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Autore: Soly_D    09/01/2013    13 recensioni
2^ classificata al "Matrioska Multicontest" indetto da Deidaradanna93
«Un nome che le si addica? Ma non sai com’è fisicamente, né come sarà la sua personalità!
È impossibile capire quale nome sia adatto ad una persona che nemmeno conosci».

[NaruSaku]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autrice: Soly Dea
Sezione: 8, un nome per il bebé
Titolo: La bambina del pesco
Tipologia: one-shot
Rating: verde
Personaggi principali: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Pairing: Naruto/Sakura (Shikamaru/Ino e Sasuke/Hinata solo accennati)
Generi: sentimentale, fluff, romantico
AU: no
Avvertimenti: nessuno
Introduzione: Sakura è alla ricerca di un nome per la piccola futura Uzumaki.
Note dell’autore: le parti in corsivo sono ricordi di Sakura: quelli dell’infanzia sulla sinistra e quelli dell’adolescenza sulla destra.


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La bambina del pesco


Sakura poggiò i gomiti sulla superficie liscia e fredda del primo gradino, distribuendo il peso del corpo lungo il resto delle scale e giungendo con i piedi sul ciglio della strada. Alzò lo sguardo verso il cielo costellato da qualche nuvola e chiuse gli occhi stanchi, in attesa che i raggi solari illuminassero il suo volto e – perché no – schiarissero anche le sue idee.
«Kushina è un bel nome».
La kunoichi storse il naso, sospirando.
«Non ti piace», comprese Naruto sollevando le spalle.
Sakura riaprì gli occhi, fissando accigliata il marito.
«La mia bambina avrà un nome unico e con un significato particolare».
«È anche mia, quindi dico che Kushina sarebbe un nome fantastico».
In tutta risposta, Naruto ricevette un’occhiataccia dalla moglie che gli ricordò i vecchi tempi – l’epoca del team 7. Tutto era cambiato: la Quarta Guerra Ninja era stata vinta, Sasuke era tornato a Konoha per ricostruirsi una vita, lui e Sakura si erano appena sposati e tra qualche mese sarebbe arrivata la piccola Uzumaki di cui ancora non si sapeva il nome.
Ciò che era rimasto invariato era solamente il caratteraccio di Sakura, reso ancora più irascibile e instabile dalla gravidanza.
«Non ti facevo così tradizionalista», sussurrò lei sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Il biondo ridacchiò divertito.
«Ed io non ti facevo così pignola! Chissà che razza di nome darai a nostra figl-».
Non fece in tempo a terminare la frase, che il pugno di Sakura – forte e ben assestato nonostante il pancione limitasse i suoi movimenti – si infranse contro la mascella di Naruto, facendolo cadere dalle scale e rotolare in strada.
«Sakura-chaaaaan, mi hai fatto male!», urlò lui, alzandosi a fatica e massaggiandosi la guancia dolorante. Sakura sorrise soddisfatta, mentre lui tornava sui gradini dell’ingresso e si sedeva nuovamente accanto alla ragazza.
«Credevo che dopo il matrimonio non mi avresti più picchiato».
«Beh, ti sbagliavi di grosso», affermò lei incrociando le braccia al petto. «Ti picchierò per tutta la vita, ogni qualvolta ce ne sarà bisogno».
Naruto sorrise, per quanto il dolore alla guancia glielo permettesse, poi passò un braccio intorno alla vita della ragazza e la avvicinò a sé. «Ti adoro quando fai così», disse con tono provocante stampandole un bacio sul collo.
Sakura arrossì lievemente, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per la collera.
«Solo quando mi arrabbio?!», chiese accigliata.
Naruto sorrise. «No, sempre».
Il bacio che ne conseguì mise fine a qualsiasi dubbio.

«Potresti chiamarla Saki», propose Ino muovendo la lunga chioma dorata.
Sakura inarcò un sopracciglio, scettica.
«La speranza del fiore», ripetè atona. «È carino».
La Yamanaka sorrise soddisfatta.
«Saki Uzumaki», pronunciò lentamente Sakura. «No, fa rima con il cognome! Non va bene».
L’espressione trionfante di Ino si trasformò in una smorfia di delusione.
«E allora come diavolo la vorresti chiamare questa bambina?!».
Sakura rivolse un’occhiataccia all’amica, poi si accarezzò il pancione con fare premuroso.
«Sono certa che, entro il giorno della nascita, troverò un nome che le si addica».
Ino ridacchiò divertita.
«Un nome che le si addica? Ma non sai com’è fisicamente, né come sarà la sua personalità! È impossibile capire quale nome sia adatto ad una persona che nemmeno conosci».
Sakura scosse la testa, indignata.
«Tranquilla Ino-pig, so quello che faccio».
La bionda sollevò le spalle, in segno di resa. Lei non ne avrebbe mai avuti di questi problemi: Shikamaru avrebbe certamente scelto nomi geniali per i loro futuri figli.

