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Autore: rijin    06/01/2013    1 recensioni
“Diventerai proprio un bel ragazzo” iniziò James, giocando con il bambino “ti insegnerò a giocare a Quidditch, e come me sarai un abile Cercatore”. Continuava a coccolare il bambino tra le sue braccia, poi lentamente lo posò nella sua culla e si porse nuovamente verso di lui per sussurrargli altre cose.
Harry si avvicinò di più per poter sentire.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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-Ben ritrovati, amici lettori!
Mi accingo a pubblicare quest’ultima porcheria che la mia mente malsana e altamente stupida ha prodotto.
Volevo pubblicare proprio oggi, perché per me questa OS significa la fine delle mie adorate vacanze di Natale che attendevo dal 17 settembre, ma dettagli. lol
Ora, fingiamo per un attimo(?) che Harry non scopra il Pensatoio nel ‘Calice di Fuoco’, facciamo finta, sempre per un attimo, che Silente glielo mostri di persona, dopo la fuga di Sirius. E già che ci siamo fingiamo anche il fatto(?) che scrivere di Silente sia stata una passeggiata tra la natura e non un parto che mi porto dal 2 gennaio :D
Non so se abbia colto in pieno il carattere dei personaggi, quindi non so di poter definire questa ‘cosaIC, però ho usato alcuni spunti che dava il libro per descrivere il ricordo (tipo la scopa giocattolo o la descrizione di James(?))
Bene, come al solito: Fate felice un autore, contribuite ad abbattere o rafforza l’autostima con una semplice ed efficace(?) recensione :D
Sinceramente, se notate errori o volete farmi partecipe del disgusto o della meraviglia (dubito fortemente) che avete provato leggendo, non vi resta che recensire.
Detto questo, buon rientro scolastico *piange istericamente perché non ha studiato per due settimane nonostante il compito di storia* e buona lettura

 

 

 

 

