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Autore: Belieberinfinity_    06/01/2013    2 recensioni
A tante cose rinuncio', eppure continuava ad essere vittima di etichettature che non le si addicevano, cos' altro poteva fare? Era pronta a tutto, tranne a rinunciare ad ascoltare il suo idolo.
Sapeva che c'era qualcuno a guardarla da un bel po', ma non aveva voglia di alzare gli occhi, era super intimorita, non voleva incontrare lo sguardo divertito di qualcuno che godeva nel vederla ridotta in quello stato, non sarebbe stato d'aiuto.
**La ff avra' pochi capitoli.**
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees.  
stasera sono tornata con due capitoli, uno di questa ff e l'altro di "Ganja e Chanel" mh.
Ok, che cosa inutile. Comunque, questo e' il quarto capitolo della mini storia, nonche' l'ultimo. Nel capitolo precedente, vi avevo chiesto se volevate che continuassi, ma non avete risposto, quindi, la ff e' finita ragazzi. :') -se volete il contrario non esistate a dirmelo-



Vi lascio al capitolo,  dai.
Buona lettura. <3



Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3

4.

"Lo so che sei deluso, e non sai quanto mi fa male pensarlo, ti chiedo scusa, ma io davvero non posso smettere." Gli disse, capendo cosa stava per dirle. Non dipendevano da lei, erano le persone a farla stare male, era quel taglierino che la chiamava ogni giorno ed erano gli specchi a disprezzarla.
Sapeva che non le avrebbero fatto bene quei tagli, che non erano la cura adatta alle ferite che costantemente gli altri le procuravano, ed era proprio questo il solo e unico motivo per cui continuava a farlo e a riempirsi lo stomaco di pillole e insalata: erano cose nocive per lei, e sperava che un giorno sarebbero state cosi' potenti da farla smettere di respirare, perche' sentiva di trasformare l'anidride carbonica in ossigeno inquinato, si sentiva la sabbia sui piedi bagnati dei bambini, si sentiva piu' inutile della forchetta nel brodo.
 
 
"Tu non lo meriti." Justin le stringeva forte il braccio, eppure lei non sentiva niente, quella parte del corpo aveva subito martiri su martiri al tal punto da essere insensibile.
"E invece si. Io sono un errore, capisci?" Le lacrime rigarono, questa volta, il viso pallido di Justin. Si odiava, non riusciva a fare niente per aiutare una sua Belieber, una delle piu' importanti. Si sentiva morire dentro, voleva scomparire, sotterrarsi, cosi' decise di gettar via la maschera e parlarle.
"Nessuno e' un errore. Le persone aprono bocca solo per farci entrare aria e farla arrivare al cervello, credi che ci possano essere dei neuroni? Tu non sei un errore, sei il sorriso dei tuoi genitori appena tornano da una pesante giornata di lavoro, sei la mia forza, Abby. Riesci a farmi sentire vivo con un tuo abbraccio, a colmarmi di felicita' con tuo sorriso, sconvolgermi lo stomaco con un tuo sguardo timido e impaurito, ma riesci anche a distruggermi con ogni lacrima e ogni cicatrice.
Sei cosi' potente da crearmi e distruggermi, cosi' importante da far parlare tutta la scuola di te, occupi la loro mente 24 ore su 24, capisci? Hai sedici anni e io quasi diciannove, eppure riesci a portarti un peso enorme sulle spalle, senza mai parlarne con nessuno, credi sia cosa da poco? Io sarei crollato il secondo giorno; e se supererai tutto questo senza usare taglierini o pillole, allora sarai la mia eroina." Concluse quel discorso con gli occhi che gli pizzicavano, sperava veramente che lei avrebbe smesso di maltrattarsi.
 
 
"Ti prego, provaci almeno per trenta giorni."
Abby non apri' bocca, rimase a guardarlo secca, priva di espressioni o luccichii negli occhi, aveva solo quache battito irregolare nel sentire il suo sguardo addosso, niente di piu'. "Sarai la mia eroina." quelle parole le rimbombarono nella testa, accompagnate da "sei cosi' potente da crearmi e distruggermi.". Ancora una volta era colpa sua, Justin stava male e il motivo erano i suoi tagli, fu questo il motivo che la porto' ad accettare la proposta, avendo poca austima sul fatto di potercela fare.
"Lo faccio solo perche' non voglio che tu stia male." Justin a quelle parole sorrise e, in lacrime, la tenne prigioneria tra le sue braccia.
 
 
Con un movimento nascosto, tiro' fuori il coltello affilato che aveva nella tasca della felpa, lasciadolo cadere a terra, mentre la neve attutiva il rumore e collaborava nel nasconderlo. Aveva programmato di uccidersi quella sera, non reggeva altre colpe, altri insulti.
Aveva terminato le lacrime, e il taglierino aveva quasi consumato le lame, cosi' aveva deciso di prendere le valigie e abbandonare tutto, ma lui, con fare di padre/fratello/amico, quella sera, l'aveva salvata. 
  
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