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Autore: Eruanne    06/01/2013    9 recensioni
E se non fossero soltanto i tredici Nani conosciuti ne "Lo Hobbit" a partire per riconquistare Erebor, strappata ai suoi abitanti dal drago Smaug? Se alla Compagnia di Thorin si aggiungesse un nuovo membro che non è propriamente accettato dagli altri e soprattutto dal loro re per un evento cruciale accaduto durante la battaglia? La loro missione sarebbe compromessa o i conflitti potrebbero risolversi col tempo e la fiducia?
Questa fan fiction ripercorre la trama del primo film e del libro, e a me non resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: innanzitutto vi chiedo perdono per il precedente capitolo: rileggendolo, ho nuovamente capito che
era orrendo! L'ho scritto dopo un'estenuante giornata iniziata alle sei, proseguita con un esame
e conclusasi con la visione del film, seguita da uno stato allarmante di euforia e allucinazioni XD!

Bene, dopo questo vittimismo, vi lascio alla lettura :), ci leggiamo giù!!!

CAPITOLO DUE


<< Cosa ci fa lei qui? >> tuonò Thorin Scudodiquercia, un dito accusatore puntato contro la nuova arrivata che, nel frattempo, aveva appoggiato l'arco di legno in un angolo e si era tolta il pesante mantello da viaggio nero, logoro da numerose intemperie. Sentiva lo sguardo del re bruciare come fuoco, ma non lo degnò nemmeno di una occhiata, concentrandosi piuttosto sull'alta figura dello stregone, che le sorrideva affabile.

<< Benvenuta! Lascia che ti presenti il padrone di casa, Bilbo Baggins >>.

Una figura più piccola le si parò davanti, dall'aria parecchio sorpresa e confusa: probabilmente essere circondato da tutti quegli intrusi non gli piaceva affatto, ed ora che se ne era aggiunto un altro, era entrato nel panico più completo.

Per un attimo provò una sincera compassione per lui, ma passò subito; gli tese comunque una mano, dopotutto era pura cortesia.

<< Karin, figlia di Kario >>.

<< Traditrice del suo popolo >> aggiunse sprezzante Thorin.

Il proposito della ragazza di rimanere calma si infranse come un bicchiere di vetro scagliato a terra; si ritrasse dalla stretta, lanciando un'occhiata di puro odio verso il Nano.

<< Non sei stato interpellato per le presentazioni, Re sotto la Montagna >> replicò, adirata come non mai.

Alla frase, tutti proruppero in esclamazioni e Dwalin si alzò, sfoderando una delle due asce, pronto a dar battaglia a colui che aveva offeso il suo capo.

<< Un tuo ordine Thorin, e la farò pentire amaramente! Maledetta traditrice >> ululò il nano più alto di quella stramba compagnia; i muscoli parvero guizzare dall'ira, e le cicatrici sugli avambracci sembrarono animarsi di una forma di vita. Karin si augurò in cuor suo che abbaiasse molto ma non mordesse: perché, altrimenti, sarebbe finita in guai grossi.

Non impedì al proprio corpo di venir scosso da piccoli brividi di paura, sentimento che aveva giurato anni addietro di non provare più; notò che Thorin aveva aperto bocca per impartire un ordine, ma venne preceduto dalla voce più improbabile di tutte che, inaspettatamente, la difese.

<< S... scusatemi, ma non penso sia questo il modo di rivolgersi ad una ragazza >> tutti gli sguardi si spostarono su Bilbo, chi ammirato, chi confuso, chi minaccioso << anche se, insomma... è quello che dite che... che sia >> concluse, guardando Thorin << almeno, non in casa mia. Nossignore! >> si sistemò le bretelle dei pantaloni, più per il disagio che provava che altro.

I Nani rimasero in silenzio, facendo oscillare il capo da un capo all'altro del tavolo, da Bilbo a Thorin e viceversa; infine, il loro re si chinò a prendere lo sgabello caduto e si sedette nuovamente, parlando al Grigio Pellegrino.

<< Ebbene, Gandalf? Quale subdolo piano avresti in mente, per aver chiamato qui l'esiliata? Non è bene accetta, lo sai >>.

<< Nessun subdolo piano, mio buon amico; ti assicuro che si rivelerà molto utile >>.

<< Ma davvero? >> sbottò sarcastico Thorin, gli occhi azzurri che scintillavano minacciosi << E come, sentiamo >>.

Gandalf fece un gesto con la mano verso Karin, invitandola a parlare; tredici teste si voltarono verso di lei, e perfino Thorin posò lo sguardo sul suo viso.

<< Conosco il punto esatto dell'entrata di Erebor >>.

Un sottile gelo si diffuse per la stanza, penetrando nelle ossa dei nuovi arrivati; Bilbo, invece, osservava la scena incuriosito, facendo fatica a comprendere. Forse ora avrebbe ricevuto le risposte che attendeva dall'inizio di quella estenuante serata.

<< Tu cosa? >> mormorò l'anziano Balin, stringendo il bordo del tavolo.

