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Autore: Il Cavaliere Nero    28/07/2007    3 recensioni
La dolorosa scelta che il Proiettile D'Argento sarà costretto a prendere per difendere le persone alle quali tiene di più...per proteggere e salvare il suo Angelo.
Estratto dal quarto capitolo:
«Megure abbassò il capo e tornò a scribacchiare qualcosa di illegibile su quei documenti, senza però porgere molta attenzione a quello che faceva. Infatti, aveva ben altri pensieri per la testa: Se prima avevo qualche dubbio, ora ne sono sicuro...- pensò, determinato e serio -Michiyo, ormai, ha preso il posto di Shinichi Kudo...»
Genere: Triste, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Quattro

Al Posto…Di Shinichi Kudo?

Disclaimer: Il caso principale che vede come assassino un serial-killer, in particolar modo la procedura dei delitti narrati, sono tratti o ispirati dal manga di Detective Conan, files 5-8 del volume 19 e dei corrispondenti episodi (124-125). Tutti i diritti d'autore sono perciò di Gosho Aoyama e i fatti sono ripresi dall'autrice Il Cavaliere Nero non a scopo di lucro ma solo a fini amatoriali.

“…ma dopo questa affermazione da parte di suo padre, rimarrà per molto tempo deluso. Per questo, le sue opere rispecchiano sempre…*” la voce quasi meccanica dell’insegnante di letteratura sbatteva contro le pareti chiare dell’aula, andando ad impressionare ben poco, ahimé, gli studenti, che erano anzi molto interessati ad altre questioni: Misao continuava incessantemente a digitare tasti sul telefono cellulare, tentando di vincere una partita a Snack 2, mentre Sonoko era impegnatissima nel disegnare cuoricini intorno al ritratto precedentemente realizzato della sua nuova fiamma.
Ran, ogni tanto, lanciava sguardi al posto dietro di lei, nella fila affianco alla sua: molto tempo prima lì era seduto un suo caro amico, un ragazzo un po’ montato ma molto sveglio e tenace, un detective di passata (e forse ancora viva) fama internazionale.
Quello era il banco di Shinichi Kudo.
Data però la sua prolungata assenza, quello era divenuto il posto di Richard Sin Vey, studente decisamente più attento di quanto non lo fosse stato il detective, che spesso e volentieri durante la lezione arrivava persino ad addormentarsi.
La ragazza mora continuò a guardare con la coda degli occhi il suo nuovo amico, incuriosita e quasi divertita dalla sua aria così…innocente, ingenua quasi.
Come per staccare dallo studio, ogni tanto il ragazzo spostava il suo sguardo dalla professoressa alla parte posteriore del banco, dopo aver alzato il tavolo.
Frugava in quella specie di cassetto e dopo qualche istante, con l’aria apparentemente delusa, rimetteva tutto a posto e ricominciava ad ascoltare con estrema attenzione la lezione. Quando però, il giovane si era accorto che Ran lo fissava durante il suo strano trafficare, dopo averle lanciato un tenero sorriso, aveva smesso definitivamente di curiosare nel sottobanco e aveva iniziato a porgere tutto il suo interesse alla vita del poeta.
-Buffo…- ridacchiò tra sé e sé Ran, voltandosi verso la professoressa ed osservandola in faccia. Le sue labbra si muovevano, ma per lei costituivano giusto un movimento: da qualche istante aveva del tutto abbandonato la lezione per perdersi nei suoi pensieri, nelle sue ultime preoccupazioni. Si voltò nuovamente, stavolta verso la finestra, scorgendo, attraverso il vetro, il cielo blu e limpido che la giornata le aveva concesso. Il volto di un ragazzo da poco conosciuto le apparve quasi dal nulla, con un’espressione estremamente…
-Simile a quella di…- pensò, ma non riuscì a terminare la frase. Era assurdo che solo a causa di quella strana somiglianza, trovasse quel poliziotto…
-Affascinante…-
Avvampò quando si rese conto di un pensiero così stupido: cosa le saltava in mente? Mise un leggero broncio, arricciando il naso, mentre, nonostante cercasse di cacciarlo, il ricordo del giorno prima le riaffiorava nuovamente nella testa:

