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Autore: CinderNella    10/01/2013    4 recensioni
"Davvero perfetto. La sua auto nemmeno partiva. Probabilmente la batteria s’era scaricata e lei avrebbe dovuto passare la nottata lì, perché il meccanico che aveva chiamato le aveva fatto chiaramente capire che non sarebbe potuto andare ad aiutarla. Uscì dall’auto sbattendo la portiera e lanciando un urlo liberatorio. Quella giornata proprio non andava. Come doveva fare, ora?
L’aria fresca del tardo pomeriggio era quasi benefica, riusciva a ridarle un po’ di speranza. Forse.
«Hai… bisogno di una mano?» Joseph la guardava, incuriosito. Si era addirittura fermato per osservarla, e lei di tutta risposta aveva continuato a guardare i corti riccioli color miele e gli occhi chiari."

[Seguito di "Help me, I'm alive" - Coppia Candice Accola X Joseph Morgan]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Michael Trevino, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco il nuovo capitolo, il sesto! E con questo siamo passati al secondo quarto della storia! Non per mettervi ansia, ma in tutto sono solo 20 capitoli XD coooomunque.. grazie alle nuove recensioni, alle nuove lettrici.. a quelle che mettono tra preferiti/seguite/ricordate, quelle che li recensiscono e le lettrici silenziose xD
Per il resto... spero che il prossimo capitolo vi piaccia, la canzone di riferimento ovviamente è http://www.youtube.com/watch?v=Bag1gUxuU0g ... che dirvi, buona lettura! Recensite in tante <3



6. ‘Cause you and I… we were born to die.

Si sentiva orribilmente, per davvero. Sentiva solo di aver bisogno di tante coccole. E non credeva di averlo davvero ammesso a se stesso. Aveva più che mai bisogno di avere la vicinanza di Emily almeno a distanza, ma lei sembrava più lontana che mai. Non sapeva nemmeno più le motivazioni per le quali stessero insieme, sembrava una cosa così automatica… aveva bisogno di sfogarsi, di parlare, parlare, parlare con qualcuno. Ma si era appena sentito al telefono con Claire, a spiegarle a grandi linee cosa fosse accaduto al telefono con Emily… ma non aveva detto tutto. Non riusciva semplicemente a dirle tutto. Si trascinò dal letto al divano, era prima mattina e non doveva andare sul set, che in quel momento gli mancava molto. Aveva già pronta la valigia per andare a Los Angeles, alla premiere di “Immortals”. L’avrebbero raggiunto lì anche Daniel Gillies e Claire, per sostenerlo “come una vera famiglia”. E non vedeva l’ora di rincontrare Luke e Henry, a dirla tutta. Avevano passato davvero dei bei momenti a Montreal.
Accendendo pigramente la TV si rese conto di aver automaticamente iniziato a scorrere la rubrica ed essersi soffermato su un nome. Strano, non credeva che la sua presenza fosse richiesta da se stesso inconsapevolmente, senza che se ne rendesse conto.

Stava rimuginando sulla nottata passata con Zach, che ora dormiva a qualche centimetro da lei: aveva dovuto lottare per staccarselo di dosso la notte e dormire in pace. Eppure si era svegliata prestissimo, con nessuna minima intenzione di svegliare il suo “ragazzo” per una sveltina mattutina. Lui era carino e tutto, ma le erano decisamente bastate le due volte di quella notte.
Si rese conto non appena il telefono iniziò a vibrare sul comodino che avrebbe dovuto immediatamente rispondere alla chiamata, anche solo per evitare che facesse svegliare Zach: corse fuori e rispose.
«Buongiorno. Ben svegliata?»
«Joseph?» era un po’ stupita, a dire il vero. Chiamarla a quell’ora di mattina? Perché?
«Sì. Come va?» la ragazza roteò gli occhi e si gettò sul divano, con un’espressione stranita: «Mh, diciamo bene. Sto cercando di capire perché tu mi abbia chiamata ma sono quasi certa che c’entri Emily.»
Dall’altra parte del telefono il ragazzo strabuzzò gli occhi, stupito per davvero dalla prontezza della ragazza. «Ehm… c’è stata una discussione stamattina. Ovviamente al telefono, ovviamente per tante ore.»
Senza nemmeno farci caso si ritrovò in bagno a prepararsi, con i vestiti già su un mobiletto: «Arrivo tra venti minuti, il tempo di vestirmi.»
«Grazie.» le era davvero riconoscente.
«Prepara i DVD di Walking dead, voglio recuperare la prima serie così seguo la seconda in diretta! A dopo!» chiuse la telefonata e non perse un istante: doveva solo prendere la borsa dalla camera sua, entrando di soppiatto. Così tentò di fare, camminando in punta di piedi fino alla camera, prendendo la borsa senza fare il minimo rumore e poi uscire chiudendosi dietro la porta. E trovando Nina che la guardava sorpresa davanti a lei.
«Scappi dopo una notte di sesso dalla tua stessa casa?» ovviamente non aveva mezze misure.
«Non era una notte di sesso, erano solo due volte. Neanche poi così grandi. E sto andando da Joseph che ha avuto dei problemi con Emily.»
Lo sguardo corrucciato di Nina non parve rilassarsi, ma continuò a rimanere nella stessa posizione: le sue sopracciglia stavano prendendo la stessa espressività di quelle di Ian, stando assieme a lui. Ed era una cosa parecchio terrificante: «Quindi lasci il tuo ragazzo nel tuo letto nella tua casa dopo una notte intima per andare a casa di un altro ragazzo a consolarlo?»
«Sì, dì a Zach che sono andata a correre. Bacio!» si chiuse dietro la porta, lasciando la ragazza sola.
«Mah. Non la capirò mai.» e così dicendo si trascinò fino alla sua camera, premurandosi di chiuderla a chiave per pretendere di star dormendo quando Zach sarebbe arrivato a bussare e disturbare lei e Ian quella mattina.

