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Autore: Peyton Sawyer    07/01/2013    1 recensioni
Lily è stata rapita. Le hanno fatto il lavaggio del cervello. Non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. Ma non è tutto. Quelli che l’hanno portata via le hanno tolto i poteri: non è più in grado di fare magie. Altri cinque ragazzi sono nella sua stessa condizione. Chi ha bloccato i loro poteri, sa come fare a manifestarli come energia pura, e vuole trasformarli in un’arma micidiale, pronta a sterminare tutto e tutti. Neanche l’amore sembra poter nulla contro il potere assoluto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Lily si svegliò di soprassalto quella notte, ansimava, gocce di sudore le imperlavano il viso per scendere giù attraverso il collo. Con uno scatto repentino la ragazza si era seduta sul letto. La penombra della stanza indicava che era quasi l'alba.
< Ehi. > disse Scorpius accanto a lei.
Lily non riusciva a regolare il suo respiro, e così Scorpius l’abbracciò forte per cercare di calmarla. Rimasero dieci minuti in quella posizione e alla fine Lily riuscì a calmarsi.
< Va meglio? >
< Sì. > mormorò lei in risposta.
Si coricarono di nuovo, aspettando abbracciati che il sole sorgesse alto nel cielo.
< Sai… qualche tempo fa, quando eri scomparsa… io… avevo cominciato a pensare: e se non fossi mai tornata a casa? Cosa avrei fatto? > le disse stringendola forte s sé. < Non so come farei a vivere senza di te. Non posso svegliarmi la mattina e non averti al mio fianco, non riesco nemmeno a immaginarlo. >
< Sono qui adesso. > rispose lei alzando gli occhi verso di lui.
Sorrise, le diede un bacio sulla fronte e poi tornò a stringerla.
< Mi ritornava sempre in mente un momento insignificante che abbiamo vissuto l’estate scorsa. Ancora e ancora, mi tornava in mente quel momento insignificante… non so dirti perché. > disse ripensando al momento più brutto della sua vita, quando credeva di averla persa. < Era il tuo compleanno, avevi convinto la tua famiglia a non feteggiare, ma io avevo insistito affinchè mangiassimo almeno il tuo gelato preferito. Ti ricordi? Quando ti ho comprato il gelato cioccolato e menta, mi hai chiesto perché pensassi che fosse il tuo preferito, ed io ero confuso, ogni volta che avevamo preso un gelato insieme avevi sempre scelto quello, ma mi dicesti che cioccolato e marshmallow era il tuo preferito. Mi guardasti in un modo così tenero, e dicesti che sceglievi sempre il cioccomenta perché sapevi che era il mio preferito. Quello fu il primo momento in cui mi ritrovai a pensare al fatto che avevamo ancora molto da imparare l’uno dall’altra. E da allora, Lily, ho imparato che persona meravigliosa, altruista, umile e forte fossi. Non potevo sopportare il fatto che non saresti più tornata a casa, che non avrei più imparato nulla di nuovo su di te, che non avrei più vissuto il tuo altruismo, il tuo amore, il tuo calore. >
Lily si alzò poggiandosi sui gomiti e lo baciò dolcemente.
< Ti amo Malfoy… sempre e per sempre. >

 
 

