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Autore: LadyDaredevil    09/01/2013    3 recensioni
"Sentiva di avere una missione: capire dove si dirigeva ogni volta che usciva dal castello.
Doveva ammetterlo, quello era diventato il suo chiodo fisso, il motivo che lo spingeva ad alzarsi la mattina e il pensiero che lo accompagnava la notte"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 12: Incantesimi e pergamene

L’aria natalizia aveva messo Ron di buon umore. Il freddo era sopportabile, l’aria era secca e profumava di abeti. La neve era caduta abbondantemente su Hogwarts, rendendo tutto bianco, nascondendo quasi completamente il lago, gelando le finestre e permettendo a ragazze e ragazzi di divertirsi con le palle di neve. Finalmente stavano arrivando le vacanze e per qualche giorno non avrebbe dovuto vedere professori, libri, studenti e gente indesiderata.

La neve rendeva il cortile candido e luminoso e Ron amava passare lì i suoi pomeriggi, coperto fino alle orecchie dalla pesante sciarpa di lana che sua madre aveva fatto per lui.

Si chiedeva spesso cosa faceva Harry in quei pomeriggi oziosi, cosa pensava e come aveva preso il fatto che da giorni lo evitava, nascondendosi ogni volta che lo vedeva nei paraggi.

Il fatto era che Ron non riusciva a sopportare che l’amico gli avesse mentito così spudoratamente, come se non fosse successo niente. Lui non era in grado di fingere di non aver visto niente, e non poteva neanche rischiare di dire a Harry che li aveva visti. Sarebbe morto dall’imbarazzo nel momento in cui avesse confessato, e l’amico avrebbe di certo capito che non era la prima volta che lo coglieva in atteggiamenti intimi con Malfoy.

Inoltre aspettava ancora un attacco da Malfoy, che stranamente aveva tenuto la bocca chiusa. Aveva anche pensato che magari in realtà il biondo non lo aveva davvero visto. Ma come si spiegava lo sguardo che gli aveva lanciato? Lo guardava direttamente negli occhi, consapevole della sua presenza e del suo evidente imbarazzo.

Pensava che Malfoy avrebbe sfruttato quella cosa a suo vantaggio, per allontanarlo per sempre da Harry, ma non stava succedendo niente e questo rendeva Ron ancora più inquieto.

Stava proprio pensando a questo, quando vide il biondo avvicinarsi a lui. Con la sua solita grazia, si mise a cavalcioni alla piccola panca di legno su cui Ron era seduto.

«Carotina, che piacere vederti. Come te la passi?»

«Cosa vuoi Malfoy?» chiese Ron, parlando a senti stretti.

Cercò di mantenere lo sguardo in avanti, come se volesse ignorare il ragazzo che era accanto a lui. Sperava di non doversi pentire di quello che aveva fatto, perché sicuramente Malfoy aveva un piano in mente, se era venuto a parlargli di proposito.

«Niente, volevo assicurarmi che tu stessi bene»

«Non dovrei stare bene?» lo sfidò Ron, voltandosi verso di lui.

Sul volto del ragazzo c’era un odioso sorriso, un ghigno di sarcasmo e arroganza.

«Non saprei, dopo la visione che hai avuto pensavo non ti sentissi molto bene»

«Non so di cosa parli» borbottò il rosso, cercando di mantenere i nervi saldi. Non voleva dare a Malfoy la soddisfazione di vederlo crollare. Avrebbe tenuto duro fino alla fine, impedendosi di lasciare trapelare qualcosa.

«Oh, non dirmi che non ti è piaciuto lo spettacolo»

Ron deglutì a fatica, sapendo esattamente a cosa Malfoy si riferiva. La sua espressione stava già svelando tutto il suo imbarazzo, ma non poteva permettersi di dargliela vinta.

«Strano, mi era sembrato che tu fossi abbastanza interessato. Avevi proprio la faccia di uno che gode nel guardare gli altri. Non è così?»

