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Autore: beljectjoner    10/01/2013    1 recensioni
Lui, tutto fighetto, non la caga. Lei, lo odia dal più profondo del cuore. Ma uno dei due si innamora..Chi? e l'altro come la prenderà? Leggete :D
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alessia, ti amo…

 

Per un po’ Alessia non parlerà, perché da come avrete capito nei capitoli precedenti, ha avuto un incidente. Non si sa ancora come sta…

 
Io – Ora basta.. Chiamo la polizia!- presi il cellulare, e composi il numero. I ragazzi non mi fermarono. Rispose un uomo. Gli raccontai tutto. Della scomparsa di Alessia, e da quanto tempo non tornava.
- Come si chiama la ragazza?
Io – Alessia, Alessia Stone…
- Ha circa diciotto anni, capelli lunghi e castani, ed è un po’ bassina..
Io – Sisi, è proprio lei! L’avete trovata?
- E’ un suo parente? O è almeno maggiorenne?
Io – Si sono maggiorenne. E si, sono il tuo ragazzo.
- Va bene. Sarà meglio che passi in centrale. Non era molto lontano. Arrivammo subito. Entrammo e parlammo con il poliziotto seduto affianco alla reception. Fortunatamente era lo stesso con cui avevo parlato al telefono, così non avrei dovuto ripetere tutto.
- Si, ora le spiego. Si sieda.- era tutto così strano. Cazzo, era scomparsa una persona, doveva muoversi, trovarla. Non stare seduti lì.
- La ragazze che state cercando, Alessia?.. L’abbiamo trovata..
Io - Davvero? Dov’è ora?
- Venite con me, vi porto da lei.
Uscimmo dalla centrale, e salimmo in un auto della polizia.
Mentre il poliziotto guidava, incominciai ad innervosirmi.
Io – Senta, che lei sia un poliziotto o no, me ne frega. Voglio sapere dove cazzo è la mia ragazza!
-…E’ in ospedale. Ha avuto un incidente...-…cosa? Alessia, in ospedale?
Io – Com’è successo?
- Stava attraversando la strada, quando un auto l’ha investita. Non aveva nulla con sé. Né cellulare, né portafogli. Fino a quando non avete chiamato voi, non sapevamo nemmeno il suo nome.
Va bene, sapevo dov’era. Ora la domanda più difficile..
Io – E’ grave?
Il poliziotto non rispose. E la presi come una conferma.
Arrivammo in ospedale e il poliziotto chiamò il medico che si prendeva cura di Alessia. Ci accompagnò alla sua stanza, però non potevamo entrare. Le stavano facendo delle analisi. Era stesa sul letto. Attaccata a dei tubi. Aveva la fasciatura intorno alla testa. La cosa più brutta che vedevo, erano i suoi occhi. Chiusi. Lei era lì, senza vita. Il suo corpo non si muoveva.
Io – Come sta?- chiesi al dottore, trattenendo le lacrime-
- Ha preso una bella botta, ha sbattuto con la testa. E’ in coma farmacologico.
Io – Si riprenderà?
- Non lo sappiamo.. Quello che vi dico è che dobbiamo aspettare, e che dovete starle il più vicino possibile. Parlate con lei, forse riuscirà ad ascoltarvi e a svegliarsi.
Laura si avvicinò al dottore.
L – Possiamo entrare?
- Certo, potete rimanere tutto il tempo che volete. Come ho detto dovete starle vicino..
F – Grazie…
Il dottore se ne andò, perché aveva altri pazienti a cui badare. Dopo che le infermiere ebbero finito di fare dei controlli, entrammo nella stanza. Tutti si avvicinarono ad Alessia, tranne io. Non riuscivo a vederla in quello stato. Sembrava… morta. Laura notò la mia debolezza, e si avvicinò a me. Le stavano cominciando a scendere delle lacrime.
L – Lo so, è triste vederla in questo stato. Fa male. Ma ora non dobbiamo farle sentire la nostra tristezza. Dobbiamo aiutarla, parlando con lei. Valle vicino, dille quanto la ami, e che ti dispiace per quello che è successo fra di voi. Dille che hai paura di perderla, dille tutto quello che provi..
Laura aveva ragione. Alessia aveva bisogno di me, ora più che mai. Mi avvicinai leggermente a lei, mi venivano i brividi. Le lacrime cominciano a scendere, e non riesco a fermarle. Jake si avvicina a me.
J – Hey, amico. Se vuoi, ti lasciamo solo con lei.
Accenno un lieve si. I ragazzi se ne vanno, Flavia mi passa affianco e prima di uscire, mi dice che andrà tutto bene. Rimaniamo soli. Mi avvicino fino ad arrivare al suo fianco. Prendo la sedia che c’è poco più lontano dal letto. Dopo aver preso un bel respiro, incomincio a parlare.
Io – Ciao, Ale. Non ti chiedo come stai. Sarebbe una domanda stupida. Mi sono preoccupata così tanto per te…- incominciai a piangere di più – non voglio perderti Alessia. Tu devi stare con me, ti voglio al mio fianco. Mi dispiace per ieri sera. Io non volevo ferirti. Ho detto solo cazzate ieri. Ai giornalisti, avrei dovuto che tu eri mia, che eri la mia ragazza. Ma avevo paura che tu l’avessi presa male, che avevi paura delle critiche dei giornalisti e quindi non sapevo che dire in quel momento, se non che non ero fidanzato. Ne avrei parlato poco dopo con te, ma non me ne hai dato il tempo. Per me quello che è successo l’altro non era sesso. Noi non abbiamo scopato. Abbiamo fatto l’amore. In quel momento non ti scopando, ti stavo amando… ti prego, Ale. Non abbandonarmi, non lasciarmi da solo, di nuovo. Non potrei pensare di perderti di nuovo. Alessia, ti amo…
Mi alzai dalla sedia, mi avvicinai di più a lei, e la baciai. Aspettavo solo che si svegliasse all’improvviso, e che mi abbracciasse, dicendo che stavo bene, come accadeva nei film. Non accadde nulla, non si muoveva di un millimetro. Mi accasciai sulla sedia, ormai senza speranze. Ma ricordai di quando mi lasciò quella lettera, nella casetta, e le speranze erano rinate. Non potevo buttarmi giù, non potevo gettare le speranze nella spazzatura. Lei si sarebbe svegliata, me lo sentivo.
Io – Ti posso promettere solo una cosa, in questo momento. Che ti sarò affianco, non me ne andrò mai, finchè non aprirai gli occhi, e mi dirai che mi ami. Come io amo te.
E rimasi lì. Ad aspettare che i suoi occhi si aprissero…
 
