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Autore: ClaWilde    07/01/2013    1 recensioni
"Benvenuti nel mondo delle apparenze, dove apparire è più importante che essere."
Perchè nell'Upper East Side è così, e Zayn ha la possibilità di sperimentarlo sulla sua pelle. Tra alti e bassi, bugie e mezze verità, riuscirà il timido ragazzo di Brooklyn a guadagnarsi un posto nella New York che conta? Ma soprattutto, riuscirà a non perdere se stesso lungo la strada?
-
-Ogni tanto anche noi abbiamo bisogno di staccare, sai Zayn..- riprese la mora respirando a pieni polmoni l'aria di mare. -Non siamo indistruttibili come pensi.- aggiunse poi, a voce più bassa.
-Oh sì, quello lo immaginavo. Ma non pensavo che prima o poi saresti riuscita ad ammettere le tue debolezze di fronte a me. E' questo, che mi stupisce.-
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'ispirazione per questa storia mi è venuta guardando Gossip Girl (che io aaamo), tuttavia non seguirà l'intreccio del telefilm
ma è simile solo l'ambiente e sono ripresi solo alcuni tratti di alcuni caratteri :)
Spero che qualcuno la legga e le recensioni (positive o negative) sono bene accette,
Quindiii, non mi resta che augurarvi buona lettura
Lots of Love,
Cla

p.s. Questo è un capitolo un po' di presentazione, ma poi la storia prenderà il via per bene, garantisco ;)









 

La Birch Wathen Lenox School era situata sulla 77th Street a Manhattan, più precisamente nell’Upper East Side. Aveva costi proibitivi ed era inaccessibile alla maggior parte dei cittadini newyorkesi. Tuttavia Zayn Malik era riuscito ad ottenere una borsa di studio che, unita ai sacrifici fatti dai suoi genitori, gli permetteva di frequentare quella che era una scuola che gli avrebbe aperto le porte di qualsiasi università, compresa Harvard, il suo sogno da quando aveva compiuto quattordici anni.
 
Erano le otto di mattina di qual 5 settembre, quando Zayn giunse di fronte all’edificio che l’avrebbe ospitato nel suo ultimo anno di liceo, e quasi immediatamente si accorse di essere stato catapultato in un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato.
Il primo indizio era stata la lunga fila di macchine nere dalle quali scendevano ragazzi e ragazze con addosso la divisa della scuola ed un aria altezzosa che lui trovava alquanto irritante.
A Brooklyn, il quartiere da cui veniva Zayn, i ragazzi arrivavano a scuola in metro, in bici o a piedi. I più fortunati arrivavano a bordo di quei taxi giallo senape di cui New York straripava, e che a confronto di quelle lucenti macchine sarebbero sembrati scatolette di sardine del secolo scorso.
 