Era uno degli ultimi giorni di scuola per un Harry, che aveva salvato da poco il suo padrino da una fine che non gli apparteneva.
Sirius Black era stato condannato a vita ad Azkaban per omicidi che non aveva commesso; ed ora si librava nel cielo insieme a Fierobecco, verso mete ed avventure sconosciute. Avventure che potevano essere vissute senza essere riconosciuti da occhi indiscreti.
Era un giorno di giugno come un altro, quando Harry venne chiamato dal Preside di Hogwarts nel suo ufficio, per condividere insieme vecchi ricordi.
“Ape frizzola” sussurrò appena Harry al gargoyle di pietra, che vigilava il corridoio dove risiedeva l’apertura dell’ormai conosciuta scala a chiocciola, che portava dritto allo studio del preside.
Harry avanzò piano, quasi timoroso di sentire quello che Silente gli avrebbe detto, timoroso di quello che avrebbe potuto scoprire una volta varcata la soglia di quella porta.
Non dovette nemmeno bussare per avere risposta dall’altro capo, perché una voce allegra lo invitò caldamente ad entrare.
“Harry!” lo accolse entusiasta Silente “Giusto in tempo” iniziò in un sorriso, invitandolo al contempo a prendere posto dinanzi a lui.
Harry in tutta risposta si guardò le scarpe, come intimorito dalla figura che si ergeva dinanzi a lui.
“Professore” iniziò titubante Harry, trovando coraggio “perché ha voluto vedermi?”
“Tempo al tempo, Harry. Lo scoprirai presto”
Silente fece un giro per la stanza circolare, osservando distrattamente i ritratti dei vecchi Presidi di Hogwarts.
Dopo parecchi minuti che ad Harry parvero ore, Silente riprese a parlare.
“Harry, ho voluto incontrarti per mostrarti qualcosa e voglio che tu faccia tesoro di quello che stiamo per andare a vedere. Ma prima mi preme in modo particolare fare una premessa” fece una pausa, guardò Harry e notò con piacere di aver colto la sua attenzione.
“Vedere?” azzardò Harry.
“Tempo al tempo” ripeté nuovamente il Preside, che ora era tornato seduto dinanzi ad Harry.
“C’è una premessa da fare” ripeté, accarezzando Fanny, che ora era posata sul suo grembo. “Conoscevo i tuoi genitori, e anche Sirius, dai tempi della scuola. Ero preside quando loro due presero i loro M.AG.O. e, come ben sai, mi proposi io stesso come loro Custode Segreto”
Fece nuovamente una pausa per osservare Harry da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
Harry, nel contempo, fece un cenno di assenso, per far capire al preside di stare ascoltando quanto veniva detto.
“Ci sono tante cose che di loro non conosci, infondo avevi solo un anno quando venisti strappato da loro a causa di Voldermort. Ed è per questo che siamo qui oggi, per mostrarti un ricordo di loro che rimanga per sempre con te”
Harry non riusciva più a capire il discorso che Silente stava facendo. Come faceva a vedere i suoi genitori se erano morti? Come faceva un ricordo a rivivere?
“So che sei confuso, ma lascia che ti spieghi” riprese il Preside, notando l’aria stranita che aveva assunto il suo volto.
“Hai perso il tuo padrino proprio quando potevi avere una vita più felice; ma sai bene, come ti ho già detto, che il tuo è stato un gesto nobile. Non devi rammaricarti, Harry, ora è un uomo libero e potrà mettersi in contatto con te se le cose non dovessero andare come tutti speriamo”
Altra pausa, accompagnata da un movimento di Silente, che ormai era in piedi e si accingeva a recuperare un qualche strano oggetto dall’armadio.
Tornò alla scrivania con un bacile di pietra, inciso, dove all’interno vi era una foschia luminosa che non sembrava né liquida e né solida.
“Questo è il Pensatoio” annunciò il Preside in un sorriso “e serve a raccogliere i pensieri. Capita, a volte, che la mente non ce la faccia ad organizzare tutto quello che ci frulla nella mente, ed è più comodo riporli qui dentro per poterli riguardare a piacimento”
Ora Silente osservava Harry, che sembrava palesemente catturato dall’oggetto appena mostratogli.
“Il pomeriggio del 30 ottobre, un giorno prima che loro morissero, andai da loro e questo ricordo vive con me da allora. Ma spiegartelo sarebbe troppo lungo, faresti prima a vedere”
Continuando a sorridere Silente si alzo in piedi ed invitò Harry a fare altrettanto.
“E’ più semplice di quanto pensi; basta solo gettare la testa dentro il liquido ed osservare”
Harry non era comunque sicuro di quanto stava per andare a vedere; si fidava della parola di Silente, ma era comunque incerto sul da farsi. Senza proferire più una parola, il Preside fece vorticare il liquido dentro il bacile, fino a formare una scena.
Harry, senza pensare, si sporse per guardare all’interno, e quando il suo naso fu a contatto con il ricordo venne gettato dentro alla realtà di 12 anni prima. Si guardò attorno, accigliato, ma la presenza di Silente al suo fianco lo rassicurò molto, tanto da guardarsi attorno per vedere una villetta circondata da una siepe ben curata.