INIZIO FLASHBACK

“EHI! RAN!!”
La ragazza sentì urlare il suo nome e si voltò, cercando con lo sguardo da dove fosse provenuta quella voce, come fece anche Sonoko, che si trovava accanto a lei. Il mistero si rivelò subito alle due giovani, infatti un ragazzo decisamente niente male si era avvicinato in macchina e stava accostandosi a pochi centimetri di distanza da loro.
“Oh, ciao, Sonoko! Scusami, non ti avevo vista…” disse amichevolmente Ishimaru, sorridendo alla figlia del grande imprenditore, mentre si sporgeva dal finestrino aperto da pochi istanti.
“Ah, non preoccuparti…so bene che eri indaffarato nel notare qualcun altro…” ridacchiò maliziosamente Sonoko, lanciando un’occhiata a Ran
“…anzi, qualcun’altra…”
La ragazza mora arrossì, mentre il poliziotto ridacchiava.
Erano passate un paio di settimane dall’arrivo di quel giovane nel dipartimento di polizia di Tokyo, e dopo il caso del ristorante ce ne erano stati altri, tutti da lui brillantemente risolti; era quindi divenuto già abbastanza famoso tra la popolazione nipponica…in particolare tra le donne: i “Ah, quant’è bello!” o gli “Oh mio Dio, quanto è intelligente!” ed anche i “Mitico! Stupendo! Eccezionale! Magnifico!” si sprecavano. E mentre la sua fama si faceva nazionale, il poliziotto aveva anche visto spesso Ran, grazie ad avvenimenti che lui definiva «coincidenze», ma che non sembravano tali: successivamente ad una rapida inchiesta, Kogoro aveva scoperto che ogni qual volta fosse stato necessario recarsi all’agenzia investigativa (per motivazioni importanti o meno), Michiyo si era sempre offerto volontario in modo molto…«evidente», lo aveva definito Yumi annuendo.
“Michiyo non mi convince…mi sa che vuole arrivare a qualcosa…o meglio, a qualcuno…” aveva ghignato la poliziotta, ammiccando poi all’uomo baffuto.
E Ran ne era stata informata; non che fosse scema, si era comunque accorta delle particolari attenzioni che quel giovane le dedicava…
Sonoko l’aveva definita una «corte sfrenata», ma si sa, quella ragazza tendeva sempre ad esagerare. Era pur vero, però, che Ishimaru aveva più volte cercato di far nascere tra loro una certa confidenza, ed era innegabile che ci fosse riuscito: si davano del “tu”, si chiamavano per nome, scherzavano, ridevano…E Ran stava bene, era felice; ma la sua non poteva certo definirsi «felicità da cotta», anche se...beh, innegabile era anche che Ishimaru le suscitasse dei sentimenti che da moltissimo tempo non provava…dei sentimenti, come dire? Strani…
“Uscite ora da scuola?” chiese il giovane dai capelli chiari, guardando amichevolmente Ran…negli occhi.
“S-sì…” rispose lei.
Quella somiglianza la lasciava interdetta: la affascinava, ma allo stesso tempo la rattristava; non voleva far credere le piacesse Michiyo, non era così…ma tutti avevano notato il suo strano rossore ogni volta che tra loro iniziava una conversazione.
Se ne era accorto anche Conan, che ne sembrava notevolmente infastidito.
Ran ci aveva riflettuto e aveva capito: il ragazzo gli aveva impedito categoricamente di ficcare il naso nelle indagini, cosa che lui adorava. Era ovvio che non gli stesse molto simpatico!
Ma quel suo…qualche aspetto del suo atteggiamento, del suo carattere, era praticamente identico a…lui. Inutile cercare di negarlo. Inutile cercare di mentire. Inutile cercare di dire che a Ran quella somiglianza non provocasse imbarazzo, come anche interesse, tuttavia. E per i suoi gusti, quell’interesse era decisamente troppo. Doveva cercare di assumere nuovamente un certo controllo di se stessa.
“Com’è andata la giornata?” chiese nuovamente il poliziotto, un sorriso a trentadue denti.
“Bene, a parte l’ora di educazione fisica…” rispose Sonoko, mostrando la lingua in segno di stanchezza.
Ran la guardò sorridendole; percepì poi una strana sensazione e si voltò di scatto, notando che Ishimaru la stava fissando:
“Ehm…Ran…”cominciò quindi, volgendo la faccia verso la direzione opposta alla sua. Una mano appoggiata sul volante, una fuori dal finestrino e lo sguardo che si interessava inspiegabilmente a qualunque sciocchezza gli capitasse a tiro.
“Se non sbaglio…è uscito un nuovo film nei cinema…” si schiarì la voce, poi continuò “…Le recensioni dicono sia molto bello e anche…mh, romantico…”
Sonoko ghignò, Ran aprì leggermente la bocca, stupita.
“…ti andrebbe di andarlo a vedere…insieme?”
“Sì, le andrebbe!” rispose istantaneamente Sonoko, dando di gomito all’amica.
“Ma io, veramente…”
Che Ishimaru non l’avesse sentita o che l’avesse ignorata?
“Ah, magnifico! Allora passo a prenderti domani sera, alle nove e mezza, sotto l’agenzia investigativa di tuo padre! D’accordo?”
“Ishimaru, tu…” balbettò Ran, rossa più di un peperone “Sei estremamente gentile, ma io non…” “Quello che Ran intende dire è che non riesce ad aspettare così tanto! Perché non fate alle otto? Così suo padre avrà anche di meno da replicare!!”
“SONOKO!” urlò Ran, con un timbro di voce un po’ troppo acuto…quanti guai le procurava quella ragazza!
“Sì, va bene…l’unico problema è che la proiezione inizia più tardi” pensò ad alta voce il giovane, portando una mano sotto al mento per riflettere; Ran cercò di approfittarne, non aveva la minima intenzione di uscire da sola con lui:
“Appunto, non è fattibil…”
“Non è fattibile che tu non le offra la cena!” cantilenò la studentessa più estroversa, tappando con la mano la bocca della sua amica, che avrebbe tanto voluto ucciderla “E poi, magari, vi fate una bella passeggiata sotto la luce splendente della luna!”
“Perfetto! Non ci sono problemi!” esclamò con entusiasmo Ishimaru, decisamente al settimo cielo.
“Ishimaru, ascolta…” partì Ran; no, Sonoko non l’avrebbe imbrogliata!
TII TII TII
Un suono acuto interruppe la ragazza; proveniva dalla radiolina presente nell’auto della polizia, accanto all’accendino.
“Uff, che due scatole…” sbuffò Michiyo, capendo al volo cosa stesse succedendo in centrale “Scusatemi, devo andare! Ci vediamo domani sera alle otto, allora! Ciao Ran…ehm, ciao Sonoko!”
Sembrava quasi che l’ultima frase l’avesse buttata lì a caso, quasi stesse per dimenticarla, tanta l’emozione di uscire con una persona che, molto probabilmente, aveva puntato sin dal primo momento in cui l’aveva incontrata.
Comunque, salutate le due giovani, il poliziotto ripartì verso la centrale di polizia con una certa fretta, mentre Ran lo osservava con un’espressione disperata dipinta sul volto.
E ora…?

