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Autore: angelad    09/01/2013    6 recensioni
"Il Natale sta per giungere anche in casa Castle e tutto sembra procedere per il meglio. Rick e Kate sono una bella famiglia allietata dalla presenza della loro piccola Joy. Qualcosa però annebbia un poco la loro felicità.... Qualcosa che forse nessuno si sarebbe aspettato.... "
Questa storia è, in parte, il seguito dell' "Araba Fenice". In quella storia nasce il personaggio di Joy e vi suggerirei di darle un'occhiata (se ne avete voglia, s'intende) per comprendere meglio alcune citazioni di questa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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xmas cap 4

 

“Ecco, proprio non ci voleva. Non solo mi hai costretto, anzi tu e mio padre mi avete costretto, ad un viaggio infinito perché avete paura di essere scoperti da una bimba di tre anni, ma mi tocca anche ritrovarmi bloccata qui, da una tormenta di neve, senza sapere quando potremo ritornare a casa da nostra figlia! E, fammici pensare un attimo.. Sì è solo colpa tua, e pagherai di persona se non arriveremo in tempo!”.

Kate Beckett era decisamente irritata dal contrattempo avuto e fissava la neve scendere copiosa dal cielo sbuffando e sospirando: “Avevo quasi dimenticato il motivo per cui odiavo la neve, eri riuscito quasi a coinvolgermi con tutte le tue storielle sulla magia di questa polvere bianca, ma sappi che ora ricordo benissimo! La neve è solo una gran scocciatura!”.

Castle invece, si sentiva esaltato come un bambino davanti a quello spettacolo e si stava adoperando per accendere il caminetto della sala: “Avanti amore, vieni qui a scaldarti. Cerchiamo di vedere il lato positivo della faccenda: siamo soli, in una baita, col caminetto acceso, almeno lo sarà tra qualche minuto, e potremo coccolarci e corteggiarci, come tu hai gentilmente richiesto qualche ora fa. Non volevi una giornata solo per noi?”.

Conoscendola bene sapeva quale turbamento dovesse provare la sua dolce compagna in quel momento, così decise di alzarsi, la prese per un braccio e la attirò a sé: “Oppure la mia tosta detective sta incominciando a sentire la nostalgia di una saltellante piccola Katie col carattere Castle che si aggira da quasi tre anni in casa nostra?”, cercò di sdrammatizzare.

Kate non gradì molto il suo spirito e gli sferrò una gomitata leggera sul dorso: “Non osare prendermi in giro Rick! Certo che mi manca Joy.. Se non dovessimo riuscire a muoverci, sarebbe la prima notte che passa senza di noi. È ancora piccola e io non voglio lasciarla da sola..”.

L’uomo la girò per poterla guardare negli occhi e la baciò: “Stai serena tesoro, c’è Alexis con lei..”.

“Lo so, lo so, ma mi sentirei più tranquilla se Joy dormisse nelle mie braccia come al solito..” mormorò la donna incrociando le sue dita con quelle dell’uomo che amava.

Rick la guardò negli occhi e riconobbe di essere innamorato di lei come il primo giorno, anche se lei col passare degli anni si era trasformata davvero molto. O forse, ancor più semplicemente, stava mostrando al mondo un’altra delle molteplici sfumature della sua personalità.

Si strinsero forti  e l’uomo le sussurrò: “Sei bellissima, quando schizzi in questa maniera sai? Prima mi picchi, poi mi stringi. Se uno non ti conoscesse bene penserebbe che sei una pazza, ma è proprio questo carattere impossibile a renderti così speciale ai miei occhi.. Kate riusciremo a tornare a casa e tu potrai addormentarti con nostra figlia tra le braccia come desideri. Dobbiamo solo aspettare che questa nevicata cessi un poco. Avanti vieni qui e appoggiati a me. Ci sediamo un pochino accanto al fuoco da perfetti innamorati e la smettiamo di torturarci per qualche minuto.. Anzi, potremo cercare di scaldarci in maniera diversa, magari in un modo speciale che sappiamo solo noi..” disse Castle tornando a baciarla.