 
Le ore passavano. I giorni passavano. Io e i ragazzi eravamo sempre lì, parlavamo e in un certo modo, scherzavamo, con lei. Come se fosse sveglia. Ma non si svegliò. Passò una settimana, ormai, i dottori avevano le speranze. Ed anche i ragazzi pensavano che non si sarebbe mai svegliata. Ma io ero sempre lì ad aspettare, di rivedere i suoi occhi verdi, e il suo sorriso smagliante. C’era anche mia madre lì, e dopo un paio di giorni dall’incidente, arrivò anche la madre di Alessia. Appena mi vide, se la prese con me, dandomi la colpa di tutto quello che era accaduto. Mia madre la calmò, e dopo un po’ si scusò con me. Era solo triste, e distrutta. Era normale. Quella mattina rimasi sola con Alessia. Sua madre era andata con la mia in albergo, per darsi una sistemata e mangiare qualcosa. Sarebbe tornata più tardi. Anche i ragazzi andarono in albergo, per riposarsi un po’. Erano rimasti lì tutti i giorni. Non ci trasferimmo più nella nuova casa. Decidemmo di aspettare il risveglio di Alessia. Mia madre tornò con la madre di Alessia, e poco dopo rientrarono anche i ragazzi. Mia madre venne verso di me.
- Tesoro, vogliamo parlarti..
Io – Dimmi mamma..
- So che risponderai di no,ma.. stasera hai un concerto, e secondo noi dovresti andarci..
Io – Hai ragione mamma. La mia risposta è no.- la mia Alessia è in un letto d’ospedale, tra la vita e la morte, e loro volevano che andassi ad uno stupido concerto!? Ma che cazzo si erano fumati!? Anche la madre di Alessia cercò di convincermi.
- Conor, sei chiuso qui da una settimana. Devi uscire. E fare quel concerto.
Fallo per Alessia, lei vorrebbe che tu andassi. Ti vorrebbe sul quel palco, a far felice milioni di persone. Faresti felice anche lei..
Io – Non voglio allontanarmi da lei. Le ho promesso che le sarei stato affianco, finche non avesse aperto gli occhi.
L – Forse non si sveglia, perché tu sei qui..- mi girai, e la guardai, fulminandola con gli occhi.
R – Che cosa intendi?
L – Alessia, era arrabbiata con te. Forse vuole stare un po’ senza di te. Per capire cosa deve fare, quando avrà deciso, si sveglierà.
Forse Laura aveva ragione.. forse non si svegliava perché c’ero io al suo fianco. In fin dei conti lei mi odiava prima che succedesse l’incidente, ed era colpa mia se era sul quel letto. Ma io non volevo abbandonarla. Mi venne un’idea.
Io – Va be. Farò il concerto,ma ad una condizione.
- Dicci tutto..
Io – Voglio che Alessia veda il concerto. Potremmo mettere una televisione qui dentro, così avrà la possibilità di guardarlo.
- Va bene. Non credo che ci saranno problemi.
Io – Bene..
- Allora, io vado a parlare col dottore di questa cosa, mentre tua madre e i ragazzi verranno con te al concerto. Rimarrò io qui. Con mia figlia.
Io – Va bene..- mi avvicinai all’orecchio di Ale- torno presto amore mio. Spero che ti piacerà la sorpresa.- la baciai sulla fronte e, dopo un ultimo sguardo, andai via. Avevo paura, e se si svegliasse? E se io non fossi stato lì? Forse avrebbe pensato che l’avessi abbandonata..
- Conor, siamo arrivati…- scendemmo dall’auto, ed entrammo nel camerino.
 
