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Autore: lafatablu    10/01/2013    1 recensioni
Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. (Erodoto – V secolo a.C.) Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Francis Doyle, Angel, Buffy Anne Summers, Connor, Cordelia Chase
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A N G E L ~ Soul & Love ~'
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Not Fade Away

Finalmente varcherete la soglia delle vostre reali esistenze.

 

≈ ◦ ≈ ◦ ≈

 

Parte 25

Il tempo non si era fermato solo per Buffy.

 

Connor imprecò quando tamponò l’auto che gli stava davanti. Il conducente si era fermato di botto e non riuscì a frenare in tempo. Scese dall’auto per controllare se c’erano feriti, e per verificare i danni, ma subito si rese conto del silenzio innaturale che lo circondava. Guardò meglio e vide che tutto intorno a lui, era avvolto in una immobilità non terrena. Il mondo si era fermato. Aveva smesso di girare, come se il tempo fosse congelato, creando una terrificante scena surreale. Si sentì gelare dentro. Poi realizzò che in quel momento, solo lui esisteva ancora, solo lui poteva muoversi e respirare. Se stava accadendo quello che lui pensava, significava che Angel aveva ricevuto il pacco e che aveva fatto la scelta giusta. Questo mondo si era fermato, perché non esisteva. Angel aveva trovato il modo di tornare a casa.

Era felice di questo, ma voleva dire addio a questa realtà, con suo padre accanto. Voleva abbracciarlo un ultima volta. Ne sentiva quasi il bisogno fisico.

Corse a perdifiato verso l’Hyperion e quando ormai era quasi arrivato, ricordò che doveva passare dal retro. Il cancello era chiuso con le catene e si diresse spedito verso il seminterrato.

Qualcuno però lo chiamò, interrompendo la sua corsa.

“Figliolo”

Per un attimo, Connor pensò di avere le allucinazioni. Quella voce era l’ultima cosa che voleva sentire in quel momento. Si chiese perché riuscisse a sentirla. Tutto intorno a lui era avvolto nell’immobilità e nel silenzio, ma quella voce invece era lì ed era dannatamente reale. Troppo reale. Non era lì per caso. Si fermò di colpo. Il suo cuore ebbe un sussulto e fu pervaso da un senso di incredulità. Si voltò lentamente, sperando che nel frattempo, quella voce potesse scomparire per sempre dalla sua vita. Ma così non fu. Si voltò completamente e lo vide.

“Padre”

Daniel Holtz era proprio davanti a lui e gli sorrideva beffardo. “Vieni qua” ordinò perentoriamente.

Connor si avvicinò, come fosse ipnotizzato, ma strinse minacciosamente i pugni. Non aveva tempo da perdere con lui, ma pensò che in fondo, avesse sempre desiderato dargli un ultimo saluto. Questo momento non poteva essere più perfetto di così. Era tutto così giusto. L’universo gli era ancora amico, dopo tutto. Pensò anche, che fosse un ultimo dono di nonno Doyle.

“Dove corri Steven? Ho detto vieni qua. Avvicinati. Non temere. Devi portare a termine ciò che hai cominciato. La bestia deve morire, solo così noi saremo salvi” disse ancora Holtz.

“Non chiamarmi così. Il mio nome è Connor”

“Tu sei Steven Franklin Thomas. È questo il tuo nome e sei ancora il figlio che ho cresciuto”

“Non sono tuo figlio. È Angel mio padre.” disse, lanciandogli un pugno che fece cadere Holtz, lasciandolo a terra con il labbro sanguinante. “Non abbiamo nulla da dirci, alzati e vattene. Sei tu la bestia, non Angel. Ma guardati, hai di nuovo l’aspetto giovane, hai cancellato i segni del tempo che Quorthot ha lasciato su di te, ma dentro me, quei segni sono ancora ben visibili, per me è ancora tutto vivido, e quelle ferite bruciano ancora. A me non sarà possibile cancellare l’orrore in cui mi ha costretto a vivere. Io non ho dimenticato niente. Non ho dimenticato il tuo odio. Vattene, io non sono più Steven e in realtà, non lo sono mai stato. Vattene e lasciami in pace. Lascia in pace me e mio padre. Questa volta andrà in modo diverso, Holtz.”

Holtz si rialzò e si avvicinò di più a Connor. Era ancora convinto che lui l’avrebbe ascoltato. Doveva solo ricordargli chi lui era. Il figlio bastardo di due demoni.

“Ti avevo avvertito Steven. Ti avevo messo in guardia circa gli inganni che la bestia avrebbe messo in atto. Rammenta i miei insegnamenti. Il diavolo, la bestia che tu chiami padre, ti ha mostrato cose luminose e multicolori, e ha offuscato la tua mente con l’inganno di false promesse. Ma non temere, figliolo. Io sono tornato per ricondurti sulla retta via. Ora sei confuso e disorientato, ma presto ricorderai il vero scopo della tua vita, quello a cui io ti ho preparato. Tu devi uccidere Angelus. Per questo sei nato, per uccidere il demone, il cui sangue scorre nelle tue vene.”