“Stai usando armi sleali per distrarmi Rick..” sussurrò Kate, mentre rispondeva al bacio del suo uomo.

“Forse, ma non sembri troppo dispiaciuta..” ed incominciò a scendere a baciarle il collo, mentre Kate  affondò le mani nei suoi capelli.

“Rick frena. Dobbiamo cercare di liberare la macchina dalla neve e..”, ma non riuscì a terminare la frase perché Castle tornò a baciarla sulla bocca con passione.

“Wow tesoro, questo sì che era un bacio..”.

“Beh in qualche modo dovevo farti stare zitta.. Vuoi fidarti di me e goderti questi minuti? Alla neve, con rispetto, pensiamo dopo” e la prese in braccio con rapidità e Kate si strinse a lui con le mani dietro alla testa per non cadere. Tornarono a baciarsi finchè Castle non la adagiò su un letto, e sedutosi accanto a lei la ammirava estasiato: “Sei davvero bellissima signora Castle!”.

Kate alzò il sopracciglio: “Non mi chiamare signora Castle, non lo sono ancora.  Torna a baciarmi, potresti riuscire ad attirare totalmente la mia attenzione” e lo attirò a sé tirandolo per il colletto della camicia.

L’uomo non se lo fece ripetere due volte e ritornò a posare le sue labbra su quelle della donna che amava.

Nel frattempo, il fuoco nel camino si era finalmente acceso e la stanza aveva incomincaito ad essere avvolta dal lieve e confortante tepore della legna bruciata, ma i due non se ne resero conto: il calore, che li stava bruciando, era decisamente più coinvolgente.

 

 

 

 

Alexis aprì la porta di casa con estrema fatica: tenere per mano la piccola Joy, non lasciar cadere l’enorme quantità di borse sistemate accuratamente sulle sue braccia e cercare d’inserire correttamente la chiave nella toppa nei medesimi istanti si rivelò un’impresa non da poco!

Corse verso il divano prima che il parquet di  casa Castle fosse inondato da pacchetti variopinti e si sedette appena in tempo prima che le scivolassero tutti. Aveva le braccia doloranti e il respiro corto dalla fatica.

Joy si mise a ridere, mentre, a piccoli passi, si avvicinava alla sorella brandendo in mano sia la bambola nuova sia il cofanetto di dvd dal quale non si era separata nemmeno un attimo: “Eli tloppo buffa, semblava tessi sivolando sul gaccio!”.

Alexis non era esattamente della stessa opinione: “Sono felice che tu lo abbia trovato divertente piccola, ma per me lo è stato un po’ meno.. Rischiavo di combinare un disastro!”.

“Ci ci un velo disastlo! Un disastlissimissimo!” mimando con le manine nell’aria qualcosa di enorme.

“Senti, che ne dici di posare per un attimo la tua nuova amica? La sediamo sul divano accanto a noi, mentre ti togli la giacca e ti infili le ciabattine” disse Alexis, mentre sfilava via i bottoni dalle asole del suo capottino.

La bambina, però, scosse la testa in maniera vigorosa: “Non poccio. Lei è piccola. Se la lacio li sopla ci sente ciola e poi pange folte!”. Aveva assunto un’aria decisamente convinta della sua tesi ed in fin dei conti lo stava facendo per il benessere della sua bambolina.

“Beh se si mette a piangere non posarla. Non voglio di certo passare per la zia cattiva. Sarà un po’ difficoltoso cambiarsi, ma troveremo una soluzione”.

“Potlesti tenella in blaccio tu per poco pochissimissimo!” esclamò d’istinto la bambina.

Alexis dovette trattenersi per non scoppiare a ridere davanti all’espressione facciale della sorellina: sembrava avesse trovato una soluzione a tutti i problemi del mondo, ma quel bel nasino che si muoveva su e giù senza la sua volontà, le regalava un’aria decisamente buffa.