Quella che si ergeva al centro doveva essere sicuramente la casa dove aveva vissuto il suo primo anno di vita, e dove i suoi genitori erano morti, cercando di lottare contro Voldemort.
“Eccomi lì” sorrise Silente, alla vista dell’altro se stesso che, con passo lento, si avvicinava alla villetta, visibile a pochi. “Seguiamolo” continuò iniziando a camminare.
Fecero pochi passi quando raggiunsero il cancelletto già aperto e lo oltrepassarono come se nulla fosse; era come se per loro il cancello non esistesse, se fossero stati realmente lì non sarebbero riusciti a passare.
Con la stessa calma che li accompagnava da ormai 10 minuti entrarono nella casa dove videro un bambino di un anno che sfrecciava per la casa su una scopa giocattolo, ridendo e distruggendo tutto quello che gli capitava a tiro. Non si fermò nemmeno alla vista del vecchio dalla lunga barba bianca che ora lo guardava sorridendo, come catturato dalla scena.
All’improvviso una donna dai lunghi capelli rossi aprì con violenza la porta, parlando come se non avesse visto Silente “James, te l’ho detto mille volte di non uscire. Silente ci ha detto perfett…” e di colpo si arrestò, vedendo dinanzi a lei la figura del Preside.
Ed Harry la riconobbe. Dai lunghi capelli rossi, forti come la sua personalità; dai suoi occhi verdi, gli stessi che ogni giorno guardava riflessi nello specchio, gli stessi suoi occhi. Ed Harry pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Certamente l’aveva vista due anni prima nello Specchio delle Brame, ma non era paragonabile a quello; era come se fosse davvero dinanzi a lui, e non sono un ricordo, intoccabile ed invivibile.
Ad Harry gli si inumidirono gli occhi, ma li asciugò con prontezza alla maglia che portava, cercando di non farsi vedere da Silente, che quasi sicuramente aveva notato la scena.
“Lily, mia cara” riprese la versione più giovane della persona che era al fianco di Harry “James è uscito?” chiese preoccupato ed esasperato insieme.
“E’ arrivato Sirius questa mattina e” si bloccò un attimo per afferrare Harry-neonato da sotto le ascelle e issarlo sulle sue braccia, mentre la scopa giocattolo si andava a schiantare contro la parete, creando un buco. “Reparo” borbotto tra sé e sé Lily e la parete tornò come nuova, mentre alzando la voce si rivolse nuovamente a Silente “e, ovviamente in linea con il suo carattere, è uscito nonostante tutti i nostri ammonimenti. E non ha nemmeno il mantello, quello sciocco” concluse accaldandosi.
Silente fece un piccolo movimento con la sua bacchetta e gli oggetti sparsi e rotti per la casa tornarono perfettamente al loro posto, nuovi, come se non fossero stato rotti dall’euforia di un neonato su una scopa giocattolo.
“E quella?” chiese Silente, indicando la scopa, come per cercare di fare dimenticare a Lily la precedente rabbia.
“Sirius ha avuto la grande idea di regalare a questa peste” e qui rivolse ad Harry un sorriso dolce e materno, il più bello che avesse mai visto “una scopa giocattolo. Così, solo per vedere come ci avrebbe distrutto casa! Ed il bello è che lo incita quando è ospite qui, ovvero tutti i giorni” concluse esasperata, offrendo una sedia a Silente e sedendosi a sua volta.
“Vedo che ve la cavate, allora” sorrise il Preside, dal folto della sua barba.
All’improvviso un rumore simile ad un latrato squarciò l’aria, due persone si avvicinavano e sembrava stessero ridendo di un qualcosa a loro ignoto.
James e Sirius entrarono in casa Potter un paio di minuti dopo; l’uno, Harry lo conosceva bene, era il suo padrino; l’altro, molto simile a lui, era suo padre. Ed Harry poteva benissimo essere scambiato per James se non fosse per gli occhi color nocciola e per il naso un po’ più lungo del suo.
James si avvicinò a suo moglie, e le scoccò un bacio sulla fronte, dolce. Sirius, invece, continuava a ridere di qualcosa a loro ancora ignoto.
Pochi istanti dopo sia James che Sirius si accorsero di Silente ed entrambi si affrettarono ad accoglierlo calorosamente.
“Sempre sprezzanti delle regole” sorrise nuovamente il Preside, al loro saluto.
“Non corriamo nessuno rischio, voglio dire” iniziò titubante Sirius “se bisogna dare la colpa a qualcuno me ne assumo la piena responsabilità, infondo è stata una mia idea”
“Non dire stupidaggini Sirius” lo ammonì James “l’ho voluto anche io, altrimenti non ti avrei seguito”
“Sempre presenti l’uno per l’altro” constatò Silente, ma non sembrava arrabbiato perché manteneva ancora vivo il suo sguardo allegro.
Sirius corse improvvisamente verso Lily e lei si ritrasse insospettita.
