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Autore: ChiaraTommo    11/01/2013    1 recensioni
" La consapevolezza di provare una fitta al cuore perchè non ho ancora cancellato il tuo ricordo. E' durata poco, neanche il tempo di poter contare i giorni, ma ero felice, leggera... Poco dopo c'è stata la delusione, una delusione causata dalla tua troppa sincerità e dalla mia troppa voglia di giudicare. Sei entrato nella mia vita velocemente e allo stesso ne sei uscito. Ora sono qua a cercare di trovare un modo per ritornare quelli di un tempo, ma non ci riesco. Forse non era destino o forse semplicemente non ci abbiamo provato abbastanza "
" La bocca dice una cosa, ma i tuoi occhi non sanno mentire"
" Forse hai ragione tu, forse tutto è stato uno sbaglio, forse noi siamo uno sbaglio, ma ti giuro se potessi tornare indietro li rifarei tutti perchè mi hanno condotto all'unica cosa sensata della mia vita : TE "
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Una luce fastidiosa e insistente incominciò ad illuminarmi il viso. Aprii gli occhi e vidi Louis dormire con la testa appoggiata sul mio petto e le braccia che circondavano il mio corpo. Lo guardai scioccata e lentamente lo scostai. Non potevo crederci. Lui doveva andarsene. Immediatamente. Ero stata la rovina per troppe persone. Lui non doveva essere aggiunto alla lista. Accesi la luce in corridoio e sentii un mugolio provenire dalla camera. Vidi Louis stropicciarsi gli occhi e cercarmi con lo sguardo senza sosta. Quando mi ebbe trovato sorrise e si alzò dal letto. Volevo scappare, ma  era come se i miei piedi fossero piantati a terra. Non mi muovevo. Lui si avvicinava a me e io ero lì. Ferma. Immobile. Impassibile. Come una statua.
L:- Ehi piccola-
H:- Louis è meglio che te ne vada-
L:- Cosa?-
H:- Fa' come ti dico, vestiti ed esci dalla mia vita-
L:- Ma stanotte-
H:- Solo una semplice scopata-
L:- Io...-
H:- Scusa, il mio era uno sfogo-
Sapevo perfettamente che le parole che gli stavo sussurrando con cattiveria non erano vere. Quella notte era stata veramente magica. Se fossi stata un'altra avrebbe anche potuto significare qualcosa, ma in quel contesto, assolutamente no. Se ne tornò in camera e poco prima di uscire sbattendo la porta mi disse: " Credevo fossi diversa. Diversa dalle altre. Evidentemente mi sbagliavo ". Quelle parole mi fecero male. Più male del previsto. In fondo non ci conoscevamo tanto bene. Perché starci male? Scesi la scale di corsa e misi la felpa che la sera prima mi aveva tolto. Infilai le scarpe e senza neanche pensarci incominciai a correre a perdifiato. Lo stavo cercando. Volevo spiegargli il perché della mia reazione. Volevo dirgli che........... Non sapevo nemmeno io cosa volevo. La verità era che ero strana. Strana e in uno stato confusionale pazzesco. Di colpo mi fermai e incominciai a camminare per tornare indietro. Sentivo i miei occhi gonfiarsi, bruciavano, erano lucidi. Lentamente una lacrima scivolò lungo il mio viso. Una, due, tre, diedi sfogo a tutte le mie sofferenze. Avevo freddo, non mi reggevo molto bene in piedi. La mia vista si stava facendo sempre più appannata. La testa mi girava. Sentivo le gambe pesanti e non riuscivo a camminare, era come se le stessi trascinando. Iniziai a non capire più dove fossi. Non vedevo nessuno che potesse essere d'aiuto. Ero sola. Stavo ancora cercando di arrivare a casa mia quando sentii un rumore. Era forte e fastidioso. Come se qualcosa stesse stridendo. Subito dopo una luce accecante colpì i miei occhi. Da quel momento non sentii più nulla solo un tonfo sordo e un corpo che cadeva a terra.