Decise di assecondarla: “Sarà un grande onore per me abbracciare la mia nipotina” ed allungò le braccia verso Joy.

La piccola le posò il suo prezioso tesoro nelle braccia e, in men che non si dica, il suo cappottino volò sui cuscini del divano, mentre le scarpe finirono una in cucina, l’altra direttamente sotto l’albero di Natale. Sarebbe stata un’impresa ritrovarla..

Poi si arrampicò sul divano ed ordinò: “Ola poi lidalmela. Sono plonta..”.

“Tecnicamente mancano le ciabatte..”.

“Pelò io non ciono pel tella al fleddo. Poi celcalle tu?”.

“Va bene Joy, credo che le troverò nella scarpiera sai? E tu forza, ritorna dalla tua mamma” disse rivolgendosi al giocattolo di pezza che aveva ancora in mano.   

Joy, nell’udire quelle parola, si guardò intorno con aria improvvisamente seria e sentenziò: “ Lexie… Mammina e papino non ci sono ancola. Ma dove sono andati?”.

Alexis constatò che la sorellina aveva ragione, ma non seppe rispondere alla sua domanda.

In effetti avrebbero dovuto essere già rientrati, come mai quel ritardo inaspettato? Sicuramente avevano un valido motivo, forse erano rimasti intasati nel proverbiale traffico cittadino. Decise di non preoccuparsene molto e rassicurò anche Joy: “Sono andati a consegnare quelle prove, ricordi? Sicuramente saranno stati trattenuti da zia Lanie oppure dalla Gates. Arriveranno presto, ok?”.

Joy, però, non sembrava del tutto rassicurata e strinse forte la sua bambola di pezza contro il suo petto: “Ma è casi buio.. lolo ciono semple a casa quando fa buio.. io li vollio..”.

Si era decisamente intristita.

Alexis non seppe altro che fare se non attirarla a se e prenderla in braccio accarezzandole la schiena, mentre Joy le abbracciò stretto il collo, appoggiando la testa sulla sua spalla: “Su piccolina non fare così. Papà e Kate arriveranno da un momento all’altro e noi saremo qui ad aspettarli ok? Che ne dici se ci accendiamo la televisione e controlliamo che non ci abbiano venduto dei cd fasulli sui chipmunks? Un po’ si sano Alvin non può che tirarci su il morale. Sei d’accordo?”.

Sentì la testolina della bambina muoversi in senso affermativo, ma non pronunciò parola. Ahia, brutto segno.

Aveva cercato d’alleviare la sua tristezza, ma a quanto pare non c’era riuscita benissimo. Le accarezzò i capelli, la sedette sul divano e si accinse a preparare il lettore dvd. Gli occhietti di Joy, però, incominciavano a diventare piccoli piccoli. Quella nanerottola era decisamente stanca, la loro giornata di shopping sfrenato doveva essere stata più intensa del previsto per lei, probabilmente si era sovraeccitata e la lontananza dei genitori avevano offuscato la sua tradizionale allegria.

Le fece tenerezza e, dopo aver fatto partire il video, si sedette accanto a lei.

La piccola Joy si arrampicò sulle sua gambe,  posizionò la testa contro il suo seno  lei la cinse per la vita in modo che non cadesse, mentre la sorellina appoggiò le manine paffutelle sulle sue.

Per la prima volta Alexis si ritrovò a sorridere, ad essere davvero contenta di un gesto sincero da parte di quella bambina di cui tanto aveva avuto paura. Le diede un bacio sulla testa: “Ascolta Joy, questa per me è la prima volta che vedo Alvin. Non conosco bene la storia. Se non capisco qualcosa posso chiedere a te?”.

La piccola si staccò da lei per un istante e si voltò per la guardarla in faccia con un ritrovato sorriso: “Ma ceeellto Lexie. Puoi chiedele tuuuutto chello che vuoi. Io conocco Alvin benissimissimo!”.

