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Autore: neverenough    06/01/2013    2 recensioni
“Era stato chiaro, noi non eravamo più niente.
È ridicolo come da migliori amici, siamo diventati il nulla. Mi manca da morire ma è stata la sua decisione, ed io devo rispettarla.
Se potessi tornare indietro? Eviterei di innamorarmi di lui e rovinare tutto.”
Lei, una ragazza con un talento naturale, ma con una malattia che la sta consumando lentamente.
Lui, un ragazzo tutto fare, emergente in ogni sport dove mette tutto se stesso.
Due vite, prima unite poi separate per una decisione sbagliata. Cosa succederà se saranno di nuovo unite? Cosa succederà se i sentimenti di entrambi verranno fuori?
E cosa farà lui davanti ad una decisione cruciale? Lei o i suoi amici?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1



<<Non puoi liquidarmi così!>> lo bloccò. <<Non puoi comportarti come se non te ne fregasse di nulla.>> continuò imperterrita la bionda.
La guardò per un attimo, facendo incrociare i suoi occhi caramello con quelli indefiniti della ragazza. <<Chi ti ha detto che non sia così?>> chiese duro.
<<Lei era la tua migliore amica! Come puoi ignorare il fatto che sia malata?>> delle lacrime iniziarono a rigarle il volto. Quello di fronte a lei non era la persona che conosceva.
<<Ha deciso lei tutto questo.>> abbassò lo sguardo prima di continuare: <<I suoi sentimenti l’hanno fregata.>>
Le girò le spalle e stava per continuare il suo cammino, ma fu nuovamente bloccato. <<Non ti ho chiesto di tornare il suo migliore amico.>> disse la ragazza singhiozzando. Gli andò incontro e lo costrinse a girarsi. Gli mostrò un contenitore di pillole rosso. <<Devi solo convincerla a prenderle.>> continuò mettendolo nella sua mano. <<Ti prego.>>
Scosse la testa e lasciò cadere il tubicino a terra. <<Mi dispiace, deve capire che deve andare avanti senza di me.>>
<<Tu davvero non capisci!>> gli urlò contro. <<Lei non avrà un futuro senza queste!>>
<<Come posso convincerla a prendere qualcosa se non ci parliamo più!?>> rispose a sua volta urlando. Non ne poteva più di quella situazione. <<E inoltre non hai nemmeno intenzione di dirmi che malattia ha! Diavolo ma ti rendi conto di quanto mi stai sulle palle!?>>
<<E tu non ti rendi conto di quanto sei ridicolo?>> replicò scuotendo la testa.
<<Che sta succedendo? Penn che stai combinando?>> sentì una voce alle proprie spalle e, quando si girò, vide la ragazza dai capelli castano a boccoli fissarli con aria interrogativa.
Si guardarono negli occhi per un istante ma subito ognuno distolse lo sguardo.
<< Callie io..>> disse Penn ma la castana la bloccò.
<<Lascia perdere.>> continuò offesa girandosi e iniziando a camminare.
<<Tu pensaci!>> gli ordinò la bionda iniziando a correre dietro l’amica.
Justin rimase lì, a fissarle mentre si allontanavano e pensando alla discussione appena avuta. Guardò ai suoi piedi e notò il tubicino rosso.

<<Callie aspetta! Ti prego stammi a sentire!>>
Lei si bloccò, facendo un lungo respiro, e poi la guardò. Solo adesso notò i suoi occhi lucidi. <<Perché gli stavi parlando?>> chiese nervosamente. <<Sai bene che io lo odio!>>
Penn la guardò alzando il sopracciglio. <<Stai scherzando vero? Sono la tua migliore amica e so chi odi o meno, e lui non fa parte di quelle persone.>>
Si guardarono per un istante e poi scoppiarono a ridere. Già, mentire non le era facile con Penn.
Una volta calmate le risate iniziarono a camminare lentamente verso casa. <<Scusami se gli stavo parlando, e scusami se gli ho accennato della tua..>> si bloccò. Non aveva il coraggio di finire quella frase perché non ci credeva ancora, o meglio non voleva crederci.
Callie la guardò seria. <<Gli hai detto della mia malattia!?>> chiese cercando di non urlare.
L’amica abbassò lo sguardo. <<No.. Cioè, gli ho solo accennato qualcosa ma nulla che gli facesse pensare che.. >>
<<Penn sai bene che non voglio che a scuola si sappia e tu sei la mia migliore amica. Lo sai solo per questo ed è un mio segreto. Mi fido ciecamente di te e quindi non voglio che nessun altro oltre a te ne sappia.>>
Penn sospirò esausta. <<Va bene..>> continuarono il cammino e, poco dopo, tornò ad aprire bocca. <<Però Justin.. lui era il tuo migliore amico..>>
<<Appunto, era.>> la bloccò.
<<Anche se non te lo dice, ci tiene ancora e..>> continuò imperterrita ma fu bloccata drasticamente.
<<Non importa quello che c’era tra di noi e non importa se ci tiene ancora a me. Non ci parliamo più e poi credo che si sia completamente dimenticato di tutto quello che abbiamo passato insieme..>> disse abbassando lo sguardo rattristita. Quella era una ferita che non era riuscita a chiudere nonostante mancavano pochi mesi al compimento di un anno.
<<Non lo noti mai quando ti guarda in mezzo al corridoio o in mensa o..>>
<<Mi guarda?>> alzò la testa stranita. <<Hai messo le lenti a contatto?>>
<<Sì e fidati, tu non te ne accorgi ma spesso ti fissa.>>
<<Non importa.>> disse scuotendo la testa e scrollando dalla mente tutti i pensieri che potevano darle una speranza. <<È stato chiaro. È finita da migliori amici e da qualsiasi altra cosa che potevamo essere..>>
<<Ma ti manca da morire.>> continuò superandola e girando la testa in modo strano.
<<Vuoi fare l’esorcista?>> rise.
<<Sì.>> rispose a sua volta girandosi e inziando a camminare al contrario. <<A proposito, hai pensato al saggio d’inizio primavera?>>
<<Sì, e non so se accettare o rifiutare la proposta della professoressa.>> si fermò davanti al vialetto di casa. <<Vorrei essere io a chiudere il tutto, ma temo di non poterci essere..>>
<<Cosa intendi?>> chiese rabbuiandosi Penn.
<<Se per un motivo o per un altro non posso esserci?>> sospirò. <<Io non lo so..>>
<<Pensa al lato positivo: se ti troveranno dell’auditorium a suonare non ti porteranno in presidenza.>> le sorrise ma Callie non ricambiò.
<<Forse hai ragione.. solo che non ne sono sicura..>>
<<Sei un talento nato! Che c’è di male a condividere una cosa che ami fare e in cui sei la migliore con gli altri?>> la sollecitò. <<E, se per qualche motivo non puoi esserci, troveranno un sostituto o sarò stesso io a sostituirti.>>
Callie si arrese. Alzò la testa e annuì. <<E va bene. Domani lo dirò alla professoressa.>>
L’amica emise un piccolo urlo stridulo e fece un salto, stringendola in un abbraccio. <<Sapevo che avresti accettato.>> Callie sorrise a quel gesto.
Adorava la semplicità e gli strani modi con cui la faceva sempre sorridere, anche nei giorni più bui.