Natalie Marvol-Astor stava scendendo in quel momento dalla Rolls Royce che l’aveva portata sino all’ingresso della sua scuola quando sentì la voce della sua migliore amica che la chiamava.
Nicole Rockefeller e Natalie si erano conosciute a scuola all’età di sei anni, quando la maestra fece sedere le due bambine vicine, e da qual momento erano state inseparabili. Nicole era bionda, dai i capelli lunghi ondulati e gli occhi nocciola, apparentemente una ragazza semplice ma che studiava ogni dettaglio del suo aspetto prima di uscire di casa per qualsiasi evento (e per lei anche andare a prendere un caffè rientrava nella definizione di “evento”). Natalie era mora con gli occhi verdi, ugualmente elegante ed impeccabile in qualsiasi occasione. Erano il tipo di ragazze capace di far crollare l’autostima di chiunque le vedesse istantaneamente. Ed erano discendenti di due delle famiglie più in rilievo nella società di Manhattan. Quando si dice l’ingiustizia, vero?
-Lynn!- chiamò ancora la bionda, l’unica che poteva permettersi di chiamarla con qual soprannome che Natalie odiava.
-Nicky!- la salutò la mora sorridendole. –Come stai?
-Bene- iniziò l’altra sospirando mentre si avviavano insieme all’entrata –Sono incredibilmente stanca. Dovrebbero inventare una settimana di ulteriore vacanza dopo l’estate, sai, per farci riprendere dai vari viaggi. Credo di soffrire ancora per il jet lag, sono a terra e ho due occhiaie che.. Oh. Mio. Dio!- si interruppe Nicole nel bel mezzo della sua filippica. –Ma quello è..- soggiunse lasciando la frase a metà e facendo un cenno con il capo verso la porta dell’aula di letteratura.
-Sì! Sì, è lui e.. Cosa diavolo ci fa qui?!
Harry Styles, dopo un anno trascorso in non si sa quale college oltreoceano, si ergeva in tutta la sua statura nel punto indicato da Nicole, mentre un gruppo di ragazzine del terzo anno poco più in là lo osservavano parlottando tra loro come se fosse un fantasma o qualcosa del genere. Si erano sparse le voci più diverse su di lui in quei mesi. C’era chi diceva che i suoi l’avessero spedito in qualche altra scuola privata a Londra per tentare di fargli mettere a posto la testa, chi diceva fosse finito in una clinica di riabilitazione per ragazzi “difficili” e chi diceva che fosse scappato di casa ma che lo scandalo fosse stato coperto dalla sua famiglia facendolo passare per un trasferimento. Nessuno sapeva la verità, ma fatto sta che il ragazzo era lì, con la stessa aria snob di puro menefreghismo e superiorità che lo caratterizzava da sempre.
-Secondo te Tomlinson lo sa?- chiese Nicky curiosa.
-Non so, io.. Non me l’aspettavo, sinceramente.
Louis Tomlinson era l’unico che avesse mai avuto la forza ed il coraggio di sopportare Styles; era la cosa che si avvicinava più alla definizione di “amico” che il riccio avesse mai avuto, ed era anche l’unico. Tuttavia la pseudo amicizia che legava i due era giunta definitivamente alla fine con la partenza di Harry, che, a quanto pare, non aveva trovato il tempo né prima della sua improvvisa partenza né durante i suoi dodici mesi d’assenza, di mandargli un messaggio con delle spiegazioni.
Questo giustifica il perché gli occhi di Louis, vedendo la figura dell’ex amico, erano spalancati come se avesse appena assistito allo sbarco degli alieni nel reparto frutta di un supermercato.
Probabilmente Harry si aspettava di trovare, al suo ritorno, tutto esattamente nello stato in cui l’aveva lasciato prima di partire; bè, spiacente deluderla signorino Styles, non basta un mezzo sorriso per risistemare tutto. Il suo ex compagno di sventure infatti, ripresosi dalla sorpresa, lo ignorò apertamente, entrando nell’aula accanto a quella al di fuori della quale si trovava Harry, la cui espressione ora aveva assunto un aria vagamente perplessa. Nessuno lo aveva mai ignorato, era una sensazione alla quale non era abituato. E sicuramente non avrebbe iniziato ora, pensò il ragazzo. Le cose andavano riportate all’ordine.

-Non lo sopporto. Non lo sopporto proprio.- sibilò Nicole con lo sguardo ancora fisso su di lui. –Ritorna dopo un anno e.. Guarda, come si atteggia. Lo prenderei davvero a sberle.-
-Andiamocene Nicky. Non sono affari che ci riguardano..- le sussurrò Natalie avviandosi nella direzione opposta e portando con sé l’amica.
 