<< E' impossibile, ragazza! Quella porta è invisibile >> esclamò Gloin parecchio irritato, la faccia dello stesso colore della barba; almeno Thorin ebbe il buonsenso di tacere, limitandosi solo a guardarla come se avesse visto un morto risuscitato.

Karin, invece, alzò le spalle << Non è stato difficile, mastro Nano. L'ho trovata per caso una sera, mentre vagavo da quelle parti: non appena si è illuminata vi ho posto un segno, così da riconoscerla in seguito >>.

<< Incredibile! >>

<< Allora è fatta, benvenuta nella Compagnia! >>

<< Fili, Kili, fate silenzio! >> li fermò Thorin; i due giovani fratelli invece, continuarono imperterriti, non capendo che stavano solo peggiorando la situazione.

<< Oh, andiamo zio, è meraviglioso! Sarà tutto molto più semplice se lei ci farà da guida! >>.

<< Già, tu eri fin troppo preoccupato perché non ricordavi dove potesse essere l'entrata: questo risolve tutto! >>.

<< Nessuno è mai riuscito a trovarla, nemmeno quando ci riprovammo anni addietro! >> scattò Nori, l'improbabile pettinatura a stella che oscillava ad ogni suo movimento del capo << Fatto inspiegabile, dico io! >>

<< E' una bugia bella e buona: si sa che il sangue di traditore è marcio >> approvò Dori, suo fratello maggiore.

<< Perché tu l'avresti trovata e noi no? Ti senti speciale, esiliata? Forse le mie asce ti faranno rinsavire, maledetta... >>.

<< ORA BASTA!!! >> l'oscurità calò sui presenti prima che Karin potesse replicare; tutti ammutolirono di fronte al potere sprigionato da Gandalf, che ora si ergeva minaccioso su di loro, incollerito. Li squadrò truce dall'alto al basso, gesto che li fece sentire quasi più piccoli del solito. Quasi. Perché, certo come il sole che sorge ad est, i nani non si facevano spaventare così facilmente: nemmeno se il soggetto in questione era Gandalf il Grigio.

<< Voi Nani e la vostra caparbietà! Ci porterete alla rovina ancor prima di iniziare il viaggio; Karin verrà con noi e, quando giungeremo alla Montagna, ci condurrà verso il passaggio alle sale inferiori. Non importa come o perché sia riuscita a trovare la porta! >>

<< Invece importa >> la voce profonda di Thorin si levò dal silenzio che aveva avvolto i suoi compagni << Non puoi chiederci di fidarci di lei, Gandalf. Ciò che ha fatto... >>

<< Questo lo so, ma le vostre divergenze le risolverete in un altro momento; lasciate da parte i vecchi rancori, ve lo chiedo per il bene dell'impresa: altrimenti, non andremo molto lontano se continuerete ad azzuffarvi. Quando raggiungeremo la Montagna Solitaria, Karin ci porterà al luogo prescelto: e ora, vogliamo spiegare al padrone di casa il perché del suo coinvolgimento? >>

Riluttante, Thorin fu costretto ad annuire, ma l'atmosfera grave continuò ad impregnare le pareti della stanza; fu con uno sforzo enorme che tutti volsero la loro attenzione allo Hobbit.

<< In poche parole, caro Bilbo, diventerai lo scassinatore della Compagnia >>.

<< Sca... scassinatore? >>

Karin si chiese se il suo balbettare fosse per lo sconcerto delle varie notizie, o il suo vero modo di parlare: probabilmente la prima opzione. Lo vide aggrottare le sopracciglia, innumerevoli rughe si formarono sulla fronte mentre cercava di capire in quale guaio lo stessero cacciando. Si sentiva tremendamente vicina a lui in quel momento: avrebbe varcato volentieri la porta tonda per andarsene lontano da lì, ma aveva promesso a Gandalf che sarebbe rimasta. L'aveva promesso a se stessa e a suo padre; basta scappare, basta nascondersi. Era il momento di far vedere a tutti che non era come veniva descritta.

Non prestò particolare attenzione alle varie spiegazioni che Gandalf e Thorin diedero a Bilbo, ma fu quando gli diedero in mano il lungo contratto che l'attenzione la catturò nuovamente. Lo vide intento a leggerlo, la preoccupazione che, palpabile, si faceva strada nei suoi pensieri e nei gesti.

<< Incenerimento? >> chiese incredulo, dispiegando meglio la pergamena; forse era convinto d'aver letto male.

<< Non... non respiro, sto per svenire! >> disse, la voce incerta e tremante.

<< Oh, sì! Pensa ad una fornace con le ali: un lampo di luce, fuoco cocente, e puff! Poi sei solo cenere >>

Bilbo perse qualsiasi colore in viso, diventando pallido, troppo pallido. A Karin suonò come un campanello d'allarme; rimase col fiato sospeso finché l'altro non svenne, cadendo sul tappeto verde come un sacco di patate. Solo allora tutti quanti scattarono in piedi cercando di raggiungerlo ma, così facendo, produssero un'immensa confusione, al che Gandalf ordinò a tutti di andarsene fuori a prendere una boccata d'aria. Dwalin e Nori lo aiutarono ad alzare Bilbo e a farlo rinvenire mentre la ragazza, sempre sotto consiglio di Gandalf, armeggiò in cucina per preparargli una tazza di tè: cercando di fare meno danni possibili – rischiò, ad esempio, di rovesciare una bella tazza blu e gialla, più l'acqua bollente dal pentolino – portò a termine la faticosa missione, consegnando la bevanda al proprietario che, nel frattempo, si era risvegliato e sedeva in salotto su una comoda poltrona.