C'era del buio attorno a me. Lo spettacolo che mi si presentava davanti era delizioso. Ero in una macchina. Con delle persone vicino a me. Sono felici. Loro sono felici. Io li sto osservando terrorizzata. Una ragazza sta cantando. Ha una voce meravigliosa e la bimba vicino a lei non fa altro che applaudirle. Seduti davanti c'erano un uomo e una donna. Stanno ridendo per qualcosa detto dalla piccola. Sento e vedo i loro dialoghi, ma per loro non esisto. Grido a loro disperata, ma risponde solo il mio eco. Piango. Non mi sentono. Faccio gesti. Non mi vedono. E' una situazione angosciante. Il mio respiro incomincia a farsi affannoso. Poi una luce intensa, familiare. Subito dopo uno scontro. Si sentono i suoni dell'ambulanza e le voci di persone che dicono che la più grande è già morta. Pronunciano il suo nome. Abbie. Mi suona familiare, ma non riesco a ricordare. Dicono che anche per l'uomo e la donna non c'è più niente da fare. Sento dire loro " solo la piccola ce la farà ". Chi è quella povera bambina? Perché è costretta a perdere la sua famiglia in così tenera età e soprattutto perché queste scene mi sono così familiari? Si chiama Hope. Speranza. Vedo un poliziotto prenderla in braccio. E' confusa. Non capisce. Non sa più nulla. Non sa dove la porteranno o cosa l'attenderà. Abbraccia il poliziotto e incomincia a piangere. Salgono in macchina e li vedo partire e andarsene via. Grido disperatamente. Non mi sentono. Nessuno mi sente. Voglio capire chi era quella bambina e perché le fosse capitata una cosa così ingiusta. Di nuovo il buio. Sento pianti disperati succedersi velocemente. Una macchina nera e lunga arrivare. Tutti sono vestiti di nero. Li osservo. Hanno gli occhi arrossati. Devono aver pianto per molto tempo. Quando si apre il corteo funebre sento una morsa nello stomaco, come se quel funerale mi interessasse direttamente. Cerco con lo sguardo la piccola e la vedo avvinghiata a un uomo abbastanza anziano e a un'altra donna. Devo essere sicuramente dei parenti. Probabilmente i suoi nonni.
Dopo il funerale vedo l'uomo e la donna avvicinarsi ai parenti e conoscenti. Discutono di qualcosa. Li sento gridare. Dicono di non voler tenere qualcuno perché non dovrebbe nemmeno esistere. Perché? Perché dicono questo? Chi é questo qualcuno? L'uomo e la donna tornano dalla piccola che sta fissando la bara. La prendono per mano e le dicono di stare calma. Loro sarebbero stata la sua nuova famiglia.
Voglio prendere quella bimba. Dirle che non deve portare un peso così grosso tutto da sola. Voglio aiutarla, ma non ci riesco. Posso solo vedere il susseguirsi degli avvenimenti. Mi passano davanti agli occhi immagini della bimba che viene derisa da tutti, viene considerata matta. Lei soffre. In silenzio. Nessuno se ne accorge. Una sola nota cosa si nascondeva dietro a quegli occhi. Faith. Diventano amiche. Sono inseparabili. Crescono. Hope diventa forte. Il suo cuore è forte e duro come una roccia. Ora è un'adolescente. Bella. Sempre insieme a Faith. Penso siano amiche del cuore. Hanno si e no quattordici anni. Sono con un ragazzo. Assomiglia molto a Faith, ma più grande. Scherza con loro. Le due ridono alle sue battute e quando sbaglia lo rimproverano con un sonoro " Daneee". Lui osserva la piccola Hope con sguardo innamorato, ma lei non sembra accorgersene. A volte si rinchiudeva in camera e piangeva. Altre bestemmiava. Altre ancora tentava il suicidio.
