chapter twelve:
The Call.
Let your memories grow stronger and stronger ‘til they’re before your eyes, you’ll come back when they call you, no need to say goodbye.
Non tratto tutti allo stesso modo. A volte sento la necessità di amare in parti, diversamente per ognuno, ma con lo stesso affetto o con lo stesso odio. Divido i miei sentimenti, distribuendoli.
Quando Emma si sveglia la guardo negli occhi e non sento più niente, quell'altrove è sparito, è già qui, passato; mi sento un insensibile, ma so di non esserlo, forse lei capisce.
Sorride e mi bacia sulla labbra mentre mi vesto dopo aver fatto la doccia. Ho capelli bagnati, mentre lei sgattaiola fuori.
Allo specchio, chiudo gli occhi e li riapro di scatto.
So di provare sentimenti e di aver già amato qualcuno. Sicuramente può definirsi un'autodifesa. Divido i sentimenti perché so di poter amare troppo. Ho bisogno di trovare un'altrove in ogni posto e non in un locale, da ubriaco, quando non vedo la strada e non so dove si trova quest'altrove perché lo vedo solo di sfuggita prima di bere la prima birra.
Emma bussa, la sento parlare fuori la porta.
Come posso comprendermi, quando non riesco neanche ad esser lucido nelle decisioni e invece di pensare, agisco? Divertirmi è la cosa che voglio di più, ma ho sentito quella fitta allo stomaco e ora non c'è più. E voglio ritorni.
Dovevo cercare prima di capirmi.
Prima di aprire la porta, metto i pugni sulle tempie e abbasso la testa, facendo un piccola pressione. Maledetto mal di testa, e il ragionare che mi manca e la leggerezza di cui ho bisogno.
Quando apro la porta, lei arrossisce, sorrido di rimando. Anche se lei è soltanto il mio altrove provvisorio, altrove che altrove non è, e anche se non sento ancora fitte allo stomaco, è bella quando dorme ed è bella anche adesso.
POV LAURA.
La cameriera ha ritirato gli scatoloni di pizza ieri sera e le lattine che adesso fanno rumore nella busta che ha trascinato via.
Sospiro e guardo fuori dalla vetrata mentre sorseggio un caffèllatte che Sonia è scesa a prendere.
Lei mi guarda attenta.
Lei sospira come me e si siede sul letto. Domanda senza risposta.
Logan Lerman se ne è andato ieri sera da questa stanza che non ospiterà più nessuno. Magari siamo ancora nella stessa città.
E come è strano quando adesso non ci divide più nulla, se non la mancanza del desiderio di vedersi.
La giornata escludeva completamente un cambiamento degno di una città attiva come quella.
La pioggia batteva contro i vetri della stanza, rendendo grigie le mura immacolate che rendevano quel posto quasi puro.
Sonia è a terra, prepara il borsone e sceglie i vestiti per quella giornata.
Indosso uno dei pullover comprato il giorno prima e assaporo ancora quell'ultimo caffellatte che già non sa più dell'euforia.
Non ero triste, ma vuota dei conti in sospeso che non accennavano a chiarirsi neanche con le sorprese e le novità.
Osservo la mia amica seduta e le chiedo cosa pensa.
Guarda davanti a sé alla ricerca incerta dei ricordi.
Osservo di nuovo il cielo grigio e mi chiedo se è vero che alle persone può piovere dentro.