“Io so quale è lo scopo della mia vita, e tu non hai alcun posto in esso.”

“Il sangue che scorre nelle tue vene, ti sta avvelenando l’esistenza e ottenebra la tua mente. Dio ti ha dato a me, perché potessi salvarti dal demonio.

Connor si sentì pervadere da un ondata di nausea. Provò pena per Holtz. Aveva sprecato una vita intera, nutrendo solo il suo odio, ma tutta la sua esistenza non era stata che un fallimento. Ora Connor era certissimo, che fosse lui il demone senza anima. Holtz non era diverso da Angelus, ma a differenza di Holtz, Liam non aveva scelto di diventare un mostro. Connor non aveva più tempo da perdere con lui. Doveva correre da Angel, sentiva che suo padre aveva bisogno di lui. “Vattene Holtz, non c’è più nulla che ci lega, non c’è mai stato alcun legame fra noi. Hai sprecato la tua vita, e hai tentato di distruggere la mia, ma non mi hai mai posseduto. Mai. Io sono Connor, il figlio di Angel. Un demone da cui ho imparato il significato di amore, sacrificio e perdono. Potrei ucciderti all’istante, tu sai che sono in grado di farlo, non è proprio ciò che mi insegnasti? Ma non lo farò. Io ti perdono, ma non tentare di fare del male a mio padre, perché non te lo permetterei. Lui è mille volte più umano di te. Sei TU la bestia.”

Alle spalle di Holtz, Connor vide arrivare un infinità di demoni e ricordò le parole di Tommy. L’albergo è circondato da demoni. Tu passa dal seminterrato, e non ti accadrà niente.

“Sei patetico, Holtz. Parli di giustizia, di bene contro il male e poi stringi alleanze con i peggiori demoni che abbiano mai camminato sulla terra. Provo solo pena per te, per questo ti risparmio la vita. Vattene, e dimentica me e mio padre. Non sei degno di pronunciare neanche il suo nome, lui è un uomo buono e se non capisci la differenza fra anima e bestia, il tuo Dio non ti ha insegnato proprio niente. Avresti potuto vivere una vita giusta, ma hai sprecato tutto, solo per seguire la tua sete di vendetta, trascinando anche me nel tuo inferno. Io mi sono salvato, perché ho un padre che mi ha veramente amato. È Angel il suo nome. Lui ha un anima, tu puoi dire altrettanto di te? Vai via. Ti auguro che tu riesca a trovare pace, ma non ricomparirmi davanti, perché ti ucciderei senza alcuna pietà.”

“Veni qui, Steven. Vieni da me, è qui il tuo posto, accanto a me. Tu l’hai solo dimenticato, per questo sono tornato. Per ricordarti chi sei veramente.”

Connor sorrise con ghigno terrificante e chiunque l’avesse visto in quel momento, non avrebbe avuto dubbi circa i suoi natali. Perché ora somigliava moltissimo ad Angelus. Colpì Holtz con violenza, lo colpì ripetutamente e si fermò solo quando la sua rabbia si spense del tutto. Aveva sempre desiderato farlo, fin da quando era bambino, ma allora non aveva avuto né il coraggio, né la forza di ribellarsi. Ogni pugno che sferrò, gli ricordò cosa avesse dovuto subire da Holtz quando era a Quorthot. Per lui fu una vera e propria liberazione.

Adesso voleva correre da Angel per dirgli che era libero. Era finalmente libero dentro.

“Desideri davvero rivedere Steven? Quel figlio che hai cresciuto, nutrendolo solo con il tuo odio? Eccolo qua. Chi semina vento, raccoglie tempesta, padre. Hai dimenticato che io sono il Distruttore?”

Infine, semplicemente si voltò, lasciando Holtz sanguinante sull’asfalto e corse da Angel. Entrò nella hall, ma lo accolse il silenzio. Sentì subito odore di bruciato e di sangue fresco. La stufa era ancora calda e si chiese cosa fosse accaduto. In cucina vide i resti del boccale ridotto in pezzi. Sangue di maiale, pensò. Inspiegabilmente, sfiorò la teiera e il microonde, gli oggetti hanno sempre una storia da raccontare, aveva detto Buffy. Era certo, che avrebbe rivisto ancora quegli oggetti nella sua nuova vita. Intorno a lui tutto pareva irreale, tutto era troppo ordinato e pulito, come se l’albergo fosse disabitato da tempo. Corse su per le scale e si precipitò in camera dei suoi genitori. Si rese conto che era la prima volta che rientrava lì dentro. Non vi aveva più messo piede, dalla sera che ebbe la visione e ora aveva un po’ paura. “Papà?” lo chiamò e bussò piano, non ricevendo risposta, si fece coraggio ed entrò. La prima cosa che vide, fu la carta da imballaggio abbandonata disordinatamente sul letto. Come aveva sospettato, il pacco era finalmente arrivato. Ricordò le parole di nonno Doyle. Quando lo rivedrai per la seconda volta, allora e solo allora, saprai che finalmente potrai varcare la soglia della tua reale esistenza. Sentì un senso di pace assoluto e una gioia immensa. Solo dopo vide Angel seduto sulla poltrona, pareva che dormisse. Si precipitò da lui e lo chiamò ancora “Papà?” Lo scosse “Papà stai bene?”