FINE FLASHBACK

-…E ora come risolvo questa situazione?!- si chiese mentalmente, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
“Gradirei una risposta, Mouri…” incalzò l’insegnante.
Ma la risposta non ci fu.
“MOURI!” tuonò la donna, facendo sussultare evidentemente Ran, ignara della domanda postale.
“Ehm, sì, mi scusi…” balbettò, tutta rossa in viso ed imbarazzata, tra gli sghignazzamenti vari dei compagni.
“Allora?” chiese la docente, battendo ripetutamente il piede destro per terra.
“Ehm, ecco…la…la”
“La sua opera più grande narra del fantastico Moon’s Knight, cavaliere che agiva principalmente di notte. Molti credono che addirittura questa storia non fosse completamente inventata da lui, bensì ripresa da una leggenda, cioè da un fatto che in parte era realmente accaduto. Questo romanzo tratta di…” ripetè a pappagallo Richard, con dipinta sul volto un’espressione innocente e bambinesca. Aveva salvato in corner Ran, rispondendo alla domanda della professoressa, prima che questa avesse ancora il tempo di infierire contro la karateka.
Aprì la bocca, dicendo qualcosa che fece scoppiare a ridere tutti: “Tratta di...Mouri, perché non continui tu? Ehi, Mouri! Signorina?? Gradirei una risposta, Mo…” continuò interdetto, senza il minimo timore.
“Grazie, Sin Vey…” tagliò corto l’insegnate, la Signorina Tsukaata, con un volto che lasciava trasparire un certo nervosismo. “Visto che ti risulta così facile ricordare ciò che dico, credo sia giusto che tu faccia uno sforzo maggiore: perché non studi tutta la trama del romanzo per la prossima lezione?”
Richard strabuzzò gli occhi, mentre nella classe si diffondeva il silenzio. Tutti avevano capito che non era più il caso di ridere.
Ran si rattristì: era colpa sua…
“Mouri, nel caso lui non si ricordasse bene tutti i passaggi, lo aiuterai tu! Siamo d’accordo?”
Beh, ora il senso di colpa non c’era più.
“C-certo, Signorina Tsukaata” risposero in coro i due amici, rassegnati.
Proprio in quell’istante la campanella di fine lezione suonò. Eh, strano come a volte certi suoni risultino estremamente più piacevoli, quando percepiti in particolari situazioni.
“Buona giornata…” salutò la donna, chiudendo il libro ed appoggiandolo in modo brusco sulla cattedra.
Gli alunni risposero educatamente, prima di precipitarsi giù per le scale e ritrovarsi liberi da quella tortura per almeno dodici ore. Ran e Richard erano usciti dall’aula con molta calma, ed ora stavano camminando per il corridoio del primo piano.
Con entrambi indosso la divisa del Teitan, chiacchieravano amichevolmente:
“Mi dispiace un sacco!” disse ad un certo punto Ran, porgendo un sorriso davvero dolce all’amico.
“Mh?” rispose lui, apparentemente stupito. “Di cosa?”
“Per colpa mia dovrai passare pomeriggi interi sui libri…scusami!” sussurrò a bassa voce, diventando color porpora.
“Oh, c’mon, Ran*!” rise, appoggiandole una mano sulla spalla “Non mi hai mica chiesto tu di aiutarti!”
Ma la mora non sembrava convinta.
“Suvvia!” continuò il britannico, ammiccando “Fammi un bel sorriso!”
Rincuorata, la ragazza obbedì:
“Grazie…davvero!”
Fulmineamente, le passò per la testa un’idea per potersi sdebitare.
“Perché non studiamo insieme la storia di Moon’s Knight? Ti andrebbe?” chiese perciò, speranzosa.
“Ah! It’s a good idea!*” affermò lui con tono convinto e molto gentile, come era solito fare “When?*”
La ragazza aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo che già Richard aveva nuovamente parlato: “Today* , per te va bene?”
Il sorriso sulle labbra di Ran si spense. Quel pomeriggio sarebbe dovuta andare da Sonoko per…
Per la centesima volta quel giorno, avvampò.
-Ma come ho fatto a ritrovarmi impegnata con Ishimaru? E come mi sono fatta convincere da Sonoko ad andare da lei per prepararmi all’appuntamento?! Accidenti!- pensò sconfortata, sospirando.
“Ehm…qualcosa mi dice che you can’t!!*” ridacchiò Sin Vey, ritrovandosi subito dopo a fissare due occhioni celesti tristi e desolati.
“Mi…mi dispiace…” balbettò in imbarazzo, mentre percepiva la presenza di un gocciolone sulla nuca.
Decise comunque di non arrendersi, d’altronde lui era sempre così carino!
“E se invece ci vedessimo domani?” chiese, speranzosa, con gli occhi che nuovamente brillavano “L’interrogazione ci sarà venerdì, noi potremmo studiare domani e avere anche il tempo di ripassare giovedì per verificare di ricordarci tutto! Che ne dici?”
“Yeah, it’s ok” replicò lui.
Per chissà quale motivo, sembrava davvero soddisfatto e contento di potersi incontrare con la sua compagna di classe…
“Then*…vengo da te domani, va bene?”
“Cosa? Da me?” ripetè Ran, sbattendo più volte le palpebre.
“Non va bene?” chiese lui titubante, con un’aria, agli occhi della giovane, infinitamente tenera.
“No, no…va benissimo!” rispose d’istinto. Non le parve il caso di creare altri problemi…avrebbe trovato il modo di dire a suo padre d’aver invitato a casa sua un ragazzo. Un ragazzo della sua stessa età. Un ragazzo carino.
-Sarà dura...- pensò, sconsolata, mentre i suoi occhi si tramutavano in due fessure.

