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Autore: Artemis Black    09/01/2013    1 recensioni
[SERIE FURIA ROSSA][SEGUITO DI EACH WORD GET LOST IN THE ECHO]
“Basta con questa farsa.” Dissi stanca. I miei occhi cambiarono colore e la donna si spaventò tanto che mi puntò l’arma contro. Con una sfera d’energia bloccai una pallottola che mi aveva sparato e con una sfera di fuoco gli tolsi l’arma dalle mani. Solo che l’arma colpì l’agente ad un polpaccio e la mia sfera si schiantò sulla parete piena di liquori e alcool. La donna corse via dal locale gridando, mentre io sbuffai.
“Ci mancava anche questa.” Dissi. Presi al volo l’agente e lo portai fuori dal negozio prima che si incendiasse del tutto. Era una struttura vecchia e marcia, con una fiammella di fuoco cedette ed esplose.
Atterrai con i piedi sul cofano dell’altro agente che mi guardò sorpreso. Lasciai il suo compare sopra l’auto e gli puntai un dito.
“Dì a Fury che mi deve lasciare in pace.” Gli ringhiai contro.
Nel frattempo il locale alle mie spalle era una pira di fuoco e fumo nero.
(dal primo capitolo)
ALICE E' TORNATA... PIU' INCAZZATA CHE MAI ED E' PRONTA A DARE LA VITA PER SALVARE LOKI.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia Rossa'
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Un nuovo amico.

 
Don't want to let you down but I am hell bound,
Though this is all for you, don't want to hide the truth,
No matter what we breed we still are made of greed.
This is my kingdom come!

They say it's what you make, I say it's up to fate.
It's woven in my soul, I need to let you go.
Your eyes, they shine so bright, I want to save their light,
I can't escape this now, unless you show me how.

When you feel my heat, look into my eyes
It's where my demons hide. Don't get too close, it's dark inside: it's where my demons hide.


Avevo perso la cognizione del tempo stando china sui libri, facendo ogni tipo di ricerca sulla terra delle nebbie. Più di una volta una serva era venuta a portarmi del cibo per rifocillarmi, ma toccai a malapena qualcosa. Era passato un giorno intero da quando ero in biblioteca e me ne accorsi solo quando un raggio di sole mi colpì il viso. Mi alzai per andare a chiudere la finestra di vetro colorato, quando rimasi affascinata dal paesaggio: l'alba inondava Asgard, facendo brillare i palazzi dorati.
Il mio sguardo cadde all'entrata del Bifrost, dove un gruppo di persone era appena uscito. Anche essendo molto lontana, riuscivo a vedere che non indossavano alcuna armatura, neanche quella delle guardie del palazzo.
Ridussi gli occhi a due fessure, finché non mi parve di riconoscere una chioma bionda in mezzo al gruppetto. Sgranai gli occhi e chiusi di scatto la finestra.
“Non può essere…” sussurrai, uscendo dalla biblioteca.
Percorsi velocemente alcuni corridoi fino a ritrovarmi sulla grande scala all'entrata. Odino era in fondo ad esse e di fronte a lui una figura possente era in ginocchio. Quando si alzò, riconobbi Thor e la sua espressione accigliata.
Ma la cosa che mi sorprese di piú, fu il suo compagno di viaggio: Clint era in piedi dietro a lui.
E nessuno dei due aveva una faccia contenta.
 
Poco dopo aver visto Thor e gli altri, mi ero recata nelle mie stanze per cambiarmi velocemente ed avevo trovato un vestito confezionatomi dalle sarte da parte della Regina. Era l’abito che avrei dovuto indossare nelle cerimonie importanti, soprattutto durante le udienze ufficiali e durante visite di cortesia di altri paesi. Erano un paio di pantaloni di pelle marrone con un corpetto dello stesso colore, solo rivestito di una maglia di ferro all'interno e un'altra maglia a maniche lunghe, che si intrecciava sul busto per poi lasciare uno spacco davanti e lasciare spazio alle gambe e a movimenti agili, mentre dietro proseguiva fino all'altezza dei polpacci. E per completare un bellissimo mantello, morbido e di un colore verde vivo. Due medaglioni di grandezza media e color argento, agganciavano il mantello al corpetto. Quando mi guardai allo specchio, vidi una guerriera pronta per la battaglia.