<<Jey.>> lo chiamarono in coro Chaz e Ryan sedendosi sul letto accanto a lui.
<<Cos’è?>> chiese Ryan guardando il tubicino rosso che Justin girava e rigirava nelle mani.
<<Non lo so. Penn insisteva che dovevo convincere alla Traeh di prendere le pillole all’interno.>>
<<Adesso la chiami anche per cognome?>> chiese Chaz storcendo il naso.
<<Poco importa, ormai appartiene al mio passato.>> disse buttandosi alle spalle quel tubicino, come se con quel gesto avesse davvero lasciato tutto quello che c’era stato con la sua ex migliore amica.
<<Non c’è nessuna indicazione sopra?>> chiese Ryan prendendolo e guardandolo attentamente.
<<No, ho già controllato e non c’è nemmeno un’etichetta sopra.>> rispose prendendo il pallone di basket da sotto il letto. <<Probabilmente non servono nemmeno a niente.>>
<<Andiamo? Abbiamo la partita contro quelli dell’ala est.>> disse Chaz e tutti si alzarono, uscendo dalla casa di Justin e dirigendosi campo di basket in cui solitamente giocavano.

In corso c’era un torneo tra i vari quartieri della zona.
Vi erano otto colorazioni diverse di quartieri, ognuno dei quali era diviso in sei o otto squadre circa, distinte con i punti cardinali. Prima del torneo per i colori -che rappresentavano l’intero quartiere di provenienza- vi era un torneo all’interno di ognuno di esso e solo una squadra vincitrice poteva accedere alla finale a otto squadre.
Quello era un torneo che si svolgeva da nove anni circa. Per Justin e i suoi amici era il terzo anno cui partecipavano e, nei due anni precedenti, non erano mai riusciti ad arrivare alla tanto contesa finale, poiché si erano trovati a fronteggiare ragazzi più grandi di loro.
Adesso tutti dovevano compiere diciannove anni e, con il tempo, le loro prestazioni in quello sport erano migliorate.
La cosa che distingueva quel tipo di torneo dai normali, era che si disputava tra ragazzi che erano cresciuti per strada e che non avevano mai fatto parte di una squadra con un istruttore. Tutti avevano imparato da soli o con l’aiuto di qualcuno più grande che gli insegnava le varie tecniche e le regole.
Quei tornei erano estremi, anche dal punto di vista della salute. Solitamente erano predisposti per l’inverno, dove i protagonisti avrebbero dovuto giocare di fronte a ogni tipo di condizione climatica poiché si facevano all’esterno: non importava se pioveva o se nevicava, se vi era ghiaccio o qualsiasi altro problema. Si sarebbe comunque fatto e, se una squadra mancava l’appuntamento, era fuori.
E, quell’anno, era distinto da tutti gli altri per un solo motivo: Justin Bieber sarebbe stato il capitano dell’ala sud del quartiere rosso. Lui avrebbe dovuto portare la squadra alla vittoria.




Commenti autore:
Ed eccoci con il primo capitolo C: Spero vi piaccia e presto la storia inizierà a prendere forma.
Vi ringrazio per le due recensioni del prologo e sono felice che molte persone sono le stesse che seguivano Violet Blood :’)
Vi lascio, fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio :*
   
 
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