-Scusa, sapresti dirmi dov’è l’aula della professoressa Wrighton?
-E tu chi saresti?!
-Zayn, Zayn Malik! E tu sei..?- rispose stupefatto il ragazzo dalla pelle ambrata.
-Styles, Harry. Sei nuovo di qui vero?
-Sì, oggi è il mio primo giorno qui e..- ma il ragazzo non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il suo interlocutore se ne stava già andando altrove, facendo aumentare la sorpresa sul volto di Zayn e aggiungendovi un pizzico di irritazione. Stupidi ricconi.
-Secondo piano, prima porta a sinistra- venne in suo soccorso una voce gentile alle sue spalle. -Ci sto andando anche io; se vuoi, puoi venire con me!
-Grazie- rispose voltandosi,-finalmente qualcuno di gentile!-
-Sei nuovo di qui?- gli chiese un biondino  dall’accento irlandese che aveva parlato.
-Sì, sono appena arrivato! Sai, vengo da Brooklyn e mi sento abbastanza sperduto..
-Brooklyn?- chiese l’altro leggermente.. Macchè leggermente, enormemente sorpreso. –E cosa.. Come mai sei qui?
-Harvard, ecco perché. Un diploma di questa scuola fa una figura decisamente migliore di quello della Public High School di Brooklyn sul curriculum e da anche molte possibilità in più di essere ammessi, credimi.
-Essendo il tuo primo giorno qui mi sento in dovere di spiegarti un paio di cose su quest’ambiente, e non intendo solo la scuola.. Ma prima di tutto, io sono Niall Horan e sono anche io abbastanza nuovo di queste parti, casomai non si notasse!- si presentò allegramente il ragazzo, alludendo probabilmente al suo accento marcato che non era esattamente americano.
-Piacere, Zayn!- rispose entusiasta il moro, contento di aver trovato finalmente una persona normale in quel posto con cui fare amicizia. –Allora, spiegami un po’ come funziona da queste parti..
-Che ne dici se ti spiego tutto oggi pomeriggio di fronte ad un bel caffè?- propose Niall udendo il suono della campanella e avviandosi verso la loro aula. –E’ il tuo primo giorno e non è proprio il caso di arrivare in ritardo alle lezioni!
 
-Second Streeth, Joe’s Coffe Shop- ore 17.00

-Ehi Niall!
-Zayn!- si salutarono i due giovani all’ingresso del bar.
-Vieni entriamo, non vedo l’ora di mangiare qualcosa!- lo incitò l’irlandese entrando. Il posto era decisamente di lusso, con poltrone imbottite rosso scuro e tavolini in legno tanto lucidi da potercisi specchiare. Inoltre ogni tavolo era separato dagli altri da una considerevole distanza, garantendo una privacy straordinaria.
-Wow..- si lasciò sfuggire Zayn ammirando l’insieme del locale.
-Non se ne trovano posti così in giro a Brooklyn, eh?- scherzò l’altro, ridacchiando. –Vieni, sediamoci qui, è il mio posto preferito.- aggiunse poi dirigendosi verso un posto vicino alla vetrina da cui si poteva ammirare tutto il via vai delle persone sul marciapiede.
-Allora, com’è andato il primo giorno alla Birch?- chiese poi Niall dopo che ebbero ordinato.
-Bene direi.. Cioè è stato.. Strano, ma pensavo peggio, quindi direi che sono soddisfatto!
-E’ un po’ difficile ambientarsi, ma una volta che capisci come muoverti e ti ci abitui, diventerà la tua routine.. Almeno, con me, è successo così!
-E’ che in quella scuola sono davvero tutti.. Non so come dirlo, in modo gentile..
-Figli di papà?- suggerì il biondo con un mezzo sorriso.
-Esatto! Cioè ho visto gente arrivare a scuola in limousine e avere maggiordomi ad aprirgli la portiera!
-Sì, qui è sempre così.. Sono i rischi a vivere nell’Upper East Side, ma ci farai l’abitudine vedrai!- rispose comprensivo Niall.
-Tu sei.. Cioè anche tu sei.. così?
-Se per “così” intendi superficiale, snob e odioso, allora no, ti posso assicurare che non lo sono- cominciò Niall, - per il resto, il mio bisnonno fu il fondatore della catena di ristoranti “Le Bernardin”, portata avanti da mio nonno e successivamente da mio padre, quindi diciamo che i soldi non sono un problema in casa nostra.
-Ma pensavo che fosse un ristorante francese!
-Nono, non lo è! In realtà si preparano i piatti tipici di quasi tutte le nazioni, ma il nome è francese per via della mia bisnonna. Lei e il mio bisnonno erano molto, molto innamorati, sai, lei l’ha sempre sostenuto in tutte le scelte, anche quelle più azzardate. Così quando lui ha mollato tutto per mettere su questo ristorantino, per ringraziarla, gli ha dato il suo nome, Bernardin, appunto.
Zayn aveva capito a quale catena si riferiva. Sapeva che ce n’era uno anche a Manhattan di quei ristoranti, e sapeva che sua madre risparmiava da mesi per potersi permettere una cena lì con suo padre; tuttavia, inutile a dirlo, le liste d’attesa per le prenotazioni sembravano infinite. Si immaginò la sua faccia quando le avrebbe detto che il suo nuovo amico era il pronipote del fondatore!
-L’altro ragazzo che hai incontrato oggi invece, quello era Harry Styles. Suo padre è un magnate del mercato immobiliare, e sua madre non si è mai capito bene dove sia e cosa faccia.. Comunque se fossi in te starei alla larga da lui. E’ ritornato oggi dopo un anno di assenza, nessuno sa dove sia stato.. E’ conosciuto nell’istituto per la sua superbia e maleducazione e in più.. Oddio!- si interruppe bruscamente Niall fissando l’ingresso e diventando quasi del colore del velluto delle poltrone. –Quelle due appena entrate.. No, non girarti ora a guardare! –lo rimproverò prima di proseguire –Sono Nicole Rockefeller e Natalie Astor. Vengono anche loro nella nostra scuola e sono delle specie di idoli. Ecco, ora ci passeranno di fianco e potrai vederle.- concluse ammutolendo di botto e iniziando a sorseggiare il suo cappuccino ormai freddo.

