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Autore: Demsmuffin    09/01/2013    9 recensioni
Lui sorride. Sorride e io non faccio che pensare che con il suo sorriso che potrebbe illuminare l’intero l’universo. Il suo sorriso che farebbe sembrare luminoso il nero cupo della notte. Il suo sorriso che mi scioglie in mille pezzi. Il suo sorriso che non mi stanco mai di guardare. Il suo sorriso che rivolge a me. Io che ho la fortuna di poter ricevere quella rara meraviglia e a volte vorrei che non fosse così.
E allora i suoi occhi chiari si illuminano di felicità, roteano attorno senza vedere nulla e poi guardano me. I suoi occhi guardano me e io non so cosa fare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattordici.

 

 


Tutti stanno in silenzio, nessuno dice più una parola quando lo vedono. Mia madre e Louis sembrano essere su tutte le furie, come se la rabbia gli ribollisse dentro e non potessero fare nulla per cacciarla indietro, ma non dicono nulla. Sopportano e basta.
Mattew sta lì, indeciso se stare fuori o entrare.
Tutti si aspettano che io gli dica cosa fare. Tutti vogliono che io parli, che dica di stare bene, vogliono che faccia qualcosa, qualunque cosa. E’ per questo che mi stanno tutti guardando.
Ma io non so cosa fare. Non ho ancora deciso se lui deve fare parte della mia vita o no, non l’ho mai saputo.
Louis mi guarda intensamente, socchiudendo gli occhi. Probabilmente sta cercando di capire quello che penso, vuole leggermi dentro. Ma come faccio a farmi capire da lui se non mi capisco io stesso?
Non so nemmeno io a cosa sto pensando. Da una parte vorrei mandarlo fuori, a calci, infliggendogli lo stesso dolore che ho provato io per mano sua, dall’altra parte vorrei essere più maturo di così e farlo restare. Il problema è che non so quale parte ascoltare.
Cosa faccio? Come dovrei comportarmi davanti a tutte quelle persone? Ancora non ho la forza di parlare, perciò dire qualcosa è escluso. Però, alla fine, sorprendendo persino me stesso e senza capire neanche il perché, gli faccio cenno di avvicinarsi.
Louis scuote la testa, seguito da mia madre che, nonostante quello, mi guarda cercando di rassicurarmi come ha sempre fatto.
“C’è troppa gente qui dentro.” Interrompe l’infermiera prima che Mattew possa fare un solo passo. “La confusione potrebbe dargli fastidio. Deve rimanere una sola persona.” Dai suoi occhi si capisce che non accetta una risposta negativa da parte di nessuno.
Si guardano tutti tra di loro e Nick, Ed, Zayn, Liam e Niall sbuffano all’unisono, facendomi quasi ridacchiare. Scuotono la testa ed escono, non prima di aver fulminato l’infermiera e avermi abbracciato.
E poi rimaniamo soltanto io, Louis, mia madre, Gemma e Mattew. Nessuno di loro ha intenzione di uscire e gli si legge in faccia. Vogliono restare qui con me, ma soprattutto, non vogliono che lo faccia Mattew.
“Allora?” Incalza l’infermiera, impaziente. Ha una corporatura minuta, dei capelli a caschetto corvini e piuttosto corti, occhi taglienti e leggermente allungati. Sembrerebbe quasi una bambina, se non fosse per il suo modo di parlare, quasi irritante ed esasperante. Realizzo solo in quel momento che non è la stessa di prima, l’altra era più gentile e sembrava più disponibile. Lei è quasi apatica. E non mi piace per niente.
“Se c’è qualcuno che deve uscire è lui.” Dichiara Gemma, fulminando Mattew.
Nessuno ha intenzione di darle torto, ma non fanno nemmeno un cenno di assenso. Si limitano a guardare in basso, tranne Louis che si siede accanto a me. Mi giro per guardarlo, nella speranza che anche lui lo faccia, ma la sua attenzione è rivolta a mia madre.
Noto subito che i loro sguardi nascondono un linguaggio che solo loro possono comprendere, parole forti, ma non dette, messaggi destinati all’altro e a nessuno più.
Vorrei scuoterli entrambi e chiedergli cosa significa tutto quello, ma quando poi il contatto cessa, mi chiedo se non mi sia inventato tutto.
“Voglio solo parlargli.” Fa Mattew, con aria quasi implorante. In quel momento non riesco proprio ad odiarlo. Non so a cosa pensa, ma di certo nulla di cattivo. Almeno non in quel momento.
Louis scuote la testa, tra se e se.
Devo decidere io. Lo so.
E sebbene vorrei tornare ad abbracciare e baciare Louis, sebbene vorrei ridere e rilassarmi con mia sorella, sebbene vorrei essere coccolato e rassicurato da mia madre, voglio più di tutto sentire cosa ha da dirmi. Ho abbastanza paura per quello che succederà, per quello che può fare, ma voglio ascoltarlo.