Angel aprì gli occhi e gli sorrise “Ehi, campione. Come mai sei qui? Che ore sono? Deve essere notte fonda ormai” Connor scosse la testa. “Non è tardissimo, sono appena le 20.00”

Angel era felice che lui fosse lì. Era più che felice. Vederlo in quel momento, era molto importante per lui. Doveva dirgli subito tutto. Del pacco, delle lettere, della Shanshu, del sangue del demone Mohra. Doveva dirgli che stava per diventare finalmente Uomo. Doveva dirgli che ora, anche lui sarebbe andato al college a mezzogiorno per pranzare con lui. Finalmente potevano fare tutte le cose che aveva sempre sognato di fare insieme. Doveva dirgli che Buffy era andata via, ma che insieme l’avrebbero riportata a casa. Doveva dirgli che sapeva che lei era sua madre e che lui aveva sempre avuto ragione.

Doveva dirgli che ora sentiva dentro sé la speranza, come non gli capitava da molto, molto tempo.

Ma non riuscì a dire nulla di tutto questo. Mentre lo abbracciava, disse solo “Sono contento che sei qui”

Poi cominciò a parlare freneticamente, come se sapesse di non avere più tempo a disposizione.

“Sai? pensavo proprio a te in questo momento. Pensavo a Holtz e a quello che abbiamo visto in quel locale alcune settimane fa. Non devi temere Connor, lui non ti farà più del male. Tu sei forte adesso. Io.. io credo di averti.. credo di averti dato il necessario per poter sopravvivere a tutto questo, almeno spero di averlo fatto. Holtz non sa nulla di te, non ti conosce, non sa cosa c’è in fondo al tuo cuore. Tu sei.. sei un ragazzo.. sei straordinario, Connor. Sei il figlio che ogni padre desidererebbe avere.. Connor.. non riuscirò mai a dirti quanto.. quanto tu sei importante per me.. mi hai salvato così tante volte.. non hai idea di quanto volte tu abbia salvato. Fin da quando sei nato, la mia vita è diventata migliore, solo perché esistevi tu.. dopo la tua nascita per me è cambiato tutto.. avevo un nuovo scopo e quello eri tu..”

“Lo so papà, lo so. Io credo di averlo sempre saputo. Tu mi hai perdonato cose che.. so bene quanto sono importante per te.” Poi rise con fierezza. “Tranquillo.. Holtz ha avuto ciò che meritava”

Raccontò tutto ad Angel, con una nota di compiacimento nella sua voce. Ripeté le parole che aveva usato per ferire Holtz. Le ripeté due volte, per accontentare Angel che rideva insieme a lui, e che ogni tanto interrompeva suo figlio, intercalando con orgoglio le parole di Connor con vari “Davvero? - Gli hai detto così? - E Lui? – Gli sarà chiaro adesso? – Nessuno può imbrogliare mio figlio due volte di seguito..”

Poi Connor chiese “Cosa sta accadendo papà? Là fuori sembra che il tempo si sia fermato, credo che..”

Angel raccontò tutto. Insieme, con voce rotta dall’emozione, rilessero le lettere e Connor gli svelò di essere stato lui, guidato dal sogno di Doyle, a spedire il pacco da New York. Gli raccontò tutto, anche di aver incontrato un Angel anziano, dilaniato dal senso di fallimento. Credendo che lui avesse dimenticato, gli ricordò che Buffy era sua madre. “Ora non serve più mantenere il segreto, credo sia giusto così. Credo che tu debba sapere tutto, perché sarai l’unico a ricordare quanto è accaduto. Nonno Doyle mi disse che dovevo assicurarmi, che tu facessi la scelta giusta e che se fosse stato necessario, avrei dovuto.. insomma hai capito, no? Avrei dovuto convincerti, con le buone o con le cattive..” Sorrisero entrambi. Angel non aveva alcun dubbio sul fatto che Connor avesse molto potere su lui.

“Nonno Doyle mi disse che avresti potuto fare delle resistenze e gettare via questa possibilità, magari per paura, o per diffidenza, oppure per la tua ostinata testardaggine. Ti conosce bene, eh? Beh, anche io ti conosco bene, papà e avrei capito le tue paure. Anche io avrei avuto paura, per questo sono corso qui, per dirti di non avere paura. Sono corso qui per.. per starti vicino e..”