Eravamo nella sala del trono, aspettando che Odino si  sedesse e accogliesse l'udienza ufficiale del figlio. Erano tutti vestiti in alta uniforme, compresa me.
Ero in piedi sotto alla sinistra del trono, mentre Thor era al centro della sala, con dietro Clint che non smetteva di lanciarmi occhiate piene di collera.
Quando Odino entrò, tutti i presenti si inginocchiarono. All’udienza avevano preso parte solamente le guardie di Odino, Thor, me, Clint, Frigga e Heimdall.
“Accolgo la tua richiesta d’udienza, Thor.” Disse Odino prima di sedersi sul trono.
“Grazie padre.” Rispose Thor.
“Dimmi, perché hai richiesto la mia presenza?” disse il padre degli dei.
Thor prese un respiro e gonfiò il petto, poi guardò verso di me.
“Padre, chiedo che la principessa Alice ritorni a Midgard.” Disse.
“Cosa?” dissi sbalordita. Arrivare a chiederlo ufficialmente ad Odino era oltraggioso! Sapeva che se me lo avesse ordinato il padre degli dei, non avrei potuto ribellarmi.
Odino alzò una mano in segno di silenzio.
“Perché?” chiese poi.
“Per la sua incolumità… è a rischio padre e voi lo sapete.” Disse Thor.
“A rischio? Nessuno mi sta minacciando di morte!” dissi.
“Alice!” tuonò il dio.
Serrai i denti e i pugni, non potendo andare contro Odino.
“Padre, vi supplico.” Disse Thor.
“Thor, figlio mio, la questione è troppo grande. C’è di mezzo qualcosa di superiore che neanche io posso ostacolare.” Disse Odino.
Il dio del tuono corrucciò le sopracciglia.
“Non capisco, Padre.” disse confuso.
 “Il destino non può essere ostacolato.” Disse. Si alzò dal trono e scese alcuni scalini, poi si fermò e continuò a parlare.
“Quando ero caduto nel mio stesso sonno, le norne mi hanno fatto visita. Mi hanno detto cose che non posso rivelare, altrimenti cambierei il corso degli avvenimenti. Loki deve essere salvato da colei che lo ha amato nel momento del bisogno, da colei che padroneggia il fuoco e che manipola le menti per salvare quella del suo amato.” Fece una pausa e si voltò verso di me.
Abbassai gli occhi e tesi le orecchie, ascoltando il resto che aveva da dire il dio.
“Un’oscura minaccia incombe su Loki, la stessa che lo portò a combattere contro Midgard. Qualcuno che gli aveva dato il potere del Tesseract, adesso lo rivuole indietro.” Concluse.
Nella sala era piombato il silenzio più assoluto. Con il fiato sospeso fino a quel momento, riuscii finalmente a riprendere a respirare con regolarità.
“Alice deve salvare Loki. Riportare tutto all’equilibrio originario e sconfiggere questo nemico.” Disse Odino.
Si avvicinò al figlio e gli pose una mano sulla spalla.
“Capisci, figliolo?” disse con rammarico. Come se volesse che tutto ciò non accadesse.
Thor abbassò la testa e costernato, annuì con il capo.
“La sentenza è sciolta.” Disse infine Odino.
A quelle parole, mi inchinai velocemente al padre degli dei e uscii dalla sala.
Dapprima a passo svelto e poi correndo, raggiunsi le mie camere e lasciai che le lacrime rigassero il mio volto. Il carico sulle mie spalle si era aggravato, avevo così tante responsabilità e così tante chance di non farcela.
Premetti le testa sul cuscino dove era solito dormire Loki. Il suo odore impregnava ancora quel lembo di stoffa e piume. Inspirai avidamente e lo strinsi al mio petto, come se lui fosse lì con me.