Così alzo il braccio e lo indico.
Gemma esce subito, senza dire nulla, mia madre sospira e Mattew sembra voler mettersi a saltare.
“Io non ti lascio da solo con lui.” Louis incrocia le braccia al petto, quando anche mia madre se ne va dopo molti indugi.
“Ragazzino, non ho tempo da perdere. ” L’infermiera lo incenerisce con lo sguardo. Probabilmente nemmeno lei vuole stare qui. Probabilmente vuole solo andare a casa ed è stanca di tutto questo. Ecco perché è così acida, così continuamente arrabbiata. La sua fronte si copre di rughe mentre aggrotta di più le sopracciglia. E se solo si rilassasse, potrebbe essere più simpatica.  
Louis la guarda storto, poi sospira e si gira verso di me. Non riesco a decifrare il suo sguardo, non lo capisco, ma di certo non è felice della mia scelta. Si abbassa su di me, poggiando le sue labbra vicinissime al mio orecchio e reggendosi con le braccia.
“Se ti spaventa, ti prego, mandalo via. E continua a respirare.” E poi mi pressa le labbra sulle mie, facendomi sbarrare gli occhi per il gesto inaspettato. Gli sorrido donandogli uno dei miei sorrisi più preziosi. Uno di quelli che dono solo a lui, uno di quelli in cui c’è l’amore puro, l’affetto più profondo e tutto l’amore che posso dargli. Uno di quelli che scalda il cuore anche a me stesso. Lui mi sorride allo stesso modo. Ed è una visione che non cambierei con nulla al mondo.
Anche solo quel sorriso mi fa sentire amato, e sto bene così. Darei tutto quello che ho per vederlo ancora e ancora. E mi allungo verso di lui, perché quel sorriso non mi è sembrato un grazie abbastanza efficace, voglio dargli di più e lo bacio, così, come se fosse la cosa più naturale del mondo (e in effetti lo è, per me).
L’infermiera batte il piede sul pavimento, rumorosamente, e Louis si gira.
“Ho capito, ho capito!” Blatera accarezzandomi una guancia. Le sue labbra si posano sulla mia fronte e poi esce, casualmente pestando il piede all’infermiera.
E mi ci vuole tutta la volontà del mondo per non scoppiare a ridere quando lui le chiede scusa, fingendosi preoccupato. E quando alla fine rimango da solo con Mattew, sento improvvisamente freddo, gelo.
Sono dentro una stanza con lui. Io e lui. Nessun’altro. Ma non devo andare nel panico, non sta succedendo nulla. Va tutto bene.
“Ti piacciono i fiori?” Mi chiede, con un cenno ai biglietti staccati. E.. è stato lui a mandarli? Non posso credere che abbia fatto questo, per me. Non riesco a credere che abbia scritto quelle parole. Annuisco e basta, respirando profondamente. E la fatica che devo fare per tenere dentro tutta la mia ansia è innaturale, è troppa, è dolorosa. Cosa stavo pensando quando ho deciso di ascoltarlo? Anche solo la sua voce mi fa pensare cose che credevo di avere dimenticato.
“Ho pensato molto a cosa scrivere..” Prende tra le mani un biglietto e con il pollice accarezza l’inchiostro, sorridendo appena “Queste mi sono sembrate le parole più adatte.”
Vorrei prenderlo a pugni solo per quello che ha scritto. Saranno anche delle belle parole, mi avranno anche toccato il cuore, ma non può dirmi che va bene essere diversi. Lui non può. E’ stata la prima persona a farmi credere che i miei gusti fossero sbagliati, che fossi malato, che avessi bisogno di aiuto. E adesso mi dice che non importa se mi piacciono gli uomini, che sono speciale? Mi sento così preso in giro.
Giro la testa dall’altra parte perché fin troppi ricordi stanno cominciando a invadermi e non voglio guardarlo, non voglio ricordare. Voglio tenermi tutto dentro, ancora una volta.
Se mi lasciassi andare ai ricordi, ai quei ricordi, potrei perdere il controllo ancora e ancora. Potrei gettarmi giù dalla finestra, per farli smettere. Chiudo gli occhi, cercando di ignorare le mie ossa doloranti, la mia testa che pulsa e il mio cuore che mi dice di mandarlo via.
“Mi spiace per quello che ti è successo, Harry.” No, invece, non ti dispiace affatto. Vorrei dirglielo, vorrei urlarlo, ma invece continuo a stare zitto, pietrificato.
Tutto sembra essersi rallentato, i miei movimenti, i miei pensieri e anche l’orologio che, fino a prima produceva un ticchettio regolare, adesso sembra non sapere nemmeno lui cosa sia il tempo.
Io non so più dove sono. Non so più chi sono. Cosa ho fatto, perché mi trovo lì e perché lo sto ascoltando.
“Ti ricordi quando venivi da me a giocare? Certo, eravamo piuttosto piccoli, ma.. ”
Sì, che lo ricordo.
 