§§§

“Ispettore, per lei va bene se questa sera stacco una mezz’oretta prima, non è vero?” affermò Michiyo con un sorriso che gli partiva dall’orecchio destro e gli arrivava a quello sinistro.
“In realtà…no” rispose Megure alzando leggermente gli occhi dai fogli sui quali stava scrivendo da qualche minuto. Si aggiustò il cappello sul capo, per poi udire la replica del poliziotto: “Grazie, ispettore! Lei è sempre il migliore!”
. Detto questo, si avviò verso l’archivio. Aveva terminato di stendere le relazioni sui differenti casi in cui si era imbattuto e che aveva tempestivamente risolto, ora voleva rileggere i fascicoli sulle vittime del pericoloso serial-killer, nuova causa del terrore della popolazione nipponica. Non erano stati commessi altri delitti del genere, ma dato il lasso di tempo che separava quelli già avvenuti, era probabile che di lì a poco ne sarebbe stato consumato un altro. Molto presto.
-Assurdo che io non sia ancora riuscito a capire chi possa essere…- pensò Ishimaru, scaldandosi. Aggrottando le sopracciglia e iniziando a fissare un punto non ben definito, continuò a riflettere:
-E non ho nemmeno la minima idea di cosa leghi le tre vittime…Com’è possibile? Non mi riconosco…- poi nella sua mente, volò quella frase, che diverse volte aveva sussurrato tra sé e sé fin dal primo momento in cui aveva messo piede nel distretto di Tokyo:
-Sta’ sicuro che riuscirò a prenderti, amico! E’ contro Michiyo Ishimaru che ti stai mettendo!-
“Posso chiederti quale improrogabile impegno hai, stasera?” la voce di Sakeda, poliziotto d’ufficio, distrasse il ragazzo dai suoi pensieri, costringendolo a voltarsi e concentrarsi su un argomento del tutto differente.
Nel frattempo, Megure aveva deciso di chiudere un occhio e sorvolare sulla questione, permettendo al nuovo acquisto di rilassarsi un po’.
-Ma sì, in fin dei conti svolge in modo eccellente il suo lavoro, avrà anche bisogno di riposarsi…- aveva pensato –Ormai è famoso, dai giornalisti viene descritto come «il raggio di luce sulla polizia nipponica», non posso negargli mezz’ora di libertà. Spero solo che il serial-killer non entri in azione proprio stasera…-
Megure spostò nuovamente il suo sguardo dai fogli poggiati sulla scrivania al giovane, che stava discutendo con Sakeda:
“In verità io…” diceva, mentre si strofinava la mano dietro la nuca, visibilmente in imbarazzo “…ho un appuntamento con una ragazza…”
“Wow! E chi è la prescelta tra le tante fan?” incalzò Sakeda, con un sorriso malizioso dipinto sul volto.
Megure sospiro: - E spero anche che Michiyo non si monti troppo la testa…certo, che è strano! Ogni volta che lo guardo provo una sensazione…quasi nostalgica…Forse, perché…-
“Si tratta di Ran, non è vero?” Yumi comparve dal nulla, per poi avvicinare pericolosamente il suo viso a quello del collega.
“Cosa? La figlia del detective??” aggiunse Sakeda, stupito.
Megure invece era rimasto a bocca aperta, la penna in mano che sorvolava il foglio, senza però sfiorarlo.
“Allora?” insistette la poliziotta.
Dal canto suo, Ishimaru di certo non negò, tutt’altro: quasi si pavoneggiava della sua nuova accompagnatrice, anche se poteva ben notarsi il suo imbarazzo.
Sakeda, invece, considerava Mori decisamente fortunata: Michiyo era il sogno proibito di tutte le donne!
“Beh, allora…ci vediamo, eh!” affermò in fretta Ishimaru, scomparendo dietro la porta dell’archivio…ovviamente, dopo aver fatto lo spavaldo per un po’.
“Buona fortuna!” gli disse dietro Yumi, dando di gomito al collega.
Megure abbassò il capo e tornò a scribacchiare qualcosa di illeggibile su quei documenti, senza porgere però molta attenzione a quello che faceva. Infatti, aveva ben altri pensieri nella testa:
-Se prima avevo qualche dubbio, ora ne sono sicuro…- pensò, determinato e serio – Michiyo, ormai, ha preso il posto di Shinichi Kudo.-