“..e per convincermi ..con le buone o con le cattive” disse Angel ridendo.

“Si esatto” rispose Connor serio “Ma sono contento che non sia stato necessario. Sono così contento di questo. Ora dimmi come ti senti? Ti senti diverso? Sta funzionando?” chiese con ansia.

“No, ancora nulla, ed è strano, la prima volta l’effetto fu immediato. Mi sento stanco, però. Ho sonno. Sento una strana spossatezza. Sono così stanco, Connor..”

“Vieni” Sorreggendolo, lo aiutò a raggiungere il letto. Lo fece sedere un attimo. “Devi riposare”

Connor spostò le coperte e notò lo zaino per terra. Era il suo, cosa ci faceva in camera di suo padre? Lo allontanò col piede, qualunque cosa avesse avuto in mente suo padre, ora non aveva più importanza. Vide che Angel tremava e sfilandogli le scarpe, lo aiutò a sdraiarsi. Sembrava che scottasse per la febbre e Connor si preoccupò un po’. Il suo pensiero andò a quel giorno di tanti mesi prima, quando l’aveva trovato privo di sensi e con la febbre altissima, per l’effetto del veleno Selmunth. Anche allora tremava e anche allora gli aveva tolto le scarpe per farlo riposare meglio. Pensò anche, che tutto era cominciato proprio da lì. Poche ore dopo si era immerso nella lettura delle sue lettere, che gli avevano permesso di conoscere finalmente sua madre. La loro rinascita era cominciata proprio col pericolo della morte imminente, che aleggiava su Angel. Pensò che fosse più di una semplice coincidenza, ma non disse nulla. Tenne per sé i suoi pensieri. Prese un altra coperta e lo coprì bene.

“Cerca di dormire un po’. Io sono qua vicino, ok?” Mormorò

“Non riesco a tenere gli occhi aperti, mi dispiace Connor..”

“Va tutto bene. Sto qui, sulla tua poltrona. Leggerò qualcosa, non preoccuparti per me.”

“Connor.. aspetta. Prima di andar via, Buffy mi ha dato una cosa per te. È sulla tua scrivania. Mi ha pregato di fartela avere.. lei.. lei ti vuole molto bene, lo sai questo, vero?” La voce di Angel era rotta dall’emozione, anche se tentava di nasconderlo. Connor comprese quando fosse stato doloroso per lui pensare di aver perso Buffy ancora una volta. Anche Connor, sentiva la sua assenza come una dolorosa fitta al cuore, ma sapeva che tutto questo doveva accadere. Lei sarebbe tornata. Sorrise a suo padre, ricordando a sé stesso cosa disse Buffy sulle anime gemelle ..sua madre gli mancava moltissimo.

Le anime gemelle trovano sempre il modo di ritrovarsi. Neanche la morte può separali.

“Lo so. Certo che lo so che mi vuole bene. Non è andata via per sempre, stai per tornare da lei. Papà, tu ora sei stremato. Cerca di dormire, almeno un po’.. sto qua finché non ti sei addormentato, va bene?”

Non dovette attendere a lungo. Angel si addormentò di colpo. Per non disturbarlo, Connor uscì dalla stanza in punta di piedi e andò in camera sua. Si guardò un po’ attorno e sorrise con nostalgia, vedendo i cappellini della loro partita, chissà se l’avrebbe mai più ricordata. Prese il biglietto di Buffy e tornò subito da Angel. Sedendosi sulla poltrona, lo lesse con avidità e non poté fare a meno di sorridere.

Non pensare, che solo per il fatto di essere in un altro continente, io smetta di prendermi cura di te. Londra non è poi cosi lontana, in un modo o nell’altro, saprò se stai rigando dritto, ma so comunque, che posso fidarmi di te. Ora ti chiedo di non essere triste e di continuare con la tua vita, noi possiamo sentirci tutti i giorni e possiamo vederci di tanto in tanto. Per adesso, forse è meglio accantonare quel nostro progetto per il seminario, chiederò a Giles di spostare le date, perché non credo sia il momento giusto per lasciare Los Angeles. Il tuo posto è accanto a tuo padre. Non lasciarlo solo, ora ha bisogno di te, forse come mai prima d’ora. Prenditi cura di lui e se pensi di non farcela, avvertimi subito. Non so come farò, ma sicuramente, in un modo o nell’altro, accorrerò in tuo aiuto.

Io ora devo andare Connor, non ho altra scelta. Ma questo non cambierà le cose fra me e te. La felicità, la troppa felicità, non può appartenerci. Non a me e al tuo papà. Non in questa vita.