Non appena la sentì arrivare, la seguì con occhi guardinghi in ogni suo gesto, finché non fu lei a rompere il silenzio.

<< Il tuo sguardo non ha smesso di seguirmi da quando ho varcato la tua soglia, Bilbo Baggins; sento che hai molte domande da pormi >>.

<< Ecco, io... >> rimase spiazzato, non sapendo come continuare, forse in imbarazzo per essere stato colto n flagrante << Bé, tu... sei come loro, vero? >>.

<< Certo, sono un nano >> rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Ma, ecco, avevo sentito che le donne dei nani somigliavano a loro nell'aspetto >>.

Karin scoppiò in una breve risata amara, annuendo << Eccome, signor Baggins. Ma devi sapere che nelle mie vene scorre sangue di Hobbit, da parte di madre; per questa ragione non mi sono mai cresciuti i baffi o la barba. Soddisfatto ora? >>.

Bilbo l'osservò attentamente, cercando di scorgere in quegli occhi neri tutta la sofferenza che celavano; e, di colpo, la sua mente formulò talmente tante domande da sconvolgerlo: da quanto tempo non si sentiva così interessato a qualcuno? Si era limitato a stare il più possibile in disparte, lasciando che quelle quattro mura l'avvolgessero come una calda e soffice coperta, in un lieve torpore che si era frantumato con l'arrivo dei nani. E quello di Karin.

<< Permettimi di porti un'ultima domanda. Cosa è accaduto di così grave tra te e gli altri? Ti chiamano esiliata, traditrice, e chissà in quali altri termini! >>.

Di nuovo, la ragazza si strinse nelle spalle, evasiva. << Sono esiliata, è vero, ma traditrice... quello no, mai! >> posò lo sguardo sul fuoco, che scoppiettava quieto dinanzi a loro << Sono qui unicamente per uno scopo, ovvero ristabilire il nome del mio clan: per farlo, sono anche disposta a morire. Ma non è ancora giunto il momento delle spiegazioni. Per ora, ti basti sapere questo >> mormorò, tornando a rivolgersi a lui: occhi grigi curiosi ma rispettosi in quelli neri, profondi e tormentati.

<< Voi tutti avete uno scopo, una missione. E io? Che ruolo ho? >> chiese sconsolato, le dita che reggevano la tazza.

<< Io credo che lo scoprirai solo se verrai con noi; in te c'è molto più di quel che sembra, Bilbo. Devi solo avere più fiducia nelle tue capacità; però sappi che la strada da percorrere sarà tutt'altro che semplice, irta di insidie e pericoli, sia dentro che fuori la Compagnia. Non ti biasimerò se non te la sentirai >>.

<< Dentro... la Compagnia? >>.

Karin fece per rispondere, ma il loro contatto visivo venne interrotto dall'arrivo dello stregone, giunto ad assicurarsi sulla salute dell'amico.

<< Con permesso >> la ragazza si congedò dai due, lasciandoli soli a parlare; si allacciò il mantello ma, non appena posò la mano sul pomello della porta, la voce di Bilbo la raggiunse.

<< Grazie, Karin >>.

Si voltò, vedendogli sulle labbra un sorriso tirato, ma riconoscente; accennò un mezzo sorriso anche lei, aprendo la porta ed uscendo nella lieve brezza notturna.

Doveva distendere i nervi a fior di pelle, doveva calmarsi per ritrovare il suo autocontrollo e la sua freddezza, messe a dura prova dagli eventi della serata: da una tasca interna del mantello estrasse la lunga pipa di legno; da un'altra, tirò fuori l'erba pipa. Poco dopo stava beatamente fumando, seduta sulla panchina; le lunghe boccate producevano piccole nuvolette che si disperdevano nell'aria: lei le seguiva con lo sguardo finché non sparivano, mentre la mente si perdeva nei meandri dei suoi contorti pensieri. Bilbo si sentiva fuori luogo? E lei, lei cosa avrebbe dovuto dire? Certo, aveva saputo fin dall'inizio, da quando Gandalf le si era presentato là nel bosco, che quella sarebbe stata tutt'altro che una passeggiata: troppi pregiudizi aleggiavano tra i nani, lei compresa. Si sentiva come un orchetto esposto al sole. Tremendamente fuori luogo.
Scosse la testa, aspirando un'altra boccata che la fece ragionare meglio: era lì per un buon motivo, l'aveva spiegato a Bilbo; doveva solo concentrarsi su quello e basta. Poco importava se l'avessero ignorata, se non le avessero rivolto la parola lungo le leghe che dovevano percorrere, o se si fossero dimostrati sospettosi ed indifferenti. Lei li avrebbe lasciati fare, i loro sguardi dovevano scivolare come acqua sulla sua pelle.