«Non è così» rispose Ron, mantenendo un certo contegno.

«Non ci credo, per niente. E dimmi, non stavi forse pensando che ti piacerebbe prendere il mio posto?»

«Il tuo posto? Neanche morto» rispose in fretta il rosso, questa volta sicuro della risposta. Per niente al mondo avrebbe voluto essere un Malfoy, un Mangiamorte, un Serpeverde. Avrebbe preferito la morte a quel destino.

«Sicuro? Non ti piacerebbe… diciamo così.. prendere il mio posto quando sono con Harry?»

Ron rimane immobile. Gli occhi sgranati, spaventati dalla piega che il discorso stava prendendo.

All’improvviso capì che doveva allontanarsi immediatamente da lì, prima di combinare un disastro. Provò ad alzarsi, ma i riflessi del biondo furono molto pronti. Lo afferrò per un bracciò, facendolo risedere e bloccandolo sulla panca.

Ron chiuse gli occhi, non aveva via di scampo e non poteva trattenersi ancora per molto.

Malfoy si avvicinò leggermente a lui, come se volesse parlargli in un orecchio.

«Potresti… vediamo un po’… baciarlo» disse, con voce suadente.

«Toccarlo…»

Ancora un bisbiglio, la voce sempre più flebile.

«Assaggiare la sua pelle…»

I brividi scossero Ron, facendogli spalancare la bocca.

«Guardarlo come non lo hai mai visto»

Il respiro iniziò a mancargli, mentre il biondo continuava a soffiare parole nel suo orecchio.

«Entrare dentro di lui»

Il cuore sembrò bloccarsi, come se avesse davvero smesso di battere e pompare sangue nel suo corpo.

Sentiva il calore sulle sue guance, che bruciavano come se fossero ricoperte di fiamme. Le mani avevano preso a sudare, nonostante il freddo che lo circondava.

«Basta..» riuscì semplicemente a dire.

Non riusciva a pensare con lucidità, poi sentì la risata del biondo e questo sembrò riportarlo alla realtà, all’odio che provava nei suoi confronti.

«Vedi? Te l’avevo detto che volevi essere al mio posto»

«No» continuò il rosso, tentando di mantenere il controllo. Malfoy stava cercando di provocarlo, di portarlo al limite e fargli confessare tutto. Voleva metterlo in ridicolo, voleva umiliarlo e farlo sentire un essere spregevole. Ma non ci sarebbe riuscito, Ron se l’era ripromesso.

«No? Sei eccitato, è evidente. E cerchi ancora di negare? Sei patetico»

Le parole di Malfoy rimbombarono nella sua mente. L’eco le diffuse come se fossero state pronunciate un migliaio di volte, aumentando ogni volta la potenza e la velocità.

Patetico. Patetico. Patetico.

La rabbia aumentava nel suo corpo, portandolo al limite della sopportazione. La mano raggiunse la tasca posteriore dei pantaloni, sfilando in fretta la bacchetta. Prima che potesse rendersene conto la bacchetta era puntata contro Malfoy e stava cercando di colpirlo con un incantesimo. In quel momento avrebbe anche potuto ucciderlo. Ormai non era più in grado di controllarsi, non poteva guidare la sua mano, né tantomeno il suo cervello e la sua volontà.

La luce si propagò dalla bacchetta, ma non fu abbastanza veloce. Malfoy aveva afferrato velocemente la sua, e la puntava a sua volta verso Ron.

Quando l’incantesimo cercò di colpirlo, Malfoy rispose con uno di difesa, che rimandava indietro la magia, colpendo chi l’aveva evocata. Ron non sapeva neppure quale incantesimo aveva cercato di scagliare e di certo non sapeva che si sarebbe ritorta proprio contro se stesso.