 
I bambini stavano ridendo ormai da una buona mezz’ora. Nessuno dei due ricordava quando fosse stata l’ultima volta che avevano riso così, ma forse non c’era mai stata.
Harry era contento, più di quanto lo era già prima di varcare la soglia del suo nuovo amico e Mattew sentiva di avere quella stabilità che ogni bambino doveva avere, ma che a lui non era mai appartenuta.

“Come hai fatto a cadere, eri seduto!” Harry arrossì, mentre Mattew continuava a ridere sguaiatamente tenendosi la pancia con una mano, cercando di calmarsi, ma senza successo. L’aria cominciò a venirgli meno e la pancia gli faceva male, ma la visione di Harry ancora a terra non poteva che divertirlo, in ricordo della sua caduta.
Harry non rideva più. Si sentiva imbarazzato, un’idiota per essere caduto in quel modo. Il suo viso andò a fuoco e Mattew smise di ridere. Capì che l’amico aveva smesso di trovare la cosa divertente. E, improvvisamente, si preoccupò.
“Ti sei fatto male? Va tutto bene?” Si avvicinò a lui, mettendogli una mano sul viso.
Si guardarono in maniera diversa dal solito, entrambi avevano cercato di reprimere il batticuore, ma nessuno dei due ci era riuscito. E perciò, prima che Harry potesse rispondergli, Mattew si allungò verso di lui, pressando le sue labbra con le sue.  