Grazie al cielo il cartone animato iniziò dopo qualche secondo e Joy, ipnotizzata dalla storia dei tre scoiattolini,  dimenticò per un po’ il preoccupante ritardo dei genitori.

Alexis, al contrario, si ritrovò a fissare prima la finestra dalla quale non proveniva quasi più luce, poi la porta del loro loft che rimaneva inesorabilmente chiusa.

Dove diavolo si erano cacciati quei due?

 

 

 

Kate si risvegliò avvolta dal calore dalle braccia del suo scrittore. Si sarebbe persa per sempre in quel dolce tepore, cullata dal battito del suo cuore che poteva distintamente ascoltare appoggiata com’era sul suo petto. Era davvero bello il suo uomo. Lo accarezzò lievemente per non svegliarlo, ma Rick si mosse al suo tocco e la strinse ancor di più per non lasciarla scappare. Da quando vivevano insieme dormivano sempre in quella posizione, fusi l’uno nell’altro, tranne quando la loro piccola Joy decideva di raggiungerli nel lettone ed occuparne tre quarti.  Allora erano costretti a litigarsi la parte restante del materasso, con immensa delusione di Castle che, perdendo ogni volta il duello con la donna, era costretto ad andare a dormire sul divano o nel letto di Alexis.

Kate, ancora un po’ addormentata, cercò di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Quando scorse sopra i suoi occhi alcune travi di legno, tipiche di una baita, invece del meraviglioso soffitto di cemento della loro casa di New York un brivido freddo l’attraversò da capo a piede. Erano ancora in montagna!

 Si alzò a sedere di scatto, lasciando che il lenzuolo cadesse accanto a lei, liberando al vento la sua pelle nuda.

Rabbrividì e si infilò velocemente i vestiti trovati sul pavimento. In quella stanza c’era un gelo infinito, il fuoco del camino si era spento, restavano visibili solo le ceneri.

Ma quanto avevano dormito? Molto… Troppo….

Maledizione, era tardi, tardissimo.

Percorse di corsa la stanza e si catapultò ad osservare fuori dalla finestra: il buio della notte ricopriva ormai ogni cosa. Il paesaggio si distingueva a fatica, ma l’unica certezza che la giovane donna ebbe in quell’istante era che la nevicata non era cessata.

Il manto bianco era notevolmente salito dall’ultima volta che lo aveva scrutato. Fu costretta ad appoggiarsi con entrambe le mani contro la finestra per sorreggersi, quando realizzò che la macchina era sepolta sotto la neve: quella sera  non sarebbero più andati da nessuna parte, erano bloccati.

Non sarebbe tornata a casa da sua figlia. Una fitta di dolore si instaurò nel suo cuore.

Due mani le strinsero la vita e una voce conosciuta le sussurrò all’orecchio: “Mi dispiace. Davvero.. Speravo che smettesse di nevicare e potessimo tornare indietro. Mi sono addormentato e non avrei dovuto.. Ti avevo giurato che avresti dormito con lei, ma non posso mantenere quella promessa. Perdonami..”.

Kate si girò verso il suo uomo: “Avanti Rick, non è solo colpa tua. Ci siamo addormentati in due.. Non ti nego di essere molto dispiaciuta, c’è Alexis ad occuparsi di lei. Se la caverà benissimo, anche se non so come possa reagire Joy senza la tua favola della sera e le mie coccole prima d’andare a nanna.. Ascolta cerchiamo di trovare un punto in cui il telefono prende e cerchiamo di chiamare  tua figlia. Dobbiamo metterla al corrente della situazione..”.

 

 

 

Gli occhi della giovane rampolla Castle facevano fatica a rimanere aperti, la stanchezza stava per avere il sopravvento. Alvin era decisamente un cartone divertente, ma tutte quelle canzoncine conciliavano il sonno in maniera divina. Come facesse quella piccola nanerottola a non crollare era un mistero. Una piccola hightlander davvero. E pensare che era stanca, fosse stata nel pieno delle sue energie chissà cosa sarebbe accaduto. Quel cartone le piaceva davvero un sacco, infatti non aveva smesso un attimo di raccontarle ogni dettaglio! Sapeva tutto, ripeteva perfino alcune battute a memoria! Quante volte lo aveva visto?