“Non preoccuparti, non voglio toccarti, voglio solo tenere Harry” iniziò nel suo solito sorriso, sorriso che Harry aveva imparato a conoscere in una sola notte.
Molto riluttante Lily tese il bambino a Sirius, che lo prese come fosse la cosa più preziosa al mondo.
“Novità?” Chiese James subito dopo, come se si fosse catapultato improvvisamente nella realtà. Scrutava Silente come a volerlo leggere dentro, come se si aspettasse qualcosa di positivo, qualche buona notizia; restare chiuso in casa ormai gli dava la nausea.
“Nessuna; ti toccherà rimanere qui dentro per un altro po’ di tempo, e ti converrebbe anche non lasciare Lily sola facendola arrabbiare” concluse facendo una strizzata d’occhi a Lily, che in tutta risposta gli dedicò un sorriso sincero.
Poco più avanti Sirius stava tentando di rimettere Harry sulla sua scopa giocattolo, senza successo.
“No, basta Sirius, ho riparato il muro del salone per la quarta volta oggi!” esclamò esasperata.
James in tutta risposta rise, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia dalla moglie.
“E’ divertente” protestò Sirius, che sembrava un bambino che non aveva ricevuto la sua porzione di cioccolata giornaliera.
“Se è tanto divertente allora, porta il bambino a casa tua e fatti distruggere casa!” ribatté Lily, se possibile ancora più arrabbiata.
“Okay” fu la sola risposta di Sirius, che ebbe il buon gusto di rimangiarsi tutto ad una sola occhiata di Silente.
Dopo parecchi minuti passati a parlare delle ultime novità dell’Ordine e del lavoro che stava affrontando il Ministero della Magia, James si alzò e andò da Harry che tendeva le braccia, come se non aspettasse altro.
“Fallo dormire” disse Lily, mentre agitava la bacchetta per poter preparare il tè.
Il Silente che conosceva Harry rimase nel salone, mentre lui seguiva suo padre ed il bambino al piano di sopra, nella stanza dove sua madre sarebbe morta per proteggerlo.
“Diventerai proprio un bel ragazzo” iniziò James, giocando con il bambino “ti insegnerò a giocare a Quidditch, e come me sarai un abile Cercatore”. Continuava a coccolare il bambino tra le sue braccia, poi lentamente lo posò nella sua culla e si porse nuovamente verso di lui per sussurrargli altre cose.
Harry si avvicinò di più per poter sentire.
“Vorrei vederti crescere, vorrei assistere ad una tua partita di Quidditch, vorrei che questa guerra non ci fosse, vorrei che avessi dei fratelli o delle sorelle con cui giocare, invece dobbiamo lottare ogni giorno”
Harry si accorse degli occhi lucidi di James mentre posava un bacio sulla fronte del bambino e si girava per ritornare al piano inferiore dove la moglie, il suo migliore amico e Silente lo aspettavano.
Si asciugò in fretta le poche lacrime alla maglia, come aveva fatto Harry solo pochi minuti prima e, come se nulla fosse, si diresse in salone.
A quel punto, quando il Silente più anziano vide la figura di Harry che scendeva le scale disse che era giunta l’ora di ritornare al presente.
Quando furono ripiombati nell’ufficio del Preside Harry si sentì vuoto, come se fosse stato strappato a qualcosa di bello. Infondo era suo diritto conoscere i suoi genitori.
“Cosa te n’è parso?” domandò Silente, scrutandolo con i suoi occhi azzurri, come solo lui sapeva fare.
Harry, in realtà, avrebbe voluto solamente piangere. Piangere per Lily, che era morta per lui; per James, che aveva fatto altrettanto; e per Sirius, che avrebbe fatto di tutto per proteggere le persone che amava.
Silente, capendo che Harry non gli avrebbe risposto, continuò “Porta questo con te, sempre. Non ti ho fatto fare questo viaggio per farti sentire peggio, l’ho fatto per darti qualcosa per cui lottare. Quando arriverà il momento, fatti coraggio con questo”
Harry non capì le parole del Preside, lo guardò confuso, ma pensava esattamente che lui gli avesse mostrato quel ricordo per farlo sentire peggio.
Rifletté. Silente non aveva mai fatto nulla che potesse danneggiarlo, aveva sempre cercato di aiutarlo, aveva sempre cercato di essere dalla sua parte. L’aveva capito e aiutato quando un’altra persona non sarebbe stata così accondiscendente; e, facendo quei pensieri, capì che quello detto precedentemente dal Preside era la verità.
Si sforzò per guardarlo in viso, per fargli capire che aveva ragione, ma riuscì solamente a fare un cenno con la testa.
“Bene” riprese, capendo che Harry aveva assimilato il concetto che cercava di infondergli “ora, con una bella giornata, mi sembra sprecato non stare con gli amici. Raggiungi il signor Weasley e la signorina Granger” e lo congedò con un sorriso.
Harry si limitò a sorridere ed uscire dallo studio, mentre un solo pensiero gli percorreva la mente.
I suoi genitori erano morti per lui, e lui sarebbe morto per vendicarli.

 

  
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