 
 
 
No, no, no, no. Scuoto la testa più volte, mentre un altro ricordo affiora nella mia mente. Sento le sue labbra poggiate sulle mie, posso sentire ancora lo stomaco dolorante per il troppo ridere, posso sentire le gioia provata, sento ogni cosa.
Brucia ogni cosa. Tutti i ricordi sono più vividi, adesso che c’è lui a ricordarmeli.
E dopo quel ricordo felice, non riesco a non pensare al più tremendo. Faccio uno respiro profondo, come Louis mi ha insegnato quando mi lascio prendere dal panico e mi giro a guardarlo.
Lui sembra aver capito a cosa sto pensando, la sua testa è bassa, le sue mani si stringono sull’altra.
“So di avere tradito la tua fiducia.” Dice in un sussurro. E dopo quelle parole, non riesco a non sentire mani pesanti su di me, respiri affannati, il dolore che mi immobilizza per terra, la fiducia risposta in lui che crolla, insieme a me.
Mi guarda in pieno viso e scuote la testa, ripensando alle sue parole. “Tu hai ancora paura di me. Harry non sono quello che ero una volta.” Continua nel discorso, come per inferire, come se non capisse che se ho fatto quello che ho fatto, è a causa sua.
“Vai via.” Parlo per la prima volta. Non so nemmeno perché, non so come, so solo che parlo, che sono disperato, che la confusione mi annebbia il cervello. Non vedo, non capisco più niente. Voglio che vada via, voglio Louis. Non voglio ricordare. Non ce la faccio, fa male. Fa tanto male e io sono allo stremo, non ho la forza neanche per soffrire.
“Ti prego ascoltami..” Insiste lui.
 
 
“Cosa c’è? Non ti piaccio più adesso?” Il ragazzino sputò in faccia ad Harry, l’unico bambino che davvero era riuscito a comprenderlo. Mattew era spaventato, non voleva che gli facessero del male, ma non voleva i lividi sulla sua pelle. Era disposto a picchiarlo con le sue stesse mani per fare in modo che non toccassero lui.
“Devi picchiarlo, Mattew.” Lo sfidò William. “Picchialo o sarò io a picchiare te.”

Mattew sapeva che prima o poi sarebbe stato costretto. Deglutì. Non voleva fargli del male, ma non voleva nemmeno che gliene facessero a lui.
Codardo. Ecco cos’era. Scosse la testa, negando i suoi stessi pensieri. Tirò ancora più forte i capelli al riccio, che si stava dimenando, cercava una fuga, voleva andare via. Ma quando Harry sentì la presa ancora più forte smise di muoversi e aspettò solamente che lo colpissero. Voleva che lo facessero. Sentiva di meritarselo in fondo. Aveva sbagliato. I suoi sentimenti erano sbagliati e adesso doveva pagare.
E per questo accettò il colpo dritto alla bocca, proprio dalla persona che in quel momento amava.

 
 
 
“No!” Urlo. Prendendo in mano la mia testa. “Via, vai via!” E di scatto, la mia voce si alza talmente tanto che raggiunge un volume che nemmeno io sapevo di poter raggiungere. Le mie mani stringono i miei capelli e la mia mente vaga senza il mio permesso, facendomi tremare e sussultare.
“Harry, ti prego..” Mattew mi posa una mano sul braccio e io urlo di nuovo. “Non avevo altra scelta. Non sai cosa mi hanno detto!”
Non voglio ascoltarlo. Non voglio ascoltare nemmeno me stesso, perché dovrei voler ascoltare lui? Perché mi sono anche solo preso il disturbo di preoccuparmi su quello che aveva da dire?
Continuo ad urlare, mentre lui sposta la mano sull’altro braccio, come se lo facesse di proposito.
 
 
William gli teneva il braccio talmente forte che Harry non seppe se gli faceva più male la sua stretta che i colpi di Mattew.
Voleva sua madre. Era ridicolo a pensarlo, ma la voleva davvero. Voleva che lei gli asciugasse le lacrime, il sangue che gli cadeva dalla bocca, dal naso. Voleva abbracciarla e ascoltarla mentre gli raccontava qualunque tipo di gossip inutile riguardante le sue amiche. Voleva guardarla mentre si faceva una delle sue strane maschere di bellezza che alla fine stranamente funzionavano davvero. Si sarebbe accontentato anche di sua madre arrabbiata con lui perché non aveva riordinato la sua camera, avrebbe accettato di farsi mettere in punizione, pur di non trovarsi lì. Harry voleva solamente sua madre.