E, cosa ancora più importante, non possedeva un tasto off? Come poteva fare per spegnerla?   

Le sue orecchie incominciavano a chiedere pietà e la testa a farle male. dopo cena si sarebbe buttata a letto e si sarebbe concessa il suo meritato riposo, ma nonostante fosse già sera inoltrata non si vedeva neanche l’ombra né di suo padre né di Kate.

Aveva l’impressione che stessero esagerando: aveva capito la lezione, non era necessario quel tipo di comportamento. Non avrebbe mai più mostrato la sua gelosia, avrebbe cercato di accettare la situazione, dopotutto aveva capito che sorellina non era male.

Joy, nel frattempo, appoggiata contro di lei, continuava a parlare.

Si erano nascoste sotto un plaid variopinto, che Alexis aveva trovato piegato accuratamente sul divano, e si stavano godendo il suo tepore. La bambina si era infilata in mezzo alle sue gambe e si era accomodata contro il suo petto, abbracciandole un braccio, senza permetterle di muoversi molto.

Insomma era in trappola! Non che si lamentasse perciò, appoggiata la testa sul poggiatesta del divano, aveva tentato di rilassarsi. In quel momento, però, doveva assolutamente andare al bagno, non resisteva più.

Doveva scindere il loro abbraccio: “Joy, scusa devo scendere un momento. Torno subito”.

La piccola si girò e i suoi occhietti blu intercettarono i suoi: “Ove vai?”. La sua voce era quasi un sussurro.

Alexis constatò quanto quella nanerottola fosse distrutta in realtà. Quel suo parlare a martelletto di poco prima doveva essere una tecnica per non addormentarsi e non cedere alla fatica.

“Sei stanca Joy?”.

La bimba annuì con la testa senza rispondere. Ok era ufficialmente quasi al traguardo.

Alexis, d’istinto, le accarezzò la testolina: “Un po’ anch’io sai? Ascolta adesso devo andare un momento al bagno, poi ci ordiniamo una pizza, perché qualcosa dobbiamo pur mangiare e se cucino io c’è il rischio che ti avveleni, quindi..  Ti piace la pizza no?”.

Joy strinse la bambolina contro di sé e annuì affermativamente: “Ci ci Lexie. Mi pace. La vollio coi vullstel. Non vollio che tu mi avveleni”.

Alexis rise: “Ok piccola, come vuoi. Un momento e chiamiamo”.

Lasciata la piccola sul divano a vedere il finale del cartone, la giovane ragazza si diresse verso il corridoio e aveva appena chiuso la porta del bagno, quando sentì la suoneria del suo cellulare fuoriuscire dalla tasca dei suoi pantaloni.

Certo che le persone brillano sempre per tempismo! Non ti cerca mai nessuno, ma quando qualcuno lo fa, sempre nel momento meno opportuno.

Rovistò velocemente nelle tasche e ne estrasse il cellulare.

Lesse sul display chi la stava cercando.

Papà.

Era ora, almeno constatò che quei due non erano morti.

Ora l’avrebbe sentita, aveva esaurito di colpo la sua pazienza: “ Dove vi siete cacciati? Ti sembra adesso il momento per chiamare? Sai che ora è?”.

La risposta dell’uomo restò incomprensibile, la linea telefonica era decisamente disturbata. Ma quella sera c’era qualche charma strano che ce l’aveva con lei?

“Papà, non ti sento. Aspetta che provo a spostarmi, prova a parlare di nuovo..”.

Finalmente la voce dell’uomo si fece un poco più chiara e lo sentì pronunciare: “Il mondo chiama Alexis, Alexis.. Alexis rispondi br br br”.

