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Autore: mavi    26/07/2007    3 recensioni
Sono di quelle cose che non si possono spiegare, che non hanno ragione di accadere in un momento anziché in un altro, che semplicemente quando arrivano non c’è modo di cancellarle o di contestarle.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, dunque… Prima di tutto salve a tutti

Dunque, dunque… Prima di tutto salve a tutti! E’ da un po’ che non pubblico qualche storia e insolitamente (soprattutto per chi bene o male legge le mie fic) torno con una Ron/ Hermione. La mia prima vera e propria fanfiction Ron/Hermione (non calcolando le drabble). Non so se sia uscita una cosa che alla fine può risultare “bella”, sicuramente è frutto di un momento di depressione (uno dei non pochi) e spero non sia così assurda o senza significato.

Questa flash riprende una breve scena e una altrettanto breve decisone, consapevolezza… Nulla che ha a che fare con il settimo libro. Spero che nel suo piccolo possa trasmettere qualcosa e che possa risultare essere una fanfiction autonoma e capibile. Buona lettura ^^




Non credevo sarebbe stato così difficile, ma neppure così semplice.

Era impossibile concepire l’idea che non ci fosse più, che quel corpo stretto sotto il suo stava divenendo freddo, per non scaldarsi un’altra volta. Che i suoi occhi non si sarebbero più riaperti, che le sue labbra non le avrebbero più sorriso, o che non l’avrebbero più baciata.

Era lì a piangere , su una strada, tra tanta gente che non poteva che guardarla e aspettare un inutile soccorso.

Non sarebbe servita l’ambulanza che sentiva arrivare a sirene spiegate. Nulla avrebbe potuto fare la polizia contro quei “criminali”. Nessuna di quelle persone che borbottavano di una rapina avrebbe mai saputo cosa in realtà fosse successo.

Piegata su sé stessa non sentiva neppure il dolore della caviglia schiacciata dal suo stesso peso. Non sentiva il graffiare dell’asfalto sulle sue ginocchia, il dolore che la posizione scomoda le procurava alla schiena, allo stomaco che sobbalzava violentemente a ciascun incontrollabile singhiozzo. La sua mente era lontana da tutto quello, in una dimensione in cui ascoltava solo le sue lacrime e il suo dolore. Gli occhi chiusi e una verità da accettare, impossibile farlo senza sentirsi spezzare, morire… Eppure questo non accadeva, perché per quanto lo desiderasse il dolore non cessava, la mente non si spegneva e il respiro non si fermava. Solo si spezzava.

Non capì molto di quello che successe nei dieci minuti a seguire. Sapeva solo esserci Tonks che, ferma ad ammirare una vetrina non più lontana di un paio di metri da loro (in quello che doveva essere un pomeriggio di serenità) aveva assistito alla scena. Poi arrivò Lupin, Moody o forse Arthur Weasley, fatto sta che qualcuno allontanò la folla, confuse i poliziotti e li portò via.

L’ultima cosa che avvertì fu la famigliare sensazione di essere risucchiata. Poi finalmente il buio.

***

Immersa in un sonno senza sogni piano a piano riprendeva conoscenza. Giungevano alle sue orecchie rumori ovattati, rumori che propriamente tali non erano, perché erano voci in realtà. Voci basse, tristi, prive di vita.

“Quattro, erano quattro… Non ho potuto fare nulla, sono stati troppo veloci… Un secondo dopo si erano già smaterializzati...”

“Non te ne devi fare una colpa Ninphadora, nessuno avrebbe potuto fare niente.”

“Abbiamo sbagliato Remus, siamo stati incoscienti. Non era prudente uscire così, senza protezione, era troppo presto… e lo sapevamo, noi lo sapevamo!”

“Sapevamo anche quanto fosse penoso per loro rimanere chiusi in una casa per giorni e giorni, settimane… Lo sai che se non avessimo dato loro il permesso sarebbero andati comunque.”

“Volevano solo fare una passeggiata, a Londra, per negozi come una normale… coppietta…”

“E i Mangiamorte si son voluti vendicare di chi con Harry Potter ha ucciso il loro Signore…”

“Poteva rischiare molto anche Hermione… Almeno Harry è rimasto a casa…”

Le parole di Remus e Tonks sulla porta, i singhiozzi della signora Weasley che giungevano dal corridoio...

Ancora con gli occhi chiusi immaginò il suo viso, il suo sorriso pochi attimi prima di andarsene, quando ormai sentiva la vita scivolargli tra le dita. Il suo ultimo sorriso per dirle tante cose, per rassicurarla, dirle che le voleva bene, forse che l’amava, che ormai non c’era più nulla dar fare ma che era felice di vederla un’ultima volta.

Mentre gli occhi gli si inumidivano e una lacrima silenziosa scendeva sul suo viso, capì che l’aveva perso.

Sono di quelle cose che non si possono spiegare, che non hanno ragione di accadere in un momento anziché in un altro, che semplicemente quando arrivano non c’è modo di cancellarle o di contestarle. Non poteva fare nulla dinnanzi a quella realtà, questa volta quella vera, e non quella che si raccontava piegata sul suo corpo appena qualche ora fa. Quando si ripeteva che non era vero, che non era morto.

In quell'istante, appena aperti gli occhi, l’aveva accettato. Semplicemente. E l’aveva fatto con serenità, per quanto questo potesse sembrare assurdo. L’aveva fatto, senza se e senza ma.

Ron era morto, e non l’avrebbe più rivisto.

Non se ne sarebbe fatta mai una ragione e in quel momento il fatto di averlo capito non voleva affatto dire che sarebbe stato facile, tutt’altro. Era ora che arrivava la parte più difficile. Andare avanti, continuare a vivere sapendo di lasciarsi alle spalle un pezzo della propria anima, un pezzo che non sarebbe mai più tornato.

Si sedette sul letto, il viso ancora abbassato. Tonks si avvicinò e la chiamò timorosa.

“Hermione…?”

Le strinse debolmente la mano e la guardò negli occhi.

“Come ti senti?”

Ci pensò un po’su e poi rispose, forse non alla sua domanda… e probabilmente non aveva una logica quello che stava dicendo.

Non credevo sarebbe stato così difficile, ma neppure così semplice.”

  
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