…..
 
Mancavano quindici minuti al concerto. Avevo fatto qualche prova. Ci riuscivo, a cantare. Anche se pensavo troppo ad Alessia. Ma dovevo farlo, così forse si sarebbe svegliata.
- Tesoro, sei pronto?
Io – Si, mamma.
- Hai qualcosa in mente?
Io – Si..
- Spero che vada tutto bene.. Sta attento..- mi diede un bacio sulla guancia, e andò a sedersi. Le luci erano spente. Mancano pochi secondi al concerto. Si sentono le urla, delle persone fuori, che chiamano me. Sono al centro del palco, col microfono in mano. Le luci si accendono e gli spettatori cominciano ad urlare di nuovo. Chiedo gentilmente al pubblico di stare in silenzio.
Io – Voglio raccontarvi una storia. Tutto è iniziato quando avevo diciassette anni, ero seduto tra i banchi di scuola, quando vedo una ragazza che si siede vicino a me. La conoscevo solo di nome, non eravamo amici stretti. Si chiamava Alessia. Non ci parlavamo mai, io ero il solito ragazzino che se la sbatte. Invece lei era una ragazza silenziosa, non aveva molto amicizie, a volte la prendevo anche in giro.. Ma quel giorno mi colpì particolarmente.. Era il suo compleanno, me lo aveva detto mia madre, che era amica della sua. Non so perché, ma le feci un regalo, un braccialetto che lei aveva visto tempo prima in una vetrina, ma che non poteva permettersi, perché costava troppo. Quando glielo diedi, rimase un po’.. sbalordita, non era abituata a quei gesti. Quella sera stessa la andai a prendere a casa e per il suo compleanno, la portai in un posto speciale, dove non avevo portato mai nessuno. Incominciava a piacermi, ed infine me ne innamorai, ho addirittura a botte col mio migliore amico per lei. Mi mandò all’ospedale, e lei mi rimase affianco finche non mi sentivo bene. In quella situazione ci avvicinammo, uscivamo insieme, andavamo a scuola insieme.. Dalla mattina alla sera, non ci lasciavamo mai. Una sera di nascosto, entrai in camera sua e per farla addormentare, le cantai una ninna nanna. E’ grazie a lei se sono qui; fu lei a dirmi che avevo una bella voce. Pensavo che sarei stata con lei, per sempre. Finche un giorno, cambiò tutto. Cambiò città, dovette trasferirsi. All’inizio ci lasciammo e lei, mi mentì, dicendo che non mi amava. Lasciò una lettera nel nostro luogo ‘segreto’, la trovai troppo tardi, perché lei se n’era già da un bel po’ di tempo. Nella lettera diceva che mi amava, e che non avrebbe mai voluto mentirmi. Rimasi con la speranza di ritrovarla un giorno. Sono passati due anni, sono diventato famoso, ed ora sono qui. La mia Alessia l’ho ritrovata, e la amo ancora, più che mai. Però non so se lei ama ancora me. Una settimana fa abbiamo litigato, perché ho detto ai giornalisti che era solo un’amica. Ho mentito, ed ho sbagliato, lo so. Ora lei è in ospedale, ha avuto un incidente ed ora si trova in coma. Volevo solo farle sapere che mi dispiace, non volevo litigare con lei. Alessia è la mia ragazza. Ti amo Ale. Ti prego svegliati, e ritorna dalla tua famiglia, dai tuoi amici. Torna da me!- presi la chitarra, e sedendomi su uno sgabello posto al centro del palco, comincio a cantare.- questa è per te, Alessia. La nostra canzone. Ti amo- cantai la nostra canzone.. mi sembrava di ritornare a quella notte, nel suo letto, mentre gliela cantavo.. di ritornare a quel giorno, quando gliela cantai, prima di fare l’amore. Finii di suonare e continuai il concerto, dedicato a lei…
 

  
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