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Autore: Ayame Yui    11/01/2013    8 recensioni
Ventun lettere...mille emozioni...Soul e Maka diventeranno mai una cosa sola?!
MakaxSoul
[AVVISO: Rating Arancione per la prima parte del cap.17]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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S come Sospirare

A Death City l’estate sembrava non finire mai quest’anno, il caldo torrido aveva arso le terre, facendole aprire in tante grosse crepe.
Non vi era quasi nulla che riusciva ad alleviare quel caldo anomalo, bèh, oltre a mettersi sul divano o distesi sul pavimento senza far niente, con il ventilatore puntato in piena faccia.
E io ovviamente non riuscivo a stare senza fare nulla, con molto interesse stavo finendo di leggere il libro che ci aveva consigliato per le vacanze la professoressa Marie, un libro davvero ricco di preziose informazioni, che il mio partner, ovvero Soul, non aveva ancora minimamente guardato, nonostante le nostre “sacrosante” vacanze stessero per volgere al termine.
«Sei proprio una secchiona, Maka» borbottò striracchiandosi l’albino.
Staccai gli occhi dalla mia lettura per insultalo pesantemente, o per tirargli il libro in piena faccia così magari gli si sarebbe stampata una qualche nozione in quel suo cervellino bacato, ma per sua fortuna squillò il telefono.
«Per ora ti salvi…» mugugnai intenta ad alzare la cornetta.
«Pronto?»
«Ciao Maka, sono Liz, per la festa a sorpresa allora è tutto pronto!» mi comunicò piena d’entusiasmo.
«Perfetto! Tsubaki ne sarà davvero felice!»
«Già, non se l’aspetta minimamente e-» Liz fu interrotta bruscamente «Maka! Sono Kid, stai tranquilla è tutto allineato perfettamente, dovresti vedere…è così simmetrico…Patty, non toccare!!!» allontanai il telefono dal mio povero orecchio, sembrava fosse scoppiata l’apocalisse dall’altra parte del cavo.
«Maka, Maka mi senti? Scusa, riattacco che Kid è in preda a una delle sue crisi nevrotiche, ufff! A stasera!»
«Oh certo, ciao!» riagganciai.
«Che diamine succede?» mi domandò sbadigliando la mia Buki.
«Mah, niente di grave, Patty avrà spostato un bicchiere»
«Hn» mi rispose, alzandosi e sparendo in corridoio.
 
Mi feci una bella doccia rinfrescante, per poi accorgermi di aver lasciato il cambio d’abiti in camera.
Sbuffai, coprendomi alla meno peggio con l’asciugamano e sgusciai in corridoio, ma maledettamente andai sbattere contro un Soul in tenuta elegante, stava così bene, azzardai a pensare.
«Oh scusa!» mi uscii di getto per l’imbarazzo.
«E stai più attenta secchio-» si bloccò guardandomi, mi squadrò profondamente, facendomi arrossire, i suoi occhi si erano soffermati sulla mia coscia destra lasciata più scoperta da quel dannatissimo asciugamano.
Santo cielo, perché doveva scrutarmi in quel modo, era magnetico, sensuale, felino.
Era come se io fossi stata una preda tanto ambita, e lui il predatore.
«S-soul?!» balbettai quando percepii le sue dita scivolarmi sulla coscia, fece uno dei suoi meravigliosi sorrisi per poi dire «Siamo in ritardo, Maka!».
Quella frase, non so bene il perché, mi mise in testa più significati.
 
Non avevo mai visto Tsubaki sorridere così tanto, quando tutti insieme avevamo urlato “Sorpresa! Buon Compleanno!”, il suo viso si era illuminato di una splendida felicità, come una stella, poi c’erano stati i commenti di quel pazzo di Black*Star a farla brillare come non mai, bèh, non me la raccontava giusta la mia cara amica in quel periodo, ero sicura che fra quei due era successo qualcosa di incredibile.
Osservata, scrutata, spiata, era tutta la sera che mi sentivo in quel modo, mi sistemai a disagio le pieghe del mio vestitino in cotone bianco, e quando alzai gli occhi mi ritrovai in quelli incandescenti di Soul, e ora si che faceva caldo, troppo caldo.
In tutti quei mesi il suo sguardo era cambiato, lui era cambiato, io ero cambiata, noi eravamo profondamente cambiati.
Soul mi fissava come un uomo, e ciò mi faceva fare certi strani pensieri, che sapevo bene di non dover fare, ma “la carne è debole”.
Accidenti, mi maledissi mentalmente, se c’era qualcosa che oramai Soul Eater Evans sapeva fare bene, era farmi sospirare.
«Maka-chan, volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto, Kid mi ha detto che è stata una tua idea» Tsubaki mi riportò dolcemente alla realtà.
«Oh, figurati! È stato un piacere!» ci abbracciamo, le volevo davvero molto bene.
 