§§§

“ETCIU’!” starnutì rumorosamente Conan, senza preoccuparsi minimamente di non svegliare il suo coinquilino. Si passò il dito indice sotto il naso, prima di riprendere a lamentarsi a voce alta:
“Uffa…che barba! Ran è andata da Sonoko e a me tocca restare a casa con Kogoro…”
Lo guardò dall’alto in basso, con gli occhi ridotti a due fessure: il detective (si fa per dire) aveva le braccia conserte sulla scrivania grigia dell’agenzia investigativa e il capo ad occhi chiusi appoggiato su di esse. La bocca si apriva per dare vita a dei piccoli mugolii di tanto in tanto, mentre il rossore che gli colorava il volto, era prova, insieme alle lattine vuote sparpagliate per terra, del suo stato di ebrezza.
Conan si alzò dal divano e, con le braccia incrociate dietro la nuca, si incamminò verso l’uomo.
“Per passare un po’ il tempo, potrei dare un’occhiata ai fascicoli sulle vittime del serial-killer…” propose a voce alta, sapendo che nessuno avrebbe potuto impediglierlo. Con un balzo agile si ritrovò in ginocchio sulla scrivania, e in men che non si dica aveva già afferrato la maniglia del cassetto dove erano racchiuse le informazioni che gli interessavano.
”NO!” urlò Kogoro, alzando di scatto la testa e mettendosi dritto sulla sedia girevole.
Conan sussultò e abbandonò la mano che poco prima aveva quasi aperto il cassetto, a mezz’aria. Ci mancava solo questa…
“Ahah, come potrei, Yoko cara, dolcezza mia?!” rise l’uomo con gli occhi chiusi, per poi appoggiare nuovamente la testa sul tavolo freddo e lasciando le braccia penzolare lungo i fianchi, fino quasi a sfiorare il pavimento con le dita. “No, dai, non posso…ahah!!”
-Stava solamente sognando!- si tranquillizzò Conan, sospirando e ridacchiando contemporaneamente.
Si sporse nuovamente verso il cassetto, mentre Kogoro continuava a blaterare:
“Mia bella Yoko! Beh, se insisti così tanto, come potrei rifiutare di farlo?”
Conan sorrise in modo spavaldo, e la luce che penetrava dalla finestra di fronte si riflettè sui suoi occhiali..
Afferrando i files sulle vittime e richiudendo il cassetto, sussurrò tra sé e sé: “Se insisti così tanto, come potrei rifiutare di farlo?”

§§§

Un fumo intenso e dall’odore sgradevole venne sbuffato fuori dalla bocca della persona che, con un sorriso sicuro dipinto sul volto, si compiaceva senza vergogna delle sue azioni.
Si appoggiò sulla poltrona di pelle rossa e lanciò in aria un paio di minuscoli microfoni, per poi riacchiapparli al volo. Fissò poi le foto di fronte a sé, segnate di rosso, blu o rosa. I volti raffigurati erano così tranquillamente inconsapevoli…
Ghignò; senza dubbio, molto divertimento l’attendeva. La sua, era stata un’idea a dir poco geniale…!