“Un’ultima battaglia, un ultimo nemico da abbattere, poi saremo io e te.” Sussurrai.
 
Si era ormai fatta sera e le ultime luci del sole a stento riuscivano ad illuminare Asgard.
Chiesi ad una delle mie damigelle dove fossero Thor e l’ospite midgardiano, ovvero Clint, e mi disse che si trovavano nelle stanze private del principe. Raggiunsi la stanza dove solitamente Thor si riuniva con i suoi guerrieri, e li trovai tutte e due lì.
“Thor?” chiesi mentre aprivo la porta.
Era in piedi davanti al balcone e le tende rosso cremisi che gli svolazzavano attorno.
Dovetti toccargli una spalla per farlo distogliere dai suoi pensieri. Quando si accorse di me, il suo sguardo si indurì. Sapevo che quello che gli avevo fatto era stato deplorevole ed odiavo aver tradito la sua fiducia.
“Mi spiace per… per averti soggiogato.” Dissi con un filo di voce.
“Anche Loki fece lo stesso quando mio padre mi esiliò su Midgard.” Mi rispose.
“Lui ti aveva mentito…” ribattei.
“Avete entrambi tradito la mia fiducia.” Disse con tono sprezzante.
“Mi spiace Thor, davvero.” Gli dissi con un tono incrinato.
“Se vuoi andare a cercare Loki devi avere una mente lucida, calcolatrice e fredda. Non puoi farti prendere alla sprovvista e soprattutto non puoi agire assecondando i tuoi sentimenti e farti accecare dalla voglia di rivederlo.” Disse Thor.
“O-ok.” Risposi frastornata.
“Quello che hai fatto non è uno dei gesti più nobili, ma l’hai fatto per una nobile causa. Quindi comportati bene, così poi scriveranno canzoni sulla tua storia.” Disse infine, con un accenno di sorriso.
La porta dietro di noi si aprì ed entrò Clint.
“Proprio te cercavo.” Disse Clint avvicinandosi a me.
“Senti Clint, mi spiace non dovevo… io…” non finii la frase che mi ritrovai ad avere uno scontro corpo a corpo con lui. Era il suo modo, anzi il nostro, di risolvere le cose.
Quante volte avevamo fatto a botte sul ring della palestra dell’elivelivolo per pareggiare i conti, ed adesso non era da meno.
Thor ci guardava divertito, mentre si sedeva su un divanetto e assisteva alla scena. Con uno sgambetto Clint mi atterrò e fu così che alzai le mani in segno di resa.
“Va bene, scusa.” Dissi con il fiato corto.
Lui si alzò e mi tese una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Non farlo mai più. Sono geloso delle mie cose.” Disse con un ghigno.
“Pace?” chiesi.
“E pace sia.” Disse esausto.
“Che ne dite, brindiamo?” disse Thor alzando un calice di birra.
 
Dopo aver chiarito la situazione con i ragazzi, mi rintanai nella biblioteca per finire i miei studi. Trovai una mappa molto antica e delicata in un vecchio libro e per non rischiare di rovinarla, la ricopiai su un altro foglio. Il viaggio sarebbe durato all’incirca 4 giorni, secondo i miei calcoli,  grazie ai portali magici che ci avrebbero permesso di attraverso mondi più velocemente.