-Ciao Nicole!- esclamò di colpo facendo prendere un colpo sia a Zayn sia alle due ragazze.
-Ciao..- disse lei lasciando in sospeso la frase, leggermente confusa.
-Niall! Sono con te nel corso di biologia!- le ricordò il biondo con un sorriso che andava da un orecchio all’altro stampato in faccia.
-Oh, certo! Ora ricordo.. Bè, ci si vede a scuola allora Niall, eh!- tagliò corto lei allontanandosi con l’amica, che li salutò con un cenno ed un sorriso tirato.

-Quindi.. Carina quella Nicole!- buttò lì Zayn dopo che le due furono ad una distanza di sicurezza, osservando il volto del suo amico abbandonare il rossore di poco prima e ritornare pian piano normale.
-Sì, bè.. Normale direi, nulla di che..- rispose lui con finta indifferenza. –Ma comunque non mi guarderà mai. Lei non.. Non è alla mia altezza, purtroppo.-
-Ooh ma non dire cazzate Niall! Potresti chiederle di uscire, ed io sono convinto che acconsentirebbe!-
-Sì, bè io non.. Non so, immagino che forse.. Boh sì sai un giorno magari, però..- Zayn, accortosi del fatto che Niall stava ritornando ad avere il colorito delle poltrone su cui erano seduti, e che stava avendo evidenti difficoltà a formulare una frase di senso compiuto, decise di lasciar cadere quell’argomento (per il momento) e fargli una domanda che aveva in testa da un po’.
-Ma tu invece? Cosa ci fai qui?
-Io?- si riprese d’un tratto il biondo- Bè sai studio e ogni tanto esco, ci sono un sacco di feste, e..
-No intendo in America. Hai un accento diverso, boh, sull’inglese o giù di lì!
-Irlandese, prego. I cromosomi del mio DNA sono verdi, bianchi e arancioni, fino all’ultimo!- ribattè lui fieramente. –Sono qui per via dei miei genitori.. Noi abitavamo a Dublino prima, ma per mio padre era più comodo trasferirsi qui, sai, per gestire gli affari e tutto. Quindi eccomi, io e mia sorella abbiamo dovuto seguirlo ed abitiamo a New York da ben due anni ormai. Ma abbiamo comunque tenuto la casa in Irlanda, ci torniamo ogni estate.. E’ sempre la nostra patria alla fine!
-Dev’essere stata dura..
-Quasi quanto lo è stato per te abbandonare la tua scuola e venire alla Birch. Un pochino di più, forse..- ammise Niall senza però smettere di sorridere gentile.
-Però questo posto in fondo non è così male..- aggiunse Zayn, guardando al di fuori della vetrina.
-Sì, ma.. Non lasciarti incantare, amico. La parola d’ordine qui è apparenza. Potrà anche sembrarti tutto perfetto a prima vista, tutti che si vogliono bene, baci, abbracci, galà e vestiti nuovi. Ma sotto la superficie liscia e luccicante, c’è più marcio di quanto tu possa immaginare. Ho sentito di corruzione, tradimenti, ipocrisia e chi più ne ha più ne metta.. E’ meglio stare lontani da certe persone e farsi solo gli affari propri; sembra di essere in uno di quei film girati nel Bronx a volte! Ed è una società così chiusa.. In due anni io non sono ancora riuscito ad integrarmi! Per fortuna che questo è l’ultimo anno..- concluse il biondo tirando un sospiro di sollievo. –Ma comunque non farti buttar giù da queste cose! Sono sicuro che andrà tutto bene e ci divertiremo!- riprese poi, tornando al suo solito ottimismo.
-Certo, sicuramente..- rispose uno Zayn un po’ titubante, continuando a ripensare, tuttavia, alle parole dell’amico.
 