Arrivò dopo venti minuti a casa sua: le strade non erano per nulla affollate di prima mattina, non su quella tratta almeno. Bussò e Joseph aprì subito dopo: non sembrava avere una bella cera. Allora gli si avvicinò e lo abbracciò con sicurezza «Come va?»
«Uhm. Potrebbe decisamente andare meglio. Su, entra.» le fece spazio per farla entrare e chiuse la porta: Candice si guardò intorno, conosceva la strada per arrivare a casa sua, ma non l’aveva mai guardata attentamente. Era piccolina, ma accogliente: non sembrava quasi per nulla una tipica casa americana, non sapeva come l’aveva trovata.
Si lasciò condurre fino al divano dove i dvd di Walking dead erano pronti, accanto a due tazze enormi di cioccolata calda e biscotti.
«Oh mio dio che cosa fantastica!» esclamò Candice, andando incontro a quella colazione, lasciando borsa e giaccone per terra. Joseph scosse la testa e raccolse entrambe le cose: «Buon appetito!»
«Mi dispiace, era troppo invitante.» la raggiunse e fece partire il dvd, mentre prendeva da mangiare anche lui.
«Lo so. Infatti è per questo che mi ci sono avventato sopra anche io, ma con un po’ più di tranquillità.»
«Antonimia!»
«Oddio. Acculturata! Oh, ti ho disturbato?»
«Per nulla.» gli sorrise e continuò ad alternare un sorso di cioccolata calda ad un morso a un biscotto: «Comunque preferisco di gran lunga i vampiri agli zombie. Sono dei mostri comunque, ma almeno sono carini e il massimo che hanno sono occhi neri assassini e zanne! Questi sono tutti così… zombie!»
«Zitta, mangia e guarda.»
«Zitto tu, e non zittirmi!» ribatté lei, minacciandolo con la tazza di cioccolata, meritandosi un’occhiata sorpresa del ragazzo, a cui Candice rispose a parole: «Non posso sprecarla per impiastricciarti, mi dispiace.»
«Appunto!»
«Ok, tacciamo.» posò la testa su una spalla del ragazzo e continuò a sorseggiare la sua bevanda calda.