Mi strofinai gli occhi ed andai a prendere un’altra candela per fare più luce. Quando mi accostai al tavolino dove erano tenute le candele, mi accorsi che c’era una parte della biblioteca tenuta sotto chiave. Un’ala era chiusa con porte di vetro spesso e colorate d’oro e un lucchetto, con delle iniziali stampate sopra –H.S.B.-, le chiudeva. Provai a guardare dentro, ma non riuscii a vedere nulla. Cercai di andarmene, ma la curiosità era tanta. Forzai il lucchetto con dell’energia e lo spezzai. Aprii le porte e un’aria gelida e stantia mi colse all’improvviso. C’era puzza di muffa e il buio regnava sovrano. Decisi di far luce con una fiamma sulla mia mano, perché risplendeva di più di una misera candela: era una specie di galleria non troppo grande e grandi tomi riempivano le librerie che sembravano cedere da un momento ad un altro. Era tutto ricoperto da un leggero strato di polvere e dalle ragnatele. Le librerie erano tutte siglate con l’antica lingua, che ancora faticavo a capire. C’era uno scaffale siglato Vind, che stava a significare vento, un altro era intitolato Vann, che stava a significare l’acqua, poi c’erano Jord e Illusjon, terra e illusione, Shapeshifter e Healing, mutaforma e guarigione… poi uno scaffale attirò la mia attenzione: Brann, che significava fuoco.
Quando presi un libro da quello scaffale, capii che quella era la sezione dove spesso Loki si rifugiava e dove prendeva i suoi libri di magia. Un sorriso si fece strada sulle mie labbra e cominciai a prendere qualche tomo da studiare: magari, qualche magia mi sarebbe stata utile durante il viaggio.
Presi tre candele e le accesi, poi appoggiai i libri sull’enorme scrivania e cominciai a sfogliarne uno ad uno. Ero scritti in lingua antica, perciò mi servì l’ausilio di un vecchio vocabolario, ma tra le pagine dei libri c’erano spesso degli appunti e delle traduzioni fatte forse da Loki. Fu in un libro di guarigione, che trovai un bellissimo disegno: ritraeva una ragazza seduta in riva ad un lago che raccoglieva fiori, mentre alcuni cerbiatti le si avvicinavano. Era girata di profilo, ma quei lineamenti li potevo riconoscere ad occhi chiusi… perché erano i miei. In basso a sinistra c’era una piccolissima scritta: “Min søte Alice, Loki.”.
A quelle parole, trattenni a stento le lacrime e capii cosa Thor intendesse quando mi disse che Loki aveva ripreso a disegnare.
Ce n’era anche un altro, che mi ritraeva mentre scoccavo una freccia nel cielo stellato.
Erano entrambi disegni stupendi e pieni di particolari che risaltavano il paesaggio e lo facevano sembrare così reale. Li piegai e me li misi in tasca, proseguendo poi con gli studi.
Andai avanti fino al mattino seguente e solo quando fu l’ora di mangiare, chiusi tutto e riposi i tomi negli scaffali. Prima di andarmene, notai una libreria chiusa a chiave e con la targhetta appannata dalla polvere. La pulii e lessi la scritta: Mørk Magi.
“Alice!” in quel momento mi sentii chiamare e corsi fuori dalla galleria, richiudendo le porte di vetro e raggiungendo la voce che mi reclamava.
“Alice! Sei stata qui tutta la notte?” mi chiese Frigga.
“Ehm si, volevo dare uno sguardo ad altri libri.” Dissi.
“E’ pronto da mangiare, su andiamo.” Disse “e dopo andrai a riposare, altrimenti ti ammalerai stando qui tra muffa e polvere.” Disse sorridendomi.
Era stato allestito un grande banchetto che ospitava, oltre alla nostra famiglia reale e Clint, anche i tre guerrieri e lady Sif. Fu servito cibo in abbondanza e le risate di Thor e Volstagg riecheggiavano nella sala. L’atmosfera era serena, ma si vedeva che era in qualche modo forzata: Clint sempre serio e Thor che rideva più per isteria mentre Odino era stranamente silenzioso. Per non parlare di me: ero assorta nei miei pensieri e non facevo caso agli altri, avevo tutt’altro per la testa.
Quando finalmente potemmo alzarci da tavola, Clint mi accompagnò alle mie stanze perché ero veramente molto stanca. Appena poggiai la testa sul cuscino, crollai per il sonno.

Era buio.
Una leggera foschia grigia mi appannava gli occhi e ovattava i suoni intorno a me.
Un grido.
Poi un altro. E un altro ancora.