Sì, decise. Avrebbe adottato questa strategia...

<< Disturbiamo? >>.

Una giovane voce la scosse dai pensieri da reietta, trovandosi accanto due nani: anzi, tre. Uno era semi-nascosto dietro gli altri. Erano i due che avevano cercato di convincere Thorin a includerla nel gruppo: Fili e Kili, se non ricordava male. Ma, chi dei due era uno o l'altro, proprio non l'avrebbe saputo dire; in più, non conosceva nemmeno l'identità del terzo, un altro giovane dall'aria timida ed insicura.

Aspettavano una risposta alla domanda, se ne rese conto solo dopo che si ritrovò tre paia d'occhi perplessi, in attesa.

<< Dipende da cosa volete >>.

La risposta non piacque granché, ma i tre rimasero lì, imperterriti. Quello dai capelli lunghi e neri si sedette al suo fianco, senza aspettare un invito; anche se percepì le occhiate malevole di Karin, non lo diede a vedere. Tirò fuori la pipa e, dopo averla accesa, si stravaccò maggiormente, esalando brevi nuvolette.

<< Volevamo solo condividere un po' di tabacco con te, nient'altro >> insistette, abbozzando un breve sorriso.

<< Ma forse non voglio condividere >> replicò ostinata Karin. D'accordo, forse non era il modo esatto di procedere, si rimproverò; erano suoi compagni adesso e doveva cercare, perlomeno, di non attaccar briga con loro. Eppure si rivelava così complicato! Non era certo abituata ad avere tutta quella gente attorno, o che si interessava a lei ed ai suoi gesti. Per un attimo, rimpianse la quiete dei boschi dove aveva vissuto in solitaria, in tutti quegli anni di esilio.

<< Invece dovresti, se non vuoi isolarti già prima di partire >> l'attaccò il nano dalla chioma e barba bionda: anche alla luce della luna vide i suoi occhi azzurri brillare; così familiari da farle male... e d'improvviso ricordò l'appellativo che quei due avevano dato a Thorin: zio.

Ebbe una voglia matta di scappare a gambe levate, magari fendendo qualcosa lungo il cammino: le sue dita sfiorarono delicatamente l'elsa intarsiata della sua lunga spada, dalla quale non si separava mai, cercando una qualche forma di forza, di coraggio o, perché no, di tranquillità.

Si impose di non far trapelare l'acidità nella parole << Credevo d'essere già una reietta ancor prima di partire, mastro Nano. E perdonatemi, ma non conosco ancora i vostri nomi; dettaglio che non mi sembra equo, visto che voi conoscete il mio >>.

Quello sedutole accanto rise, gettando indietro il capo << Hai ragione, perdonaci, ma le circostanze di prima non ce l'hanno permesso. Io sono Kili, lui è mio fratello Fili >> l'altro chinò brevemente il capo << e quello dietro di lui è Ori, fratello di Dori e Nori, nonché il più giovane della Compagnia. >>.

La ragazza lo squadrò, pensando che doveva trattarsi di uno scherzo: quello probabilmente non sapeva nemmeno da che parte era l'ovest, figuriamoci intraprendere un viaggio rischioso che avrebbe comportato la loro morte. A differenza degli altri, che indossavano le loro vesti da battaglia fatte di cuoio e metallo, portava un maglia di lana sopra dei pantaloni, e dei guantini leggeri; alla cintura, là dove tutti appendevano la loro spada, o ascia, lui portava una piccola fionda. E fu proprio questo a stupirla maggiormente: davvero credeva di cavarsela con quella? Un solo aggettivo gli calzava a pennello, concluse Karin: inesperto. Non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Alla luce proveniente dall'interno dell'abitazione lo vide arrossire, forse intuendo i suoi pensieri: almeno non era stupido; o forse lo era stato abbastanza da offrirsi volontario.

Aspirò un'altra boccata di fumo rendendosi conto che, in realtà, non vi era più tabacco; imprecò silenziosamente e la ripulì, per poi riporla nella tasca. Si avvolse un po' più nel mantello quando una folata d'aria le penetrò attraverso i vestiti pesanti, adatti al viaggio.

<< Non sei molto loquace, vero? >> chiese Kili, sedutosi troppo vicino.

<< Tu lo sei per entrambi, giovane principe >> all'appellativo, quello sgranò un attimo gli occhi per poi ridurli a fessure, inaspettatamente sospettoso.

Karin si sorprese a spiegare, prima che la situazione degenerasse << Prima avete chiamato Thorin zio; non posseggo poteri magici, se è questo che temete >>.

<< Non lo pensavo. Ma mi stupisce il fatto che mi hai chiamato “giovane”: eppure, non mi sembri anziana come Balin, o Dori >>.

Stavolta fu il turno di Karin di sorridere: sollevò appena un angolo delle labbra, ma fu sufficiente per Kili.

<< Mai sentito il detto “non giudicare un libro dalla copertina”? E' esattamente ciò che dovete fare, l''aspetto può ingannare: per me siete certamente più giovani >>.

<< Allora quanti... >>.