La risata di entrambi lo terrorizzò ancora di più. Non aveva la forza di reagire. Era debole. Non sapeva fare a pugni, oltre tutto. Tutto quello che poteva fare era correre, ma nemmeno lì Harry eccelleva (e adesso che ci pensava, non c’era una cosa in cui fosse davvero bravo) quindi sarebbe stato inutile. E poi come liberarsi della presa?
“Ne hai abbastanza?” Mattew gli diede un altro pugno, dritto nelle costole. Aveva ricevuto tanti forti colpi lì che ormai non riusciva neanche a respirare. Era convinto di averle rotte.
Non ce la faceva più. Voleva andare a casa, anche se non aveva idea di come ci sarebbe tornato.

Tremò, quando altri colpi arrivarono, più dolorosi di quelli precedenti, a procurargli più dolore interno che fisico.
 
 
 
Il mio respiro si fa pesante, ormai non so più dove sono. Se con William e Mattew dentro un vicolo sconosciuto o in ospedale dopo aver tentato il suicidio. Non ho la concezione di nulla, nemmeno di me stesso. Mi sono perso. Non so più cosa ascoltare, chi ascoltare, se ascoltare. Sento una voce che non è quella di Mattew, una voce femminile. Disperata.
“Non doveva restarci lì dentro!” Mamma..? Mi chiedo cercando un modo per respirare. I suoni sono confusi, criptati, ma troppo rumorosi. Tengo gli occhi chiusi e la testa fra le mani. Sento che se non la reggo, con la poca forza che mi rimane, quella cadrà sul suolo.  
“Mi spiace, le devo chiedere di uscire subito.” Sento un’altra voce, una voce che non so a chi appartiene.
Sento il vuoto del mio corpo prendere il sopravvento, il panico impossessarsi di me, l’aria venire sempre meno. E’ simile a quando stavo morendo, ma questo mi sembra più reale. Sembra più reale perché sento ancora i pugni su di me. Mi stanno picchiando.
“N-no.” Mormoro a William, a Mattew. “L-lasciatemi. B-basta.” Non riesco a controllarmi, tremo come non mai. Con le gambe do calci al nulla, il lenzuolo si muove, seguendo i miei movimenti.
“Vi prego. N-no. N-non ho fatto nulla. Nulla. N-nulla.” Vi prego, non è colpa mia. E’ solo successo. Mi sono innamorato, non volevo farvi arrabbiare. Non sapevo che fosse sbagliato. Non l’ho fatto a posta. Vi prego, lasciatemi. Basta.
Non so se mi stanno picchiando realmente o se me lo sto immaginando, ma mi sembra di impazzire dal dolore. 
Urlo ancora, mentre comincio anche a piangere, stremato. Mi distendo violentemente sul letto, scacciando la mano di qualcuno che tenta di tenermi fermo. Sento persino la flebo che ci stacca.
“Harry” Tra tutti i rumori, sento quella voce. “sono io, Louis.” Stringo i pugni, spaventato. Soffoco un urlo. “E c’è anche tua madre qui con me. Ci siamo solo noi e nessun’altro.” Io ansimo rumorosamente, cercando di respirare. Quella voce mi da la pace che avevo perso, mi fa sentire come se avessi trovato la cosa giusta da fare, come se non potessi più sbagliare. “Haz, mi senti?” Mi incita lui. Apro gli occhi, ansioso di sentire ancora quella melodia, che per qualche motivo mi scalda il cuore.
“Continua a parlare.” Sussurra prontamente mia madre, sfiorandogli il braccio. Louis annuisce. Si siede accanto a me sotto il mio sguardo vigile, in attesa.
“Volevo del cioccolato, ma la macchinetta mi ha fregato i soldi.” Sbuffa, incrociando le braccia al petto. “Andiamo, è uno degli ospedali migliori del mondo e hanno una macchinetta che ruba soldi!” Ride.
Io non mi agito più. Le mie gambe sono ferme, le mie braccia distese sui miei fianchi, i miei respiri regolari e silenziosi.  Sto sorridendo anche io, adesso.
E’ cosi bello mentre ride. I miei occhi sono solo per lui, non mi perdo un suo movimento e lui se e accorge. Ricambia il sorriso e mi accarezza i capelli. Quando lo fa, anche la mia testa ritorna sul cuscino, torna ad appoggiarsi delicata.
“Ma la sai la cosa più triste?” Continua, mentre mia madre si siede dall’altra parte del letto e un’infermiera si avvicina a me, cautamente. Io scuoto la testa, curioso di sapere cosa altro ha da dirmi, impaziente di sentirlo ancora parlare. “Tua madre mi ha prestato gli altri soldi e io non ero poi così sicuro di volere il cioccolato.” Ridacchia, seguito da me. Non so neanche descrivere il suo sguardo, i suoi occhi lucidi, il suo sorriso appena accennato e le guance rosse. E’ bellissimo.
L’infermiera sta facendo qualcosa al mio braccio, ma a me non importa. Voglio sentire la sua voce. E’ tutto ciò che mi interessa. “Così ho preso uno snack.” Mia madre sta piangendo, in silenzio. Allungo la mano verso di lei e lei me la prende delicatamente, senza indugiare. Quasi non sento le sue dita accanto le mie. “E indovina? Lo snack non scendeva più!” Ride di nuovo, concentratissimo però a non perdere il contatto con me. Mi accarezza, mi sorride, mi guarda come nessuno ha mai fatto.
“Insomma, in poche parole sono rimasto senza soldi e ho fame.” Mi fa ridere, è buffo, è divertente. Mi rende felice. Voglio che lo sappia.
Avvicino la testa alla sua mano, Louis apre il palmo e io rimango così, appoggiato non più al cuscino, ma a lui. Non mi curo dell’infermiera che mi rimette la flebo nel braccio, dimentico persino che lì ci sia mia madre e non sento male più da nessuna parte. C’è solo Louis. Esiste solo lui.