Come se tutto il trambusto dei vari attentati non fosse sufficiente, in quei giorni si stava decidendo per l’elezione di un Nuovo Ministro della Magia. L’ultimo mandato di Kingsley Shacklebolt era finito, ed ora si doveva scegliere il suo successore.
< Temi che ci siano delle infiltrazioni di corrotti? > chiese Ginny guardando il marito fissare la Gazzetta del Profeta.
Harry le sorrise. < Mi leggi nel pensiero ora? >
< No, leggo solo la tua espressione. > rispose quella preparando il caffè.
Harry sospirò. < Ora come ora il mondo della Magia ha bisogno di una persona affidabile al suo governo, e Shacklebolt era la persona adatta. Chiunque sarà il suo successore avrà grandi responsabilità da mantenere. > disse preoccupato. < C’è una guerra alle porte. Non so quando né chi la combatterà, ma è alle porte. >
Harry e Ginny cominciarono a fare colazione, e poco dopo entrò in cucina anche Lily.
< Sento un delizioso profumo di caffè… > disse la piccola di casa andando verso la caffettiera.
Harry sorrise. < Sai che non ti fa bene tanto caffè… ma ormai ho rinunciato… sei come tua madre. > Ginny gli fece una smorfia.
< Da qualcuno dovrò pur aver preso. > rispose Lily sedendosi accanto al suo papà. < Qualche notizia sui Padroni delle Tenebre? >
< Gli incantesimi che hanno lanciato sono potenti, e hanno una traccia inconfondibile. > spiegò Harry. < Abbiamo tentato di localizzarli seguendo le loro scie magiche, ma i loro movimenti sono inesplicabilmente erratici. La Sicurezza Nazionale stava seguendo Esos e lo hanno localizzato a Marsiglia, Edimburgo e Glasgow, il tutto in meno di ventiquattro ore. Ha causato diversi danni, ma comunque siamo riusciti a tenere sotto controllo la situazione. >
< Dov’è adesso? > chiese Lily.
< Abbiamo perso la traccia purtroppo. > rispose lui ripiegando la gazzetta del Profeta e poggiandola sul bancone. Lily fece cadere l’occhio sul titolo in copertina: Nuovo Ministro della Magia: chi sarà il successore di Shackebolt?
< E di questo che cosa ne pensi? > chiese Lily aprendo il giornale e iniziando a leggerla.
< Non lo so… > rispose Harry cercando di evitare il discorso con la figlia.
< Si che lo sai. > disse Lily guardandolo negli occhi. < Sei preoccupato. >
Ginny rise finendo il suo caffè. < E’ proprio mia figlia. >
Harry si arrese. < Credo che il mondo della Magia abbia bisogno di una persona affidabile e forte al suo governo. Forse Finis Malador potrebbe essere adato, ma non sono convinto. >
< Già. > disse Lily finendo di leggere i vari profili dei candidati. < Se davvero si dovrà combattere una guerra servirà qualcuno in grado di reggere quel peso. >
Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo d’intesa. < È davvero nostra figlia. >

 
 

Su un’altura a picco sul mare sorgeva una fortezza dalle mura rosse. Era circondata da sette imponenti torri cilindriche incoronate da baluardi di ferro.
Specchi di argento lavorato erano appesi a tutte le pareti, in maniera da riflettere la luce, e alternati a pannelli di legno riccamente intagliato erano al loro fianco.
< Il mondo è cambiato. > disse la padrona della Corruzione osservando il mare davanti a sé da uno dei grandi balconi della fortezza. < Molto di ciò che era si è perduto. >
Yotunn si avvicinò a Savia poggiandole una mano sulla spalla. < Prepariamoci per una gloriosa battaglia. >
< Battaglia? > domandò lei scettica. < Contro la loro misera potenza? >
< Ho detto gloriosa. > rispose il Padrone del Ghiaccio. < Non lunga. >
 

 

Balzò a sedere sul letto, cercando di riprendere fiato.
Si sentiva il lontano tamburellare della pioggia contro le stecche delle persiane. Stava diluviando.
La testa le pulsava. Si sdraiò di nuovo sul letto e il sogno svanì lentamente, come faceva sempre.
Cosa le stava succedendo? Erano settimane che faceva quel sogno. Anche se non lo ricordava per intero, la parte vivida era sempre la stessa. La sua famiglia era morta. Li aveva uccisi lei.
Si alzò dal letto e scese in cucina per bere un po’ d’acqua. Aprì il frigo e dopo aver riempito un bicchiere si voltò e si accorse che Albus era seduto al bancone che mangiava una ciotola di cereali.
< Non riesci a dormire? > le chiese il fratello.
< E tu come lo sai? > rispose lei.
< Perché sei sveglia. >
< Giusto. > annuìLily sedendosi di fronte ad Albus.
< Che c’è che non va? > le chiese lui scrutandola.
< Niente. > rispose automaticamente.
Albus smise di mangiare e la guardò preoccupato. < Hai avuto un altro incubo sta notte. > disse serio.
< No, non è vero. > mentì lei.
< Sì, è vero. > insistette lui. < Hai fatto tremare tutta la camera da letto. >
< Cosa ci facevi in camera mia? >
< Non ero in camera tua, ero nella mia. > Albus continuò a scrutarla preoccupato.
Lily sospirò chiudendo gli occhi. < I miei incubi sono peggiorati. > confessò la rossa. < Ho sempre la sensazione che stia per accadere qualcosa… qualcosa di terribile. >
Spostò lo sguardo fuori dalla finestra.
Le nubi erano nerissime e la pioggia era così fitta che non si vedeva niente a più di un metro. All’improvviso, un lampo tagliò il cielo scuro davanti a lei, e dopo pochi attimi esplose il tuono.
Albus seguì lo sguardo della sorella e si mise a fissare anche lui il cielo. < Non mi piace per niente questo temporale. È come se qualcosa di cattivo fosse finito in mezzo al vento. >
Albus tornò a mangiare i suoi cereali, ma Lily continuò a fissare il cielo. I lampi e i tuoni si alternavano in modo decisamente non naturale e la cosa la fece subito sospettare che qualcosa stava accadendo a Pevv.
 
