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Autore: tins_    06/01/2013    1 recensioni
Ora ho diciassette anni e sto guardando il mio mondo andare a rotoli su uno stupido schermo in diretta nazionale.
Che abbia inizio la sesta edizione degli Hunger Games.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I.
Nel momento esatto in cui hanno estratto il suo nome pensavo di essere ancora addormentata sul mio bel letto comodo a casa e di essere solo preda di un incubo.
Mi accorsi che non lo era solo perché vidi l’espressione disperata sul volto di mia madre. Sapevo cosa sarebbe successo. Corsi più veloce che potevo verso di lei, giusto in tempo per reggerla mentre la ragione cedeva il posto alla follia. Aveva già dato segni di cedimento mentale con la morte di papà ma in quel momento sembrava affetta da rabbia e cercai disperatamente di calmarla.
Per tutto il tempo in cui saliva la gradinata e raggiungeva il palco, Marcus, non si era reso conto di quello che stava succedendo dietro alle sue spalle. Solo quando si voltò verso il pubblico ci vide.
Il suo sguardo però rimase fermo e solo dallo schermo, e solo io, riuscii a percepire la sua angoscia. Per tutti gli altri era solo un volto indecifrabile, in tensione.
Mi promisi di non versare una lacrima, anzi mi obbligai.
 
Ora sono qui fuori in un lungo corridoio ad aspettare di poter vedere mio fratello per l’ultima volta. Per poterlo abbracciare un’ultima volta. Di fianco a me mia madre non smette di piangere. Si è ripresa da prima, ma non abbastanza da ritornare cosciente dei suoi pensieri.
Un pacificatore ci fa cenno di entrare.
Arrivate dentro Marcus ci sorride. Sostengo il suo sguardo così scuro e deciso, così simile al mio e poi ci sciogliamo in un abbraccio.
Abbiamo pochi minuti e metà di quel tempo lo passiamo consolando mamma. Quando ormai sembra ora di separarci, mio fratello mi prende da parte e mi sussurra - Tornerò-.
-Sembra tanto una falsità- ribatto, ma non riesco a tenere i miei occhi fissi sui suoi.
-Lo sai che non ti mentirei mai- sorride e mi abbraccia. Sento che potrebbe avere ragione. Lui ha le capacità per sopravvivere. Poi è bello e potrebbe riuscire a conquistare molti sponsor. Ma sinceramente non mi sollevano questi pensieri, il meccanismo di quei giochi sadici non mi è ancora del tutto chiaro.
 
Io e mia madre usciamo, spintonate a forza dai pacificatori e guardiamo entrare la fidanzata di Marcus, Maryse, che in grembo tiene suo figlio.
Per un momento vorrei poter fare a cambio con lui, ma non posso. E mi maledico per non essere stata nominata io che qui, in questo posto, servo a ben poco.
Sento il peso di mamma aggravarsi sulle spalle. Mi giro a guardare cosa non va.
Delicatamente la appoggio su una panca e le prendo il viso tra le mani. I suoi occhi, così chiari da sembrare ghiaccio, sono vacui e senza meta.
Con uno scatto imprevisto mi prende i polsi e quasi mi fa gridare dalla paura.
Tento di liberarmi dalla sua stretta ma è troppo forte per me. E ancora una volta mi viene da pensare che morirei il primo giorno negli Hunger Games. Sono così debole.
Alza lo sguardo e mi fissa intensamente, senza sapere bene chi io sia.
-Bram-.
È l’unica cosa che riesce a pronunciare prima di mettersi a urlare e tirare fuori le unghie. Il nome di papà.
Mi graffia e qualcosa dentro di me mi dice di reagire ma so perché fa così. So che la sua mente è malata, e so che senza Marcus non riuscirò a tenerla sana.
Dopo un attimo di paralisi interiore riesco a muovermi e l’abbraccio. La stringo forte a me finché non sento che il suo cuore rallenta e torna a battere a ritmo normale.
Poi con calma aspetto che Maryse esca dalla stanza in cui si trova mio fratello e ci raggiunga.
Fatto questo, torniamo a casa con l’anima in fiamme.
 
 
 
Mi sveglio nel bel mezzo della notte.
La mia camera è spoglia e arida come sempre ma ora la sento ancora più vuota e fredda.
Attiro verso di me le coperte stringendole forte.
Non piangere stupida.
Nell’esatto momento in cui me lo sto imponendo sento dei singhiozzi provenire dalla stanza affianco alla mia. So chi è e so che dovrei andare da lei ma non riesco a muovermi.
Sento le sue preghiere affluire nelle vene. Preghiere ad un Dio assente. Preghiere di disperazione.
Conosco Maryse, lei non è credente, non lo è mai stata. Perché lo sta facendo?
All’improvviso mi sento più stupida di prima.
Marcus crede, lo ha sempre fatto. Credere è l’unica cosa che gli ha dato la forza di lottare per mamma e per me. Avevamo un solo anno di differenza quando sono crollate le speranze ed io a differenza sua crollai con esse.
Ancora per un momento resto ferma sul letto ad ascoltare la voce di Maryse cullarmi nella notte poi, con riluttanza, mi addormento.

Angolino della vergogna... OK eccomi qui. Si è una storia trsite... ma sono i primi Hunger Games, la guerra è finita da poco, non può essere tutto rose e fiori! Non verrò fuori a orario e giorno programmato, ma quando l'ispirazione mi assalirà. Lo so è una cosa antipatica, mi dispiace D: 
Beh, commentate la storia, recensite! Datemi consigli ve ne prego :) 
  
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