mi vorrei scusare per la mia assen-MI DISPIACE! NON UCCIDETEMI! CHIEDO PERDONOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

A parte gli scherzi, mi dispiace. Sono stata super impegnata in questi-ehm-mesi. La scuola mi porta via tantissimo e quando, tra teatro, equitazione e i vari fascicoli che dovevo compilare per Intercultura (Erano INFINITI!), riesco a ricavare un attimo di tempo non ho proprio voglia di scrivere. Quando sono stanca preferisco leggere.

Scusatemi, davvero.

Però poi sono entrata nel mio account e ho visto che un po' di persone volevano che continuassi, allora ho deciso di rimboccarmi le maniche e ricominciare a scrivere.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! So che è un po' corto, si. Non mi falciate! (o non scoprirete chi è nella squadra mandata dal campo negli Inferi, che non è ancora tornata!)

Dopo aver letto The Mark Of Athena, avevo molta voglia di fare un Cliffhanger, anche se questo non lo è molto. (MA NEI PROSSIMI CAPITOLI CE NE SARANNO DI FANTASTICI! MUAHAHAHAHAHAH)

Cooomunque, grazie per aver letto questa lunghissima nota.

Vi adoro, come sempre.

Spero che continuerete a leggere questa fanfic, nonostante i miei distanti aggiornamenti.

 

-Biscotti blu per tutti!-

Alby. :3

 

*è un gioco che fanno alcune persone in America. Il primo che dice “Shotgun” si prende il sedile davanti. Essendo andati mio fratello e mia sorella in America, hanno portato il gioco in Italia. 

  
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