§§§

DLIIIN DLOOON

Il campanello dell’agenzia investigativa suonò ripetutamente, quasi come fosse impaziente di ricevere una risposta, proprio come colui che l’aveva pigiato.
“Eccolo! E’ lui!!” civettò Sonoko, decisamente entusiasta “Abbiamo fatto appena in tempo a tornare da te! Cinque minuti di ritardo, e non ci avrebbe trovate…”
-Pensa tu che sfortuna, sarebbe stata…- pensò ironicamente Ran, sbuffando.
Ebbene, il «grande momento» era arrivato. Era nervosissima, e non riusciva a comprenderne il motivo. Le gambe le tremavano, lo stomaco gorgogliava, le mani sudavano, nonostante la bassa temperatura aveva iniziato a sentire caldo; certo, l’abbigliamento che le aveva suggerito Sonoko non la faceva di certo sentire meglio! Anche se, descrivere con il verbo «suggerire» le azioni dell’erede Suzuki, non è adatto; infatti Ran era stata costretta ad indossare un suo paio di pantaloncini cortissimi e a vita molto bassa: il jeans le fasciava a malapena i glutei e i primi due o tre centimetri della coscia. Le gambe erano quindi nude, solo i piedi riacquistavano decenza grazie alle scarpe da passeggio con le paillette rosa e i lacci bianchi.
Per fortuna, era arrivata a casa prima dell’arrivo del poliziotto, appena in tempo per cambiarsi la maglietta: quella che piaceva tanto a Sonoko era rosa e si intonava quindi con le scarpe, ma era di una scollatura tremendamente imbarazzante. Aveva dovuto mettere il reggiseno di una taglia più piccola per far sì che non fosse visibile. Perché tanta premura per nasconderlo, però, se poi sulla schiena si vedeva l’allacciatura nera? E perché quella cosa era chiamata «maglietta», se in realtà era solo una fascia che le copriva, per metà scarsa, il seno?
La felpa che, invece, aveva deciso di indossare lei e con la quale sarebbe uscita, era giustamente accollata per una serata di Marzo, ed era sufficientemente lunga da coprirle la pancia per intero. Le righe rosa, come la maglietta-costume, e viola chiaro la facevano apparire più alta e il cappuccio sarebbe servito nel caso fosse piovuto.
In realtà, Ran avrebbe voluto togliersi anche quei ridicoli pantaloncini ed indossare qualcosa che le coprisse perlomeno il ginocchio, ma non aveva avuto tempo a sufficienza.
“Dai, Ran!” quasi urlò Sonoko, prendendola per le spalle e spingendola verso la porta della sua stanza. La aprì energicamente e si fiondò verso la cornetta del citofono, in mano a Kogoro; l’uomo, non appena vide la figlia, ghignò in modo molto poco rassicurante.
“Sì, scende subito!!”esclamò con esaltazione indomabile, riagganciando lo strumento per poi lanciare sguardi più che gioiosi a Sonoko.
Ran si senti avvampare: e così Kogoro era stato avvisato…che lo sapesse anche…?
“Conan?!” chiese la moretta, guardandosi intorno con timore “Dove…dov’è Conan?”
“Ah, non preoccuparti di quel moccioso, è da quell’inventore strampalato amico vostro. Ha detto di dover discuterci riguardo una certa cosa, non ho ben capito…”
rispose scocciato, prima di riassumere un tono malizioso “Non devi pensare a lui, ora!” ghignò, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni grigi.
“Giusto! Non fare attendere il tuo cavaliere!” disse con tono di voce acuto Sonoko, afferrando la borsetta della ragazza e lanciandogliela, quasi; questa era bianca, come i lacci delle scarpe, e conteneva diverse cose che l’amica ricca di Ran aveva ritenuto importanti: specchietto, lucidalabbra, mascara, ombretto, profumo alla mela verde…
“Ora vai e stendilo!” esclamarono al colmo dell’agitazione Sonoko e Kogoro, spingendola con convinzione oltre l’uscita; la mora fece appena in tempo ad afferrare il lungo cappotto avana, che già si ritrovava fuori casa, con la porta sbattuta in faccia.
-Senza via di scampo…- sbuffò mentalmente, per poi sospirare. Se non altro, quel soprabito le avrebbe coperto le gambe: sperava solo di non sentire caldo, perché non avrebbe potuto toglierlo per tutta la serata. Lo indossò e , dopo aver nuovamente inspirato, iniziò a scendere i gradini dell’appartamento.
Quando varcò la soglia della porta, un vento fresco la investì e le fece svolazzare la frangetta qua e là, sottraendo alcune ciocche di capelli alle forcine che componevano lo chignon voluto da Sonoko.
“C-ciao…” balbettò la ragazza, fissando lo sguardo sul giovane di fronte a lei, appoggiato ad una decappottabile nera lucida.
Il poliziotto era vestito abbastanza casual, proprio come lei: jeans blu scuro a vita bassa, leggermente scoloriti sulle cosce, gli ricoprivano le gambe decisamente muscolose e una felpa grigia con cappuccio, stavolta della taglia esatta* , gli fasciava il petto impedendo la visione della situazione degli addominali. Teneva le mani nelle tasche e si guardava intorno attendendo la ragazza con pazienza. Ma non appena udì il saluto, si voltò per ricambiare…rimanendo, così, a bocca aperta.
Il suo sguardo le passò a rassegna tutto il corpo, soffermandosi volutamente sul seno, sulla pancia e sulle gambe. La ragazza sentì le guance andarle a fuoco, e si strinse nel cappotto per paura che le cosce nude fossero visibili. Notò gli occhi del ragazzo vagabondarle addosso, fin quando non si posarono sul suo viso, facendo sì che lei trattenesse il fiato.