«Che ne dici di Asuka?».
Sakura sbuffò nuovamente, le braccia incrociate al petto e la bocca contratta in una smorfia.
Nemmeno il nome che le aveva proposto Hinata la soddisfava.
«Il profumo del domani», constatò Sasuke inarcando le sopracciglia. «Non è affatto male».
La Hyuuga accennò un sorriso, ma non arrossì e nemmeno svenne: da quando aveva iniziato a frequentare Sasuke, la ragazza era diventata più sicura di se sessa e la timidezza era quasi del tutto scomparsa. Si ripresentava solo in rare occasioni, per esempio quando l’Uchiha le rivolgeva un complimento inaspettato. Anni prima, Sakura si sarebbe arrabbiata a vederli così affiatati; ora si limitava a fissarli con un sorriso e a chiedersi cosa stesse facendo Naruto in quel preciso momento.
«A te piace, Sakura?».
La kunoichi arricciò le labbra. «Non male».
Hinata abbandonò le braccia lungo i fianchi, non sapendo più cosa inventarsi.

Sakura camminava per le strade di Konoha, sfiorando con le mani il pancione alla ricerca di qualche indizio. Mancavano solo un paio di mesi alla nascita della sua bambina, ma lei non aveva ancora trovato il nome adatto. Le sembravano tutti troppo semplici o troppo difficili, troppo corti o troppo lunghi, troppo banali o troppo inusuali.
La mia bambina avrà il nome perfetto, continuava a ripetersi mentre osservava mamme che coccolavano i loro bimbi o ragazzini che giocavano spensierati nei pressi del parco.
Si sedette su una panchina, guardandosi intorno con aria curiosa.
«Noooo!».
A quell’urlo, scattò in piedi e si voltò immediatamente, per vedere da dove arrivasse la voce.
Tre bambini fissavano con aria afflitta un albero di pesco. Incuriosita, si avvicinò al gruppo e mostrò un sorriso amichevole.
«Cos’è successo, bambini? Non sapete che è maleducazione urlare in quel modo?».
Il piccolo dai capelli biondi, impaurito, si nascose dietro l’albero.
Quello con i capelli neri sbuffò e infilò le mani nelle tasche, irritato.
Solo la femminuccia ebbe il coraggio di rispondere e a Sakura sembrò di conoscere già quel gruppetto di bambini. Erano simili a loro: il team 7.
«Ci scusi, signora. La nostra palla è andata tra i rami dell’albero...».
Sakura accarezzò la testa della bambina.
«Ci penso io».
Si allontanò di poco dall’albero, posizionandosi in direzione del tronco. Se l’avesse vista Naruto in quel momento, l’avrebbe rimproverata e portata a casa.
Al diavolo! Ce la posso fare, sono solo incinta..., si disse prendendo un respiro profondo. Uno, due e... tre!
Corse verso l’albero e si arrampicò lungo il tronco, sfruttando solamente il chakra confluito verso i piedi. Ricordò immediatamente la prima volta in cui aveva svolto quell’esercizio e un sorriso increspò le sue labbra, dandole la forza necessaria per risalire tutto il tronco.
Arrivata in cima, si appoggiò ad un ramo per riprendere fiato e poi trovò la palla, mandandola giù per terra. «Grazie signora!», le rispose gentilmente la bimba.
Sakura, dall’alto dell’albero, le fece un cenno con la testa e poi si apprestò a scendere.
Un rumore inaspettato la fece bloccare. Era il suo stomaco.
Guardò l’orologio sul polso e si accorse che era quasi ora di pranzo.
Naruto arriverà a casa tra poco, devo sbrigarmi!, pensò incespicando tra i rami per trovare il percorso più semplice da prendere per arrivare ai piedi dell’albero.
Poggiò, per sbaglio, la mano su una pesca. Il suo stomaco continuava a brontolare e il frutto era talmente bello e invitante che sarebbe stato impossibile resistere.
Si guardò intorno con aria furtiva, volendo verificare che non ci fosse nessuno a spiarla.
Poi estrasse dalla borsa un kunai e staccò la pesca dal ramo, cominciando a sbucciarla.
Mentre faceva scorrere la lama attraverso la buccia, la sua mente tornò inevitabilmente all’argomento “nome unico e speciale per la piccola Uzumaki”. Forse Ino aveva ragione: era impossibile capire quale fosse il nome adatto per una persona che non conosceva nemmeno.
Non sapeva se avrebbe avuto gli occhi verdi o azzurri, i capelli biondi o rosa confetto, un carattere timido o una personalità forte. E se avesse preso dalla madre di Naruto? In quel caso l’avrebbero davvero chiamata Kushina?
Persa com’era nei suoi pensieri, non si era accorta di aver terminato di sbucciare il frutto.
Prese la buccia da un’estremità e la fissò con fare perplesso.
Era di colore arancione con varie macchie rosa disomogenee.
Arancione come Naruto, rosa come lei. Sorrise a quel pensiero un po’ infantile e sdolcinato.