Sento gli stessi pianti uditi al funerale della famiglia della piccola Hope. Chi può essere morto ancora? Vicino a lei c'è un uomo, invecchiato, ma si riconosce. La donna non c'è. E' il suo funerale. Dopo nemmeno trenta secondi vi è un altro funerale. Vicino a lei ora non vi è più nessuno. Dane l'abbraccia, lei cerca conforto nei suoi abbracci. Incominciano ad uscire insieme. Lui la rende spensierata. Non le fa' pesare la sua situazione. Trova il coraggio e si dichiara. Si baciano. Passano i mesi, forse gli anni. Dane non è più al suo fianco. No al suo fianco c'è un ragazzo riccio con occhi verdi. Lui sembra amarla. Lei ne è innamorata pazza.
Per un attimo c'è buio totale. Vado in panico. Voglio sapere come finirà la storia di quella ragazza. Voglio andarle vicino e dirle di tenere duro.
Dopo poco vedo una porta sbattere, è in lacrime. Dalla finestra si riesce a capire quale sia la figura che se ne sta andando lentamente con il capo chino. Lei piange. Voglio abbracciarla. Faccio un passo verso di lei e cado. Entra Faith in casa. E' cresciuta, ma riconoscibile. La trascina a una festa. Hope incontra il ragazzo riccio. Lui è già con un'altra. Lei beve. Troppo. La riportano a casa. Le immagini scorsero sempre più velocemente. Incontra un ragazzo. Lui la guarda con occhi diversi. Lui la vuole. Lei lo vuole. Fanno l'amore, anche se lei l'indomani con lui lo definirà come un errore, uno sfogo. Lui è ferito. Scappa. Lei lo rincorre.
Le immagini sono sempre più sfuocate. Lei cammina. Di nuovo una luce accecante un tonfo, come se un corpo fosse caduto a terra.
La luce fu l'ultima cosa che vidi di quella ragazza. Non potevo credere che fosse morta. Non aveva senso. Improvvisamente mi trovai a vagare in una stanza buia. Tutte le immagini che ho visto fino ad adesso ruotano attorno a me. Girano. Velocemente. Troppo. Ho una confusione in testa. Voglio urlare, ma le parole mi si fermano in gola. Non capisco più niente. Mi è difficile persino pensare in questo momento. Mi sento debole, le mie gambe cedono e rimango inginocchia a terra. Le lacrime incominciano a rigarmi il volto. Mi accascio a terra e chiudo gli occhi nella speranza che la mia morte sia indolore e veloce. Ancora una volta una luce accecante. Incomincio a sentire un odore nauseabondo, di malato, di morte. Riesco a muovere le mani. Lentamente apro le palpebre, ma bruciano. Le chiudo velocemente. Riprovo ad aprirle lentamente. Bruciano ancora, ma il dolore si sta facendo sopportabile. E' una stanza bianca. Sono in un letto. Provo a muovermi, ma non ci riesco. Le mie gambe non rispondono ai comandi. Solo le braccia sono in grado di muovere. Noto un ago conficcato nella mia pelle, alzo lo sguardo e vedo tanti fili attaccati a me e al mio corpo. Ho un respiratore sulla faccia. Sono in un ospedale? Cosa ci faccio in un ospedale? Provo a gridare aiuto, ma la voce non esce. Mi sento così impotente. Vedo un ragazzo. Mi sta guardando dal vetro esterno della stanza. E' familiare, ma non ricordo chi sia. Sorride. Corre e scompare dalla mia vista. Dopo poco entra un uomo. Un dottore a giudicare dal camice bianco. Incomincia a borbottare
Dottore:- Sai pensavamo che non ti saresti più risvegliata, è da già un mese che sei in coma-
Io in coma? Com'era possibile?
Dottore:- Ma dimmi, ti ricordi come ti chiami?-
Il mio nome. Qual'era il mio nome? Com'era possibile non ricordarsi il proprio nome? Lo guardai disperata in cerca di un aiuto.
Dottore:- Hope, il tuo nome è Hope.-
Perché quel nome mi era così familiare? Perché non riuscivo a muovere le gambe? Perché non mi ricordavo chi fossi? Perché ero lì?
  
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