Era straziante, doloroso e così acuto da far male alle orecchie. Era agonizzante anche per chi lo udiva. Cominciai a muovermi in quell’oscurità agghiacciante, che sembrava impregnasse i vestiti e ti entrasse nelle ossa. La nebbia cominciò a diradarsi e un altro urlo squarciò il silenzio.
Questa volta fu seguita da una risata… una risata malefica e pazza.
A poi apparve dal nulla: aveva le mani incatenate, i vestiti strappati ed enormi bruciature sul petto. Gridava per il dolore, gridava per non sentire il dolore.
Cercavo di avvicinarmi a lui, di togliergli le catene e lenire le sue ferite, ma qualcosa mi teneva bloccata. Qualcosa mi impediva di muovermi e mi faceva assistere a quello spettacolo macabro.
Loki continuava ad urlare ed urlare, mentre qualcosa di giallastro gli cadeva sul petto corrodendogli la pelle. Poi due occhi viola si stagliarono dietro di lui e sorrisero. Lo guardavano mentre agonizzava sotto di loro e godevano nel vederlo soffrire.
Poi si mossero di scatto e fissarono me. Una risata echeggiò nel buio e qui due occhi si avvicinarono sempre di più. Sotto di essi cominciò ad apparire una figura alta, possente. Era una figura scura, che abbracciava il male e se ne vestiva.
Il cuore mi salì in gola, lo sentivo avvicinarsi e toccarmi. Sentii le sue mani sulla mia gola e il fiato cominciò a mancarmi. Volevo dimenarmi, togliermi quelle sue mani sudicie da dosso, ma il mio corpo non rispondeva.
Riuscii soltanto a gridare fino a farmi bruciare la gola.
 
“Alice! Alice!” sentii Clint urlarmi contro e scuotermi.
Mi sentivo soffocare, i miei polmoni dolevano e la mia gola bruciava. Clint mi fece alzare e mettere seduta e piano piano ricominciai a riprendere possesso di me stessa. Boccheggiai fino a respirare affannosamente.
La mia fronte era imperlata di sudore, così come il cuscino. Le mie grida avevano attirato la mia damigella che era subito corsa a chiedere aiuto, incontrando Clint per i corridoi.
Dopo poco vidi Thor irrompere nella stanza e correre verso il mio letto.
“Alice, ehi… stai bene?” mi chiese visibilmente preoccupato.
Non riuscii a parlare.
Clint mi asciugò la fronte e mi riappoggiò delicatamente sul letto.
“Era solo un incubo. Stai tranquilla.” Mi disse.
Annuii con la testa e richiusi gli occhi.
“Che è successo?” chiese Thor, sedendosi dall’altra parte del letto.
“Ha cominciato ad urlare e a dimenarsi nel letto mentre dormiva.” Gli disse Clint.
“Cerca di riposare adesso.” Mi disse.
Come potevo anche solo pensare a dormire dopo quello che avevo visto? Non potevo e basta. Riaprii gli occhi e con la bocca impastata dissi a Clint di stare bene.
“Voglio solo farmi un bagno caldo.” Dissi.
“Ti chiamo le ancelle.” Mi sorrise Thor.
Dopo che i due uomini se ne furono andati, rimasi nella mia stanza a guardare le ancelle che trafficavano nel bagno e riempivano la vasca da bagno di marmo con acqua bollente. Un delle ragazze era particolarmente magra e per poco non fece rovesciare un tizzone pieno d’acqua. Vidi tutto a rallentatore: la ragazza che inciampava e faceva rovesciare il secchio sul pavimento, le altre ancelle che si girarono e la guardarono sbalordite.
“Ferme.” Dissi “uscite… ci penso io.”
Le ragazze spaventate se ne andarono correndo. Non volevo spaventarle, volevo solo che mi lasciassero da sola.
L’acqua si era rovesciata su gran parte del pavimento, bagnando alcuni tappeti.
Fissai l’acqua e pronunciai due parole nella lingua antica. Vidi l’acqua ritirarsi, ritornare nel secchio e lasciar il tutto intatto:  i tappeti asciutti e il pavimento pulito.