Demsmuffin's corner
 

Dovevo postare prima dell'epifania, ma purtroppo mi è successa una cosa terribile che mi ha impedito di scrivere sia perché non avevo tempo e mi sono collegata poco, sia perché la mia voglia e la mia ispirazione erano pari a zero. Adesso non sto bene, ma sto meglio. 
Ho fatto di tutto per scrivere nella maniera più decente possibile e mi sono impegnata per non aggiornare troppo tardi, ma scusate se questo capitolo non è il massimo, mi farò perdonare con il prossimo, ci sarà tantissimo fluff e angst :)
Spero che abbiate capito cosa ha fatto Mattew, perché lo ha fatto e da dove ha origine tutto. Mattew in fondo è una brava persona, è solo un po'.. codardo, sì.
Avrebbe dovuto prendersi i pugni lui invece che Harry, ma non ha fatto assolutamente nulla, anzi. 
Ecco perché mi sta così antipatico, non riesco proprio a sopportare le persone così lol
Ma quanto è dolce Louis alla fine? Quanto diamine sono teneri tutti e due? çwç
Mamma mia, sono belli persino in fatti che non sono mai accaduti davvero, ma come si fa? Ma poi Harry che appoggia la guancia sulla sua mano? Vi prego *va a piangere nell'angolino* 
No, okay, vi risparmio il mio sclero su quei due, non è importante. 
Volevo dirvi che ho in mente una FF, sempre Larry ovviamente, ma stavolta incentrata su Louis, non so ancora quando la posterò, ma volevo farvelo sapere!
Detto questo, recensite (vi prego, non capisco perché alcuni capitoli hanno 10 recensioni, altri 5)
Peace, Love and Larry Stylinson, Sarah. ♥

   
 
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