Oddio, quell’uomo non sarebbe mai cresciuto! Doveva necessariamente far finta di essere un alieno?

“Papà, finalmente riesco a capirti, quindi smettila. È un ordine! Ma dove siete finiti? È quasi notte, dovevate essere qui molto tempo fa!”.

Castle si fece improvvisamente serio e cambiò il suo tono di voce per rendersi credibile: “Hai ragione tesoro, ma c’è stato un piccolo inconveniente..”

“Cosa?”

“Un piccolo, insignificante, non cercato, ti giuro  non cercato, contrattempo..”.

“Papà, cosa?!”. Alexis incominciava davvero ad irritarsi.

“Diciamo che siamo momentaneamente lontani da casa…”.

“Papà! Lo vedo da sola che non siete a casa, ma per l’amor di Dio, dimmi cosa sta succedendo. O devo indovinare?”.

Se non fosse arrivato subito al punto nel giro di un minuto, Alexis avrebbe avuto una crisi di panico: era preoccupata, quella telefonata non prometteva nulla di buono: “Almeno Kate è lì con te?”.

Rick cercò di tranquillizzarla: “Sì è qui e stiamo bene. Lei non è dell’umore migliore, ma sorvoliamo..  Siamo solo bloccati, diciamo così..”.

“Bloccati dove?”.

“Tesoro, per favore non mi interrompere ogni tre per due o non riuscirò mai a spiegarti il perché del nostro ritardo. Come tu ben sai, siamo andati a recuperare i regali, ma io e Jim li avevamo nascosti nella casa di montagna dei Beckett. Non dire niente, ci ha già pensato Kate a farmi la ramanzina. Fatto sta che siamo stati sorpresi da una tormenta di neve…”.

“Sì, effettivamente sta nevicando anche qui in città..”.

“Bene, di male in peggio. Il nostro problema si duplica così, sono l’uomo più fortunato del mondo. Ok, non divago più. Insomma, qui è tutto bloccato. La strada è impercorribile e noi non possiamo tornare a casa stasera. Dovremo aspettare che il tempo migliori e che i mezzi di pulizia liberino le strade per poterci muovere…”.

Per la seconda volta nella giornata ad Alexis mancò il fiato. Quei due volevano mandarla all’ospedale o al manicomio entro la fine dell’anno.

Sarebbe rimasta da sola per l’intera notte con Joy? E lei come faceva a farla dormire?

“Papà se questo è uno dei tuoi soliti scherzi, sappi che non è per niente divertente! NON TORNATE A CASA STASERA? Ma non provate neppure a pensarlo! Io come faccio?”.

L’uomo le rispose tranquillo: “Se hai dei programmi per la serata ti converrà disdirli, oppure puoi portarti dietro Joy..”.

Ad Alexis andò il sangue al cervello: “Ma quali programmi d’Egitto papà! Io non ho nessun impegno, ma di là in salotto c’è una bimba di all’incirca tre anni che mi domanda da almeno un’ora dove siano sua mamma e suo papà! È stanca morta, ha voglia di dormire e vi vorrebbe accanto a lei. Non credo sia una richiesta irragionevole! E io cosa dovrei fare adesso? Ma per quale motivo hai avuto la brillante idea di nascondere sti benedetti regali in montagna? Un armadio qualunque non poteva bastare?”.

Si passò la mano libera sul viso, mentre cercava di tranquillizzarsi, ma le restava davvero difficile. Lei non ci sapeva fare con i bambini ed è risaputo che la nanna è il momento più delicato dell’intera giornata, dove i nanerottoli hanno bisogno di un po’ di calore speciale, quello della loro mamma o, come capitava a lei da bambina, del loro papà. Anche i nonni a volte non sono sufficienti, figuriamoci una sorella totalmente assente fino a qualche ora prima.

“Tesoro ascolta andrà tutto benissimo…”.