 
Quella notte Jeremy Tate era di turno per la guardia al terzo piano del Ministero. Erano circa le quattro del mattino, e mancavano altre quattro ore alla fine del suo turno. Sbadigliò e per un attimo la luce della sua bacchetta si spense lasciandolo completamente al buio.
Quando riaccese la bacchetta si trovò davanti una figura slanciata, dai capelli biondi e con degli occhi dorati.
Gli puntò la bacchetta contro il petto assumento la posizione di attacco.
< Fossi in te non lo farei. > disse Ogmos, Padrone dell’Energia.
< Stenditi a terra! Adesso! > gli ordinò Jeremy.
< Prima tu > con un semplice gensto della mano scatenò un’onda d’energia che scaraventò il povero Jeremy a terra, facendogli perdere i sensi.
Ogmos fu raggiunto anche dagli altri cinque immortali: Yotunn, Esos, Lug, Salvia e Rasko.
Quando Jeremy si riprese, si alzò e puntò la bacchetta contro i sei. < Non vi muovete! >
Savia sorrise. I suoi lineamenti sembravano perfetti. < Come ti chiami? >
Aveva una voce acuta, melodiosa. Al confronto delle sue labbra piene e dei suoi bellissimi occhi viola, anche gli angeli sfiguravano.
Jeremy rimase immobile, stordito da tale bellezza.
Lug, accanto a Savia si fece sfuggire un piccolo ghignò.
Jeremy cominciò ad urlare. Il suo corpo s’inarcò, rigido, in una posizione distorta e innaturale. Lo sguardo torturatore di Lug, Padrone del Dolore, si fece più intenso così come le urla del ragazzo.
Calò poi il silenzio.
< Come ti chiami > disse Lug, senza alcuna inflessione.
< Jeremy… Jeremy Tate… > tossì il ragazzo.
Lug sorrise e gli strilli ripresero. Dopo interminabili attimi il suono di quel dolore straziante cessò. Jeremy giaceva a terra con il respiro pesante e lo sguardo terrorizzato.
< Allora signor Tate, dove sono i ragazzi? >
 
 

Appena si fece mattina, anche se non aveva ancora smesso di piovere, Lily si fece smaterializzare da suo padre a casa dei Krum.
Harry andò subito al Ministero a incontrare il nuovo Ministro della Magia, Finis Malador, il quale sembrava essere un uomo capace e ben disposto ad una soluzione immediata dei vari problemi sorti nel Mondo della Magia.
Katerina, la madre di Pevv, fece entrare Lily gentilmente, e le indicò la camera del figlio maggiore.
Quando la ragazza entrò nella stanza del bulgaro, non lo trovò, ma rimasce colpita da
centinaia di parole, frammenti di frasi, gruppi di parole a caso. Sull’armadio c’era scritto il fato decide. Sul muro vicino alla porta: finché qualcuno non li sfiderà. Sul soffitto sopra il letto: i momenti sanguinano insieme, nessuna apertura del tempo. Dall’altra parte della stanza: disperati implacabil condannati investiti di poteri. Lo specchio: apri gli occhi; e i vetri delle finestre: e guarda.
< Che fai qui? > chiese Pevv entrando nella stanza e trovandosi la rossa davanti.
Lily si voltò verso il moroe senza perdere tempo arrivò dritta al motivo della sua visita. < Che cosa è successo ieri notte? >.
Pevv si fece cupo, chiuse la porta della camera e andò a sedersi sul letto. < Come lo sai? >.
< Ho visto la tempesta da casa mia ieri notte. > rispose sedendosi accanto al moro.
< Ho avuto un incubo. > spiegò Pevv passandosi le mani sugli occhi stanchi. < Ho sempre incubi a dir la verità. Non ricordo molto. > disse facendosi pensieroso. < Ricordo una voce, come di qualcuno che mi parlava da molto, molto lontano. Non ricordo cosa dicesse. Ricordo freddo, tanto freddo… e ogni volta che mi sveglio trovo una nuova scritta, ma la cosa che mi da da pensare è il fatto che nessuno della mia famiglia le riesca a vedere. >
< Non ne vedono nessuna? > chiese stupita Lily.
Pevv scosse la testa.
< Anche io ho incubibi. > disse la giovane Potter sedendosi accanto all’amico. < Tutte le notti, e quando mi sveglio continuo a vivere il terrore di quelle immagini fin quando non mi calmo. >
Pevv stava per risponderle, ma Marie e suo fratello Robb si smaterializzarono davanti ai due ragazzi. < Abbiamo un grosso problema. >
 