«Sakura-chan, tu mi piaci davvero tanto».
La ragazzina dai capelli rosa sbuffò con fare irritato.
«Me l’hai già detto».
«Lo so, ma volevo solo ricordartelo».
Sakura sospirò, giocherellando con qualche ciocca di capelli.
«Sono innamorata di Sasuke-kun».
Naruto aveva fallito ancora una volta. Abbassò lo sguardo, deluso.
«Ma io non ti piaccio nemmeno un pochino?».
«Naruto, smettila! Perché non ti guardi intorno?! Hinata morirebbe per te!».
Il biondino corrugò la fronte, scettico.
«Cosa c’entra Hinata?».
«Sei il solito idiota».

«Vado a cena con Hinata».
Sakura deglutì a vuoto, sforzandosi di indurire lo sguardo.
«Cosa vuoi che me ne importi?!».
«Era solo per dire».
Naruto cercava di sistemarsi il colletto della camicia.
«Baka, sei un disastro! Lascia fare a me».
Sakura gli si avvicinò lentamente.
Le mani sfiorarono incerte il collo di Naruto.
«Sei sicura di saperlo fare?».
La kunoichi lo fulminò con lo sguardo.
«Stai tremando».
«Non è vero».
Naruto si scostò, perplesso.
Un’ultima passata ai capelli e poi uscì di casa.
«Naruto!».
«Mh?».
«Non ti ho sistemato il colletto».
Questa volta non furono le mani di Sakura a sfiorare il collo di Naruto.
Furono le loro labbra a sfiorarsi.
«Non andare da lei».
«Non avevo intenzione di andarci, Sakura-chan...».
Un altro bacio, poi un altro e un altro ancora.
«...ma fingere è servito a qualcosa».

Sorrise a quei ricordi.
Ce ne aveva messo di tempo per capire chi amasse veramente! Ma, alla fine, ne era valsa la pena.
Buttò la buccia della pesca giù dall’albero e addentò l’interno del frutto, morbido e succoso.
Continuava a pensare a come si fossero evoluti i suoi sentimenti nei confronti di Naruto, girando e rigirando la pesca tra le mani, quando notò che il colore della polpa – giallo oro – le ricordava una certa Yamanaka.

«Da ora siamo rivali».
Ino sgranò gli occhi, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
«E sappi che Sasuke-kun sarà mio».
La bionda sentiva già gli occhi umidi, nonostante fosse una ragazzina forte.
Avrebbe voluto urlare, piangere, supplicare Sakura di cambiare idea.
Non le importava poi tanto di Sasuke-kun, la sua era una semplice cotta.
Ciò che le stava davvero a cuore era l’amicizia di Sakura.
Ma ormai lei aveva deciso, ormai non poteva fare più niente.
«No, sarà mio Sasuke-kun!», urlò cercando di sembrare il più convincente possibile.
E da lì ebbe inizio una lunga sfida, fatta di bugie e di scuse.
Ino contro Sakura e Sakura contro Ino.
Per Sasuke? Forse. O forse no.

«Sto con Shikamaru».
Sakura sorrise appena.
«Lo immaginavo».
«Ora hai campo libero con Sasuke-kun».
Una risata cristallina rimbombò tra le pareti del negozio di fiori.
«Credi che io sia ancora innamorata di lui?».
Ino ridacchiò, accarezzandosi la lunga chioma dorata.
«Non lo sei mai stata. Non lo siamo mai state, Sakura».
Il suo tono di voce era basso, la sua espressione seria.
Poi una folata di vento.
Un ragazzo tanto pigro quanto geniale sulla soglia della porta.
«È arrivato! Ci vediamo, fronte-spaziosa!».
Sakura mosse la mano in segno di saluto.
«Tu non dovevi andare da Naruto?».
«No».
«E invece devi andarci, prima che sia troppo tardi».
Sakura la fissò perplessa, vedendola allontanarsi con Shikamaru.
Forse Ino era impazzita. O forse no.