La voce dell’uomo, però, sparì di colpo, per essere sostituita da un’altra femminile che Alexis conosceva molto bene: “Alexis, sono Kate. Hai ragione, questa è una situazione assurda ed incresciosa, lo ammetto. E so per  certo che dirti che andrà tutto benissimo non è per niente rassicurante. In questo momento neanch’io sono felice, ho un cuore piccolo così e vorrei esserci io accanto a mia figlia, ma purtroppo il destino ha voluto diversamente. Tu devi solo cercare di calmarti e tutto verrà da sé.. So che sei in grado di stare accanto a Joy nel migliore dei modi. Sei una ragazza dolce e buona. I bambini lo sentono..”.

Ascoltando il silenzio della ragazza, Kate richiamò la sua attenzione: “Alexis ci sei?”.

“Kate…”. Non riusciva a continuare, la frase le era morta in gola. Aveva difficoltà ad aprirsi con lei, ma la compagna del padre le stava tendendo una mano e lei non se la sentiva di non accoglierla.

Finalmente le parole le uscirono senza che lei riuscisse a trattenerle, spinte dalle sue emozioni: “Ho paura.. E se non mi volesse? Se piangesse? Io non so come comportarmi con lei..”.

La voce di Kate si fece improvvisamente molto dolce: “Sai Alexis, neanch’io sapevo cosa fare, quando me l’hanno messa nelle braccia per la prima volta. Avevo timore di non essere all’altezza delle sue aspettative, di non essere ciò di cui aveva bisogno, ma, in una frazione di secondo, ho capito che ciò che quella piccola creatura voleva era solo amore. Joy non vuole altro. A volte lei non comunica con le parole, ma sa farsi capire perfettamente. Usa l’istinto Al e non avere paura. Dentro di te saprai che cosa fare. Joy non ti respingerà, lei ti vuole bene. Per stasera sei tutto il suo mondo, lasciala aggrapparsi a te..”.

La giovane ragazza non parve del tutto convinta: “Se non ci riuscissi Kate?”.

Le sembrò di vederla sorridere per telefono: “Ce la farai benissimo Alexis, io non ho nessun dubbio. Ascolta, lasceremo un solo cellulare acceso tutta la notte in modo che all’occorrenza tu possa chiamarci. Così ti sentirai più tranquilla. D’accordo?”.

“D’accordo. Vuoi parlare con lei?”.

Ci fu un breve attimo di silenzio nel quale Alexis udì il nitido suono di un lungo respiro, ma poi Kate si sbrigò a risponderle: “Lo vorrei, ma se lo facessi, tu saresti nei guai. Dopo probabilmente ti farebbe i capricci, le verrebbe la malinconia. Se chiede di noi, dille semplicemente che siamo molto in ritardo e che le brave bambine vanno a letto presto. Mamma e papà saranno a casa quando lei si sveglierà.”.

La ragazza annuì: “Va bene Kate, come preferisci.”

“Ora ti saluto, altrimenti resteremo senza batteria. Buonanotte Alexis”.

“Buonanotte Kate”.

Stava per riagganciare, quando la voce della giovane donna la bloccò: “Al, un ultima cosa. Grazie. Grazie, davvero” ed interruppe la telefonata.

L’aveva ringraziata. Perché? Non aveva ancora fatto niente, il bello doveva ancora arrivare.

Sapeva che Kate era una bravissima mamma e quel distacco non voluto doveva essere un mattone anche per il suo cuore, ma aveva cercato di rincuorarla lo stesso.

Beh, lei avrebbe cercato di non deluderla. Avrebbe fatto tutto ciò che poteva per far star bene la sorellina, anche se non aveva idea da dove iniziare.

Prima, però, decise di recuperare la scorta segreta del wisky  di sua nonna. Stava incominciando a capire perché Martha lo ritenesse un ottimo amico. In certe situazioni può essere davvero un toccasano..

Angolo mio!

In questa serata alquanto deprimente, pubblico. Con un ritardo abissale, ma lo faccio. chiedo venia! 

Spero di estorcervi un sorriso e grazie per la lettura!

  
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