 
Quando Lily, Pevv, Marie e Robb arrivarono nell’atrio del Ministero trovarono moltissimi agenti e addetti di vari settori intenti ad aiutare i soccorsi magici.
Durante la notte, i Padroni delle Tenebre erano entrati nel Ministero e avevano ucciso chiunque avevano incontrato. Quando alla mattina i Maghi iniziarono ad arrivari dai vari camini, i sei immortali cominciarono a giocare al tiro al bersaglio fino a quando, semplicemente, non se ne andarono.
Lily fu scossa dal terrore, e cominciò a correre fra la gente alla ricerca di suo padre. Attraversò tutto l’ingresso e con la coda dell’occhio vide dietro di sé che Marie, Robb e Pevv furono raggiunti da Gerard Dupont, ma Lily continuò a cercare il suo di padre.
Lo trovò vicino alla statua centrale dell’atrio, e non appena Harry la vide corse ad abbracciarla. < Papà, che cosa è successo? Come sono riusciti ad entrare? >
Ma Lily non riuscì a sentire la risposta. Non riuscì a sentire più niente. Intorno a lei, tutto cominciò a muoversi a rallentatore, a sfumare, a espanders e a contrarisi, come le vampe d’afa.
Poi…
La stanza si congelò, in un certo senso. Anche suo padre congelò. I suoi occhi erano socchiusi, le labbra arrotondate per produrre un suono che non aveva avuto l’opportunità di uscire. Tutta la gente intorno a lei era come delle statue. Anche l’aria era perfettamente immobile.
< Sono stata io? > chiese Lily ad alta voce.
Qualcuno rise sbuffando dal naso. < A fare un Vincolo Temporale? Tu? Probabile come se dall’uovo di acromantula nascesse un drago. >
Lily si guardò un attimo intorno finché non lo vide: inpiedi, fra la gente immobile, c’era Ogmos, Padrone dell’Energia.
Elegante e bellissimo, sembrava un nobile di sangue reale, di un minuscolo stato sconosciuto.
Ogmos fece qualche passo verso di lei, senza toglierle mai gli occhi di dosso. La guardava, ma era più come se le stesse scandagliando dentro, in cerca di qualcosa.
Il cuore di Lily batteva così forte che era sicura che lo potesse sentire anche lui.
Era uno sguardo gelido, quello di Ogmos, calcolatore ed intelligente; fin troppo, forse. Ma allo stesso tempo era caldo, avvolgente, pareva affondare nelle sue iridi con una forza ed una passionalità inaspettate.
< No, non sei stata tu, mia cara. Questa è una cosa più grande di te. Pensavo che fosse ora di conoscerti, di fare una chiaccgerata. Nessuno ci può sentire. >
< Perché io? >
Ogmos sorrise. < Ho un debole per le rosse. >
< Che sta succedendo? Cos’hai fatto agli altri? >
< Niente. Mi sono solo ritagliato un po’ di tempo per noi. > disse cominciando ad avvicinarsi a Lily. < Il potere che detieni ti porta molto più vicina alle Tenebre che alla Luce, sai? >
< Che stai dicendo? Che vuol dire? > chiese confusa.
< Vuol dire che sei facilitata rispetto agli altri. >
< Facilitata in cosa? >
< In tutto. Possiedi molte più capacità degli altri, ma hai anche una maggiore propensione all’oscurità. Se gli altri dovessero perdersi e cedere alla tentazione delle Tenebre, riuscirebbero poi, col tempo, a ritrovare loro stessi. Ma tu no. Se accadrà, non potrai tornare indietro. >
< Non ti credo. > disse Lily con determinazione. < Siamo noi a scegliere il nostro destino, e io non sceglierò mai di diventare come te. >
Ogmos rise. < Sei una ragazzina coraggiosa. Mi piace. >
< Perché sei venuto qui? Vuoi uccidermi? >
< Non posso ucciderti. Sei come me ora. >
< Smettila di paragonarmi a te, io non sono come te. > rispose Lily infastidita.
< Non ti scaldare, Padrona del Fuoco. > disse calmo Ogmos. Ormai si era avvicinato così tanto a Lily che si ritrovarono l’uno di fronte all’altra.
< Anche se ti arrabbi, credi che una ragazzina coraggiosa come te possa farmi paura? Quando prima ho detto che non ti posso uccidere perché sei come me, inendevo dire che ora siamo entrambi immortali. Nulla può ucciderci. Non un incantesimo di bacchetta, non il fuoco, non il ghiaccio, non una semplice arma. Solo un’antico pugnale di cristallo può porre fine alle nostre vite. Ma questo lo sapevi già vero? > disse spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lily rimase sorpresa nel sentire che le sue dita erano calde. Per un attimo rimase abbagliata dalla bellezza di Ogmos, dal suo profumo, dal suo respiro caldo e regolare.
