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Autore: laychan28    06/01/2013    0 recensioni
Storia un po' particolare considerando che si basa su una cosa non molto in voga: la corrispondenza via lettera. Be' in questo caso via mail.
Spero vi piaccia ^^ aspetto commenti, critiche e suggerimenti se ne avete voglia :)
Fatti e persone sono inventati (o almeno . I 30 seconds to mars non mi appartengono (purtroppo). Non scrivo a scopo di lucro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 

Era una tarda mattinata durante il secondo semestre e mi avevano chiamata dall’ateneo convocandomi in segreteria per comunicarmi un messaggio. Al telefono non mi dissero niente se non quella di sbrigarmi a presentarmi all'ufficio e che era importante, quindi in quel momento mi trovavo per strada a bordo della mia macchina diretta verso la mia meta.

Mi stavo scervellando su cosa fosse successo di tanto urgente o su cosa avessi potuto combinare di tanto grave da essere chiamata fuori dall’orario, ma non ne venni a capo. Ero una studentessa che cercava di farsi notare il meno possibile dagli altri figuriamoci se avessi fatto qualche danno di così elevata importanza… magari non avevo consegnato qualche progetto al professore di grafica. Ma no, non ero il tipo da fare quelle cose.

Problemi con qualcuno? Nemmeno. Tutti mi conoscevano come "quella strana" perciò mi stavano alla larga.

Se qualcuno si fosse sforzato di conoscermi sul serio negli ultimi due anni non avrebbe di sicuro pensato che fossi così anormale o asociale o altezzosa, come spesso ho sentito che venivo chiamata.

Meno male che potevo contare sempre su Rebecca e Lena, le mie due coinquiline e migliori amiche.

Stavo ancora rimuginando sul perché di quella chiamata, quando entrai nel parcheggio della facoltà.

Mi misi al mio solito posto in fondo e all’ombra, scesi dalla macchina prendendo la borsa e chiudendo la portiera seguita dal ‘bip’ della chiusura automatica e mi avviai a passo lento, ma deciso, verso l’ingresso dell’edificio.

Entrai e mi diressi su per le scale raggiungendo così il primo piano dove si trovava l’ufficio.

Bussai alla porta ricevendo come risposta un 'Avanti' da parte di una delle segretarie attutito dalla porta.

«Buongiorno. Sono Taylor Stellari, mi avete chiamata poco fa dicendomi che dovevo venire in facoltà per qualcosa di urgente...»

La segretaria mi guardò per un attimo aggrottando le sopracciglia sottilissime e bionde che sembravano quasi inesistenti per colpa del trucco pesante che portava.

Dopo un po' si rianimò sgranando gli occhi, schioccando le dita e spingendo un'anca in fuori.

"Questa è matta" pensai cercando di mantenere un'espressione impassibile, cosa molto ardua.

«Ma certo!» disse con fare ovvio. «Seguimi nel mio ufficio» continuò, enfatizzando la cosa con un gesto della mano dalle unghie smaltate di rosso brillante.

Ancheggiando mi condusse nell'ufficio accanto a quello dove ci trovavamo pochi istanti prima.

Mi fece accomodare e lei si sedette dietro ad un computer, uno di quelli che andavano praticamente a carbone da tanto vecchio che era. Mi meravigliai che funzionasse ancora.

Mosse il mouse ed il pc prese vita ronzando rumorosamente. Per un attimo pensai che stesse per scoppiare.

Alzai lo sguardo sulla donna che mi rivolse un sorriso cordiale al quale risposi incerta.

«Allora signorina Stellari, le hanno detto perché è stata convocata?» mi chiese appoggiando le mani al piano della scrivania e intrecciando le dita in attesa.

«Ehm, veramente no. Mi hanno solamente detto di venire il prima possibile, ma senza specificare quale fosse la ragione»

«Be' vede, lei è stata scelta tra tutti gli studenti della facoltà per partecipare ad un progetto. È un progetto particolare che non è mai stato attuato prima. È un esperimento in effetti e se andrà in porto, si potrà prendere in considerazione l'idea di proporlo anche in futuro al resto degli allievi.»

Continuavo a guardarla sempre più sconcertata, non capendo dove volesse andare a parare.

Vedendo la mia espressione sospirò e continuò con la spiegazione. «In sostanza, dopo tutte le raccomandazioni che il professor Maggese ha fatto su di lei, il preside ha deciso di coinvolgerla in questa cosa. In sostanza vorremmo che lei partecipasse ad un progetto di corrispondenza via lettera con una persona straniera. Vista la sua più che eccellente capacità di parlare e scrivere in inglese, abbiamo pensato di accoppiarla, per così dire, con qualcuno proveniente dagli Stati Uniti o dall'Inghilterra. Ma questo è ancora da decidere. Appena avremo maggiori dettagli glielo comunicheremo via mail... allora che ne pensa?»

Restai per un momento senza parole. Non era una cosa che si faceva tutti i giorni, questo è vero, ma perché proprio io? Insomma non mi sembrava di essere niente di così particolare o brillante...

Pensai per un attimo alla situazione che mi si presentava sotto gli occhi indagatori della donna che stava di fronte a me. Sarebbe stata una bella opportunità. Magari avrei trovato un'altra amica o magari un amico. Forse qualcosa di più... ma no che andavo a farneticare.

“Be' tentar non nuoce”

«Va bene. Accetto» dissi guardandola direttamente negli occhi.

Lei mi sorrise con gioia e disse: «Ero sicura che avrebbe accettato. Ne siamo molto felici. Allora la contatteremo noi con i dettagli della cosa. Per il momento può andare. Arrivederci!»

Uscii dall'ufficio ancora più confusa di prima.

Durante il viaggio in macchina cercai di non pensarci troppo, ma appena misi piede in casa cominciò ad assalirmi il panico. Chi mi sarebbe capitato?

Cominciai a farmi filmini mentali, una mia cattiva abitudine, ma per non peggiorare la situazione cercai qualcosa per distrarmi.

E cosa c'era di meglio della buona e cara vecchia musica?

Mi recai nella mia stanza dove tenevo i cd e lo stereo. Presi uno della mia band preferita e, dopo averlo fatto partire, mi buttai a peso morto sul letto.

Sospirai chiudendo gli occhi e improvvisamente fui invasa dalle note travolgenti della canzone e da una voce dolce, ma roca, quell'unica voce che riusciva sempre a farmi dimenticare tutti i problemi e a trasportarmi in un'altra dimensione, su un altro pianeta. Letteralmente.

Coloro che mi salvavano dalla realtà che dovevo affrontare ogni giorno. Le delusioni. I litigi. Il senso di solitudine all'università. Tutto. Spariva tutto. E lo dovevo a loro. I miei salvatori. Coloro che mi hanno aiutata a trovare me stessa, che hanno permesso che diventassi ciò che sono, un'Echelon.

I Thirty Seconds To Mars.





Angolo dell'autrice.

Eccomi di nuovo con un nuovo esperimento ^^ l'idea è un po' particolare e spero vi piaccia :) se avete qualcosa da dirmi, suggerimenti, critiche, ecc siete le benvenute ^^

Al prossimo capitolo!

-Layra

   
 
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