<< Giovanotti, siete pregati di rientrare; lo hobbit ha deciso >> Balin interruppe la domanda di Fili, e permise a Karin di evitare di rispondere a domande a dir poco scomode.

Il vecchio Nano le lanciò una breve ma penetrante occhiata, però non si premurò di accertarsi se lo stesse seguendo o meno, così Karin optò per rimanere lì fuori un altro po', da sola; lasciò la porta di Vicolo Cieco semi aperta e, dalla confusione che ne seguì, dedusse che Bilbo aveva negato il suo aiuto. Una parte di sé si sentì tremendamente dispiaciuta e triste: aveva accettato il fatto che sarebbe partita in compagnia di nani che la odiavano, ma la tortura le era sembrata meno pesante sapendo che un volto meno ostile di altri sarebbe stato al suo fianco: ancora una volta, però, si ritrovò sola. Sospirò forte, cercando di captare urla, rimproveri o furiose frasi ostinate: invece, le sue orecchie si scontrarono col silenzio che regnava nella casa; incuriosita si alzò e, senza fare il minimo rumore, si affacciò alla porta per spiare all'interno. Riconobbe l'ampio mantello di pelliccia di Thorin, i lunghi ed ordinati capelli ondulati che gli ricadevano oltre le spalle; era appoggiato al caminetto della sala, mentre tutti gli altri erano attorno a lui, in piedi.

Dal silenzio emerse una melodia cantata a bocca chiusa; poi la sua voce, profonda e calda, riempì la stanza, diffondendosi nell'aria come profumo.


Lontano su

Nebbiosi Monti gelati

in antri oscuri

e desolati.

Partir dobbiamo

l'alba scordiamo

per ritrovare

gli ori incantati.


Karin trattenne il fiato, riconoscendo la canzone dalle primissime note: sentì una forte stretta al petto, come se qualche mano invisibile si fosse serrata attorno al cuore; quelle parole sapevano di qualcosa dimenticato da tempo, di nostalgia per una cosa perduta. Sapevano di casa, di famiglia. Sentì un gran bisogno di piangere, mentre la mente le giocava il pessimo scherzo di farle rivedere i luoghi che aveva calcato da piccola all'interno di Erebor: piazze, strade e vicoletti, palazzi colmi d'oro, scuderie, armerie... e poi nani che passeggiavano, lavoravano, bambini che correvano ed urlavano. Tutto ciò era morto con la città, inghiottito dal terrore del drago Smaug.

Ben presto, Thorin non fu solo; a lui si aggiunsero gli altri, intonando l'ultima strofa che ricordava loro le medesime sensazioni.


Ruggenti pini

sulle vette

dei venti il pianto

nella notte

il fuoco ardeva

fiamme spargeva

alberi accesi

torce di luce.


La canzone terminò, ma non la tristezza. Karin si ritrasse rapidamente, tornando nell'abbraccio dell'amica oscurità; lontana da sguardi indiscreti si asciugò le lacrime che, beffarde, erano sfuggite alle ciglia, formando un piccolo solco sulle guance rosate. Sbatté più volte le palpebre per ricacciarne altre: respirò a fondo, cercando contemporaneamente di darsi una calmata e di ascoltare le istruzioni del re per la partenza del mattino successivo.

<< Partiremo all'alba di domani, amici miei. Cercate di riposare il più possibile; Gandalf ci mostrerà il nostro alloggio >>.

Seguì un gran trambusto, segno che tutti stavano raccogliendo le proprie cianfrusaglie: siccome non voleva mostrarsi in quello stato penoso, decise di aspettare lì fuori; forse, col favore delle tenebre, nessuno avrebbe notato i segni del pianto.

Come previsto gli altri uscirono, scuri in volto; la guardarono di sfuggita, poi si dileguarono lungo un sentiero che conduceva in basso, verso una piccola locanda. Non appena l'ultimo, Ori, sparì alla sua vista, entrò in casa cercando il suo arco; lo trovò dove l'aveva lasciato, addossato alla parete della piccola cucina. Diede una rapida occhiata attorno, notando la pulizia e l'ordine che, nuovamente, regnavano sovrani, come se nulla fosse accaduto: era davvero una bella dimora, adatta a chi amava la propria vita e non l'avrebbe cambiata per tutto l'oro del mondo; Karin avrebbe voluto possedere più sangue Hobbit nelle vene, in modo da condurre una simile vita.
Assicurò l'arco alla schiena, raccolse la faretra e se la issò in spalla; raggiunse la sala a grandi e pesanti falcate, tipiche del modo di camminare dei nani, ma si bloccò quando i suoi occhi si posarono sul lungo contratto scritto da Thorin e controfirmato da Balin; con un nodo in gola, vide che il posto per la firma di Bilbo era immacolato, vuoto. Sospirò di nuovo, sfiorandolo con le dita: era veramente così che doveva finire?