Aveva un po’ sonno, si era svegliata decisamente presto. E non per colpa di Joseph, quanto per gli incubi che aveva avuto quella notte: il letto era troppo piccolo per lei e Zach. Lui era alto e troppo largo, le spalle la buttavano giù dal letto, o si piantavano tra le sue scapole e non era per nulla piacevole.
Stavano guardando la quinta puntata di fila ma non lo stava seguendo molto, era pensierosa: e anche Joseph, poteva notare.
«Sai cosa? È che mi sono seccato di aspettarla. Aspettare cosa poi? Non è che voglio andare avanti nel senso frequentare subito un’altra o cose del genere, è che… starci insieme non ha più senso. Non ci vediamo da una vita, e quando potremmo non lo facciamo. Non c’è proprio la volontà, è questo il problema. Quindi è inutile rimanere insieme se non ce n’è motivazione. E se lei probabilmente sbava dietro ad un altro.»
«Non puoi saperlo davvero, dai. Non credi sul serio che ti tradisca con quel Josh, vero?» ribatté lei, guardandolo dall’altra parte del divano stupita.
Il ragazzo ridacchiò: «Scusa, ma sembravi tanto Caroline.»
Candice sgranò gli occhi, e poi lo seguì nella risata: «Bé, a parte questo… ci credi davvero?»
Joseph fece spallucce: «Non lo so. Ma la cosa peggiore è che non mi interessa. E sono arrivato a questo punto proprio per colpa dell’incertezza, della situazione di stallo in cui siamo finiti. Mi ha stressato… stancato così tanto che oramai non mi tange più, se non per seccarmi ancora di più.» non si accorse nemmeno del fatto che l’amica avesse messo in pausa la puntata, ascoltandolo attentamente: «Bé… allora lasciala.»
Il ragazzo alzò automaticamente un sopracciglio, stupito: «Come?! Ora?»
Candice annuì: «Certo. Trova una sua pausa e chiamala. Tanto non vi rivedrete a breve, no? Non penso. Non vi vedete mai, hai detto. Ed è inutile aspettare un momento che non arriverà logorandoti l’anima, prendi il telefono e agisci.» prese il cellulare dal tavolino accanto a sé e glielo lanciò, lasciandolo basito per qualche secondo.
«Okay. Penso che all’ora di pranzo sia ragionevole.»
«Bravo ragazzo.»
«Sembravi così tanto una specie di allenatore in quei film di arti marziali!»
«Okay, stop e chiama. Ora.» lo rimbeccò lei, aspettando a braccia incrociate che componesse il numero.
«Mi sento osservato.» rispose lui, con un ghigno, al quale lei rispose chiudendo gli occhi e sbuffando: «Okay, ora muoviti!»
Candice iniziò a fischiettare lievemente, tentando di non ascoltare la discussione già animata del ragazzo accanto a lei, per dargli un po’ di intimità, ma proprio non ci riusciva: insomma quella stronza non solo lo trattava male, ma poi arrivata al momento clou faceva anche la vittima che non voleva essere lasciata. Per telefono, era proprio quello che si meritava. C’era da dire che non aveva proprio quella cosa che si chiama solidarietà femminile, proprio no. Cioè, Michael era stato un grande stronzo con lei, ma non aveva perso fiducia nel genere maschile, mentre in quello femminile l’aveva persa praticamente da piccola. Perché le capo-stronze iniziano ad esserlo da bambinette. E ne aveva incontrate tante nel corso della sua infanzia. E adolescenza. Ed età adulta. Ed era certa che le avrebbe incontrate anche da vecchia.
Doveva aver iniziato a canticchiare perché Joseph le tirò un pizzicotto e lei per poco non gettò un urlo: «Ma che?!» esclamò, lasciandolo per cercare qualcosa da sgranocchiare… o addirittura preparare in cucina. Era molto fornita a dire il vero, credeva ci fossero solo dolciumi e schifezze. Invece aveva quasi più frutta e verdura di casa sua, mettendo insieme sia le cose che comprava lei, sia quelle che comprava Nina.
Vagava alla ricerca di qualcosa che le solleticasse lo stomaco come stava già facendo da tempo il suo appetito, mentre sentiva l’amico camminare a grandi passi nell’ingresso e parlare concitatamente.
«Non capisci! Non ricordo più le motivazioni per le quali stiamo insieme…»
Si sentiva un po’ a disagio, come se stesse origliando. Allora chiuse la porta della cucina per preparare qualcosa e non ascoltare nulla.

I piatti erano in tavola e avrebbe tanto voluto portarli sul divano per continuare beatamente a guardare Walking dead mentre Joseph finiva le valige, ma era ancora impegnato al telefono, e non sembrava essere arrivato ad un punto.
Uscì dalla cucina e arrivò di fronte all’amico che le fece cenno di aspettare, come se fosse solo questione di minuti: ma non gli diede retta ed afferrò il suo telefono, lasciandolo sconvolto ed immobile anche solo per aver agito così. Dall’altra parte udiva schiamazzi poco comprensibili, ma sperava di poterlo essere lei, comprensibile: «Allora, puttanella, vuoi prendere una diavolo di decisione? Perché lui ci sta male ed è mio amico, e ci tengo a lui. E non sopporto che prima dici no, poi sì, poi nì, di nuovo sì e poi no. DECIDI, diamine! E visto che la durata di questa chiamata larga tutti gli Stati Uniti è dovuta principalmente alla tua confusione vi faccio la cosa facile: è finita tra voi! Eravate nati per morire, fatti per lasciarvi, trova la tua metafora e smettila di logorargli le palle!» chiuse la telefonata senza dare ad Emily alcuna possibilità di risponderle e spense il telefono per lanciarlo su uno dei due divani.
«Ehi! Trattamelo bene!»
«Poche chiacchiere, avevo fame, in realtà ho tutt’ora fame e la tua ex-ragazza mi ha protratto anche di troppo la mia ora del pranzo. E fai ripartire la puntata.»
Quell’atto di coraggio doveva averla resa più gioviale, oltre ad aver liberato lui da un grosso macigno che gli gravava sul capo come se fosse la spada di Damocle. Grazie a Candice sarebbe potuto partire più sollevato per LA.
«Miss Accola senza macchia e senza paura?» la ragazza gli porse un piatto e mosse la testa come per controllare che il suo pensiero fosse quello giusto: «No. Più che altro Miss Accola con una voragine nello stomaco, mi sento proprio di ribadirlo.» poi iniziò a mangiucchiare rumorosamente le patatine fritte – che non aveva fritto lei, ma che aveva accuratamente versato dal pacco ai loro piatti – e il pane che si ritrovava quasi su una gamba: «Ehi, non guardarmi male. Non mi piace mettere tutto in un panino, preferisco queste cose separate!» il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, contento di poter ricominciare a vedere Walking dead con la dovuta e necessaria attenzione.

  
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