Un leggero sorriso comparve sulle mie labbra, poi presi il secchio e lo svuotai nella vasca.
 
Arrow correva veloce, era una scheggia nera in quella foresta verde. Lo spronavo al massimo mentre con l’arco in mano scoccavo frecce contro quello che ormai rimaneva dei miei bersagli. Molti erano caduti dagli alberi, altri erano marciti e altri ancora scomparsi.
Un goccia di sudore strisciò dalla mia fronte fino al mio incavo del collo. Mi ero volontariamente persa nella foresta, nel tentativo di distrarre i miei pensieri da quella specie di incubo-visione.
Correvo, sentivo le foglie degli alberi strusciarsi addosso ai miei abiti, i rami che laceravano le vesti e i muscoli di Arrow contrarsi ad ogni passo.
Ultima freccia.
Frenai il cavallo e la presi dalla faretra.
Trattenni il fiato, incoccai la freccia e mirai un piccolo coniglio vicino ad un rivolo.
Mirai alla testa, poi al collo… ed infine lanciai la freccia.
Il coniglio scappò velocemente, mentre il puma che gli era dietro si spaventò e mi ringhiò contro.
Arrow si irrigidì, cominciando a fare qualche passo indietro. Il puma ringhiò ancora e sferrò una zampata in aria. Il cavallo si imbizzarrì, ma con una semplice parola lo tranquillizzai.
Smontai da Arrow e lasciai l’arco sulla sella. Il puma mi guardò con occhi feroci, si abbassò fino a strusciare con la pancia per terra. I suoi muscoli erano pronti ad attaccare.
Con un guizzo balzò al mio fianco e mi soffiò.
“Fermo!” tuonai in lingua antica.
Il felino si immobilizzò, i suoi occhi si placarono così come i suoi ruggiti.
“Deg nærmere.” Avvicinati, dissi.
Il felino abbassò la schiena, mi guardò con diffidenza e mi soffiò contro.
“Stoler på.” Fidati, aggiunsi.
Il puma avvicinò il suo muso alla mia mano, la annusò  e poi ci poggiò la sua testa.
“Bravo cucciolo.” Dissi con un accenno di sorriso.
Mi inginocchiai e cominciai ad accarezzarlo sulla schiena e sulle orecchie. Mi miagolò come un piccolo gattino, per poi stendersi atterra e poggiare la testa sulle mie ginocchia.
“Vuoi venire con me?” gli chiesi nella lingua antica.
Ricevetti un miagolio come risposta.
“Lo prendo per un… si.” Dissi.
“Andiamo, è meglio tornare a palazzo.” Aggiunsi.
Montai a cavallo e dissi al puma di seguirmi.
Era molto veloce e quasi riusciva a tenere testa ad Arrow, spiccava balzi incredibili ed era molto agile. Mi fermai vedendo che ero capitata sul sentiero che portava al piccolo lago dorato.
Girai e raggiunsi il bacino velocemente.
I raggi del sole, che filtravano attraverso i spessi rami e il folto fogliame della foresta, illuminavano il lago d’oro, da qui il suo nome appunto. Smontai da Arrow e gli permisi di abbeverarsi, mentre io mi sedetti sull’erba fresca e piena di fiori.
Il puma, dapprima schivo, si avvicinò lentamente a me e mi si sdraiò affianco.
“Quando ero piccola, desideravo tanto un gattino…” dissi, ripensando alla mia infanzia ironicamente.
Il pelo ero morbido, un po’ sporco, ma brillante e gli occhi erano incredibilmente vispi.
La sua curiosità lo portava a girare la testa freneticamente, quasi a voler catturare ogni singola cosa che lo circondava. Fu attratto da una farfalla azzurra, che gli si posò sul naso e poi volò via.
“Ti chiamerò Vaken.” Dissi accarezzandogli un’orecchia.
-Bel nome, se non fosse per il significato scontato.- disse la Furia.