Così si ritrovò dopo un secondo sdraiato sulla schiena, a qualche metro di distanza. Aveva la sensazione che ogni singolo osso del suo corpo si fosse rotto, che ci fosse un masso sul suo petto che gli impediva di respirare. E il suo volto, beh, il suo volto era completamente irriconoscibile. Il sangue gli colava lungo le tempie, scendendo lungo le guance. Il caldo liquido gli usciva anche dal naso, raggiungendo le sue labbra e lasciandogli un amaro gusto metallico in bocca.

Cercò di sollevarsi, ma gli sembrava impossibile muovere anche solo un muscolo.

«Santo cielo, Ron!»

Una voce familiare. Un tocco conosciuto.

«Ha….r..r…y»

Quelle furono le uniche lettere che riuscì a pronunciare. Aprì leggermente gli occhi gonfi e vide il volto dell’amico, sfocato ma riconoscibile.

«Non parlare, ora ti guarisco. Aspetta, la mia bacchetta.. oddio, dov’è?!»

La voce di Harry sembrava agitata, come se fosse nel panico più assoluto. Vederlo in quello stato lo rendeva inquieto, almeno quanto lo era Ron.

Finalmente il moro recuperò la bacchetta e in attimo riuscì a curare Ron, ripulendolo dal dolore e dal sangue che gli aveva macchiato completamente la camicia. Aiutò il rosso ad alzarsi, preoccupandosi di controllare che fosse tutto intero.

«Come ti senti? Fa ancora male?» chiese il moro, ancora preoccupato.

«Sto bene Harry» lo rassicurò Ron, poi alzò lo sguardo. Malfoy era ancora lì, con gli occhi spalancati e le labbra incurvate verso il basso, in uno sguardo di disapprovazione e disgusto.

«Non vorrei disturbare questo amorevole quadretto» disse, fissando i due ragazzi.

«Lo hai quasi ucciso! Sei diventato pazzo? Ma cosa diavolo volevi fare?» chiese Harry, urlando e aumentando il tono della sua voce a ogni parola.

«Difendermi forse?»

«Lo hai steso per terra, lo hai aggredito. Cosa può mai averti detto?»

Il biondo rimase in silenzio. Davvero Harry pensava che lo avesse aggredito senza motivo? Aveva solo risposto al suo attacco, e se non fosse stato per i suoi riflessi pronti sarebbe stato lui quello steso per terra in preda al dolore. Chissà se in quel caso sarebbe stato così preoccupato come lo era adesso per il rosso. Non poteva crederci che davvero Harry non riusciva a capire come stavano le cose.

«Non ti viene in mente che magari è stato lui ad aggredire me?»

Harry lo fissò per un attimo, poi si voltò verso il Ron.

«Ron? È vero quello che dice?»

Il rosso rimase un attimo in silenzio. Fissò il biondo che cercava di ucciderlo con lo sguardo, poi Harry che aspettava con ansia una sua risposta.

«Io…»

«Ron dimmi la verità» lo incitò il moro, sperando che l’amico fosse sincero. Se fosse arrivato solo un attimo prima avrebbe visto con i suoi occhi quello che stava succedendo. Avrebbe saputo perfettamente di chi era la colpa e chi invece era la vittima. Ma adesso doveva affidarsi al suo amico, per capire come erano andate le cose.

«Sì, digli la verità, traditore»

A quelle parole sia Harry che Ron si voltarono verso di lui. Fu allora che il rosso capì qual’era la risposta giusta da dare.

«Ti giuro Harry, un momento prima mi stava parlando e il secondo dopo ha preso la bacchetta, non ho avuto il tempo per difendermi. È successo tutto così in fretta» rispose Ron, cercando di essere il più convincente possibile. Quasi convinse se stesso che davvero erano andate così le cose. E a quando pare anche Harry si fidò alle sue parole, annuendo debolmente.

«Cosa??»

Il biondo era incredulo. Come poteva quel verme mentire così spudoratamente? E come poteva Harry credere anche solo a una delle sue parole? Non aveva capito ancora che razza di mostro aveva accanto a lui?

