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Autore: Chrysalide    08/01/2013    0 recensioni
Un universo deserto, popolato da infinite essenze argentee.
Ognuna di loro rappresenta qualcuno, a cui si assolverà al momento della nascita di questo, spirando da quel niente e trasformandosi in coscienza.
Nasce così una bambina, la quale essenza non si sentiva come le altre. Dai punti di vista poteva essere considerata speciale.. o semplicemente diversa.
Questa storia percorre la vita di questa bambina, seguendola nella crescita, tra i suoi pensieri e le sue opinioni, tra le sue politiche, tra le sue afflizioni, tra i suoi mostri e tra le conseguenze.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola aveva smesso da poco di prendere il latte.
Paolo aveva avvicinato la branda al letto, e ci si era sdraiato. Si massaggiava le tempie con le dita della mano destra, la testa gli faceva ancora abbastanza male.
Carla non aveva smesso un attimo di fissare la bambina, la scrutava, come se in tutta la perfezione che poteva rappresentare per lei potesse trovare qualcosa che non la convinceva, qualcosa che stonava ai suoi occhi, ma non sapeva davvero dire cos'era.
"Ehi, che nome vogliamo darle?" disse ad un certo punto, interrompendo quel silenzio che la stava inquietando. Paolo aprì gli occhi, e si mise a sedere guardandole.
"A me è sempre piaciuto Jenna, ma mi sembra un nome poco serio."
"Già, è bello ma pensiamo a qualcos'altro.. buttiamo giù una lista.
A me piacciono molto i nomi stranieri, lo sai.. francesi, come Jaqueline o Janet"
"Mi piace Janet. Altri?"
"Fammi pensare.. Adele, Thara, Dhana, Maya.. ahah oddio, non so quale sia il più bello!"
"Cavolo, è difficile scegliere"
"Se continuiamo diquesto passo non avrà mai un nome"
Paolo corrugò la fronte per un momento, era incerto se dire quello che stava pensando o no.
"Perché quella faccia?" gli chiese Carla, quell'espressione non le tornava per niente.
"Rose?" disse Paolo dopo qualche secondo di titubanza. Il nome gli uscì fuori dalla bocca come un'esplosione, come quando un toro imbestialito viene liberato dalla piccola gabbia in cui viene fermato poco prima del rodeo. Carla lo guardò notando l'aria un po' stravolta, poi guardò la piccola e si mise a sua volta a riflettere, il nome stava iniziando a piacerle.
"Sai, mia nonna si chiamava così. Non era una donna molto amata, ma io al contrario le volevo davvero bene, le ero affezionato parecchio. Mamma mi diceva sempre di non stare troppo con lei, di riguardarmi bene ma non capivo perché, io la vedevo come la persona più buona del mondo, per questo non l'ascoltavo. Mi ricordo che ogni volta apriva la porta accogliendoci -o meglio, penso sia più vero dire accogliendoMI- con il suo solito sorriso generoso che le faceva venire le fossette sulle guance. Quando mi vedeva i suoi occhi azzurri iniziavano a brillare, e ammetto che questo mi faceva sentire come se fossi "speciale", in qualche modo.. E poi aveva sempre la solita acconciatura, raccoglieva i suoi capelli nella stessa crocchia vaporosa che sembrava un peluche. Mi piaceva pensare che i suoi capelli fossero fatti di neve, tanto che erano bianchi.
Appena mettevo piede in casa sua mi dava uno dei cioccolatini che preparava per me ogni volta che sapeva che sarei andato a farle visita. Tutte le volte erano diversi, a volte con le nocciole o con le mandorle, con la frutta, glassati, pralinati, colorati, e i miei preferiti: col succo di frutta dentro. Normalmente c'è il liquore dentro quei tipi di cioccolatini, lei li personalizzava apposta per me.. Erano talmente buoni che quasi quasi sentivi anche il sapore di tutto l'amore che ci metteva."