Roteai gli occhi e sbuffai.
“Vattene.” Dissi.
-E perché?- disse stendendosi sul prato.
“La tua presenza mi irrita.” Affermai.
-E’ così morbida quest’erba…- rispose.
La ignorai e mi alzai. Ormai aveva rotto quel momento di pace e tranquillità.
-Allora quando si parte in viaggio?- mi chiese, apparendo al mio fianco mentre riportavo Arrow fuori dall’acqua.
Non gli risposi.
-Come siamo suscettibili.- sibilò.
“Smettila.” Risposi alterandomi.
Sentii dei zoccoli calpestare l’erba e una figura poderosa apparve sul sentiero.
“Alice!” urlò Thor.
“Ecco dove ti eri cacciata.” Disse affiancandosi al mio cavallo.
Subito dopo vidi Clint avvicinarsi su un bellissimo puledro bianco latte con la criniera nera.
“Odio questi animali quadrupedi. Li preferisco quando sono dentro ad un motore.” Sbuffò.
Mi scappò una risata.
“Con chi parlavi?” mi chiese Thor.
“Oh, con nessuno.” Risposi mentre sistemavo la sella.
“Sei brava con l’arco…” disse Clint.
“Ma non quanto te.” Gli risposi.
“Lo so.” Disse sicuro di se. La modestia alcune volte abbandonava il suo io.
“Quando hai intenzione di partire?” disse di colpo Clint.
Montai in sella ad Arrow e richiamai Vaken. Quando Thor lo vide, pensò che mi stesse attaccando.
“No, lui è Vaken. Sta con me.” Dissi, proteggendolo dietro di me.
Il dio biondo rilassò i nervi e si mise in marcia per tornare a palazzo.
“Domani.” Risposi.
“Domani mattina partiremo.” Conclusi.
Clint annuì serio e si accodò a Thor.
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Buonasera ed eccomi con un nuovo capitolo, alquanto  sofferto poichè non riuscivo a collegare quest'ultimo lasso di tempo ad Asgard all'inizio del viaggio.
Comunque ce l'ho fatta! Almeno spero... non so, non mi convince del tutto...
Le norne di cui parla Odino, "tessono  l'arazzo del destino. La vita di ogni persona è una corda nel loro telaio e la lunghezza della corda è la lunghezza della vita dell'individuo. Poiché tutto è preordinato nel complesso universo norreno, anche le divinità hanno i loro fili nel telaio, benché le norne non permettano loro di vederli." (preso da wiki)
La "lingua antica" che ho usato per nomenclare le librerie, sarebbe il norvegese (gentilmente aiutata da google traduttore).
"Min søte Alice, Loki" significa "Mia dolce Alice.", mente "Mørk Magi" sta per "Magia oscura".
Adesso la nostra Alice comincia a padroneggiare un pochino di magia, oltre ad avere il potere del fuoco-energia e della persuasione. Grazie alla magia, Alice può "parlare" con gli animali ed è grazie a ciò che prende con se Vaken, il puma. (Arrow è il cavallo di Alice, apparso per la prima volta in Each word get lost in the echo)
La citazione iniziale è tratta da Demons degli Imagine Dragons.
Okay, credo di aver detto tutto!
Ringrazio
Aletheia229 cullen96 kagome50 Nemesis_Kali Skylar87 SweetSmile veronika87 _Lucrezia97_ alicetta96 Eruanne Flam92 Lady of the sea Mayaserana Soraya Ghilen per aver messo la storia in una delle tre categorie :)
Un enorme abbraccio lo do a Eruanne , che ha sempre seguito questa serie fin dall'inizio ed ha sopportato tutte le mie sclerate (?) in ogni storia :3
Ditemi che ne pensate di questo capitolo, perchè sono veramente preoccupata di aver combinato un'idiozia,  lasciando una recensione :)
A presto,
Artemis Black


vi lascio il link della mia pagina facebook per qualsiasi cosa :) http://www.facebook.com/ArtemisBlackEfp

  
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