Mi guardavo la punta dei miei sandali, mentre molto silenziosamente io e  la mia Weapon ce ne tornavamo a casa, e per l’ennesima volta quel giorno percepii bruciante il suo sguardo sulla mia schiena.
«Si può sapere che hai tanto da guardare oggi?» sbottai per l’imbarazzo.
«Hn» alzò le spalle per poi piegare la bocca in un sorriso sghembo.
«Uffa, Soul…potresti almeno rispondermi!» misi il broncio incrociando le braccia sul petto, oltre al caldo ci si metteva pure lui con quel comportamento che non sapevo bene come classificare.
«Hai voglia…di fare un bagno, Maka?» mi chiese improvvisamente con una strana luce negli occhi.
Lu-lu-lussuria? Dio, non riuscivo nemmeno a pensarlo! Cercai di ricompormi.
«Un. Bagno?» domandai interdetta.
Mi afferrò per un polso, trascinandomi in giro per un’addormentata Death City, era tardi, molto tardi e forse era meglio se noi eravamo a letto, a dormire, ma lui continuava a camminare senza degnarsi di rispondere ai miei richiami.
Quando smisi di blaterare su quanto fosse cafone, mi accorsi che ci eravamo fermati, e rimasi stupita da quanto il luogo in cui mi aveva portata era fantastico.
Esisteva davvero un posto del genere nella città del Sommo Shinigami?
Alberi, tantissimi alberi di un verde brillante quanto i miei occhi, che facevano da contorno a una cascata e a un bellissimo laghetto, quello spazio sembrava intriso di magia, surreale e perfetto.
«Cos’è questo posto?» domandai meravigliata.
«L’ho scoperto un po’ di tempo fa, aspettavo l’occasione giusta per mostrartelo»
Gli sorrisi intensamente con tutto l’affetto che provavo per lui.
«Allora Maka, lo vuoi fare…il bagno con me?» mi propose con voce roca, era così dannatamente sensuale.
«I-io..il bagno dici…» cercai di mettere in piedi una frase di senso compiuto, ma lui si stava avvicinando e si era già sfilato via la camicia, e  ora si stava slacciando i pantaloni.
Perché dovevo essere in quella situazione?
«C’è qualcosa che non va, Maka-chan?» mi stava prendendo in giro, lo sapevo.
Quel maledetto, mi tentava in quel modo, e non riuscivo più a pensare in modo razionale.
Boccheggiai come una perfetta super deficiente, e lui rise sulle mie labbra, poi sentii le sue mani bollenti che sfilavano le bretelline del mio vestito, facendolo scivolare a terra, arrossii visibilmente, a pensiero di entrambi in intimo.
Mi baciò l’incavo tra il collo e la spalla, facendomi rabbrividire, poi non so come mi ritrovai fra l’acqua fresca che lambiva il mio corpo e le mani di Soul ovunque.
«Ti piace questo posto, Maka?»
«E’ bellissimo»
Ci baciammo per un tempo indefinito, mi sentivo scottare, desideravo Soul, desideravo annullare quella piccola distanza che ci divideva, volevo diventare tutt’uno con lui.
 
«Ti voglio, Maka, ti voglio come non ho mai voluto nessun altra ragazza!» mi mormorò all’orecchio con voce profonda, una di quelle voci che sogni alla notte, la sua voce mi faceva sentire davvero una donna.
Spostò la sua mano sul mio interno coscia, e venni scossa da una scarica d’eccitazione e sospirai ancora, avvicinando il mio bacino al suo.
«Hai l’ultima occasione per fermarmi, bambolina…»
«Soul, io…» lasciai quella frase a metà, cosa volevo davvero?
LUI, con tutta me stessa.
Lo bacia come non avevo mai fatto, e lui capì la mia risposta, e finalmente le nostre anime divennero una sola, quella era davvero la risonanza dell’anima.
 