Sai? è come se fosse una questione di dosi. Capisci cosa voglio dire? I primi tempi andava tutto a meraviglia, ma man mano che facevano scorta di cose belle da condividere, la felicità diventava un intralcio. Si, è una questioni di dosi. Non so perché ti dico questo, ma è l’unica analogia che mi viene in mente adesso. Prendere tutta la dose, ci avrebbe condotto altrove. Credo che questo valga un po’ per tutti. Usare la giusta dose, è l’unica strada verso la salvezza. Ora, io non so neppure cosa significa questo, e non so neppure perché lo sto scrivendo, ma so che quando leggerai, tu capirai. Non dimenticarlo.

Ti voglio bene Connor, di questo puoi esserne certo. Vorrei poterti stare vicino, vorrei non doverti dare questo dolore, ma non posso stare lì con voi. Sento però che questa non è la fine.

Prenditi cura di te stesso e prenditi cura di Angel, non lasciarlo solo.

Buffy.

A Connor parve di sentire la sua voce mentre leggeva. E per quanto avesse sentito la sua malinconia, lui non era triste, sapeva che era solo una cosa temporanea. Un fatto era certo, Buffy amava entrambi, non era certo andata via perché non li amava. Anche nell’addio, traspariva la sua preoccupazione per Angel e Connor sapeva cosa lei volesse dire. Aveva paura che lui si lasciasse andare e che si richiudesse nella solitudine di una stanza, isolandosi dal mondo. Ma Connor non l’avrebbe permesso. Questo era ciò che chiedeva Buffy, e lui non l’avrebbe delusa. Non era certo una cosa difficile per Connor. Amava suo padre e stargli lontano non era nei suoi pensieri. Non gli importava del seminario a Londra, gli importava di che lui stesse bene. Sentì che ancora una volta, lui era il legame che teneva uniti i due mondi. Angel e Buffy non era davvero divisi, e per Connor era importante mantenere un legame con Buffy.

Guardò l’orologio, erano le 20,15. Angel dormiva da almeno dieci minuti, ma in lui non c’era ancora alcun cambiamento. Rilesse le parole di Buffy. Dosi? Cosa voleva dire? Ormai era diventato esperto nel percepire messaggi, che casualmente, inconsapevolmente o meno, arrivavano dall’ambiente circostante. È una questione di dosi, con quel pensiero in mente, si avvicinò ad Angel, e sentì che era caldissimo. Poggiò la mano sul cuore, ma nessun suono arrivava da esso. Si diede dello stupido. Se quel cuore avesse iniziato a battere, lui l’avrebbe certamente sentito con il suo super udito. Non sarebbe già dovuta avvenire la trasformazione? Quanto ci voleva per evolvere da demone ad umano? Questa trasformazione era di natura mistica, quindi le leggi di fisiologia a lui note, non avevano alcun valore. Non ci stava forse mettendo troppo tempo? Come col Selmunth, pensò Connor. Anche allora stava impiegando troppo tempo a cicatrizzare la ferita, che lui stesso aveva ricucito, e come allora, anche adesso Buffy era accorsa in suo aiuto. È una questione di dosi. Controllò l’ampolla e vide che era quasi piena. È una questione di dosi. Ripeté a se stesso.

Angel si svegliò in quel momento e lo guardò confuso. “Connor?  Sei rimasto qua tutto il tempo? Quanto ho dormito?”

“Non molto” Rispose lui, poi gli mostrò l’ampolla. “Papà, sei sicuro di aver usato.. la dose giusta? Questa ampolla contiene ancora molto sangue di quel.. demone Mohra. Forse devi usarne di più”

Angel sorrise “No, Connor. Sono sufficienti poche gocce. È sempre tutto sul sangue, come dice sempre Buffy. Quando il mio sangue si mescola a quello del demone, il vampiro che anima il mio corpo muore, perché le mie cellule vengono rigenerate, e riportate in vita esattamente al momento precedente alla mia morte. È questo ciò che accade, bastano poche gocce..”

“Perché Doyle ne ha inviato così tanto allora? Papà, forse dovresti usarlo tutto. Come ti senti adesso? Percepisci qualche cambiamento in te? Penso che tu abbia la febbre alta.. proprio come gli umani, ma non hai ancora battito cardiaco, né respiro. Lo sentirei. È come se la rigenerazione fosse iniziata, ma non avesse ricevuto abbastanza sangue.. possiamo usarne un altro po’ ..giusto per essere tranquilli..”

Angel annuì, più per accontentare Connor che altro, e praticò un altro taglio nella mano. Versò alcune gocce del sangue Mohra e poi poggiò ancora la testa sul cuscino. Era stanchissimo.

“Non riesco a tenere gli occhi aperti” Disse. L’attimo dopo si addormentò di nuovo ..e sognò.