Si sentiva in colpa: era stata lei a metterlo in guardia su ciò che lo aspettava, a dirgli che non l'avrebbe biasimato se avesse rifiutato e che anche lei, forse, avrebbe lasciato quella Compagnia al suo destino; quindi, quando lui l'aveva ringraziata, aveva già deciso in cuor suo di non prenderne parte?
Si passò una mano tra i capelli, arruffando ancora di più la lunga e disordinata massa nera, domabile solo grazie a treccine sparse per la chioma.
Possibile che combinasse sempre e solo pasticci? Non avrebbe mai imparato a stare al suo posto e con la bocca chiusa! Ed ora gli altri avrebbero avuto un ulteriore motivo per detestarla.

<< Verrà, non temere >>.

Per poco non gridò di paura, ma la mano sinistra corse veloce al fodero, sguainando la spada che portava al fianco; solo quando fu in posizione di difesa che riconobbe Gandalf, entrato senza che lei lo sentisse. Camminò verso di lei, le mani intrecciate dietro la schiena ed il solito sorriso sardonico sempre sulle labbra; l'osservò per lunghi attimi, con quegli occhi azzurri che sapevano scavarti dentro, fino a leggerti l'anima. E Karin, in cuor suo, ne ebbe timore.

<< Quel contratto verrà firmato molto presto >> insistette, ormai vicino.

<< Ne sei così convinto? >> quasi senza accorgersene si ritrovò di nuovo a sfiorare quella carta ingiallita, e quei caratteri vergati dalle mani di coloro che, un tempo, facevano parte del suo mondo. << Oh, lo spero! Ma, di solito, le mie convinzioni si rivelano sempre esatte! >>.

Sorrise, contagiando anche Karin, che annuì.

<< Ed ora, se vuoi seguirmi, c'è un letto comodo che ti aspetta. E non voglio sentire scuse >> si affrettò a fermarla, vedendo che aveva aperto bocca per replicare << Se domani ti sveglierai in ritardo, Thorin non ne sarà molto contento >>.

Lei sbuffò, disprezzando anche solo l'idea di una sfuriata alle prime luci del giorno. Lasciarono Vicolo Cieco alle spalle, seguendo la medesima stradina che gli altri avevano percorso, sorpassando altri tumuli verdi – ovvero abitazioni hobbit – finché non giunsero ad una piccola locanda, quasi in fondo alla valle; lo stregone si arrestò dinanzi alla porta, le mani appoggiate al bastone, quasi come se il peso degli anni gravasse improvvisamente sulle spalle. Eppure, quando parlò, Karin non percepì alcuna stanchezza.

<< Allora buonanotte, signora dei nani. Il riposo sarà breve, ma ci aspetta una grande avventura che, spero, gioverà a molti >>.

<< Se avremo successo >> replicò lei.

<< Oh, anche se non andrà come previsto. Confido che non troveremo soltanto un tesoro materiale, alla fine del viaggio >>.

Si toccò il cappello in segno di saluto e si avviò, zoppicante, verso una stradina opposta; per lunghi secondi fu tentata di seguirlo per chiedergli spiegazioni su quelle enigmatiche parole, ma rinunciò. La frase dello stregone le tornò alla mente, convincendosi che, per il suo bene, doveva proprio seguirne il consiglio.

Se domani ti sveglierai in ritardo, Thorin non ne sarà molto contento”



<< L'avevo detto, io, che venire qui sarebbe stata una perdita di tempo! >>.

<< Non credevo che gli Hobbit fossero così... così... >>.

<< Menefreghisti, Ori? >>.

<< Bé, perché avrebbe dovuto aiutarci, se nemmeno ci conosce? >> constatò Bombur, tornando ad occuparsi di una abbondante fetta di pane nero.

<< Gandalf ci aveva promesso che sarebbe stato dei nostri; e se l'ha detto dobbiamo fidarci >>.

<< Perché non scommettiamo, allora? Dai, Dori! Tu che ne dici? >>.

Iniziò un lungo ciarlare che li coinvolse tutti, chi puntava a favore o meno dell'arrivo di Bilbo entro il mattino successivo. La confusione che permeava la piccola camera della locanda, dove avrebbero dormito, permise a due nani di sgattaiolare in corridoio, lontani da occhi e orecchie indiscreti.

<< Cosa ne pensi, ragazzo? >> chiese in nano più anziano, lisciandosi la lunga barba bianca.

L'altro sospirò stancamente, l'immancabile ruga al centro della fronte che valeva più di mille parole; anche dopo essersi tolto il pesante mantello ed essere rimasto con la lunga camicia blu a coprirgli le brache, la sua figura era imponente ed incuteva timore e rispetto.

Per quanto Balin ci provasse, gli risultava ancora difficile credere che quel bambino, poi divenuto giovane ragazzo, avesse potuto diventare re così presto, affrontare due importanti battaglie che gli avevano tolto tutto e, con le quali, dover fare i conti ogni giorno, ogni notte; lo sapeva per certo, il vecchio nano: nemmeno nei sogni Thorin Scudodiquercia era libero, al riparo dal rancore e dal rimorso.

<< Penso che questa missione sia partita sotto i più cattivi auspici, amico mio: mi chiedo... >> si fermò, non sapendo bene con quali parole continuare.