S come Scritta
 
Osservavo l’intonaco ingiallito del soffitto della mia camera, era circa un’ora che la sveglia era suonata, ma io non mi ero ancora deciso di buttare giù le mie fichissime chiappe da letto.
Sbadigliai coprendomi gli occhi con l’avambraccio, cosa succedeva se me ne stavo a casa la prima ora, tanto la scuola era iniziata da solo una settimana, ed era stata una pessima, sottolineo di nuovo il pessima settimana.
Oramai era ovvio a tutti che il rapporto fra me e la mia Shokunin era cambiato, e spesso troppa gente faceva domande e straparlava, le voci giravano per tutta la scuola, non che mi dispiacesse che parlassero di me, ma si sa, molte volte le persone dicono cose solo per dare aria alla bocca.
Ma il problema non era questo, il problema era un altro, ero io, io che non riuscivo a comportarmi in maniera sciolta e spontanea, così facendo oltre a sembrare una ragazzina indisposta e mestruata ferivo di continuo la mia partner.
Dovevo rendere ufficiale il nostro fidanzamento, e non solo per le cornacchie malefiche che gracchiavano per tutta la scuola, ma per lei, dopotutto non mi ero ancora dichiarato per bene, a parole.
Mi spaventava un bel po’ la cosa, soprattutto quando si trattava di parole, quelle maledette andavano soppesate con estrema cautela.
Finalmente mi decisi ad alzarmi, mi diedi uno sguardo allo specchio dopo essermi sciacquato il viso, e fu in quel momento che mi venne l’illuminazione, sorrisi fra me e me, era un’idea fantastica e si, forse sarei finito nei guai, ok quasi sicuramente.
Dovevo farlo, perché per quanta paura si possa avere, se si desidera ardentemente qualcosa, o in questo caso una persona, quella paura la si affronta, magari all’inizio con fatica, ma alla fine ci si batte con coraggio per averla.
Detestavo e ancora detesto, le indecisioni, le cose fatte a metà, i quasi o i forse.
O tutto o nulla, o ti amo o non ti considero proprio, quindi a quel punto dovevo decidere, e sapevo già qual'era la mia scelta, o rimanere nel gioco e occupare la scena in modo plateale o andarmene in silenzio con la coda tra le gambe.
Ma si sapeva quando Soul Eater vuol farsi notare, le cose le fa veramente in grande.
E per Maka, per la mia preziosa Master, valeva davvero la pena di compiere quel devastante casino!
Finii di prepararmi e afferrai l’occorrente per il mio “fantastico” piano, ero davvero cool quel giorno, arrivai davanti a quelle noiosissime scale e parcheggiai la mio moto, le lezioni erano iniziate da un bel po’, diciamo che era quasi ora di pranzo, forse avevo tergiversato giusto un pochino troppo.
Imboccai il corridoio secondario per andare nel giardino interno, quello in cui tutti e dico tutti, professori compresi vanno durante la pausa, non vi era nessuno in quel momento così ne approfittai per mettere il atto il mio progetto.
Agitai con forza la bomboletta rossa, e iniziai a scrivere sul muro come un vero teppista. Poche parole, ma essenziali, quella scritta significava seriamente tanto, quel giorno oltre a far scoppiare il caos, scoprii di essere anche “leggermente” romantico, storcevo il naso al solo pensiero.
5…4…3…2…1… la campanella trillò stridula, tempo pochi minuti e il giardino si sarebbe riempito, sorrisi, aspettando che arrivasse l’oggetto del mio eroico gesto.
Udivo voci sorprese, chi sghignazzava, sentivo i gridolini concitati delle ragazzine del primo anno, e poi eccola, lei che ancora non si era accorta di nulla perché teneva ancora lo sguardo su un libro dalla copertina blu.
«Hem, Maka, fo-forse dovresti smettere di leggere» Tsubaki la chiamò.
«Perch-» non finì la domanda, il libro le scivolò bruscamente dalle mani finendo fra l’erba, era impietrita, le guance le si erano imporporate all’improvviso, era così inconsapevolmente bella.
«Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, io non mi sbaglio mai in queste cose!» Liz continua a sproloquiare, mentre Patty saltellava allegra intorno al gruppo urlando “innamorati, evviva”.
Vidi Maka portarsi le mani al petto e cercarmi con lo sguardo, i suoi occhi brillavano lucidi, languidi, le sorrisi, e lei di conseguenza, mimando con le labbra un “anch’io, Soul”, mi avvicinai, ma non ci riuscii mai, visto che volai dall’altra parte del cortile, Black*Star mi aveva tirato un pugno in pieno viso.
«Bastardo di un Soul, che stai cercando di fare? Vuoi l’attenzione tutta per te scrivendo queste baggianate! Non ti permetterò di portare via la scena a un vero Dio!!! Yahoooo!» e mi ritrovai di nuovo a terra, peccato che quando cercai di mettermi in piedi Kid stava dando di matto per aver rovinato l’equilibrio simmetricamente perfetto della scuola con la mia dichiarazione.
Quel giorno fu un vero fottutissimo casino, oltre a non riuscire a stare con Maka, mi ritrovai un occhio nero e due dita rotte, passai il resto della giornata nell’ufficio di Shinigami Sama per ricevere la mia punizione. Il problema non era ritinteggiare il muro in questione e il resto delle aule della scuola, ma un super incazzatissimo Spirit Albarn che minacciava di uccidermi se avessi fatto qualcosa di male alla sua bambina!!!  

 

Note dell’autrice: Eccomi qua, si sono viva e si lo so che vorreste uccidermi, sono in un iper ritardo, e mi scuso, ma davvero ho avuto mille cose da fare! *autrice si riparara dal lacio deglio oggetti*
Spero vi sia piaciuto il capitolo, lo spero tanto!
Mi siete davvero mancati e anche la mia storia mi è mancata a dir la verità!
Avete visto che hanno combinato quei due… XP
Non posso assicurarvi che aggiornerò molto presto, ma lo spero, dipende da gli impegni che avrò, già che difficile vivere! XD
Un abbraccio a tuttiiii, ricordatevi che vi adoro!!! <3
Ayame-chan
P.s. spero non ci siano errori, sapete che sono sempre di frettissima, magari fatemelo sapere così li correggo! ^__^ >_<
 
   
 
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