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Autore: Angela_Hazza    07/01/2013    1 recensioni
Un giorno piovoso, forse il più piovoso di tutto il mese di novembre..
La strada non è molta, ma comunque è l’unica stradina dove il buio regna sovrano.
Con il cappuccio in testa,la camminata veloce e la testa bassa mi diressi a casa.
Ad un certo punto sentii dei passi dietro di me...
La fievole luce di un lampione illuminava quella sagoma paurosa mostrando un ragazzo di diciannove, forse vent’anni, dagli occhi tanto neri che parevano fessure; un po’ di barbetta che gli incorniciava il viso e un sorriso che mi spaventava a morte, aveva la carnagione scura, dai suoi tratti potevo capire che era mulatto; ma i capelli non li vedevo perché erano coperti dal cappuccio grigio...
-Ti prego lasciami andare!-
Sembrava che nemmeno mi sentisse, ma io sentii perfettamente la slip dei suoi pantaloni aprirsi e..
Genere: Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 
Un giorno piovoso, forse il più piovoso di tutto il mese di novembre!
Finalmente torno a casa, dopo la lezione di canto, sotto la pioggia senza ombrello e con il freddo che mi congela il respiro.
La strada non è molta, ma comunque è l’unica stradina dove il buio regna sovrano.
Mi ero pure scordata le cuffiette a casa, e l’unico suono era la pioggia e i miei piedi che si inzuppavano sempre di più di pozzanghera
In pozzanghera.
Con il cappuccio in testa,la camminata veloce e la testa bassa mi diressi a casa.
Ad un certo punto sentii dei passi dietro di me, per la paura aumentai il passo e i passi dietro aumentarono con me.
Non mi girai nemmeno per vedere chi poteva esse, continuavo per la mia strada mentre mi ripetevo mentalmente le poche  mosse che conosco dell’autodifesa.
I passi sparirono e con loro la mia ansia, incominciai a rallentare e a ritrovare il giusto ritmo del respiro.
Alzai la testa e vidi una figura davanti di me, probabilmente maschile, con il cappuccio che copriva il volto,
le mani a pugno e le gambe lievemente divaricate.
Sembrava che stesse aspettando me.
Ma chi è? Che cosa vuole da me?
La paura ebbe il sopravvento su di me e le mie gambe iniziarono a tremare e il respiro divenne più pesante.
Iniziai ad indietreggiare ma incontrai un muro, cazzo, ero in un vicolo cieco e l’unica via era dove c’era quella figura che pian piano veniva verso di me con un sorriso spaventoso.
-Non avere paura piccola, prometto di non farti troppo male-
Che cosa vogliono dire quelle parole? Ia paura mi pervase.
La fievole luce di un lampione illuminava quella sagoma paurosa mostrando un ragazzo di diciannove,
forse vent’anni, dagli occhi tanto neri che parevano fessure; un po’ di barbetta che gli incorniciava il viso e un
sorriso che mi spaventava a morte, aveva la carnagione scura, dai suoi tratti potevo capire che era mulatto;  ma i capelli non li vedevo perché erano coperti dal cappuccio grigio.
Cercai disperatamente di gridare aiuto, ma la voce mi si bloccava in gola e comunque lì non mi avrebbe mai sentito nessuno.
Provai a spingerlo via per scappare, ma lui mi prese per un braccio e mi sbatté di nuovo contro il muro e con
un gesto veloce mi bloccò le spalle con le sue braccia e mise una gamba in mezzo alle mie bloccandomi definitivamente.
Iniziai a piangere, ma le mie lacrime si confondevano con la pioggia.
-Ti prego lasciami andare!-
Sembrava che nemmeno mi sentisse, ma io sentii perfettamente la slip dei suoi pantaloni aprirsi
e pochi secondi dopo un dolore atroce mi colpì, partiva dalla mia femminilità fin su sullo stomaco, volevo accasciarmi a terra,
ma lui non me lo permise, mi continuava a tenere prigioniera fra le sue braccia, continuando a spingere sempre di più facendomi morire dentro.
Le lacrime non finivano più, e le urla vennero fuori di colpo da quanto dolore avevo; urlavo così forte che mi tappò con la mano la bocca, quasi a soffocarmi.
Sentii le ultime spinte ancora più forti e ancora più dolorose, poco dopo caddi a terra e sentii solo l’asfalto sotto di me,
e passi che correvano via; scappavano da me dopo avermi violentata. A quindici anni la mia verginità se ne è andata con lui, chiunque fosse, assieme al mio orgoglio.
Non mi alzai più da terra, continuavo a stare distesa con la pioggia che mi pizzicava la testa e le lacrime che non finivano,
comunque non mi sarei sentita meglio. Il mio cellulare squillò e sopra c’era scritto: Louis =)
Il mio fratellone si era accorto che finalmente mancavo, risposi a fatica e la mia voce era spezzata, colpa delle lacrime; le uniche parole che mi uscirono furono:
-Louis! Aiutami ti prego!-
Cadde la linea e mi raggomitolai su me stessa per provare a placcare il dolore
che mi stava divorando molto velocemente, mentre aspettavo un miracolo.
 
 
 
Spazio autrice:
Ciao a tutti =) mi presento, mi chiamo Angela
e ho quindici anni, sono di Venezia…

Okay, è piuttosto forte come inizio..
Spero che vi sia piaciuto, ci vediamo preso, recensite ;) Bye bye Engi xx
  
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