Era consapevole di sognare, ma era anche consapevole dell’ambiente reale intorno a lui. Sentì Connor che li metteva un panno fresco sulla fronte e lo sentì dire “Stai scottando, papà”

Si rese conto di avere una doppia percezione. Era come sospeso fra due diverse realtà. Ma era il sogno che lo incuriosiva molto, e su esso portò la sua attenzione. Mentre entrava nel sogno, si sentì pervadere da un senso di nostalgia infinita. La scena che si dipanava davanti ai suoi occhi, era così bella e struggente, che si ritrovò a desiderare che non fosse un sogno. Lo desiderò con tutto sé stesso.

Lui stava al piano superiore dell’Hyperion Hotel, proprio nel bel mezzo del corridoio che portava alle camere. Dalla sua posizione, poteva vedere le porte numerate delle varie stanze, e poteva anche vedere l’ampia scalinata che portava verso la hall. Vide Buffy che usciva dalla loro camera e si dirigeva spedita verso la scala. Indossava un vestito molto carino, che lui non aveva mai visto prima. La chiamò, ma lei non rispose e continuò per la sua strada. Non può vedermi e non può sentirmi, pensò Angel. Si rese conto di essere solo uno spettatore passivo. Poteva guardare, ma non poteva interagire con le persone del sogno. Mentre Buffy scendeva, nelle scale incrociò Cordelia. Teneva in mano un vassoio con del cibo ed era diretta verso le camere. Si fermarono a parlare fra loro, ma Angel non riuscì a sentire il suono della loro voce. Riuscì comunque a capire cosa stessero dicendo, seguendo il movimento delle labbra. Le voci però, vibravano dentro lui e pensò che fosse una bella sensazione. Le sentiva dentro.

Oggi è molto agitato, non riuscivo quasi a vestirlo. Sono già le 8,15 e come sempre, sono in ritardo. Fallo mangiare, Cordy. Ci metto un attimo, massimo mezz’ora e sono di ritorno. Disse Buffy.

Annuendo, Cordelia continuò a salire e fermandosi davanti alla porta di Angel e Buffy, tenne il vassoio con una mano, e con l’altra bussò “Angel? Sono io” Angel la vide chinare il capo, e poggiare la fronte sulla porta. Per un attimo pensò che piangesse. La sentì sospirare, mentre diceva a sé stessa. “Stupida.. sono una stupida..” Cordelia si voltò verso Buffy e lei risalì velocemente le scale, prendendo il vassoio dalle sue mani. Prese Cordelia per un braccio ed entrambe si sedettero nella panca lì accanto. “Cordy? Va tutto bene? Non anche tu per favore.. non oggi.. abbiamo tutti bisogno di mantenere la calma..”

“Sono una stupida, perché mi ostino a bussare, quando so che Angel non può rispondere? Tutte le volte è sempre la stessa storia. Se poi penso che anni fa, io non bussavo affatto, eh si che lui urlava, e si arrabbiava, ma io non bussavo lo stesso. Farlo ora è semplicemente ridicolo. Sono una.. cretina.. ecco cosa sono. Doyle a volte ha ragione ..sono preoccupata, Buffy ..e se non funzionasse?”

Cordelia aveva gli occhi lucidi e Angel sentì una profonda amarezza, nel vedere la tristezza dell’amica. Quando spostò lo sguardo verso Buffy, l’amarezza divenne dolore acuto. Lei teneva le mani in grembo e stava a capo chino a guardare le sue stesse mani, poi guardava Cordelia e di nuovo le sue mani. I suoi occhi, come quelli di Cordelia, erano pieni di lacrime. Cosa stava accadendo, perché erano così tristi?

Buffy tentò di sorridere “È difficile per tutti, Cordelia e non sei affatto stupida. Anche io mi comporto come se lui potesse rispondere, come se fosse qui. Devo farlo per Angel e devo farlo per Connor, che tanto per cambiare, oggi non vuole andare a scuola. Meno male che Doyle è riuscito a convincerlo, gli ha promesso che quando tornerà, troverà una bella sorpresa e tu sai a cosa si riferiva. Come sai, lui pende dalla labbra del nonno..” Cordelia sorrise “Questa cosa dei nonni non vuole proprio dimenticarla” Poi più seria disse “Come fai Buffy? Come fai a reggere tutto questo? Ormai sono passati sei anni da quel giorno, io.. non so più se riusciremo mai a.. sto cominciando a temere per il peggio. Non posso credere che Connor abbia già cinque anni, e non abbia ancora potuto sentire la voce di suo padre”

Buffy indurì il viso, e Angel seppe che tentava di nascondere il dolore. La conosceva troppo bene. Quella era la maschera che Buffy indossava, quando dentro lei risuonava la ribellione dei suoi ‘No’

“NO. Non dire così. Lui non resterà lì. Vuoi sapere come faccio ad andare avanti? Grazie a mio figlio e grazie ad Angel. Dopo tutto questo tempo, sarei impazzita senza loro, ma non è accaduto. Connor mi dà la forza di andare avanti, devo essere forte per lui. Angel.. anche Angel mi aiuta. Lo fa quando riesco a strappargli un sorriso, perché io so che quello è un sorriso. La neurologa dice che sono solo movimenti involontari, ma non è così. Angel mi sente e poi lui mi sorride. È così che vado avanti ..e poi ci siete voi. Non credo che sarei riuscita a farcela da sola. Grazie a tutti voi, soprattutto a te e Doyle, sono riuscita a sopravvivere.. quindi ora, ti chiedo di non crollare, Cordy.. non ora che siamo vicine alla meta.. lo sento.. sto facendo dei sogni strani e sento che questa cosa di Doyle funzionerà..”