-E così questo Niall.. Chi sarebbe?- chiese Natalie sollevando un sopracciglio con aria inquisitoria e dando il primo sorso al suo caffè nero bollente, appena dopo che la coppia che le aveva salutate (in realtà che aveva salutato solo Nicole, ma dettagli) fu uscita dal locale.
-Mh, non so, uno che fa biologia con me a quanto pare..- cominciò distrattamente la bionda girando il cucchiaino nella sua tisana –Ah sì, ora ricordo!- si illuminò poco dopo –è quello che mi fissava sempre a pranzo! L’irlandese, quello nuovo!
-Carino, non trovi?- domandò ancora la mora.
-Mh, sì.. Normale.- fece l’altra con un’alzata di spalle.
-Nicky..- replicò con tono serio Natalie –Non dirmi che c’è ancora Styles..
-NO! Assolutamente no. Quella è acqua passata ed io.. No, Lynn, non se ne parla nemmeno. Voglio solo un periodo di riposo dai ragazzi, ecco. Finora mi hanno portato solo guai.
Natalie lasciò che la sua amica continuasse a balbettare spezzoni di frasi senza senso per un po’, prima di dirottare il filo del discorso sulla festa in programma per quel venerdì sera, la Festa d’Inizio Anno. Ma in fondo tutte e due sapevano che Nicole, ad Harry Styles, ci pensava ancora eccome. Avevano fatto due anni di tira e molla prima che lui sparisse nel nulla, e lei non riusciva proprio a mandar giù il fatto che lui non le avesse dato spiegazioni. Ed ora era tornato, e tutti gli sforzi che lei aveva fatto per far finta che non le importasse minimamente erano svaniti, come per magia. Puff. Il suddetto ragazzo aveva la fama di sciupafemmine e puttaniere all’interno della scuola (fama che si era valorosamente meritato in realtà), e Nicole lo sapeva. Ma sapeva anche che alla fine lui sarebbe tornato da lei ogni volta. E aveva ragione. Solo che non sapeva come definire il loro rapporto.. Ammesso che quello fosse per davvero un rapporto.
Amore?
Egoismo?
Masochismo?
Si era chiesta per un unno, per dodici lunghissimi mesi, il perché di quel suo silenzio, senza trovare una dannata risposta. E lo odiava per questo, davvero.
Ma, come diceva Shakespeare, “Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò sempre nella tua mente.”
 
 
Ore dopo ognuno era in casa sua, ognuno perso nei suoi pensieri.
Zayn, ripensava alle parole di Niall, che gli aveva praticamente predetto un anno da semi emarginato. Ma pensò anche che in fondo un amico l’aveva già trovato, ed era un grande passo.

L’irlandese biondo pensava che forse avrebbe davvero dovuto chiedere a quella ragazza di uscire. Alla fine cos’aveva da perdere? Ma poi scosse la testa, divertito da se stesso, e tornò a guardare il film in televisione.

Nicole era confusa, come mai prima d’ora. E decise che una doppia camomilla preparata dalla domestica forse l’avrebbe aiutata a non passare la notte in bianco.

Natalie, come le succedeva spesso in quel periodo, si sentiva sola in quella casa immensa. E avrebbe tanto voluto qualcuno con cui guardare il panorama fuori dalla vetrata del suo salotto e fantasticare sul futuro.

Louis era seduto alla scrivania tentando disperatamente di finire i compiti per l’indomani. Erano quelli estivi in realtà, ma lui se n’era completamente dimenticato, come al solito. E, dal fondo della sua testa, una vocina continuava a ripetergli: è tornato, e non ti ha detto nulla.

Harry, per la prima volta nella sua esistenza, si sentiva un estraneo in casa sua. E decise di rimediare; costi quel che costi.



Ringrazio in anticipo chi è arrivato fin qui dal profondo del mio cuore *-*
Ah, e perdonate gli eventuali errori di battitura ahaha!

 

 
 
 
  
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