Carla a queste parole sorrise. Conosceva suo marito e adorava quando mentre raccontava si faceva trasportare dalla sua nostalgia del passato, perché rendeva le sue storie tremendemante dolci.
"Non sai che ti sei persa! E poi la sua voce.. la sua voce calda, che era la mia ninnananna preferita prima di dormire, e la voce che cercavo ogni volta che volevo rassicurazioni."
"Le volevi proprio bene eh?" lo interruppe. Questa volta fu lui a sorridere.
"Già, ci tenevo non sai quanto" abbassò gli occhi.
"E poi? continua" gli piaceva raccontare le cose a sua moglie perché gli dava spago, sentiva che le piacevano e la cosa gli dava molta soddisfazione. A tutti fa piacere essere ascoltati, e lei lo faceva, quindi non la fece attendere.
"E poi.. quando avevo circa 13 anni i miei mi dettero la notizia che la nonna non c'era più." Paolo s'incupì come Carla non aveva mai visto e quasi si spaventò.
"Com'è successo?" aveva paura a fargli quelle domande perché temeva di riportarlo a ricordi con cui sicuramente voleva chiudere, ma in fondo era sua moglie, e certe cose di suo marito le voleva sapere.
"Mi dissero che voleva andare a trovare il nonno, perché le mancava, ma non ero più un bambino al punto di credere a certe cose, quindi chiesi la verità. I miei fecero passare un giorno o due prima di dirmelo, avranno voluto prendersi un po' di tempo per pensare, credo. Poi mi misero al tavolo, sedendosi entrambi davanti a me. Sembravano due statue, e avevano un'espressione bruttissima che non mi dimenticherò mai. Mia madre mentre parlava cercava di tenere la voce più controllata che poteva, papà invece stava semplicemente muto e fissava un punto nella parete dietro di me.
Insomma, con tutto il tatto che si può usare con un bambino di quell'età mamma mi disse che la nonna si era suicidata. Aveva dei problemi mentali, che la portarono a questo." concluse così, non volle dire altro.
"Tesoro.. mi dispiace che sia andata così" Carla gli prese la faccia con una mano e si sporse un po' verso di lui, quel poco che bastava per fargli capire che voleva baciarlo. Lui si avvicinò e nel bacio che gli venne dato sentì quanto sua moglie gli era vicino. Poi, a malincuore, si staccò.
Dal niente entrò una giovane infermiera, sorprendendo tutti e due. Aveva una cartellina verde acqua tra il braccio, e i capelli lisci le ci finivano sopra da quanto erano lunghi.
"Buongiorno! Sono l'infermiera di turno, e sono nuova. Mi è stato detto dal medico di venire qui per chiedervi se avevate scelto il nome per la piccolina" chiese sorridendo.
"Rose" rispose di scatto Carla, lasciando Paolo molto sorpreso.
“Si chiamerà Rose” disse di nuovo, con più calma.
“Complimenti, bellissimo nome. Anche mia madre si chiama così!” tirò fuori la cartellina e ci appuntò il nome, poi si dileguò salutando cortesemente.
Paolo si voltò subito da Carla appena l’infermiera chiuse la porta
“Pensavo che per come era finita la faccenda di mia nonna non glielo avresti voluto mettere!”
“Ho capito quanto tenevi a tua nonna, e magari quanto ti avrebbe fatto piacere che tua figlia portasse il suo nome, quindi.. se è una cosa che può farti così piacere sono più che felice di accontentarti. In fondo poi Rose è davvero un bellissimo nome, come ha detto la ragazza” gli rivolse un sorriso di pura felicità.
“Ti ringrazio davvero tantissimo, si, mi farebbe molto piacere sinceramente.. grazie.” La baciò cercando di trasmetterle più amore possibile. E in effetti il messaggio le era arrivato, riempiendole il cuore.
“Grazie di cosa? Ehi Rose, saluta papà" sussurrò avvicinandosi alla morbida testolina prendendo il braccetto cicciuto tra le dita e muovendolo, imitando un saluto.
  
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