< Ogni creatura necessita di avere una debolezza al fine di mantenere l'equilibrio della Natura. > continuò il Padrone dell’Energia. < Noi possiamo essere distrutti solo da quegli antichi pugnali. >
Quando terminò di parlare, calò il silenzio. Ogmos fissò Lily a lungo, molto intensamente.
< Sei perfetta, non è così? > disse poi lasciando la ragazza un attimo perplessa.
< Come? > chiese lei.
< Lascia che condivida un po’ di saggezza. > Lily non riuscì a seguire il ragionamento di Ogmos. Era come se la sua mente riuscisse a pensare ad una velocità innaturale. < Più persone ami, più sei debole. Fai delle cose per loro sapendo che non dovresti farle, ti comporti da sciocca per farli felici e tenerli al sicuro. Ma non devi. La verità è semplice: pensa solo a te stessa. >
Lily capì. Si stava riferendo a suo padre, ancora immobile di fianco a lei.
< Sbagli a pensarla così. Sei convinto di essere indistruttibile e potente oltre ogni limite, ma sottovaluti la vera forza. > gli rispose lei. < Provo solo pietà per te. >
< Pietà? > chiese Ogmos. < Sbagli ancora, mia ragazzina coraggiosa. L'odio è un tonico, fa vivere, ispira vendetta; invece la pietà uccide, indebolisce ancora di più la nostra debolezza. >
Intorno a loro, il tempo ricominciò a scorrere normalmente.
Ogmos allungò la mano verso Harry, pronto a colpirlo, ma Lily scattò più velocemente: ai suoi occhi fu come se gli avesse dato un semplice spintone, ma nella realtà le sue mani lo scaraventarono lontano, facendolo cadere in mezzo alla folla.
< Lily, ma cosa… >
Harry non riuscì a capire la situazione finché non vide Ogmos scagliare un’onda di energia contro di loro. Non fece in tempo a creare uno scudo, che Lily innalzò una parete di fuoco che inglobò il colpo.
Fu esaltante. La sensazione di potere era indescrivibile. L’energia che aveva assorbito da Ogmos la riempì completamente e senza accorgersene rispose al colpo con un lampo di fuoco che lo andò a colpire in pieno petto.
< Lily basta! >
La voce di suo padre era lontanissima, ma riuscì a riportare Lily al momento presente. Iniziando la lotta con Ogmos, non si era accorta di aver ferito anche le persone innocenti che erano intorno a loro.
Guardò verso Ogmos e lo vide scoparire, poi si voltò verso suo padre e lo vide preoccupato.
Non si era accorta della potenza che aveva impiegato nel suo incantesimo. Aveva fatto del male, ma si era sentita bene e potente come non mai. In quel momento capì tutti gli avvertimenti di Jackson: il potere la stava cambiando.
 
 
Quel pomeriggio, dopo lo scontro con Ogmos, Lily era rimasta a casa a leggere ancora il suo libricino. Voleva avere delle risposte chiare, ma non riuscì a trovare nulla.
Jackson si andò a sedere accanto a lei sul divano.
< Avevi ragione sul Potere. > confessò mortificata. < Mi stava spingendo a fare ciò che non volevo. >
< Se continui ad usarlo, saranno quelle le cose che vorrai fare. > le rispose Jackson. < È una strada pericolosa. >
< Quindi, cosa? Devo smettere di usare la magia? >
< Sì. > disse quello sapendo di imporre a Lily un grande sacreficio. < La magia normale ti connette all’energia che ti circonda. La magia del Cerchio ti dà accesso all’energia creata dal tuo odio e dalla tua rabbia. Un giorno controllerai a pieno le tue emozioni, ma non ora. >
< Se fossi disperata? > chiese la rossa. < Se la mia vita fosse in pericolo, o quella di chi amo? >
< Qualsiasi cosa tu stia cercando di impedire, provocherà consecuenze ancora peggiori. Salvando tuo padre oggi, hai quasi perso te stessa. Sta a te la scelta, Lily. >

  
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