Cordelia si morse le labbra pentendosi di aver parlato in quel modo. “Spero che quest’ultima cosa che ha tentato Doyle, funzioni davvero. Per anni, abbiamo cercato ovunque e finalmente abbiamo scovato una colonia di quei demoni.. come vattelappesca si chiamano. Siamo riusciti a catturarne uno. L’unico superstite rimasto, visto che gli altri sono riusciti a scappare nella loro dimensione. Questa è la nostra ultima speranza.. ma avrebbe già dovuto funzionare. Queste cose non dovrebbero essere istantanee? Insomma, tipo abracadabra e BAM.. voglio dire, sono già passate ventiquattro ore..”

“Sono passate 23 ore e quindici minuti. Doyle ha dato ad Angel, tutta la dose intera, ieri alle nove in punto. Mancano ancora 45 minuti” Controllò l’orologio “Quaranta. Adesso mancano quaranta minuti”

“Buffy? È arrivato lo scuolabus e Connor non vuole saperne di venire con me. Che fai? Scendi tu?” Buffy scattò subito in piedi.

“Arrivo Fred” rispose, poi guardò Cordelia “Cerca di farlo mangiare, oggi è.. è molto agitato” Mormorò “Per questo penso che stia per accadere qualcosa. Vado, torno il prima possibile..”

Buffy aspetta, non andartene.. Buffy mi senti? Sono qua, per favore guardami.. Urlò Angel. Tentò di raggiungerla, ma non riuscì a muoversi.

L’ultima cosa che vide, fu Cordelia che riprendeva il vassoio, ed entrava nella sua camera. La sentì dire “Eccoci qua, Angel. Buffy torna subito. Oggi colazione con Cordy.. sei contento?”

Angel si agitava nel sonno, e Connor era sempre più preoccupato. Continuò a tamponargli la fronte col panno fresco, e ancora una volta, non poté non pensare a quando fece lo stesso gesto, tanti mesi prima. Istintivamente spostò la camicia di Angel e quasi non si stupì di ciò che vide. La vecchia ferita era ancora fresca, ed era ben visibile la cicatrice lasciata dagli artigli del Selmunth. C’era un alone arrossato intorno ai graffi, e al centro era ancora ben visibile il foro in cui era stato iniettato il veleno. Quella ferita era tutt’altro che guarita. Dal foro ancora trasudava del sangue, sebbene fossero solo poche gocce. Improvvisamente, guidato solo dal puro istinto, prese l’ampolla e versò tutta la dose nella vecchia ferita. Si assicurò che tutto il liquido verde fosse assorbito e si rese conto, che non dovette fare nulla per facilitare l’assorbimento. Il sangue pareva dotato di volontà propria e penetrò dentro i tessuti, in modo del tutto innaturale. Connor pensò che fosse strano. Mistico, disse a se stesso.

Guardò l’orologio, mancava un minuto alle 21.00. Angel aveva dormito più o meno mezz’ora e forse era meglio svegliarlo. Vide però che lui continuava ad agitarsi. Annaspava come se gli mancasse l’aria. “Papà?” Lo scosse e lo chiamò ancora “Papà, svegliati..”

Sentì poi un suono. Un suono ritmico e cadenzato. Il cuore di Connor sussultò. Quello che sentiva era il suo cuore che batteva debolmente, in sintonia con il cuore di suo padre che invece batteva sempre più forte. Il cuore di Angel era vivo e pulsante. Connor pianse di gioia. Percepì distintamente l’alternanza dei due battiti, e più quello di Angel diventava nitido, più si affievoliva il suo. Connor però era felice come mai lo era stato prima d’ora.

Angel si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto. Portò una mano sul cuore, mentre respirava affannosamente, cercando di incamerare quanta più aria poteva. “Sono vivo” disse, abbracciando Connor, che si aggrappò al padre in quello che sarebbe stato l’ultimo abbraccio.

“Sono vivo.. Sono vivo.. Dio, io sono vivo” ripeté Angel più volte.