Ishimaru le sorrise in modo malizioso, assumendo sul volto un’espressione compiaciuta, quasi a dire “Però, i miei complimenti…”
Poi, senza neanche darle il tempo di replicare, aprì la portiera dell’auto e si inchinò, gli occhi chiusi: “Signorina, prego…”
Ran restò immobile per alcuni istanti, poi riassunse (o, perlomeno, tentò di riassumere) il controllo di sé e si avviò verso la macchina, sulla quale salì poco dopo. Ma la giovane forza dell’ordine non si mosse: l’unica azione che compì fu quella che gli permise di avere una piena visione della ragazza, in modo particolare del suo volto. Alcune ciocche di capelli e la frangetta erano ancora mossi dal vento fresco di quella serata così limpida e la luce splendente della luna le illuminava la fronte, le guance, le labbra…in modo che a Ishimaru sembrava divino. E, come ben avrete capito, il poliziotto non era certo uno che si teneva certi pensieri per sé, infatti…:
“Si dice che il sole baci i belli…” sussurrò dolcemente, avvicinando in modo pericoloso il viso al suo, e tornando a parlare solo quando le loro labbra furono distanziate da meno di cinque centimetri “Ma io sono convinto che le persone splendide vengano baciate dalla luna, dalle stelle…che, questa sera, ti hanno eletta come loro dea, salvatrice, guida, degna di riflettere il loro splendore. Anzi…” fece una pausa, notando piacevolmente che Ran lo fissava imbambolata, rossissima in volto e senza fiato “…sono le stelle e la luna stessa che brillano della tua luce, Ran!”
“…” la giovane tentò di pronunciare una qualsiasi parola ma non ci riuscì; non appena apriva la bocca il fiato le moriva in gola, e quindi deglutiva. Boccheggiò un paio di volte, prima di notare che sarebbe bastato da parte sua una minimo avvicinamento e le loro labbra si sarebbe unite.
“Eh…ah...che, che bella questa macchina!” riuscì finalmente a dire, voltando la testa nella direzione opposta, verso il sedile del conducente. Deglutì nuovamente, e strinse con maggiore insistenza le mani nelle tasche del lungo cappotto, nonostante sentisse il calore del suo corpo aumentare di secondo in secondo.
Ishimaru, vista la sua reazione, sorrise, per poi rimettersi in piedi e chiudere lo sportello; anche il suo corpo andava a fuoco, ma non per l’imbarazzo, bensì per qualche altra cosa…per qualche altra sensazione…
Dopo aver fatto il giro della macchina, prese il posto di fronte al volante e, prima di mettere in moto, disse con voce bassa e con un sorriso malizioso “Mai quanto te, mia cara”
Per tutta risposta, Ran mugolò qualcosa di incomprensibile, forse un “grazie”, interessandosi stranamente alle sue scarpe. La conversazione si concluse così e il silenzio durò per una diecina di minuti. In questo frattempo, Ran si era interessata alla visione della città illuminata che la corsa le offriva: insegne, cartelloni pubblicitari, luci di alberghi, appartamenti, villette…
Sospirò, spostando la sua attenzione sul viso di Michiyo: non era un ragazzo così brutto…anzi! Nonostante nel carattere fosse identico a lui, nell’aspetto fisico era parecchio differente: lui moro, il poliziotto castano/biondo cenere; lui occhi celesti, il poliziotto occhi tra il marrone e il rossiccio, a dipendenza della luce; lui di carnagione scura, il poliziotto di pelle abbastanza chiara. Poteva quasi affermare che fossero gli opposti…!
E poi, lui non aveva quell’atteggiamento così…non sapeva neanche lei come definirlo. Ma, per esempio, lui avrebbe mai guidato con una sola mano, tenendo il braccio disoccupato appoggiato elegantemente sul bordo del finestrino aperto, come ora stava facendo Ishimaru? No, credeva proprio di no.
Forse a causa della sensazione di essere osservato da parecchio tempo, il ragazzo si voltò verso Mouri, che non seppe più cosa fare. Inspirò, prima di sorridergli con gentilezza.
-Uff…forse, sto iniziando a smetterla di fare figuracce… pensò sollevata, ignara di quello che di lì a pochi secondi sarebbe accaduto.
Infatti, Ishimaru aveva schiacciato il piede sull’acceleratore poco prima di voltarsi, e ora il vento era più violento; come se non bastasse, Ran, imbarazzata, aveva allentato la presa nelle tasche e il soprabito le si adagiava dolcemente sul corpo.
In una frazione di tempo di gran lunga minore al secondo, il cappotto di Ran venne gonfiato dal vento, fin quando non “esplose”, svolazzando qua e là. Il risultato era che, le gambe nude, sino ad allora tenute prudentemente nascoste, si erano rivelate di fronte all’audace poliziotto, che strabuzzò gli occhi e si interessò alla visione. La ragazza gonfiò il petto tentando di respirare, ma senza alcun successo; prima che riuscisse a formulare una qualsiasi spiegazione o frase, il suono di un clacson la fece sussultare evidentemente.
Il poliziotto si voltò di scatto, riuscendo poi a sterzare ed evitare così la macchina in corsa della corsia apposta, il tutto accompagnato dal rumore assordante delle ruote nello strisciare sul catrame; nel silenzio calato tra i due giovani, sia per l’imbarazzo sia per la paura, risuonò l’urlo arrabbiato del conducente del veicolo appena evitato:
“GUARDA DOVE VAI QUANDO GUIDI, IDIOTA!!”