Non aveva compreso subito il senso di quelle parole, ma Ino era stata fondamentale per fare chiarezza tra i suoi sentimenti. Finalmente, dopo tanto tempo, erano tornate amiche.
Nel rievocare i vecchi ricordi, Sakura aveva terminato di mangiare la pesca.
Ovviamente non si era saziata, ma ormai era ora di pranzo e lei doveva tornare a casa.
Scese dall’albero con un po’ di fatica e, quando toccò con i piedi per terra, si accorse che il parco era deserto. Il caldo che avvertì non appena uscì allo scoperto, la costrinse a tornare indietro e godersi ancora un po’ il fresco all’ombra dell’albero.
Poggiò una mano sul tronco del pesco, respirando a pieni polmoni.
La ritrasse subito dopo: la corteccia era ruvida e spinosa.
Ruvida e spinosa come... lui.

«S-Sasuke-kun...?».
L’Uchiha non stette ad ascoltarla, intento a manovrare kunai e shuriken.
«Sasuke-kun... io mi chiedevo se... se ti andasse di venire con me all’Ichiraku!».
L’espressione di Sasuke non fece una piega.
«Non ho fame».
Sakura non si diede per vinta, fingendo un sorriso.
«Allora potremmo fare qualche altra cosa... insieme».
L’Uchiha scosse la testa.
«Devo allenarmi».
«E allora quando possiam-».
«Sakura, sei noiosa».
La ragazzina abbassò lo sguardo, delusa.
«Chiedi a Naruto, lui verrà senz’altro».
«È noioso».
Sasuke sorrise appena.
«Perfetto per te».

Le lacrime scorrevano lungo il viso stanco e ferito di Sakura.
Le gambe minacciavano di cedere, il cuore di scoppiare.
La guerra era finita ed ora veniva la parte peggiore.
E se uno dei due fosse morto?
Corse con tutta la forza che le rimaneva in corpo.
«Sasuke-kun!»
Era ferito, ma si reggeva ancora in piedi.
«Vieni, ti curo io».
Ma Sasuke si ritrasse.
«Naruto ha bisogno di te, vai da lui».
Sakura scosse la testa, piangendo.
«Ma tu sei ferito gravemente!».
«Naruto morirà, se non lo raggiungi subito».
Il cuore della ragazza perse un battito.
«Grazie», rispose semplicemente.
Sasuke accennò un sorriso e le fece segno di andarsene.

Se non ci fosse stato Sasuke a dirle di raggiungere Naruto, probabilmente lui non ce l’avrebbe fatta.
Invece ora erano sposati e stavano per avere una bambina.
In quel momento, Sakura si rese conto che sua figlia era il frutto di un intreccio di legami.
Non era solo merito di lei e di Naruto se, di lì a poco tempo, sarebbe nata una nuova piccola Uzumaki. L’amicizia di Ino, la cotta passeggera per Sasuke e l’amore per Naruto avevano contribuito tutti, nello stesso modo, al concepimento di quella bambina.
E non solo: tutti i suoi amici e i suoi maestri avevano, in qualche modo, fatto sì che lei maturasse e fosse in grado di prendersi cura di un’altra vita.
Il volto di Sakura si illuminò: aveva trovato il nome adatto per sua figlia.



Due mesi dopo...

«Allora, come la chiamiamo questa bella bimba?».
Sakura sorrise, osservando quella tenera creaturina dai capelli biondi che teneva tra le braccia.
Rivolse un’occhiata a Naruto che la guardava curioso e poi guardò l’infermiera.
«Momoko».
«Momoko Uzumaki, ‘ttebayo!», ripetè Naruto entusiasta.
L’infermiera inarcò le sopracciglia, scettica.
«La bambina del pesco?».
I genitori della piccola annuirono.
«È una lunga storia», rispose Sakura accarezzando con delicatezza il frutto dei suoi legami.



Sei anni dopo...

«Momoko, torna immediatamente qui!».
Una bambina dai lunghi capelli biondi e gli occhi verde smeraldo correva in mezzo al parco, ignorando le urla della madre e gli sguardi accigliati degli altri bambini.
«Devo salutare il mio albero!», rispose innocentemente la piccola Uzumaki giungendo davanti ad un pesco e arrampicandosi con facilità fino in cima. Sin dal primo momento in cui l’aveva notato, Momoko aveva capito che quell’albero le apparteneva.
La buccia delle pesche era arancione come la tuta del suo papà e rosa come i capelli della sua mamma; la polpa era color oro, come i capelli della bella signora che aveva il negozio di fiori in centro e che si fermava spesso a parlare con sua madre; la corteccia era ruvida e spinosa come il carattere di Sasuke, l’amico di infanzia dei suoi genitori.
Ogni giorno, la bambina aveva a che fare con loro: i legami che avevano instaurato i suoi genitori stavano lentamente diventando anche i suoi legami.
Perché lei era Momoko, la bambina del pesco.
E prima o poi, anche lei avrebbe trovato dei legami da tramandare alle persone che amava.


  
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