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Autore: Sar_    08/01/2013    11 recensioni
C'è una ragazza, alla Beacon Hills High School, che non è mai stata notata. Ma lei c'era. C'era sempre. In disparte, vivendo la sua vita, ma c'era. E se qualcuno si accorgesse di lei? Se quel ragazzo si voltasse e la guardasse, per la prima volta, dopo tutte le sue preghiere? Se qualcuno nell'ombra approfittasse di tutto questo per trarlo a suo vantaggio? E se ci fosse qualcosa, ancora più a fondo nell'oscurità, in un regno di terrore e buio, che stesse tornando in superficie? Sta per scoppiare una guerra, e a ognuno dei tre schieramenti servono soldati.
......
Questa storia mi è venuta così, di getto, mentre spulciavo tra le fan fiction su teen wolf. Diciamo che è una mia versione della serie e delle origini dei lupetti. Può essere anche presa come una 'Bibbia' del soprannaturale.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter two:  Bad feelings.

 

 

Appena entrai nell'aula di chimica, varie emozioni si sovrapposero.

 

Leggero sollievo.

 

Ero riuscita ad andarmene senza inciampare, mantenendo un minimo di dignità.

Almeno non ero fuggita a gambe levate, strillando come un'ossessa “È IL MIO VICINO D'ARMADIETTO!” come ero tentata di fare.

 

Angoscia.

 

Dopotutto, ero appena entrata nell'aula di chimica.

Quel giaguaro con le mestruazioni alias il professore stava appollaiato sulla cattedra, scrutandoci come se stesse decidendo una morte dolorosa per ognuno di noi. Mi avviai sul fondo, nel banco doppio più vicino alle finestre e lontano dalla cattedra. Ero una dei primi. Un minuto dopo, contemporaneamente al suono della campanella, arrivò la massa degli altri alunni, che spensero le risate appena intercettato il professore, con piccoli colpi di tosse o abbassando la testa.

 

Timore.

 

Nessuno sembrava deciso a sedersi accanto a me.

Non era una novità.

Qualcuno ogni tanto provava ad attaccar bottone, ma si scocciavano quasi subito delle mie risposte ironiche e secche.

L'ho già detto che non faccio subito amicizia, no?

Ma se quell'anno, il secondo, quando tutti hanno già fatto amicizia e formato i “branchi”, non fossi riuscita a farmi degli amici?

Non potevo stare per sempre con il cane o i figli dei vicini, (età media 4 anni).

 

Vergogna.

 

Cos'avrei fatto quando mi sarei ritrovata di nuovo accanto a lui, agli armadietti?

Ci avrei parlato?

Mi avrebbe parlato?

Avrei fatto altre figure?

Oh, ovvio che avrei combinato qualcosa di stupido e autodistruttivo.

Era dalla terza elementare che ero cotta di lui.

Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua semplicità, mi ero innamorata di questo.

Ed ero rimasta sempre nell'ombra, cercandolo con lo sguardo nei corridoi, sbirciandolo durante chimica, storia e geografia (le lezioni che frequentavamo insieme), stalkerando la sua pagina facebook.

Ma lui non mi aveva mai notata.

E non mi era mai andato completamente giù.

 

Terrore.

 

Ma un momento.

Ero a chimica.

Questo voleva dire che lui era nell'aula.

La scrutai da cima a fondo, ma niente, lui non c'era.

In ritardo, per cambiare.

Il terrore aumentò quando mi resi conto che rimanevano solo tre persone senza compagno: lo strano ragazzo dark che passava gli intervalli nei bagni con la sua ragazza piena di piercing, un ragazzo in prima fila dritto davanti alla cattedra e io. La mia ultima speranza era McCall.

Dove c'era McCall, c'era anche lui.

Il terrore arrivò al culmine quando mi accorsi che era esattamente davanti a me.

Mi sfuggì un gemito di orrore.

 

No, non è possibile.

Non il PRIMO GIORNO!

 

Entrò di corsa, all'improvviso, guardandosi intorno come un cucciolo smarrito.

Cercava qualcuno.

Non cercava me.

Cercava Lydia.

 

Rabbia.

 

Feroce e distruttiva, cominciò a ribollirmi dentro, tanto che fui sul punto di alzarmi e tagliarle la testa tranciandola con il righello della lavagna, ma strinsi i pugni e mi conficcai le unghie nella pelle.

 

Dimenticavo: ho seri problemi a controllare i miei sentimenti.

Sono impulsiva e tendente alla fuga.

Come le lepri e i cerbiatti, solo meno carina e coccolosa.

 

«Stilinski, vedo che ha deciso di unirsi a noi!» esclamò il giagu... cioè, il prof.

 

«Ovviamente, non mi perderei mai una delle sue fantastiche lezioni, signore!» rispose Stiles, trotterellando fino al suo amico.

Si scambiarono un pugnetto amichevole, poi si sedette con noncuranza accanto a me.

 

Il mio respiro si fermò.

 

M'imposi di non fissarlo e cominciai a scarabocchiare sul blocco.

Magari, se avessi provato a parlargli...

No, dovevo aspettare.

Sono i ragazzi che fanno la prima mossa, no?

Sì, certo, nei libri harmony e nei film, ma non nella realtà.

Nella realtà, le ragazze timide e single rimangono timide e single.

Mi riscossi dai miei pensieri e mi accorsi che avevo disegnato una decina di “S”, in vari formati e con dei cuoricini attorno.

Sussultai, sbuffai e cominciai a cancellarle con il bianchetto.

 

Quanti anni hai, Emma, otto?