«Draco, perché? Mi avevi promesso…»

Le parole di Harry si bloccarono, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.

Afferrò Ron per un braccio.

«Andiamo» gli disse, tirandolo leggermente.

Il rosso non se lo fece ripetere due volte e prese a camminare dietro di lui, tirando finalmente un sospiro di sollievo.

«Harry!»

Il biondo lo chiamò, più volte, ma Harry continuò a camminare, con le lacrime che gli rigavano il viso.

Ron lo seguiva in silenzio, ancora bloccato dalla sua presa. Si voltò leggermente, il biondo era ancora vicino la panca, immobile, con le braccia lungo i fianchi, incredulo.

Il rosso lo guardò, gli faceva quasi pena. Ma in quel momento non aveva il tempo di pensare alla sfortuna di Malfoy, doveva festeggiare la sua vittoria. Forse questa non era semplicemente una battaglia vinta, forse aveva finalmente vinto la guerra.

Non poté impedirsi di sorridergli, soddisfatto, poi si voltò e allungò leggermente il passo, mettendosi al fianco di Harry. Adesso sapeva esattamente cosa fare e sapeva che il moro aveva bisogno di lui.

*

 

Due giorni dopo

Il rosso lo vide arrivare in fretta, ma non l’aveva degnato neppure di uno sguardo.

Da giorni lo vedeva strano, troppo strano, come se fosse sempre agitato, sempre in attesa. Capiva il suo stato d’animo, forse meglio di quando Harry pensasse. Aveva provato ad avvicinarsi a lui, ma era stato difficile. Il moro aveva iniziato a costruire un muro e a tenerlo lontano, come se non lo volesse accanto.

Harry lo superò, lasciando a Ron solo la scia del suo profumo. Cercò di seguirlo, chiedendosi cosa lo facesse correre così verso la sua camera. Poi capì, Harry aveva qualcosa in mano. Riuscì a malapena a vedere cosa stringeva tra le dita. Una pergamena.

Seguì Harry in camera, lo vide stendersi sul letto, tenendo ancora in mano il piccolo foglio. Si avvicinò a lui, guardandolo dall’alto con aria preoccupata.

«Harry, stai bene?»

Il moro non rispose. Si limitò a scuotere la testa. Aveva gli occhi chiusi, ma l’espressione sul suo volto non era rilassata.

Poi Ron abbassò lo sguardo e capì il motivo di tanta agitazione. Approfittando del fatto che l’amico avesse gli occhi chiusi e fosse preso dai suoi pensieri, lesse velocemente il contenuto della pergamena.

 

Non scusarti. Hai fatto la scelta. È una tua decisione, e non pensare che io stia qui a piangere la tua assenza. Evita di fare il dispiaciuto. Vuoi stare con lui? Stai con lui. Io non avrò difficoltà a trovare un altro ragazzino come te che sappia soddisfarmi. In fondo è tutto quello che c’è tra noi.

Ah, buon natale.

DM

 

Fine capitolo 12

 

Ciao a tutti! Siamo arrivati al terzultimo capitolo della storia (già, mi sembra ieri di aver iniziato a pubblicarla, il tempo passa in fretta! XD) e ammetto che il finale di questo capitolo può lasciare un pò "insoddisfatti" (per non dire altro), ma bisogna attenedere il prossimo capitolo per capire meglio alcune cose!

Ron in questo capitolo ha proprio oltrepassato il limite, mentire in quel modo proprio sotto gli occhi di Draco! Il ragazzo non deve aver preso bene la scelta di Harry di credere a Ron piuttosto che a lui (ma povero Harry, si trova a guardare o sentire le cose proprio nei momenti meno opportuni, cioè quando Ron non mostra alcun segno del suo squilibrio mentale! Che sfortuna!)

Vi do appuntamento a domani, con il penultimo capitolo! Spero che la storia vi stia piacendo! Leggete e, se vi va, commentate! Baci baci!

  
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