<< …Se sia il caso di procedere? Thorin, i segni sono presenti: gli uccelli stanno tornando alla Montagna, come predetto. Non dobbiamo aspettare oltre, lo sai bene anche tu >>.

Il re annuì, ma il suo sguardo era tutt'altro che convinto, perso in pensieri sconosciuti a molti, ma intuibili a Balin; o, almeno, per la maggior parte delle volte. Ma, per sicurezza, decise di affrontare l'argomento con calma, un passo alla volta.

<< Non angustiarti per lo hobbit: se non mi avessi fatto un cenno e portato qui, avrei scommesso a suo favore, sai? >> fece un mezzo sorriso, ma ciò non distese i nervi dell'altro, anzi. Fece un suono sprezzante, a metà tra lo scettico e il disperato.

<< Aveva ragione Dwalin: è stata una perdita di tempo venir qui. E' stata una follia credere in un suo aiuto; ma, anche senza di lui, dobbiamo procedere. No, non è della sua presenza che mi preoccupo, no >>.

Ecco il nervo scoperto, il tasto dolente: proprio come Balin aveva immaginato; non era il pensiero del mancato scassinatore a tormentarlo.

Aaah, benedetto ragazzo”

<< Thorin >> venne fermato con una mano alzata ed uno sguardo truce. Vederlo in quello stato non giovava nemmeno a lui, a conti fatti: dopotutto, era come un figlio. Ed i padri si angustiavano sempre nel non saperli tranquilli e felici.

<< No, Balin. Non voglio parlarne >> fu la sua secca risposta; e per quanto l'anziano nano avesse insistito, non sarebbe stato ascoltato. L'orgoglio del suo re era più potente della ragione, che faticava a prevalere: perché, se avesse anche solo provato a pensare, Thorin avrebbe capito; invece la cocciutaggine e la rabbia lo rendevano cieco.

<< Andiamo, è giunto il momento di riposare >> tornò nella stanza dove ora regnava il silenzio, senza aspettare una sua risposta; Balin sospirò forte, scuotendo la testa: per il momento avrebbe lasciato perdere inutili ramanzine, ma sperava in cuor suo che quel viaggio portasse anche altre vittorie, oltre a quella dell'orgoglio perduto dei Nani.



L'alba giunse troppo presto, e continui sbadigli sorpresero Karin mentre si sciacquava il viso con acqua fredda e, successivamente, si allacciava la spada al fianco; prima, però, la sfilò dal fodero, esaminandola nel cercare nuovi graffi sulla lama. La luce del giorno si infranse su di essa, mandando bagliori accecanti lungo le pareti: la mano saggiò meglio l'elsa intarsiata e lavorata, che dava il nome alla spada, appartenuta al suo clan da generazioni... e che ora spettava a lei farle compiere grandi imprese. Finora aveva fallito, ma era piuttosto certa che il viaggio che stava per compiere l'avrebbe ripagata dell'attesa: si sarebbe riscattata, ed avrebbe ottenuto quella pace che agognava da tempo, troppo tempo.

La ripose al suo posto, smettendo di perdersi in inutili pensieri; diede un rapido ed ultimo sguardo alla stanza, percorrendo il profilo del semplice letto in legno, della cassapanca addossata al muro e del davanzale, su cui era posto un vaso di profumati fiori lilla e gialli: perfetto, non aveva dimenticato nulla. Si sistemò meglio il fagotto sulla spalla e chiuse la porta, scendendo di sotto; ringraziò il locandiere con un cenno ed una moneta, uscendo poi nella tiepida aria della Contea. Fuori, un tripudio di colori e profumi l'invasero, lasciandola sbalordita: era tutto così meravigliosamente verde, e bello, che le dispiacque non aver passato più tempo in quel piccolo villaggio; ma la sua anima reclamava anche il paesaggio selvaggio ed aspro delle montagne, di casa. << Buongiorno! >> il volto sorridente di Kili la distolse nuovamente dal passato << Vieni, ti mostriamo il tuo pony >>

<< Pony? >> chiese, incredula.

<< Certo >> le rispose Bofur, sistemandosi meglio il cappello sul capo << Cosa credevi, che ci saremmo fatti tutta la strada a piedi? >> rise, come se quell'idea fosse la più divertente mai sentita; Karin, invece, non la pensava allo stesso modo.

<< Perché no: io l'ho fatto, e sono ancora viva e vegeta >>.

I due la guardarono stupiti e perplessi, non sapendo se fosse la verità o una battuta; la ragazza decise di lasciar perdere, convenendo che era meglio non iniziare discussioni inutili di prima mattina.

Con un gesto li invitò a passarle davanti, per mostrarle quei benedetti pony: la portarono sul retro della locanda dove, in un recinto piuttosto spazioso, stavano tre bestie. Kili aprì il cancelletto di legno indicandole il pony, una femmina dal manto interamente bianco, mansueta e tranquilla: Karin le si avvicinò, accarezzandola dolcemente; quella nitrì apprezzando il gesto e facendo sorridere la sua nuova padrona. Dalla sacca tirò fuori una mela rossa e gliela porse, guardandola mentre la divorava con voracità: sì, le piaceva, ammise; e sarebbe stata una buona compagna per il viaggio.