 

«Signorina Lightwood, spero che il suo nuovo compagno di laboratorio non stia già avendo un'influenza negativa su di lei. Anche se, in realtà, penso che la sua media non potrebbe peggiorare ulteriormente.»

 

Mollai il bianchetto e alzai lo sguardo.

Il professore era a un metro da me e Stiles, e incombeva sulla mia bassa statura come un falco accusatore.

Mi sforzai di sostenere il suo sguardo, come avrebbe fatto una ragazza coraggiosa, ma poi lo abbassai sul quaderno, voltando pagina e scrivendo in grande I cristalli”.

Il falco-giaguaro se ne tornò alla lavagna, scribacchiandoci lettere e numeri che mi risultavano incomprensibili. Strappai la pagina scarabocchiata e continuai a sbianchettarla, tentando di ignorare i borbottii e gli sguardi del resto della classe.

Stiles sembrò accorgersi di me solo in quel momento.

 

«Hey, tu sei quella dell'armadietto, giusto?» mi chiese a bassa voce, con un sorriso stampato in faccia.

Annuii, senza alzare lo sguardo.

Probabilmente, se l'avessi fatto mi sarei persa per sempre nei suoi lineamenti, o avrei respirato un po' del suo profumo, e sarei svenuta di botto.

Lo vidi sporgersi verso il mio banco, per osservare il foglio scarabocchiato.

 

«E chi sarebbe questo “esse”?» chiese incuriosito, appoggiando il mento su un pugno come un bambino.

 

Tu, idiota! Fui tentata di rispondergli, ma feci spallucce e risposi diversamente.

 

«Il mio...» la voce uscì roca. Tossicchiai, e quando stavo per completare la frase lo fece lui al posto mio.

 

«Ragazzo?» lo fissai. Niente, non c'era traccia di gelosia.

 

Che palle.

 

Alzò lo sguardo, visto che non rispondevo, e mi ritrassi appena mi resi conto di quanto eravamo vicini.

Più di quanto non lo fossimo mai stati.

 

«Hem... cane.» lui sembrò sorpreso, poi scoppiò a ridere.

Probabilmente pensava che stessi scherzando, che una ragazza non possa essere così sola.

Si sbagliava solo in parte.

Feci per parlare di nuovo, ma fui bloccata sul nascere.

 

«LIGHTWOOD!» sobbalzai, sorpresa e spaventata, al suono della voce tonante del professore.

 

«Mi sembrava di averla avvertita. Che ne direbbe di fare un salto in aula punizioni, dopo le lezioni?» oh, merda.

 

«Mi scusi, è colpa mia prof!» disse Stiles.

 

Mi stava difendendo!

 

E chi se ne frega della punizione, il mondo forse cominciava a girare nel verso giusto!

 

«Allora non le dispiacerà raggiungere la sua compagna, oggi pomeriggio...»

 

Meglio che niente! pensai, mentre Stiles si accasciava sulla sedia e si girava verso di me dicendo “Scusa” con labiale.

 

Scott, davanti a noi, ridacchiava.

 

Solo in quel momento mi ricordai che, in tutti quegli anni, non mi ero mai presentata a Stiles, mentre io sapevo praticamente tutto di lui.

 

La campanella suonò, e prima che potessi farlo i due si alzarono.

 

Stiles mi salutò con un cenno della mano tesa sulla fronte, come un capitano.

 

Io risposi allo stesso modo, probabilmente con un sorriso ebete sul viso che scacciai subito dopo che i due scomparvero oltre la porta.

 

Non avevo per niente fretta di andare a inglese. Lui non era nella mia stessa classe.

 

Raccolsi le mie cose lentamente e le ficcai in borsa. Ero rimasta l'ultima nell'aula.

 

L'ultima a parte il condor.

O era falco?

 

«Ah, Lightwood!»

 

Mi bloccai sulla porta.

 

«Se i suoi voti miglioreranno un po', potrei decidere di... creare un programma di tutoring. Il suo compagno di laboratorio si è reso disponibile per dei crediti giusto stamattina.»

 

Era... complicità, quella che era comparsa sul suo viso?

Stava cercando di scambiare il mio impegno nello studio con una maggior concentrazione di Stiles su di me?

Era davvero così disperata la mia situazione?

 

Non risposi. La mia espressione bastava.

 

Mi avviai a passo incerto verso l'aula di algebra, con l'aria di una che ha appena ricevuto una padellata in testa.

Mentre camminavo per i corridoi, mi fermai di colpo.

 

Compagno di laboratorio?

 

I compagni di laboratorio, solitamente rimanevano gli stessi per almeno il primo trimestre.

 

Avrei passato ogni singola ora di biologia vicina a lui.

 

E forse anche le ore di tutoring.

 

L'adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene come un fiume in piena, mentre partivo in corsa verso una noiosissima lezione di algebra.

 

Il mio entusiasmo non svanì neanche quando caddi a faccia a terra, inciampando in un portaombrelli.

 

Mierda.




I'M BAAACK!

 

Okay, avete presente che avevo detto che avrei pubblicato giovedì?

Non ce l'ho fatta a resistere, HAHAHA

Siete state talmente dolci che ho dovuto pubblicare due giorni in anticipo.

Questo capitolo è molto più lungo del primo, e i prossimi saranno tutti di circa quattro pagine writer. Per capirci, il primo era di due e questo è di 6. Saranno una via di mezzo, ecco.

Il prossimo capitolo lo pubblicherò... mh, martedì?

E martedì sia.

Okay, da ora pubblicherò tutti i martedì, regolarmente.

Vi voglio bene, asghjkl <3

Sara.

 

  
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