Con le lacrime agli occhi, Connor poggiò la mano sul cuore di Angel “Non avrei mai creduto di poterlo sentire.. ha funzionato, papà.. ha funzionato.. sei umano” Continuò ad abbracciarlo, mentre singhiozzava convulsamente “Mio padre è umano.. Dio, vorrei solo che Buffy fosse qui adesso..” Angel ricadde sul letto e lo portò con sé nell’abbraccio. Lui si aggrappò strettamente al collo del padre, e fra le lacrime continuò a parlare. “Sento il tuo respiro, lo sento papà.. e il tuo cuore.. Dio.. è un suono bellissimo. Hai visto? Ha funzionato.. alla fine era solo una questione di dosi. Ora mi sento un po’  stanco.. sono così stanco, papà..”

Angel non riusciva a parlare. Abbracciava suo figlio e lo cullava fra le sue braccia, incapace di dire qualcosa, qualunque cosa. La gioia lo sommerse, ora poteva abbandonarsi alla felicità. Completamente. Era impossibile pensare in modo coerente, ma riuscì a registrare nella sua mente le ultime parole d Connor. Anche lui sentiva di essere stanco, ma non voleva dormire. Fra le lacrime riuscì solo a dire “Si Connor, ha funzionato.. ha funzionato.. ha funzionato..”

Si rese conto di avere il corpo intorpidito e ad ogni movimento sentiva delle fitte dolore. Poi ridacchiò quando si accorse che la sua vista pareva sfuocata. Vedeva le cose intorno a sé come se stessero sbiadendo. “Immagino sia una delle limitazioni di essere un umano..” Disse ridendo “Sai una cosa, figliolo? Credo di aver bisogno degli occhiali.. vedo tutto sfuocato..” Poi guardò Connor, il suo sorriso luminoso lo commosse di nuovo. Suo figlio sembrava quasi un bambino.

“No papà..” rispose lui “Non è la tua vista.. noi stiamo proprio svanendo.. questo mondo si sta dissolvendo..” Angel non riusciva a tenere gli occhi aperti. Gli chiuse. Baciando il figlio sulla fronte, prima di addormentarsi, ridendo disse “Credo che siamo stanchi tutti e due.. dormirei per giorni ..e anche tu hai bisogno di riposare..”

Connor si strinse ancora intorno al suo abbraccio e guardò l’ambiente circostanze. La stanza era in dissolvenza, il grigio diventava sempre più scuro e sfumava nel nero. Sentì ancora suo padre che lo stringeva, il suo abbraccio era rassicurante. Lo sentì dire ancora qualcosa, ed era tutto ciò che voleva sentire. Quelle furono le ultime parole che sentì da lui.

“Ti voglio bene, Connor. Non hai idea quanto importante sia ciò che tu hai fatto per me. Io non dimenticherò. Non dimenticherò.. Mai.”

Connor sentì ancora Angel che lo teneva stretto a sé, e gli sfiorava la fronte delicatamente. Il corpo di suo padre era caldo, il suo respiro lo cullava ritmicamente, e il battito del suo cuore lo accompagnava dolcemente nel sonno. Prima di abbandonarsi al buio, pensò che lui avrebbe dimenticato questo momento, ma era bello sapere, che almeno uno dei due avrebbe ricordato. Quel mondo che li aveva tenuti prigionieri così a lungo, sottoponendoli a prove di forza inaudite, si dissolveva per sempre. Era tempo di tornare a casa. Prima che la stanza svanisse per sempre, e loro con essa, Connor sorrise e poggiando una mano sul cuore del padre, disse. “Lo so, papà. Tu ricorderai tutto e so che un giorno lo racconterai anche a me.. quando sarò grande mi parlerai del giorno che diventasti un uomo..”

Poi la luce lentamente svanì, solo un attimo ancora e i loro corpi divennero un unico punto luminoso ..poi più nulla ..il nero inghiottì per sempre quelle loro false esistenze.

Connor chiuse gli occhi, lasciò che il buio lo portasse con sé. A suo padre diede un ultimo saluto. Disse solamente.

 

Noi non svaniremo

 

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Anticipazioni del successivo capitolo.

Angel si svegliò che era orami pieno giorno. La stanza era illuminata dai raggi del sole. Pensò di aver dormito a lungo, visto che era già mattina. L’orologio davanti a lui, indicava le 8,15. Sollevò lo sguardo e vide che qualcuno usciva dalla sua stanza. Per un attimo le parve di vedere Buffy, ma lei non poteva essere lì. Cercò Connor, ma non c’era. È andato a lezione, pensò Angel. Sicuramente è stato lui ad aprire le finestre, ora sa che il sole non è più mio nemico. Poi sentì bussare alla sua porta.

Angel? Sono io

Quella voce gli era familiare, ma non poteva essere la sua voce. Cordelia era morta da anni. Ascoltò meglio e sentì qualcuno parlare nel corridoio. Sembravano le voci di Buffy e Cordelia ma pensò che fosse impossibile. Dopo qualche minuto, sentì ancora quella voce.

Eccoci qua, Angel. Buffy torna subito. Oggi colazione con Cordy.. sei contento?

 

   
 
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