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Precisazioni :
* c’mon = Andiamo!
* It’s a good idea = E’ una buona idea.
* When? = Quando?
* Today […] = Oggi.
* […] ya can’t. = non puoi.
* Then […] = Allora […].
* […] Stavolta della taglia esatta. = Vedi Capitolo 2 XD

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Note dell’autrice: Premetto di aver scritto ed inserito i Tag di questo capitolo in fretta, perché volevo assolutamente postarlo prima di scomparire per un mese XD Purtroppo non sono riuscita a terminare il quinto, dovrete aspettare un pochino =( Detto questo (sottinteso che vi chiedo di perdonarmi per gli errori con i caratteri, grammaticali e di forma che sicuramente avrò commesso) passo ai miei pensieri sul capitolo:
AHAH! Quanto divertimento nella sua stesura! Non potete immaginare quanto io abbia riso! XDD Sono certa che dopo tutto ciò narrato sopra, voi mi odierete, non è vero? *devil* NON PREOCCUPATEVI! So quello che faccio, so quello che scrivo…*angel*
E poi l’ho detto: sono una ShinichixRan :D…ma, diciamo che mi piacciono le storie che si realizzano dopo un sacco di guai *diavoletto* XD
E sono curiosa di sapere cosa ne pensate del poliziotto, cosa ne pensate dell’atteggiamento di Ran…e cosa ne pensate della quasi totale assenza di Conan! Nel prossimo capitolo ci sarà una bella parte dedicata a lui, quindi non disperate! Ne vedrete delle belle…
Spero di essere stata sufficientemente chiara da farvi comprendere con chi tutti trovano Ishimaru somigliante…:D
Ihih, come sono cattiva, ultimamente!
Come al solito, ci tengo molto a ringraziare tutti coloro che mi seguono e che, soprattutto, mi commentano:
@ Pera 11: Ciao!! Grazie *.*
La frase che Ishimaru ha detto alla fine del capitolo precedente è sì molto simile a quella di Shinichi nel primo volume, ma non identica :D Anche se il senso, alla fin fine, è lo stesso ^^” Questo perché volevo e voglio mettere in risalto la sua somiglianza con…Shinichi :P Ora posso dirlo tranquillamente, visto che in questo capitolo ho spiegato per benino le cose: Ishimaru somiglia molto a Shinichi. Per ora, almeno…*fischietta* XD
Dispiace molto anche a me di dovermi assentare ç__ç Ahah, grazie per la festa, sei molto gentile XP
Grazie di cuore per i commenti e per la costanza ^___________^ Bacioni oni oni :**
@ Charlie: Eheh, grazie *___* Avevi letto questo tu, no? XD Sono molto ma molto lieta che ti sia piaciuto ^.^
Smack smack XXX

@ Irene Adler: Ciau!! Grazie, ne sono molto contenta: avevo così paura di essere caduta in qualche errore o svista, è il primo caso che metto in piedi e che posto, ero super agitata ^/////^ Ma il tuo commento mi tranquillizza, sono davvero lieta che sia il caso, sia il capitolo, siano stati di tuo gradimento ^____^
E sì, non è niente male il nuovo arrivato…la pensi ancora così, dopo aver letto questo capitolo? XD Diciamo, perlomeno, che non ha peli sulla lingua: questo gli si può concedere, no? XP
Mi diverto un sacco a descrivere Shin come geloso *diavoletto* Mi sembra più “umano” e al nostro livello di non-detective infallibili XD (Parlo per me, ovviamente: magari tu alla seconda pagina di un libro giallo capisci chi è l’assassino XD)
Sei sempre molto gentile e spero che la lunga attesa non ti dia fastidio ç__ç Kiss Kiss PS. VIVA SHINICHI E RAN!! XDDD

Bene: godetevi questi due capitoli e state tranquilli perché per un po’ di tempo non vi torturerò più! XD Un bacione grandissimo a tutti, e ancora GRAZIE!!! Mi raccomando…commentate *occhioni da Bambi* XD

XXX Cavy-chan XXX

   
 
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