<< Grazie, ragazzi >>.

I nani chinarono il capo in risposta, finendo di allacciare le ultime sacche di provviste, dopodiché trascinarono i propri destrieri fuori da lì, dove gli altri li stavano aspettando; Karin li seguì, rispondendo ai diversi saluti che le rivolsero gli altri membri. O, almeno, una parte: alcuni faticavano a gradire la sua presenza in mezzo a loro.

Senza una parola si issò sulla sella, sistemandosi meglio. Quando tutti furono immobili e pronti, Thorin fece passare il proprio sguardo su tutti loro, Gandalf compreso, come a cercare un qualche appoggio, una qualche sicurezza... o un loro timore.

Non pronunciò nessun discorso, non ve n'era bisogno: tutti sapevano a cosa stavano andando incontro, quali erano i rischi ed i pericoli, ma erano pronti; andavano a riconquistare la loro patria, non c'era niente di più nobile di questo, i loro cuori erano per la loro casa. Erano per Erebor: e difficilmente si sarebbero scoraggiati o avrebbero perso lo scopo del loro viaggio.

Il re girò il suo pony, conducendolo lungo le vie di Hobbiton, seguito dagli altri.

Karin non si voltò indietro, ma tenne lo sguardo fisso davanti a sé, il cuore un po' appesantito ed un po' sollevato, non seppe spiegarsi bene il perché; rimase in silenzio mentre lasciavano la città e s'inoltravano nella grande radura costeggiata da immensi e vecchi alberi, pensando con rammarico a quella sorta di figura amica che avrebbe potuto allietarle il viaggio e confortarla quando tutto le sembrava perso. Chissà, forse Gandalf tendeva a sopravvalutarsi un po' troppo, se credeva che le sue convinzioni risultassero sempre giuste e positive...

<< Aspettate! >>.

<< Aspettate! >>.

<< Aspettate! >>.

Una voce conosciuta la fece arrestare, e così fecero anche gli altri; si girò veloce sulla sella, stentando a credere ai propri occhi: Bilbo Baggins si era appena fermato accanto al pony di Balin, stremato dalla lunga corsa; riprese fiato e si deterse il sudore dalla fronte mentre, con una mano, porgeva il contratto all'anziano nano, affermando d'averlo firmato. Non appena Balin verificò l'autenticità della firma – gesto che comunque Karin trovò divertente – annunciò che era il benvenuto nella Compagnia di Thorin Scudodiquercia; seguirono applausi e fischi di benvenuto, interrotti dal re.

<< Dategli un pony >>.

Bilbo provò ad opporsi, non avendo mai cavalcato prima d'ora, ma Kili e Fili – con un'abile mossa – lo issarono su; Karin riuscì ad intercettare lo sguardo dello hobbit che, con sua enorme sorpresa, rimase basito: lei gli sorrise, un sorriso caldo e sincero.

E allora seppe d'aver compiuto la scelta giusta.





CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Buona domenica care/i! Eccomi qui con il secondo capitolo: stavolta più lungo e, spero, più gradito del precedente ^^

A titolo informativo, sappiate che ieri mi sono rivista lo Hobbit, per la seconda volta: ed è stata la mia prima volta che ho fatto un bis per un film!!! Destino, follia, scelleratezza, voglia di spendere altri euro per il cinema? Un po' di tutte queste cose insieme, hahahah :D

Dunque, qui succedono tante cose, ma non succede nulla: nel senso che vi sono tuuutti i preparativi per il viaggio ma, pian piano, si scopre qualcosa su Karin; che ne pensate del nome? Mi sono scervellata un sacco, perché non sapevo che cavolo di nome dare ud una ragazza-nano O.o! Accidenti, già è difficile per gli elfi, figuriamoci per i Nani ç____ç, un vero parto! Comunque, ormai è fatta! Si tiene questo, la ragazza ;P
Anche sul suo passato si scopre qualcosina, una piccola cortina nella nebbia della sua vita – perdonate la metafora, ma in questi giorni la nebbia padana c'è stata eccome! Più che altro, spero d'essere riuscita a rendere il “dualismo” di lei: da una parte la reticenza a partire con coloro che le hanno voltato le spalle, dall'altra il bisogno di reintegrare il suo onore e quello del clan, inoltre, spero non prenda la piega alla “Mary Sue”, mio peggiore incubo! Nel caso ve ne accorgeste, per favore DITEMELO, prima che sia troppo tardi, eh!?! ;) ;)

Bene, come sempre vi esorto a lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate!

Ringrazio tantissimo le persone che l'hanno inserita nelle liste delle storie preferite, seguite e ricordate (scusate se non vi elenco ç___ç ) e un grazie di cuore a chi ha recensito: Dance, Lady of the sea, ila96, Shizue Asahi, g21, nini superga e _Lucrezia97_

Un bacione a tutti, buon 2013 a chi non l'ho ancora augurato e... alla prossima XD XD

Eru :* :*

P.S. Altro titolo informativo che magari non vi interesserà: ho comprato il libro de “lo Hobbit”!!! yeeeeeeh! XD XD XD


  
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